martedì 8 ottobre 2013

Una vita impossibile distante da tutti: «È la mia malattia»

Montebello, Gianna soffre di sensibilità chimica multipla Ogni materiale non naturale per lei è gravemente tossico

MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA. L’amico che ci ha accompagnati ha commesso un errore: farsi la doccia prima di uscire di casa e lavarsi i capelli con lo shampoo. Gianna inizia a tossire, s’innervosisce: «Sei tu, sono i tuoi capelli...», dice. E così l’intervista dobbiamo farla fuori dalla casa di Montebello della Battaglia, in giardino, per evitare una crisi più violenta.

La vita di Gianna Scrivani, quarantanove anni, funzionaria di banca (ma per quanto, ancora?), è anche questo continuo andare a sbattere contro un muro di profumi, odori, puzze, esalazioni. Perché lei, da anni (ma solo nell’ultimo la situazione si è aggravata) soffre di una rara malattia - un solo altro caso diagnosticato in provincia di Pavia - la Sensibilità Chimica Multipla (MCS). Ovvero, di una sindrome infiammatoria tossica somigliante a un’allergia, ma che può rendere la vita di tutti i giorni un inferno. Perché l’ambiente in cui tutti noi viviamo, le persone che tutti noi frequentiamo, possono trasformarsi in un killer per Gianna.

«I primi sintomi li ho avuti a diciotto anni - racconta -: si è pensato ad una allergia, poi a problemi nervosi. La situazione è peggiorata nel 2007, nel periodo in cui ho anche avuto un forte stress lavorativo: avevo delle crisi epilettiche, cadevo come in catalessi, senza riuscire più a muovermi...».

Esami su esami, poi la scoperta di questa rara malattia. In buona sostanza, ci spiega Gianna, il corpo non ha più gli enzimi che trasformano le tossine. E quindi tutto, di fatto, diventa tossico per lei: i profumi, le esalazioni chimiche (ma si parla anche solo dei fogli stampati dai computer, dei coloranti dei vestiti, dei pesticidi, dei solventi di ogni genere). In casa fatica a vivere, ha tolto i mobili dalla sua camera e lì resta per la maggior parte della giornata. Tra un po’ dovrebbe arrivarle una mascherina speciale che, in teoria, dovrebbe garantirle una maggiore autonomia.

Ma quale futuro per lei? Abituata fino a poco tempo fa ai ritmi del lavoro in banca, lavoro in cui aveva anche 300 persone da gestire, non è più in grado di entrare in ufficio, di frequentare le altre persone. È in malattia da mesi, ma prima o poi dovrà riscrivere anche il suo futuro professionale. Accanto a lei c’è il sindacato dei bancari, la Fabi. E non è un caso, poiché è statisticamente significativo il numero dei casi di MCS tra i dipendenti degli istituti di credito. «Io vorrei continuare a lavorare, ma so che non è semplice e non sarà facile per la banca trovare una soluzione. Ma non voglio arrendermi. In Italia ci sono diversi casi del genere, ma pochi vengono riconosciuti come malattia invalidante. Non posso immaginare il resto della mia vita chiusa in una stanza».

C’è infine una coincidenza preoccupante. Fino a 28 anni Gianna ha vissuto a Casteggio, vicino alla ex Vinal. «Quando lavavano le cisterne - ricorda - morivano tutte le piante». Anche l’altra donna malata di MCS aveva abitato a lungo in quella strada. Una maledetta coincidenza, o forse c’è un rapporto con le esalazioni chimiche di quella fabbrica e il destino di Gianna.

di Filiberto Mayda

2 ottobre 2013

FONTE: laprovinciapavese.gelocal.it

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