lunedì 31 gennaio 2011

Polveri sottili, livelli record. Fuorilegge quasi 50 città

Dati allarmanti nel dossier di Legambiente. Particolarmente grave la situazione in Pianura Padana con Torino, Brescia e Milano in testa alla classifica europea dello smog. "Servono politiche strutturali, non interventi spot".

ROMA - Lo scorso anno 48 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero di polveri sottili nell'aria per più dei 35 giorni consentiti dalla legge. La situazione più grave è quella registrata dalle centraline di monitoraggio a Torino e Frosinone con 134 e 108 sforamenti. A seguire Asti (98), Lucca (97), Ancona (96) e Napoli (35). Sono questi i dati salienti del dossier "Mal'aria di città 2011" presentato da Legambiente alla vigilia dello stop alle auto a Milano 1 e Torino 2.

Le conseguenze sulla salute dei cittadini dello "smog cronico", afferma lo studio, sono drammatiche. Ogni 10.000 abitanti, più di 15 muoiono prematuramente solo a causa delle polveri sottili. Lo scorso anno, denuncia ancora "Mal'aria", in 21 città i giorni fuori limite sono stati oltre 70, ovvero più del doppio ammesso dalla normativa. Al di là dei livelli eccezionali registrati in alcuni capoluoghi, a destare particolare allarme è la situazione complessiva della Pianura Padana, dove sono concentrati 30 dei 48 capoluoghi fuorilegge. La principale fonte d'inquinamento urbano deriva dai trasporti, responsabili, secondo il dossier, del 50% delle polveri sottili a Roma e dell'84% degli ossidi di azoto a Napoli. I trasporti su strada emettono annualmente circa il 34,7% del Pm10, il 55,5% del benzene, il 51,7% degli ossidi di azoto, il 43,1% del monossido di carbonio.

La gravità della situazione italiana, ricorda Legambiente, è confermata dai dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, che riporta ai primi posti della classifica delle città più inquinate Torino, Brescia e Milano, precedute solo da Plovdiv, in Bulgaria. Dall'Europa, che da due anni esorta il nostro governo a rispettare i limiti imposti dalla normativa comunitaria, è arrivato, inoltre, un monito formale. Lo scorso novembre la Commissione Europea ha deferito infatti l'Italia presso la Corte di giustizia per non aver rispettato la direttiva sulla qualità dell'aria.

"Per curare la malattia cronica della cattiva qualità dell'aria e dell'inquinamento acustico - afferma Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - non bastano interventi spot come la giornata nazionale della bicicletta o parziali limitazioni al traffico. Servono interventi più ampi e strutturali, dal contrasto all'auto privata al rilancio del trasporto pubblico, che deve essere appetibile per i cittadini tramite l'estensione delle corsie preferenziali e un'adeguata offerta dei km percorsi".

La rincorsa italiana a rientrare nella norma di quanto previsto non solo dal buon senso, ma anche dalle direttive europee, rischia però di essere senza fine. Proprio ieri il commissario Ue per l'Ambiente, lo sloveno Janez Potocnik, ha annunciato infatti di essere intenzionato ad inasprire ulteriormente i limiti di PM10 consentiti proprio in considerazione dei danni provocati alla salute dei cittadini.

Intanto dal consiglio comunale di Milano si apprende che la domenica a piedi di dopodomani potrebbe avere un bis già la settimana successiva. "Ad oggi c'è il 60% di possibilità che il 6 febbraio replicherermo la domenica a piedi - ha ammesso il vicesindaco Riccardo De Corato - io non faccio il guru, lo dico guardando i bollettini meteorologici che non preannunciano nemmeno per i prossimi giorni piogge o vento".

28 Gennaio 2011

FONTE: Repubblica.it
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/01/28/news/livelli_pm10-11771630/?ref=HREC1-6


Francamente pensare di risolvere il problema delle polvere sottili con qualche domenica senza traffico mi sembra la classica trovata del tipo "facciamo vedere che stiamo facendo qualcosa, così non ci romperanno più le uova nel paniere". Ma per risolvere veramente il problema delle polveri sottili (e non solo le PM10, ma anche le ben più dannose PM2,5 e PM0,1) ci vuole ben altro. Mi rendo conto che non sono le giunte comunali i maggior responsabili di questo inquinamento atmosferico, ma coloro che stanno più in alto. E se il maggior responsabile di questo inquinamento è il traffico veicolare, allora chi sta "in alto" deve proporre Leggi rigidissime che vietino, o quantomeno limitino al massimo, la produzione e la commercializzazione di veicoli altamente inquinanti. Basta quindi con la benzina.... e avanti con veicoli a metano, a propulsione elettrica, a idrogeno e, se realizzabili, ad aria compressa.
Iniziamo poi a incentivare al massimo l'utilizzo dei trasporti pubblici (rendendoli gratuiti per esempio) e di quel gran bello strumnto che è la bicicletta. Piantiamo alberi, perchè gli alberi ripuliscono l'aria, e incentiviamo al massimo la raccolta differenziata per impedire che quantitativi colossali di rifiuti finiscano in quegli orribili inceneritori che generano le terrbili (per la salute dell'uomo) nanoparticelle.
Insomma, volendo di cose da fare ce ne sarebbro per migliorare le cose.... e di ben altro tenore rispetto al semplice "stop" al traffico in qualche zona delle grandi città. Ma perchè non si fanno, o si fanno con così tanta "cautela" ? Grandi interessi ci sono in gioco, me ne rendo conto, ma il Bene dell'uomo deve avere la priorità su tutto. Decidiamoci allora..... prima che sia troppo tardi !

Marco

sabato 29 gennaio 2011

Affetta da malattia rara denuncia: sono stata abbandonata da tutti !

BARI – Una giovane donna barese affetta da una grave malattia ambientale, la MCS, cioè una Sensibilità Chimica Multipla, che determina una invalidità totale e impedisce qualsiasi forma di vita sociale, è stata «abbandonata dalle istituzioni» perchè non «riconosciuta come malata» dal sistema sanitario pugliese. Lo denuncia in una nota Adele Dentice, del coordinamento nazionale del progetto civico «Per il bene comune».

«L'assurdo italiano – si legge nel comunicato – si manifesta nella schizofrenia sanitaria, perchè mentre alcuni pazienti in alcune regioni sono identificati come affetti da Sensibilità Chimica Multipla (MCS) e le amministrazioni locali provvedono a tutelare gratuitamente gli ammalati e a mandarli all’estero dove esistono cure adeguate, in altri territori, come la Puglia, che pure sembra registri un significativo numero di persone colpite da questa sindrome, molti medici non sono nemmeno a conoscenza della MCS». «Conseguentemente – denuncia Adele Dentice – gli ammalati non vengono considerati ne valutati come tali, anzi, come testimonia la storia di questa giovane donna barese, vengono relegati in una specie di sott'ordine di infermità di natura nevrotica: 'la signorina avrebbe bisogno di sedute dallo psicologo».

La MCS è un male figlio della industrializzazione, i cui primi casi si registrarono in Inghilterra circa due secoli fa ma che ha avuto un’esplosione del 30% tra i soldati statunitensi al rientro dalla guerra del Golfo. La sindrome si sta sempre più diffondendo in Italia a causa dell’uso sempre più massiccio di chimica di sintesi in tutti i settori, dall’agricoltura, ai profumi, ai detersivi.

La donna barese, che da otto anni è alla ricerca di una soluzione, ha perso il lavoro, vive con una pensione di 260 euro per la sua invalidità al 100% erogata per un’altra patologia che le è stata riscontrata, deve alimentarsi con cibi biologici, ed è condannata all’isolamento. «Subisce la beffa – sottolinea Dentice – di essere considerata depressa e come tale curata e sottovalutata, mentre manifestazioni fisiche vengono confuse con stati infiammatori simili alle allergie, ma il male si evolve e le sofferenze sono sempre più laceranti, dagli edemi, ai dolori, alle cefalee, al prosciugamento delle mucose, al sanguinamento, alle lacerazioni della cornea».

11 Gennaio 2011

FONTE: lagazzettadelmezzogiorno.it


Ecco un doloroso appello della Sig.ra Dentice (che ringrazio di vero cuore per il suo interessamento) del coordinamento nazionale del progetto civico, sullo stato di abbandono in cui sono lasciati i malati di MCS.... soli, abbandonati, confusi (volutamente?) con persone che hanno problemi psicologici, quando invece il vero problema alla base di questa e di altre malattie, è il terribile inquinamento ambientale che c'è dappertutto nonchè l'uso smodato che l'uomo moderno fa della chimica. Quanta ignoranza, quanta superficialità aleggia intorno all'MCS e quanto dolore per coloro che sono colpiti da questa malattia ! Auguriamoci che le cose con il tempo cambino.... devono cambiare, dobbiamo farle cambiare !!!

Marco

venerdì 28 gennaio 2011

Distrofia muscolare di Duchenne

Questo tipo di distrofia, detta anche distrofia muscolare generalizzata dell'infanzia, è la più frequente e la meglio conosciuta tra le distrofie muscolari dell'infanzia. Ha un decorso relativamente rapido e attivo.
L'incidenza varia da 13 a 33 casi/100.000. Secondo le stime, in Italia 5000 persone sono affette da questa patologia.

Cenni storici
Scoperta e analizzata per la prima volta dal neurologo francese Guillaume Benjamin-Amand Duchenne (17 settembre 1806 - 15 settembre 1875), nel 1861. Il neurologo brittanico William Richard Gowers (1845-1915) nel 1879 comprese che si manifestava soltanto nel sesso maschile e ne comprese il carattere familiare. Il neurologo tedesco Wilhelm Heinrich Erb negli anni 1890-1891 svolse ulteriori e specifici studi su tale condizione.

Eziologia
Si osserva una forte predisposizione familiare; poiché la patologia è trasmessa come tratto recessivo legato al cromosoma X, si manifesta prevalentemente nei maschi, mentre le fammine possono essere “portatrici sane” tranne in rari casi in cui la sindrome si manifesta in forma lieve. Nel 30% dei pazienti vi è un'anamnesi familiare negativa e si ritiene che in questi casi avvenga una mutazione spontanea del cromosoma.

Patogenesi
L'alterazione del gene X determina la mancata produzione di una proteina denominata distrofina. Nel muscolo questa è localizzata sul versante citoplasmatico del sarcolemma dove interagisce con la F-actina del citoscheletro, la struttura filamentosa di rinforzo della cellula muscolare.
Inoltre è strettamente legata ad un complesso di proteine sarcolemmali conosciute come proteine legate alla distrofina (DAPs) e glicoproteine legate alla distrofina (DAGs).
La mancanza della distrofina conduce ad una perdita delle DAPs e alla rottura del complesso proteina-distroglicano. Questa rottura rende il sarcolemma suscettibile alla lacerazione durante la contrazione muscolare.

Anatomia Patologica
Negli stadi precoci le caratteristiche principali sono la degenerazione segmentale, la fagocitosi di singole fibre o gruppi di esse, la rigenerazione promossa dalla necrosi.
Con il progredire della malattia si osservano modificazioni comuni a tutti i tipi di distrofia muscolare: perdita di fibre muscolari, fibre residue di maggiore o minore diametro rispetto al normale e disposte casualmente, aumento degli adipociti e fibrosi.
Si osserva quindi uno stato di ipertrofia, risultato dell'ingrossamento delle fibre sane rispetto alle fibre adiacenti inutilizzate. Successivamente la vera ipertrofia viene sostituita da una pseudoipertrofia, dovuta alla sostituzione delle fibre degenerate con tessuto adiposo.
Alla fine le fibre degenerano e scompaiono, presumibilmente a causa dell'estinguersi della capacità di rigenerazione dopo ripetuti insulti. In questo ultimo stadio rimangono solo poche fibre muscolari sparse, quasi perse in un mare di adipocito.

Quadro clinico
La distrofia di Duchenne viene di solito riconosciuta al terzo anno di vita, ma almeno la metà dei pazienti presenta i segni della malattia prima che inizi la deambulazione.
I primi segni che attirano l'attenzione sono l'incapacità di camminare o correre quando queste funzioni avrebbero già dovuto essere acquisite; oppure, una volta che queste attività vengano acquisite, i bambini appaiono meno attivi della norma e cadono facilmente.
Con il passare del tempo aumentano le difficoltà a camminare, correre, salire le scale ed è sempre più evidente la deambulazione anserina. I primi muscoli ad essere colpiti sono il quadricipite, l'ileopsoas e i glutei. I muscoli del cingolo scapolare e degli arti superiori vengono colpiti successivamente.
L'ingrossamento dei polpacci e di altri muscoli è progressivo nei primi stadi della malattia, ma alla fine la maggior parte dei muscoli, anche quelli originariamente ingrossati, tende a ridursi di volume.
Gli arti sono solitamente ipotonici e flaccidi, ma con il progredire della malattia compaiono contratture conseguenti al mantenimento degli arti nella stessa posizione e al mancato bilanciamento fra agonisti ed antagonisti.
I riflessi tendinei dapprima diminuiscono e poi scompaiono parallelamente alla perdita delle fibre muscolari; gli ultimi a scomparire sono i riflessi achillei. Le ossa divengono sottili e demineralizzate. I muscoli lisci sono risparmiati, mentre il cuore è colpito e possono apparire vari tipi di aritmia.
Proprio queste complicanze cardiache e respiratorie riducono notevolmente le aspettative di vita dei soggetti portatori della distrofia di Duchenne. Circa un 30% di essi presenta un deficit cognitivo che però rimane stabile. Anche in assenza di deficit sono possibili difficoltà di apprendimento e problemi di linguaggio.
Nei bambini al di sotto dei tre anni di solito si perviene alla diagnosi dopo il riscontro casuale dell’aumento di Creatin Kinasi (CK) nel sangue, mentre nei bambini intorno atre anni sono i genitori a riferire le difficoltà motorie cui si è fatto cenno in precedenza. La diagnosi, in ogni caso, è basata sulla biopsia su un frammento di muscolo e sull’analisi genetica di routine. La diagnosi prenatale, indicata nel caso ci siano precedenti familiari, è possibile tramite amniocentesi e villocentesi anche se circa un terzo dei casi è causato da nuove mutazioni genetiche.

Terapie e speranze per il futuro
Al momento non esiste una terapia risolutiva, ma i progressi delle cure cosiddette palliative hanno permesso di allungare le aspettative di vita delle persone con sindrome di Duchenne anche oltre i trentanni. Attraverso l’assunzione di steroidi è possibile migliorare le abilità motorie e ridurre la sensazione di affaticamento, mentre la cardiopatia può essere curata, nei primi tempi, attraverso la somministrazione di farmaci specifici.

Sono in corso, in varie parti del mondo, diverse sperimentazioni, compresi anche test sull'uomo.
Queste sperimentazioni includono la terapia del rimpiazzo con le cellule staminali e geni e l’exon-skipping. Altre strade che si stanno percorrendo includono terapie farmacologiche per interrompere la degenerazione.

Grande speranza nella lotta alla distrofia di Duchenne è riposto in un gene che è stato ribattezzato 'Jazz' ed è il primo gene artificiale messo a punto dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e sperimentato sui topi. Lo studio, che dimostra come il gene artificiale sia in grado di contrastare la progressione della malattia nei modelli animali, è pubblicato sulla rivista internazionale Human molecular genetics.

''Normalmente, nel muscolo l'utrofina è molto espressa al momento della nascita ma poi si attenua con la crescita'', spiega Claudio Passananti, ricercatore dell'Ibpm-Cnr. ''Grazie al piccolo gene regolatore sintetico 'Jazz', appropriatamente inserito nel Dna dei topi, abbiamo ottenuto un aumento del livello di utrofina che si è rivelato utile a sostituire le funzioni normalmente espletate dall'enorme gene della distrofina, che si estende per 2.5 megabasi di Dna nel cromosoma X''. In particolare, stato dimostrato che in topi distrofici, Jazz previene e contrasta la progressione della malattia. ''Nel nostro studio, dimostriamo che 'Jazz' e' capace di riconoscere specificamente il gene bersaglio dell'utrofina nel tessuto muscolare del topo malato, aumentandone i livelli di espressione". "L'aumento dei livelli di utrofina mediato da Jazz è terapeutico nei topi distrofici e contrasta efficacemente la perdita della funzione muscolare'', spiega Elisabetta Mattei dell'Inmm-Cnr.

Tale risultato, secondo i ricercatori, rappresenta un promettente strumento a disposizione delle biotecnologie, che mirano a creare nuove strategie terapeutiche per il trattamento di malattie genetiche. Considerando l'aspetto notevolmente innovativo della ricerca, in parte finanziata da Telethon e dalla regione Lazio/Filas, il team Cnr ha inoltre firmato un accordo con la società israeliana Ilit-Bio Ventures che consente al Cnr di mantenere la titolarità della proprietà intellettuale brevettata e alla società israeliana di promuovere e commercializzare il know-how basato sull'impiego di tale tecnologia. Un risultato, conclude Passananti, ''che rappresenta un importante riconoscimento per il nostro ente e tutta la ricerca italiana''.

FONTI: wikipedia.org, medicina live.com, vivereinarmonia.it

martedì 25 gennaio 2011

Daniele, affetto da distrofia di Duchenne, testimonial della voglia di vivere

LA SFIDA. Affetto dalla nascita dalla distrofia di Duchenne, a undici anni lotta quotidianamente fra le difficoltà, grazie alle amorevoli cure dei genitori e degli amici. La mamma: «La sua più grande forza è avere il sorriso sempre pronto. Aiuta lui e aiuta noi, ma siamo consapevoli che la malattia non si ferma. E' bello sapere che c'è chi spende la propria vita per trovare una cura»

Prende dalla vita tutto quello che può dargli, anche se, dalla nascita, proprio la vita gli ha negato la possibilità di essere un bambino come gli altri. Ma di certo non meno speciale, anzi. Ha 11 anni, Daniele Fiori, e da quando è venuto al mondo è affetto da distrofia di Duchenne, una patologia degenerativa che colpisce le fibre muscolari. Cammina a fatica, adesso (anche se 5 anni fa un intervento chirurgico, a Napoli, ha prorogato la deambulazione), la sedia a rotelle è un'alleata inseparabile. Eppure, Daniele ne fa parecchie di cose: il 25 maggio 2010 è stato lui, per esempio, a dare al calcio d'inizio alla Partita del Cuore 2010, allo stadio «Alberto Braglia» di Modena, letteralmente «spinto» da tutta la scuderia Ferrari per mano del presidente Luca Cordero di Montezemolo che, nelle settimane successive, lo aveva invitato con la famiglia a Maranello.
CON IL SUO CORAGGIO non solo Daniele Fiori è diventato una mascotte locale e nazionale: adesso si è cimentato anche dietro la macchina da presa. A scopo benefico, naturalmente. E' stata Telethon, per la maratona 2010, a sceglierlo per rappresentare la vita vera in cambio dei testimonial più o meno noti. L'organizzazione della maratona benefica ha selezionato la storia di questo bambino bresciano insieme a quelle di altri cinque - a partire da Alice Chiandotto di Carpenedolo - tutti affetti da alcune delle 280 malattie genetiche per cui Telethon sostiene la ricerca scientifica.
Il 18 dicembre 2010 su Rai 2, proprio nell'ambito della maratona benefica Telethon, è andato in onda il cortometraggio dedicato a Daniele, testimonial per la distrofia muscolare. Cinque minuti di filmato, per raccontare una giornata tipo di Daniele. O, perlomeno, spezzoni in grado di estrapolarne il senso, le emozioni, la concretezza rituale nelle difficoltà quotidiane. Si intitola «La corsa degli altri». Gli altri chi? Forse i giocatori della squadra del Rugby Banco di Brescia che hanno partecipato come co-attori e che Daniele ama molto. O forse, gli altri siamo tutti noi, che dimentichiamo di fermarci per osservare e ascoltare chi, come lui, corre con la mente e con il cuore, ma non con le gambe: un bambino che trasmette gioia di vivere illimitata, che la madre ha paura di veder crescere e che il padre sa benissimo vorrebbe solo guarire. I rugbisti corrono alla moviola, scanditi dalla musica del pianoforte: così inizia il video, mentre le immagini sfumano, dal campo alla palestra in cui Daniele si sta preparando per la fisioterapia, come tutti i giovedì mattina. Gli atleti corrono, Daniele si sdraia sul lettino. E il parallelismo sta nello sforzo fisico - quello sportivo e quello riabilitativo - e nella forza di volontà. «Il bambino mi ha chiesto "Papà perchè io ogni tanto cado e gli altri bambini no? Perchè io non corro come loro? E allora, naturalmente, bisognava iniziare a spiegargli alcune cose», racconta il papà Carlo, membro del direttivo nazionale Uildm.
GLI ATLETI del Rugby Brescia si infilano scarpe e fasce alle dita, Daniele, sul tappeto di casa, gioca con le miniature in plastica, «Adora gli omini», ripete il papà. E ancora, mentre il pianoforte suona di sottofondo, i giocatori entrano in campo e Daniele esce sugli spalti con i genitori per vedere la partita di allenamento all'Invernici. «Anche se si chiede perchè non corre, poi riesce sempre a sorridere, guardando gli altri che si divertono», sottolinea mamma Paola con voce rotta.
La campanella suona, è ricreazione, e i compagni di scuola di Daniele (che frequenta la 5^ elementare alla «Ungaretti») lo accompagnano in cortile senza perderlo di vista.
«E' la sua grande forza - ribadiscela mamma -: avere sempre il sorriso pronto. E questa forza aiuta lui e aiuta noi. Ma c'è la paura, la paura del domani, insomma, la paura di sapere che, nonostante la fisioterapia e tutto il resto, la malattia, piano piano ma inesorabilmente, va avanti».
A casa, le sorelle maggiori, Federica e Francesca, gli tagliano i capelli e lui, ancora una volta, sorride. «Vedere le sue sorelle crescere, diventare donne, è una cosa... Per lui, invece, hai quasi paura di vederlo crescere», ammette la mamma Paola Duina. «A volte sembra davvero che lui voglia sfuggire da questa malattia», confermà papà Carlo trattenendo a stento le lacrime. «Ciò che aiuta ad andare avanti - rivela la mamma - è sapere che comunque ci sono ricercatori che stanno impiegando la loro vita per trovare una cura e guarire la malattia di tuo figlio». Ecco perchè Telethon ha scelto anche lui, per sostenere la ricerca e dargli il diritto di sperare. Nel frattempo, il video sta per finire: i rugbisti a corrono a favore di telecamera, e corre anche il piccolo Daniele, sulla carrozzina, spinto dalla mamma. Poi i primi piani si interfacciano: gli occhi dei giocatori, e quelli pieni di luce, di Daniele. Come fosse uno di loro.

FONTE: Bresciaoggi.it





E' veramente toccante e piena di significati la storia di Daniele, affetto da distrofia muscolare di Duchenne.
La nota dominante della sua storia è il suo "sorriso", un sorriso che Daniele non nega mai a nessuno, nonostante la malattia che avanza, che lo prova in vari modi, e che gli impedisce di avere una vita come quella di tutti gli altri. Credo che il suo atteggiamento verso la vita sia un grande insegnamento per tutti noi, che sovente ci lamentiamo per cose di assai poca importanza. Grazie Daniele per il tuo "sorriso", che ci aiuta a renderci maggiormente consapevoli di quello che abbiamo e ci ricorda quali sono veramente i veri Valori della vita.

Marco

lunedì 24 gennaio 2011

Legambiente e apicoltori: "Stop ai pesticidi killer delle api e dell'ambiente"

Basterebbe cambiare periodicamente coltivazione con la rotazione colturale, che non richiede alcun uso d'insetticidi e di seme conciato.

Lo stop all'uso di neoticodinoidi, gli insetticidi killer delle api, ha dato i suoi frutti ma la scadenza del 20 settembre 2010 del provvedimento che ne sospende l'utilizzo, rischia di vanificare i risultati positivi ottenuti e di mettere nuovamente in pericolo la popolazione delle api e la produzione di miele.
Per questo Legambiente a sostegno delle due associazioni apistiche nazionali Unaapi e Fai chiede ai Ministeri della Salute e dell'Agricoltura e agli Assessori delle Regioni a maggiore vocazione maidicola, il definitivo ritiro dell'autorizzazione d'uso dei concianti del mais.

Secondo gli apicoltori infatti gli accertamenti scientifici in atto con il progetto di ricerca, pubblico e indipendente, Apenet, confermano il non rimediabile effetto tossico su api e ambiente dei concianti neurotossici e la comprovata efficacia di metodi agrotecnici di difesa del mais basati sulla rotazione della coltura.

Pertanto anche per Legambiente è necessario stabilire il divieto definitivo all'uso di questi pesticidi (cosa che ha permesso, nei mesi di sospensione, il ripopolamento degli alveari), ribadire il divieto d'irrorazione di insetticidi su mais in fioritura (il cui polline è abbondantemente bottinato da api e altri insetti utili), e impedire la monocoltura in successione a favore della rotazione colturale.

La richiesta formale degli apicoltori inviata ai Ministeri è accompagnata da nota tecnica esplicativa che ricorda come nel periodo del divieto d'impiego dei neonicotinoidi si sia riscontrata un'evidente ripresa dello stato di salute e di buona produttività degli allevamenti apistici italiani e che nel periodo di mancato impiego di semi conciati non si siano verificati fenomeni, al contrario delle allarmistiche previsioni, di danni da diabrotica su mais. La popolazione del parassita del mais, infatti, si è sviluppata al suo massimo proprio nel 2008, anno di più massiccio se non totale uso di concianti del mais e che nelle primavere del 2009 e del 2010 gli unici e rari spopolamenti primaverili di alveari sono stati conseguenti all'uso illegale di sementi conciate, mentre negli anni precedenti erano stati decimati decine e decine di migliaia di alveari.

Nel 2010 finalmente, dopo un'annata senza concianti neurotossici, ma soprattutto grazie alla rotazione delle colture, il monitoraggio delle catture ha confermato una riduzione sostanziale della presenza del parassita. Tant'è che finalmente anche il Servizio fitosanitario della Regione Lombardia ha segnalato in modo pubblico non solo l'inopportunità e dannosità dei trattamenti insetticidi in fioritura del mais ma anche la loro illegalità.

"L'approccio che privilegia l'intervento chimico, con uso di concia delle sementi con i neonicotinoidi - conclude Legambiente - ha dato prova d'essere assolutamente inappropriato e incapace di contenere le popolazioni del coleottero nord americano. Per combatterlo basta cambiare periodicamente coltivazione con la rotazione colturale, che non richiede alcun uso d'insetticidi e di seme conciato".

FONTE: newsfood.com


Ho voluto mettere questo articolo sul mio blog perchè molto indicativo sulla tossicità dei pesticidi.

Negli ultimi anni l'uso indiscriminato di pesticidi aveva causato una notevole moria di api in ogni parte del mondo, con conseguenze disastrose nella produzione del miele, nonchè rilevanti danni all'ambiente, essendo le api, prezisissime "garanti" delle biodiversità. In questo quadro preoccupante non ha fatto eccezzione l'Italia che ha avuto un picco di perdite nella produzione del miele nel 2008, l'anno in cui, guarda caso, si è fatto più largo e massiccio uso di neonicotinoidi, il famigerato insetticida killer, utilizzato sopratutto nelle colture del mais, delle barbabietole da zucchero, dei girasoli e dei pomodori. Dal 2009 però si è deciso di correre ai ripari, e per un certo periodo, fino al 20 Settembre 2010, è stato vietato l'utilizzo di ogni neonicotinoide. I risultati ? Non si sono fatti attendere: gli alveari si sono ripopolati e la produzione di miele e stata incrementata. In aggiunta a questo non si è avuto nessun danno da parassiti nelle colture trattate precedentemente con questi pesticidi, ma anzi, con la rotazione delle colture, esse sono state totalmente preservate.

Alla luce di tutto questo credo che sia arrivato veramente il momento di VIETARE una volta per tutte l'utilizzo di questi dannosissimi pesticidi.... dannosi per le api, per l'ambiente, e naturalmente per l'uomo ! Si sarebbe dovuto arrivare a questo già molto tempo fa, ma ora non si può più aspettare.
BASTA con l'uso di pesticidi, BASTA con l'utilizzo di qualsiasi sostanza chimica potenzialmente tossica per l'ambiente e per l'uomo, BASTA, BASTA e ancora BASTA ! Rendiamo OBBLIGATORIE le coltivazioni biologiche.... perchè i cibi biologici devono rappresentare l'eccezzione ? Dovrebbero essere la regola, non l'eccezzione.... per il bene di tutti. Basterebbe quache Legge fatta come si deve e controlli rigorosi per migliorare enormemente le cose.... e le conseguenze benefiche non si farebbero attendere: falde acquifere non più contaminate da agenti tossici, insetti e animali (come le suddette api) non più a rischio, e sopratutto... cibi sani e conseguente GRANDE miglioramento per la salute dell'uomo. E cosa si può chiedere di più di questo ? Basta poco, basterebbe pensare e agire con coscienza e rispetto verso la natura e verso l'uomo per avere grandi risultati.

Marco

sabato 22 gennaio 2011

Pesticidi. Che cosa Sono ?

Con il termine «prodotti fitosanitari», detti anche antiparassitari, fitofarmaci o dall’inglese pesticidi, si definisce una categoria di composti chimici utilizzati in agricoltura per combattere parassiti e altri organismi dannosi per l'uomo, gli animali e le piante (come insetti, funghi, muffe, roditori, erbe o nematodi).
Si tratta di sostanze a composizione chimica molta diversa, che vanno da estratti di piante come il piretro, a sali e oli minerali, fino a composti organici molto sofisticati.
I pesticidi leggeri (non persistenti) sono composti rapidamente biodegradabili, mentre i pesticidi pesanti (persistenti) sono composti invece che rimangono nell'ambiente per periodi di tempo relativamente lunghi.
La loro persistenza dipende da molti fattori: il tipo di suolo, l'umidità, il PH e l'estensione delle colture, ed é determinante per stabilire l'intervallo di sicurezza, ossia il tempo che deve intercorrere tra l'ultimo trattamento e la raccolta.

CATEGORIA, DURATA ATTIVITA', TIPO DI COMPOSTI

non persistenti, da 1 a 12 settimane, fosforganici
moderatamente persistenti, da 1 a 18 mesi, carbammati
persistenti, da 2 a 5 anni, clororganici
permanenti, degradano a residuo permanente, contengono Hg, As, piombo

Per la loro stessa natura i pesticidi possono risultare pericolosi all'uomo o agli altri animali, in quanto il loro scopo è di uccidere o danneggiare gli organismi viventi. Possono essere assorbiti per inalazione, per contatto cutaneo o attraverso l'apparato digerente. Gli effetti acuti dell' intossicazione da pesticidi sono disturbi epatici, tumori, malattie polmonari, della pelle, del sangue.
Sulla base della tossicità possono essere classificati 4 gruppi: il primo in cui i pesticidi possono provocare la morte; il secondo gruppo in cui provocano intossicazioni gravi, nel terzo gruppo provocano intossicazioni lievi, nel quarto provocano intossicazioni trascurabili.
La tossicità acuta viene classificata in base alla dose letale DL50, cioè la dose in grado di uccidere il 50 per cento degli animali di laboratorio che l'hanno assorbita. Questo sistema tuttavia tiene conto solo della tossicità acuta, e non comprende gli effetti a lunga scadenza, l' azione cancerogena, l' azione mutagena sul patrimonio genetico, l' azione teratogena su embrioni e feti.
In base al meccanismo d'azione si distinguono in:

fitofarmaci di copertura

Sono pesticidi che si fissano sulla superficie esterna delle parti vegetali trattate;
fitofarmaci atropici
Sono pesticidi che attraversano la buccia dei frutti o l'epidermide fogliare ed entrano per un breve tratto nei tessuti vegetali;
fitofarmaci sistemici
Sono pesticidi che si diffondono in tutti i tessuti vegetali, compreso il cuore del frutto, in quanto trasportati dalla linfa della pianta trattata.

Esistono numerose forme di pesticidi con diverse funzioni:

Alghicidi: controllano la crescita delle alghe nei laghi, nei canali, nei fiumi e nelle piscine
Antimicrobici: uccidono microbi e virus
Biocidi: uccidono i microrganismi
Disinfettanti: uccidono o inattivano i microrganismi
Fungicidi: uccidono funghi e muffe. Sono chiamati anche anticrittogamici.
Fumiganti: producono gas o vapori in fabbricati o nel suolo per contrastare infestazioni
Diserbanti: uccidono semi o piante indesiderate, e sono ad azione totale o selettiva, ossia distruggono tutte le piante o impediscono la crescita solo di alcune
Insetticidi: uccidono insetti e artropodi
Miticidi: (acaricidi) uccidono acari che vivono su piante e animali
Molluschicidi: uccidono conchiglie o lumache
Nematicidi: uccidono piccoli vermi, che vivono sulle radici delle piante
Ovicidi: uccidono uova di insetti o larve
Ferormoni: ormoni usati per modificare il comportamento sessuale degli insetti
Repellenti: respingono qualsiasi agente infestante, compresi insetti, zanzare, uccelli
Topicidi: uccidono topi e altri roditori.

Tra i pesticidi sono incluse altre sostanze:
Defolianti: producono la caduta delle foglie dagli alberi per facilitare il raccolto
Essiccanti: fanno seccare piante indesiderate.
Altre sostanze utilizzate in agricoltura sono le auxine. Sono ormoni delle piante, che stimolano o inibiscono la crescita e la differenziazione dei tessuti e degli organi, la fioritura, la maturazione della frutta e l'ingrandimento delle foglie. Influenzano anche il movimento degli steli verso la luce solare e contro la forza di gravità. Stimolano inoltre la crescita verso l' alto dei rami, inibendo la crescita laterale dei rami, e regolano infine la caduta delle foglie.
In agricoltura le auxine vengono adoperate per la crescita delle radici e per il controllo della maturazione della frutta.
Le giberelline sono sostanze che stimolano la crescita delle piante. Sono usate nella coltivazione dell' uva, per ottenere ad esempio uva senza semi, per la crescita di piante nane.
Le citochine sono un gruppo di sostanze molto attive nella stimolazione della suddivisione cellulare. Nell' orticoltura un alto tasso di auxine e un basso tasso di citochine fa crescere le radici, un alto tasso di citochine e basso tasso di auxine fa aumentare i germogli.
L' etilene agisce come un ormone delle piante, inducendo maturazione della frutta e la fioritura delle piante. Un suo derivato, l'acido 2-cloroetilfosforico, ha molte applicazioni in agricoltura: per esempio induce maturazione dei pomodori, e stimola il flusso di lattice nell' albero della gomma.
I pesticidi utilizzati per eliminare insetti e funghi in agricoltura lasciano tracce eccessive nella frutta e verdura che utilizziamo. Il più elevato residuo di pesticidi è stato trovato nella lattuga, seguita da uva, fragole, mele e pomodori.

RESIDUI DI PESTICIDI NELL'ORTOFRUTTA
Numero campioni, Senza residui, Totale con residui

ortaggi 3803 - 73,2 - 26,8
frutta 4375 - 41,5 - 58,5
insalata 528 - 64,2 - 35,8
patate 251 - 68,9 - 31,1
pomodori 376 - 75,3 - 24,7
mele 755 - 27,8 - 72,2
pere 370 - 31,6 - 68,4
pesche 364 - 46,4 - 53,6
fragole 396 - 31,3 - 68,7
uva 232 - 24,1 - 75,9
agrumi 489 - 40,1 - 76,3

(Fonte: Elaborazioni Legambiente su dati Usl e Assessori regionali della sanità)

I pesticidi usati in Europa sono circa 800, e per 73 di questi esistono dei limiti fissati dalle leggi europee, per gli altri ogni Stato può fissare limiti nazionali. Se da tempo nei paesi industrializzati è stato vietato l' uso del DDT, non è stata invece vietata l'esportazione nei paesi del terzo mondo, dove si verifica una morte ogni 50 minuti, attribuibile ai pesticidi, e l' uso nella agricoltura del DDT è continuato. Così l'acquisto di caffè, cacao, frutta esotica provenienti dal terzo mondo fa rientrare in Europa il DDT esportato.
Si calcola che ogni anno vengono immesse nella biosfera 2.000.000 di tonnellate di pesticidi. Tra il 1980 e il 1985 i consumi di pesticidi sono aumentati del 19,5 %. Secondo le statistiche Istat in Italia per ogni ettaro di superficie coltivata vengono impiegati 13 Kg di diserbanti e insetticidi; nel nostro paese, solo nel 1986, sono state utilizzati 200000 tonnellate di pesticidi.
Nel mondo gli agricoltori utilizzano 1500 tipi di pesticidi diversi commercializzati con 40000 nomi diversi. Secondo la FAO (organo dell'ONU, che si occupa dell' agricoltura nel mondo ) le specie di parassiti resistenti ai pesticidi, erano 7 nel 1938, 182 nel 1965, 364 nel 1977, 432 nel 1980, 600 nel 1986, perché con il passare degli anni, molti insetti diventano sempre più resistenti.
In alcune ricerche in Antartide è stata rilevata presenza di DDT nelle uova di uccelli, licheni, muschi, pinguini. Da uno studio compiuto in Florida su un campione di 3000 lavoratori agricoli si è visto un aumento omogeneo di leucemie e di cancri al polmone e al cervello. In Italia si hanno ogni anno 3000 casi di intossicazione acuta da pesticida.
Diversi insetticidi e anticrittogamici tutt'ora in commercio danno luogo a metaboliti cancerogeni e mutageni, i ditiocarbammati possono dare origine all' etilentiourea, che ad alte dosi provoca il cancro della tiroide. Un importante gruppo di insetticidi deriva dall'esaclorociclopentadiene o clordano. Il clordano è un pesticida tra i 12 più pericolosi al mondo: 57 paesi ne hanno vietato l' uso in patria, pur continuando ad esportarlo. Due altri insetticidi clorinati sono l' isodrin e l' endrin, che, dotati di estrema stabilità, si accumulano nei pesci, negli uccelli e negli animali, motivi per cui il loro uso é stato ridotto. Composti clorinati e fluorinati con benzene e derivati dell' urea sono usati come erbicidi, l' associazione di cloro + urea da origine alla dicloralurea, che è uno steririlizzante del terreno, per prevenire la crescita di erbacce.
Numerosi studi hanno osservato una diminuizione degli spermatozoi del 50% negli ultimi 50 anni negli inglesi, anche in questo caso gli imputati sono i pesticidi.
Un pesticida estremamente tossico é il PCB (policlorurati binefili), una sostanza che veniva utilizzata negli anni 60 come materiale isolante liquido nei trasformatori elettrici. I pesci del lago Michigan (salmoni e trote) sono stati contaminati con questa sostanza. I bambini figli di donne della zona del lago Michigan, che durante la gravidanza avevano mangiato pesce contaminato, dimostravano ritardo nella crescita e all'età di 4 anni un deficit della memoria recente, all' età di 11 anni dimostravano un quoziente di intelligenza di 6,2 punti inferiore ai controlli. I PCB sono responsabili di un altro misfatto: gli orsi bianchi delle isole Svalbard, nella proporzione di uno ogni cento sono diventati ermafroditi. Una notizia recente ha rivelato che in Italia sono stati sequestrati dei formaggi al policloruro bifenile, la causa è stata l'uso di mangimi dati alle mucche arricchiti al PCB.

Nessun pesticida invece può essere utilizzato nei prodotti biologici.

FONTE: leziosa.com

venerdì 21 gennaio 2011

Sensibilità Chimica Multipla (MCS): la malattia ha cambiato la mia vita, ma non la voglia di viverla !

“La malattia ha cambiato il mio stile di vita, non la voglia di viverla nonostante tutto.
Amo mia figlia, mio marito, gli amici che sono rimasti tali e i nuovi.”

La mia storia, Anna Maria Scollo nata a Catania il 24-04-1964


Ho avuto mia figlia ad appena 18 anni, frutto di un grande amore adolescenziale, ho lasciato la scuola e mi sono sposata. Quando mia figlia Angela aveva 17 mesi, mio marito e padre di mia figlia è morto in un incidente.
Allora, rimasta sola torno a vivere dai miei genitori e tutti insieme tentiamo di dare ad Angela una vita tranquilla e il più normale possibile, i miei genitori molto giovani crescono me e mia figlia nel migliore dei modi.
Io vado a lavorare e trovo lavoro in una Serigrafia Pubblicitaria, un luogo dove si stampa sugli oggetti, in questo caso su oggettistica promozionale aziendale, il lavoro mi piace ed andrà avanti fin quando non mi ammalerò….
Io insieme alla mia famiglia cresciamo Angela in modo eccellente, io ho un fratello e 2 sorelle, una piccola di 4 anni e con Angela crescono come sorelle e cosi lei non cresce capricciosa come figlia unica e chiama papà mio padre che adora i suoi 4 figli naturali, ma con mia figlia ne cresce 5.
Angela cresce bene, si diploma con 100cent. Fa pallavolo a livello agonistico, si laurea in Scienze infermieristiche, è una gran brava ragazza .
Con Angela cresciamo insieme, incontro e sposo il Grande Amore della mia vita, Mimmo, la persona giusta per me. Dopo 18 anni ho di nuovo un uomo accanto e sono felice, compriamo una casa con un grosso mutuo, che paghiamo con 2 stipendi una e andiamo a vivere tutti e tre insieme.
Finalmente una vita gratificante dopo tanti e tanti dolori e sacrifici, ho un uomo accanto che è una persona meravigliosa. Io ho cambiato ditta negli anni ma il lavoro che conduco è sempre lo stesso a contatto con materiali e prodotti (vernici, diluenti, solventi, PVC) che mi avvelenano col passare degli anni. Conduco una vita tranquilla, ho una casa tutta mia, una figlia che mi dà soddisfazioni in tutti i campi, ho un uomo accanto che mi stima, mi rispetta e mi ama tanto.
Lavoro, vado in palestra, si fa qualche vacanza ogni tanto.
Sono una moglie e una madre soddisfatta.
Nel 2000 alla vigilia di Natale sto malissimo, ho uno svenimento, cado a terra, perdo i sensi e la conoscenza e anche il controllo degli sfinteri, è una situazione complicata e per accertamenti mi tengono 15 giorni in ospedale, ma non emerge nulla di concreto, se non un ispessimento della trama polmonare, tanto che mi chiedono in ospedale di smettere di fumare, ma io non ho mai fumato… dico allora di lavorare a contatto con vernici diluenti, catalizzatori, sostanze al cloro, colla spray, solventi ecc…, mi rispondono che allora la situazione è compatibile con il lavoro.
Mi riprendo da quel malessere, ma da quell’anno realizzo che in tutti i periodi di Natale precedenti, sono sempre stata male, infatti la promozione e i regali aziendali si fanno nel periodo precedente, e lavoro senza sosta per 11 ore al giorno e in azienda si assumono personale stagionale e si aprono altri tavoli di stampa, la concentrazione di sostanze volatili si moltiplica a dismisura e quando torno a casa Angela e Mimmo mi dicono che anche l’alito mi puzza di vernici e diluenti.

Nel 2001 aspetto un bambino e siamo tutti e tre felicissimi......
Ma i bimbi di madri già con MCS, purtroppo non vedono spesso neanche la luce.... Il mio alla 14° settimana è venuto al mondo già morto e messo sotto i miei occhi in un freddo fagiolo di acciaio di ospedale, ed il medico non si è curato neanche di non farmi vedere il piccolo feto tutto formato giacere li inerme e solo... era come vederlo da un documentario... ma nel documentario il bimbo non muore........ 2 giorni prima al lavoro avevo usato un prodotto… al ritorno dalla degenza i miei colleghi mi hanno fatto notare sulla etichetta del prodotto che c’è la scritta “il prodotto nuoce gravemente alla salute dei bimbi non nati”… conteneva tra l’altro metalli pesanti come il PIOMBO…. La conservo ancora l’etichetta…. l’arma del Delitto insieme al test di gravidanza, unica testimonianza sulla terra di un bimbo mai nato… in azienda non avevamo nessuna scheda tecnica e nessuno ci aveva mai fatto un corso sulla prevenzione.

Nello stesso periodo una mia collega è in ospedale per motivi di malattia neurologica… scoprirò in seguito che i V.O.C. (sostanze organiche volatili), sono mutageni e colpiscono il sistema neurologico, ma ognuno di noi ha la sua resistenza ed il suo patrimonio genetico… e tutti reagiamo in modo diverso… ma se non avessi fatto quel lavoro e sopratutto in quelle condizioni, non avrei certo perso il mio bambino e non mi sarei ammalata.

I sintomi di malessere che avevo nel periodo Natalizio si fanno presenti sempre più e sempre più forti, comincio a girare di medico in medico. Ogni qualvolta mi reco al lavoro sto peggio e devo tornare a casa, fin quando invece devo andare direttamente da lavoro ad ospedale.
Faccio sempre più visite specialistiche e analisi spesso invasive.
Se anche un solo medico mi avesse fatto la giusta diagnosi non sarei peggiorata, perché a ogni visita il medico mi diceva: “provi questo farmaco”.

Intanto i sintomi peggiorano, perdo sangue da mucose, naso, gengive, gola, urino sangue, quando vado al lavoro perdo l’orientamento e non so neanche da che parte andare per tornare a casa; oggi so quale è il nome di quel sintomo che da problemi neurologici: si chiama “Disorientamento spazio temporale”. Non so dove mi trovo e neanche che distanza intercorre tra me e gli oggetti, è difficile attraversare la strada, non capisco a che distanza è la macchina….. si acutizza l’olfatto, sto sempre peggio quando uso i prodotti al lavoro e non posso più andare a lavorare.
Comincio a star male anche con i prodotti di uso comune, saponi, deodoranti, detersivi… sto male quando mio marito fa la barba, gli chiedo di non usare più il dopobarba, poi chiedo ad Angela di non usare il deodorante, poi a Mimmo di non usare più la schiuma da barba e ancora ad Angela di non truccarsi… é una situazione insostenibile, sto sempre peggio con sempre più prodotti, non posso più uscire di casa, non posso far benzina, ho le crisi di bronco costrizione e anche in ospedale non sanno che fare e anche li sto peggio. Non voglio più essere portata in ospedale, non sanno cosa farmi…. In casa non sto più neanche bene….
Chiedo a Mimmo di non lavarsi col bagno schiuma?.... Sarebbe disposto a farlo, lo so… ma come chiederglielo?
Mimmo è comprensivo in tutto, ma fa il camionista, come fa ad andare a letto lavandosi solo con acqua? Non lo chiedo e non lo chiedo neanche ad Angela... tento di sopportare, ma mi aggravo.
Chiedo a mio marito se per caso sto diventando pazza, se lui che mi conosce e mi frequenta da tutti questi anni mi trova cambiata e se pensa che quegli odori ormai insopportabili che sento solo io esasperatamente, mi rendono non credibile…..
Mi salva dal baratro con poche parole….
“Ti credo, certo che ti credo, tu sei sempre la stessa, ti è successo qualcosa….”

Decido di lavarmi solo con acqua, quando si lava Angela non esco per ore ed ore dalla camera da letto… quando Mimmo fa la doccia ed io sono a letto e sto male…. povero Amore mio, vede come sto male e va a dormire sul divano… e se lui è già a letto sono io a dormici sul divano… non lo sveglio… lui va la mattina alle 6 con il camion… ed è ormai l’unico sostentamento della famiglia.
Il mutuo, prima pagato con 2 stipendi, ora deve essere pagato solo con il suo, e tutte le spese mediche e gli inutili controlli e visite che sono a pagamento…… in più sprechiamo tantissimi soldi nel tentativo di trovare prodotti che io posso tollerale…… compriamo e buttiamo dozzine e dozzine di prodotti…..

L’INFERNO è l’inferno, non so più come fare neanche per lavare i vestiti… li lavo senza detergente, li strofino con “olio di gomito” poi li metto in lavatrice solo col bicarbonato…..

OGGI SO CHE QUELLO STADIO è il “T.I.L.T.” ,Toxicant Induced Loss of Tollerance (Perdita di Tolleranza Indotta da Sostanze Tossiche).

Per la biancheria non si lamentano in casa, la trovano pulita e riposta nei cassetti……

Penso che non ci sia mai fine al peggio e non tollero più neanche la biancheria nei cassetti ed armadio, lavata prima con i detergenti comuni ed inizia il calvario di lavare, lavare, lavare, e rilavare tutto….. ma mi accorgo che dai tessuti sintetici non va mai via l’odore, mentre in quelli in fibre naturali man mano l’odore dei detergenti comincia a diminuire, cosi butto gran parte della biancheria, ma comprarne di nuova è un altro incubo… compro biancheria e vestiti nuovi... ma fanno puzza di petrolio di coloranti, puzza, puzza di nuovo… ed allora lavare e rilavare la biancheria nuova fino a farla diventare vecchia quando la indosso per la prima volta.

Non so usare li PC, non so navigare in internet per cercare soluzioni e detergenti alternativi, non so più come lavare i piatti neanche in lavastoviglie, le normali pastiglie esalano dallo scarico… non metto più niente, neanche in lavastoviglie e neanche il brillantante e i piatti non vengono bene… altro inferno, li lavo prima a mano, sfregandolo con il bicarbonato, poi li disinfetto con la lavastoviglie, solo con l'acqua calda, ma senza il brillantante vengono opachi e allora li ripasso con l’aceto, ma mi accorgo che anche i prodotti naturali mi fanno star male e purtroppo anche gli alimenti…..

Comincio a non poter mangiare più tanti alimenti, finché mi sento in una fase di intossicazione in cui non posso più mangiare e alzarmi dal letto; elimino tanti alimenti fin quando passo i tre mesi più bui, nei quali non mi alzo dal letto se non accompagnata in bagno, non mangio… e di quel che posso mangiare non riconosco più i sapori, è tutto disgustoso e tolgo sempre più alimenti.
Perdo peso, arrivo a non nutrirmi… bevo solo acqua per 20 giorni….. ma so che non posso vivere molto senza cibo…..
Mi pregano tutti di mangiare, comincio a star un poco meglio e a ragionare, realizzo che devo ricominciare a nutrirmi come un bambino nello svezzamento.
Farina di riso, e va bene.... dopo aggiungo olio ma di quello buono, biologico, di mio suocero, poi aggiungo man mano il coniglio selvatico… credo che mi abbia salvato la vita il coniglio selvatico…

Non uso internet, ma so comunicare bene con le parole e al telefono; prendo l’elenco telefonico e cerco produttori di sapone e mi metto in contatto con una ditta di Catania di saponi con prodotti naturali. Mi danno un sapone liquido a base di olio di oliva ed è la rinascita…… sto mangiando ed ho trovato un sapone… (le piccole cose normali per altri, per me sono la felicità) se era solo per me il costo non sarebbe stato eccessivo, ma deve usarlo tutta la famiglia e per qualsiasi uso, piatti, lavatrice, bagno schiuma, ma non va bene x tutto e costa troppo….. nei tre mesi successivi non sto più a letto, ma sto per tre mesi sul divano.

Un giorno in TV, girando per canali con il telecomando, in un programma sento un racconto che mi ritrae in molti sintomi, ma è la fine del programma… prendo carta e penna per prendere appunti ma non nominano la malattia, stanno concludendo il programma…… scorrono i sottotitoli…..
“MCS, malattia rara……” (allora era considerata rara, ma oggi non lo è più, è solo sconosciuta).

Non uso internet…. mai desiderato tanto di imparare qualcosa…. imparerò, si che imparerò!!!!!!

Arriva Angela, le racconto, gli chiedo di cercare…… finalmente la mia malattia ha un nome…..

MCS (Sensibilità Chimica Multipla). Angela trova anche in internet una associazione, A.M.I.C.A., Associazione Malati Intossicati Chimico Ambientale, www.infoamica.it .

E’ NUOVA VITA.
Mi sono sempre detta che l’acronimo AMICA non l’hanno scelto a caso…..

Non uso internet, Angela mi tiene i contatti con l’associazione la quale mi manda le info ed Angela mi stampa tutto in cartaceo, posso leggere solo fuori casa, la carta stampata puzza.
Dopo che ho avuto le prime mail da AMICA e letto quanto mi interessava, ho capito che la cosa essenziale ora, era avere una diagnosi, così le mie fatiche si sono indirizzate in tal punto: "TROVARE IL MEDICO COMPETENTE" .

Cosi' oggi ho 5 diagnosi di medici diversi di Catania e Roma.
Finalmente ho anche io, nero su bianco, la diagnosi della mia malattia.

"Diagnosi: La sig.ra Scollo è affetta da MCS, malattia immuno-tossica, infiammatoria ecc…"

Nella guida di AMICA scopro che esistono finalmente prodotti adatti alle persone con MCS……
La mia paura più grande era perdere anche il mio compagno di vita, avevo timore che mi lasciasse, combinata cosi come ero e senza più una vita sociale ne io ne lui di conseguenza….. Ma Mimmo è l’uomo meraviglioso che ho sposato, ed è sempre stato al mio fianco.

L’associazione AMICA è gestita da altre persone malate e non vi è un contatto telefonico al momento e ne soffro.. vorrei comunicare, conosce, sapere, confrontarmi…

Il mio papà, che ho perso da pochissimo, era una forza grandissima per tutti nella mia famiglia, era veramente la nostra grande guida. Mi ha aiutata come ha potuto, mi ha donato il monovano al mare, dove per stare meglio trascorro 6 mesi all’anno.
Sopratutto mio padre, ha detto ai miei fratelli di ascoltare e fare tutto quello che dicevo io per trascorrere le feste e il Natale tutti insieme e le ricorrenze. Così almeno ho la mia famiglia vicina.
Tutti hanno sempre ascoltato il mio papà.
Per stare insieme a me, nessuno per Natale si trucca, mette il gel, nessuno va dal parrucchiere, tutti indossano soltanto i miei vestiti e di mia figlia e mio marito, la mia sensibilità e troppo estesa, non potrei stare con loro altrimenti.
Ma il dispiacere di non esser presente agli eventi familiari, compleanni, comunioni, battesimi, non l’ho ancora elaborato, ho l’impressione che per i miei nipoti sono ”la Zia Fantasma” sanno che esisto, gli mando il regalino (che compra mia figlia in mia vece), ma non sono mai presente.
Anche il fare un regalo a mia figlia si limita a darle dei soldi per comprarsi un regalino, neanche questa gioia, la scelta di un Dono.
Non sto bene ora, non sono guarita, di MCS difficilmente si guarisce, ma faccio di tutto per non peggiorare.
Nel 2006 Angela mi acquista un PC e comincio ad usarlo, ma prima deve sgasare per tre mesi, acceso giorno e notte in cantina, non posso avvicinarmi al pc, sto male.
Quando inizio ad usare il PC, comunico direttamente con Francesca, poi con Silvia e con alcuni malati, in associazione si accorgono della mia facilità a dialogare con i malati, mi chiedono di fare del Volontariato per l’associazione.
Sono rinata, non mi sento più solo un “essere domestico”, mi definisco così, perche in casa sono autonoma, ma fuori ci sono le “barriere chimiche”, sono handicappata.
Ma ora con il Volontariato mi sento utile per chi ha bisogno di consigli o di essere capita, aiutata, infornata, ASCOLTATA.

Gennaio 2011
Anna Maria.


Ringrazio di cuore Anna Maria per avermi permesso di postare la sua testimonianza di persona malata di MCS.
Ed è veramente dolorosa e travagliata la sua storia, una storia che l'ha vista perdere tanto, ma proprio tanto della sua precedente vita, a cominciare da un figlio che non ha mai visto la luce della Vita, per passare al lavoro, alla vita sociale.... e a tanto altro ancora. Quello che però Anna Maria non ha perduto, e questo traspare chiaramente dalle sue parole, è la voglia di lottare, la voglia di vivere la vita nonostante tutto, una vita ora molto diversa da quella vissuta in precedenza, ma sempre e comunque vissuta con tanta volontà, fierezza e voglia di far Bene.... come dimostra anche l'opera di volontariato che Anna Maria svolge in aiuto e supporto di tanti altri malati di questa patologia. Grazie Anna Maria !

Marco

mercoledì 19 gennaio 2011

La storia di Alice e la sua sfida alla Seu (Sindrome Emolitico Uremica)

ALICE è una bella bambina di 8 anni e mezzo affetta dal morbo di Seu, la sindrome emolitico uremica. Una malattia rara, anzi rarissima; colpisce una persona su un milione compromettendo il funzionamento dei reni. Alice è stata aggredita a 5 mesi costringendola a lunghe permanenze in ospedale, oltre che a un primo trapianto di rene, danneggiato a soli sei mesi dall'impianto avvenuto qualche anno fa.
«Dopo il matrimonio con Paolo, Ileana si è trasferita a Carnate, nel milanese - racconta Margherita, la nonna di Alice -. La nascita della bambina nel 2002 ha coronato i desideri di mia figlia Ileana e di Paolo. Con mio marito Gianfranco aspettavamo con gioia le sue visite a Carpenedolo. Una gioia interrotta sul finire di agosto dello stesso anno in occasione delle festività dedicate al san Bartolomeo, il nostro patrono». Alice accusa alcune linee di febbre che verso sera scompaiono. Il giorno successivo si manifesta il vomito. Il pediatra riscontra la presenza di un'infezione intestinale. La sera dello stesso giorno la bimbetta è vittima di un collasso. Una corsa in ospedale consente ai medici di eseguire gli accertamenti e di stilare la diagnosi della rara malattia. Trasferita nella clinica pediatrica milanese «De Marchi», Alice inizia il calvario delle trasfusioni e della dialisi per scongiurare il blocco dei reni danneggiati. Una volta raggiunto il peso consigliato per il trapianto, 8 chili, Alice entrata in lista d'attesa sottoponendosi nell'attesa all'emodialisi peritoneale notturna, consigliata per i bambini. Poi il trapianto a 4 anni, da un donatore ligure, e purtroppo l'insuccesso. «Oggi - rivela papà Paolo - Alice si sottopone a tre emodialisi settimanali ed è di nuovo in attesa di un trapianto di rene. Siamo meno soli grazie al Centro che studia la Seu e fornisce ai medici nuove conoscenze scientifiche per affrontare con maggiore serenità il trapianto».
Alice e i suoi genitori hanno raccontato la loro toccante storia su Rai 2 in occasione della 21esima maratona televisiva di Telethon, dedicata alle malattie rare.

FONTE: Bresciaoggi.it




Che cos'è la Sindrome Emolitico Uremica (SEU) ?

La Sindrome Emolitico Uremica (SEU) è una malattia rara, caratterizzata dalla comparsa di tre sintomi tipici:

anemia emolitica (per rottura dei globuli rossi);
piastrinopenia (ridotto numero di piastrine per consumo);
insufficienza renale acuta;

Colpisce prevalentemente bambini di età inferiore a cinque anni; più raramente gli adulti.
Nei bambini, in particolare è tra le cause più frequente di insufficienza renale acuta e molto spesso è necessario ricorrere temporaneamente alla dialisi per sopperire alla mancanza di funzione renale.
Guarisce in molti casi; può lasciare una leggera insufficienza renale e, più raramente, insufficienza renale cronica terminale, con conseguente ricorso al trapianto renale.
Raramente, sia nei bambini che negli adulti, la SEU può avere un decorso molto grave fino ad essere, talvolta, mortale (tasso mortalità circa 3%).

Quali sono le cause

La causa iniziale della malattia non sempre è identificabile con sicurezza, ma origina molto spesso da una infezione intestinale.
Alcuni ceppi di batteri (tra cui Escherichia Coli e Shigella Dysenteriae) producono una tossina (Verotossina) che da principio danneggia la parete intestinale provocando una colite emorragica, e successivamente si diffonde nel circolo ematico.
Il principale organo bersaglio è il rene dove si realizza un danno del rivestimento interno (endotelio) della parete dei piccoli vasi sanguigini, che causa aggregazione delle piastrine e formazione di trombi, con conseguente consumo di piastrine (piastrinopenia).
L'anemia emolitica che si verifica nella SEU è di origine meccanica, dipende dalla rottura dei globuli rossi nel passaggio attraverso i vasi parzialmente ostruiti dai trombi.
Oltre al rene, anche altri organi (cervello, cuore, fegato, pancreas ecc) possono essere coinvolti dal processo di formazione di trombi intravascolari.
In rari casi la malattia può essere sostenuta non da una infezione intestinale ma dalla presenza di alcuni deficit genetici.

I sintomi

Nelle forme tipiche la malattia può esordire con sintomi quali diarrea (spesso emorragica), vomito, dolore addominale, debolezza e pallore.
Successivamente, col progredire della malattia, si manifestano i segni e i sintomi dell'insufficienza renale acuta (contrazione della diuresi sino all'anuria, aumento della creatinina, iperpotassemia, ipertensione, …), dell'anemia emolitica (riduzione dell'emoglobina) e del consumo di piastrine.
Nei casi più gravi, possono comparire manifestazioni neurologiche come confusione mentale, obnubilamento del sensorio e convulsioni.

Diagnosi

La diagnosi di SEU si basa comunemente sul riscontro della triade sintomatologica caratteristica:

anemia emolitica;
piastrinopenia;
insufficienza renale acuta;

Le cure

Allo stato attuale delle conoscenze non esiste una terapia specifica della SEU da verotossina.
Le misure terapeutiche in uso sono volte alla cura dei sintomi presenti, e vanno applicate il più precocemente possibile in centri ospedalieri specializzati.
Durante la fase di insufficienza renale acuta può essere necessario sostituire temporaneamente la funzione dei reni danneggiati con sedute di dialisi.
Possono inoltre essere necessarie trasfusioni di sangue per far fronte allo stato di anemia acuta.
Sono stati sperimentati anche altri tipi di trattamenti che non hanno mostrato una reale efficacia nel migliorare la prognosi della malattia.
L'infusione di plasma fresco e lo scambio completo del plasma del paziente con plasma di donatore sano (plasmaferesi) si sono rivelati utili nei pazienti con forme atipiche di SEU ma non si è dimostrata tale efficacia nella SEU da verotossina.

FONTE: Progetto-seu.org
http://www.progettoalice-seu.org/associazione.htm


http://www.progettoalice-seu.org/aliceweb/index.html


Bella e toccante, anche se molto dolorosa, la storia della piccola Alice Chiandotto, colpita da una malattia rara, la SEU (Sindrome Emolitico Uremica) che colpisce duramente i reni provocando insufficienza renale acuta.

Faccio i miei più cari auguri alla bambina e alla sua famiglia, che lotta costantemente al suo fianco, in attesa di un nuovo trapianto di reni che, ci auguriamo tutti, possa essere risolutivo per la salute della piccola. Un abbraccio con tanta speranza da parte mia.

Marco

lunedì 17 gennaio 2011

OGM (Organismi Geneticamente Modificati). Che cosa sono ?

Definizione di OGM

Con il termine Organismo Geneticamente Modificato (OGM) si intendono soltanto gli organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica. Non sono considerati "organismi geneticamente modificati" tutti quegli organismi il cui patrimonio genetico viene modificato a seguito di processi spontanei (modificazioni e trasferimenti di materiale genetico avvengono infatti in natura in molteplici occasioni e tali processi sono all'origine della diversità della vita sulla terra), o indotti dall'uomo tramite altre tecniche che non sono incluse nella definizione data dalla normativa di riferimento (ad esempio con radiazioni ionizzanti o mutageni chimici). L’ingegneria genetica (OGM) riguarda spesso geni e dunque proteine che non fanno parte del consumo alimentare tradizionale (ad esempio se nel grano con cui facciamo pane, pasta ecc... viene trapiantato un gene provienente da uno scorpione o da una petunia o da altri organismi finora mai utilizzati nell’alimentazione).

Gli OGM vengono spesso indicati come organismi transgenici: i due termini non sono sinonimi in quanto il termine transgenesi si riferisce all'inserimento, nel genoma di un dato organismo, di geni provenienti da un organismo di specie diversa. Sono invece definiti OGM anche quegli organismi che risultano da modificazioni che non prevedono l'inserimento di alcun gene (es. sono OGM anche gli organismi dal cui genoma sono stati tolti dei geni), così come gli organismi in cui il materiale genetico inserito proviene da un organismo "donatore" della stessa specie. In questo secondo caso alcuni studiosi parlano di organismi cisgenici.

Tecniche principali

Ai fini della definizione di OGM data dalla Direttiva 2001/18/CE, sono considerate tecniche che hanno come risultato un organismo geneticamente modificato:

1. tecniche di ricombinazione del materiale genetico che comportano la formazione di nuove combinazioni mediante l'utilizzo di un vettore di molecole di DNA, RNA o loro derivati, nonché il loro inserimento in un organismo ospite nel quale non compaiono per natura, ma nel quale possono replicarsi in maniera continua;
2. tecniche che comportano l'introduzione diretta in un organismo di materiale ereditabile preparato al suo esterno, tra cui la macroiniezione e il microincapsulamento;
3. fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) o tecniche di ibridazione per la costruzione di cellule vive, che presentano nuove combinazioni di materiale genetico ereditabile, mediante la fusione di due o più cellule, utilizzando metodi non naturali.
Sono esclusi dalla definizione gli organismi ottenuti per mutagenesi o fusione cellulare di cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali, a condizione che non comportino l'impiego di molecole di acido nucleico ricombinante.

Tecniche di miglioramento genetico che non portano alla creazione di un OGM

La modificazione del genoma degli esseri viventi da parte dell'uomo è una pratica antichissima. Essa può essere fatta risalire a circa 14.000 anni fa con l'addomesticamento del cane. Le modificazioni genetiche indotte in tal modo sono state però in larga parte inconsapevoli ed è solo a partire dalla prima metà del 1900 che l'uomo ha preso coscienza dell'effetto a livello genetico indotto dai propri programmi di selezione.

I metodi utilizzati tradizionalmente per modificare il patrimonio genetico degli esseri viventi sono essenzialmente due: la mutagenesi e l'incrocio.

La mutagenesi è un fenomeno che è strutturalmente presente, anche se a bassa frequenza, in tutti gli esseri viventi ed è basato sulle imprecisioni o gli errori di replicazione del genoma durante i processi di divisione cellulare. Le mutazioni vengono poi sottoposte a selezione o dall'ambiente o dall'uomo e se vantaggiose vengono mantenute nella popolazione. Nei programmi di miglioramento genetico, la frequenza con cui avvengono queste mutazioni viene generalmente amplificata utilizzando radiazioni o agenti chimici mutageni. Le mutazioni, che possono interessare una singola base del DNA o anche intere porzioni di cromosomi (inserzioni, traslocazioni, duplicazioni e delezioni), hanno portato nel tempo ad evidenti modifiche fenotipiche negli esseri viventi (si pensi alla diversità tra le varie razze canine). L'uomo, nei secoli, ha sfruttato la variabilità prodotta dalle mutazioni (quale ad esempio l'incapacità di perdere i semi da parte della spiga del frumento) per selezionare e costruire molte cultivar e razze animali oggi fondamentali per la sua sopravvivenza. Un esempio storico di mutazioni indotte dall'uomo ai fini del miglioramento genetico è rappresentato dalla varietà di frumento "Creso", ottenuto per irradiazione dall'ENEA. Esso è stato negli anni ottanta una delle varietà di punta per la produzione di pasta (circa 1 spaghetto su 4) ed è oggi uno dei genitori delle attuali varietà commerciali. Un altro esempio è dato dalla differenza tra mais giallo e mais bianco che è riconducibile alla mutazione di un singolo gene.

L'incrocio è invece una tecnica che permette di unire le caratteristiche presenti in due individui diversi, anche non appartenenti alla medesima specie, grazie al rimescolamento dei loro genomi sfruttando la riproduzione sessuale. In tal modo sono stati prodotti il mulo o il bardotto, ma anche gli ibridi oggi utilizzati per le produzioni animali e vegetali. Il vantaggio di tale tecnica è la possibilità, una volta identificata fenotipicamente una caratteristica di interesse in una razza o in una varietà (ad esempio la resistenza ad una malattia), di trasferirla in un'altra attraverso incroci mirati.

La differenza sostanziale tra queste due tecniche di miglioramento genetico e l'ingegneria genetica (alla base dello sviluppo degli OGM) sta nella modalità con cui l'uomo induce le modificazioni genetiche. Nel caso della mutazione o dell'incrocio viene infatti effettuata una selezione fenotipica, in base a caratteristiche visibili, all'interno di popolazioni molto grandi (alcune decine di migliaia nelle piante e alcune centinaia negli animali).

Nell'ingegneria genetica invece è possibile "progettare" deterministicamente la modifica genetica da effettuare. Inoltre, una volta ottenuto un certo numero di organismi geneticamente modificati, essendo questi geneticamente distinguibili dagli altri, possono venire selezionati genotipicamente, ovvero in base alle loro caratteristiche genetiche, e non più unicamente fenotipicamente come accade invece per le tecniche tradizionali, per le quali non è possibile conoscere a priori le modificazioni genetiche indotte.

Storia

Il primo OGM moderno fu ottenuto nel 1973 da Stanley Cohen (Stanford University School of Medicine) e Herbert Boyer (University of California, San Francisco). I due ricercatori, grazie all'uso combinato delle nuove tecniche di biologia molecolare che si stavano sviluppando in diversi laboratori, come l'uso dell'enzima ligasi (1967), degli enzimi di restrizione e della trasformazione batterica (1970-72), riuscirono per primi a clonare un gene di rana all'interno del batterio Escherichia coli, dimostrando che era possibile trasferire materiale genetico da un organismo ad un altro tramite l'utilizzo di vettori plasmidici in grado di autoreplicarsi, abbattendo di fatto le barriere specie-specifiche.

Questi risultati ebbero un tale impatto da indurre la comunità scientifica ad autoimporre nel 1974 una moratoria internazionale sull'uso della tecnica del DNA ricombinante per valutare la nuova tecnologia ed i suoi possibili rischi. Quello stesso anno fu la Conferenza di Asilomar, tenutasi a Pacific Grove (California) a concludere che gli esperimenti sul DNA ricombinante potessero procedere a patto che rispettassero severe linee guida, poi redatte dai National Institutes of Health (NIH) ed accettate dalla comunità scientifica. Queste linee guida, pubblicate per la prima volta nel 1976 e successivamente aggiornate, sono tuttora seguite dai laboratori che effettuano esperimenti di trasformazione genica.

Dal 1976 ad oggi gli OGM sono passati dallo stato di mera possibilità tecnologica ad una realtà. Si sono dovuti attendere infatti solo due anni da Asilomar per avere il primo prodotto ad uso commerciale derivato da un OGM. La Genentech, fondata da Herbert Boyer, è riuscita infatti a produrre attraverso E. coli importanti proteine umane ricombinanti: la somatostatina (1977) e l'insulina (1978), il farmaco biotecnologico più noto, che è stato commercializzato a partire dal 1981. La commercializzazione dell'insulina ha segnato un cambiamento epocale per l'industria del farmaco, aprendo il settore biotecnologico (precedentemente confinato nei laboratori di ricerca) all'industrializzazione, e rivoluzionando il processo di drug discovery e lo sviluppo di nuove terapie non invasive.

Poco dopo lo sviluppo dell'insulina ricombinante, nel 1983 si ebbe negli Stati Uniti la prima battaglia sul rilascio nell'ambiente di organismi geneticamente modificati. Al centro del dibattito la sperimentazione dei cosiddetti batteri ice-minus, una variante di Pseudomonas syringae incapace di produrre la proteina di superficie che facilita la formazione dei cristalli di ghiaccio. I ricercatori della Advanced Genetic Sciencies e della University of California, Berkeley svilupparono questa variante allo scopo di introdurla nel terreno per proteggere le piante dal gelo. La richiesta di effettuare esperimenti in campo aperto con questo OGM scatenò una forte contestazione da parte degli ambientalisti. Solo dopo una battaglia legale durata tre anni, nel 1986 i batteri ice-minus furono i primi OGM ad uscire dai laboratori ed essere introdotti nell'ambiente. Pochi anni dopo si scoprì che questa variante esisteva anche in natura e l'azienda detentrice del brevetto, visto il contesto non favorevole agli OGM, decise di proseguire gli esperimenti solo sulla variante naturale. Gli ice-minus ricombinanti non vennero mai commercializzati .

Dopo più di 30 anni dalla Conferenza di Asilomar, all'alba del XXI secolo si conoscono molte delle potenzialità e dei limiti di questa tecnologia e, in molti casi, si dispone dei protocolli di gestione necessari a consentirne una applicazione in sicurezza. In particolare il Protocollo di Cartagena, ratificato nel 2000, si pone come strumento internazionale per la protezione della biodiversità dai possibili rischi derivanti dalla diffusione dei prodotti delle nuove tecnologie.

Ad oggi la tecnica del DNA ricombinante è stata utilizzata non solo per la produzione di nuovi farmaci, ma anche di enzimi per ridurre l'impatto ambientale dell'industria, piante e animali con caratteristiche migliorative in termini di resistenza alla malattie o di performance produttive e ambientali, ma anche organismi quali l'oncotopo, usato nella ricerca sul cancro, che hanno portato con sé importanti quesiti etici oltre ad aver aperto la strada a dispute per l'uso a fini sperimentali o commerciali delle innovazioni scientifiche. La possibilità di brevettare gli OGM ha acceso un forte dibattito sulla proprietà intellettuale delle risorse genetiche del pianeta e sulla liceità di una ricerca e di un'industria che non si ponga anche dei limiti etici o che non sappia mettersi in ascolto delle domande presenti nell'opinione pubblica creando consenso attorno alle proprie iniziative di ricerca e business. Non da ultimo esistono perplessità sulla creazione di essere umani geneticamente modificati.

La commercializzazione degli OGM sta conquistando anche altri tipologie di mercati: nel 2003 a Taiwan furono venduti i primi animali OGM a scopo domestico: si trattò di un centinaio di pesci d'acquario resi fluorescenti tramite l'inserimento di geni di medusa. Nel dicembre 2003 la vendita di pesci fluorescenti è stata permessa anche negli Stati Uniti, dopo che la Food and Drug Administration dichiarò la non rilevanza a scopi alimentari di questi pesci, mentre è tuttora vietata la loro introduzione in Europa.

Produzione di OGM

Oggi sono presenti sul mercato unicamente OGM che presentano modifiche circoscritte a caratteri di natura mendeliana, ovvero caratteri facilmente controllabili tramite l'inserimento di uno o pochi geni che servono a fornire direttamente una data caratteristica (es. resistenza a una malattia). L'esponenziale aumento di informazioni rese disponibili nell'ultimo decennio dalla genomica consente però di mettere a punto organismi che presentino modifiche genetiche molto complesse su caratteri quantitativi (es. resistenza agli stress, produzione).

Come detto, gli OGM vengono ottenuti attraverso l'uso di tecniche di ingegneria genetica che permettono di inserire, all'interno del genoma di un organismo, frammenti di DNA provenienti anche da altri organismi. Il DNA così ottenuto è definito DNA ricombinante. I frammenti di DNA da inserire vengono estratti dal genoma di origine attraverso l'uso di enzimi di restrizione, che funzionano come vere e proprie forbici molecolari, e inseriti in un vettore ricevente grazie ad un altro enzima: la DNA ligasi. I vettori possono essere sia piccole molecole circolari di DNA, i plasmidi che possono accogliere frammenti fino a circa 15.000 paia di basi, sia alcune strutture derivate da virus, in grado di contenere quantità maggiori di materiale genetico (fino a circa 70.000). Esistono inoltre vettori che rappresentano dei veri e propri cromosomi artificiali ad esempio in lievito (noti come YAC, dall'inglese Yeast Artificial Chromosomes) o in batteri (BAC, Bacterial Artificial Chromosomes) che permettono l'inserimento di oltre 300.000 paia di basi - cioè oltre lo 0,01% del genoma di un mammifero.

Classi di OGM

Procarioti
Per inserire nuovi frammenti di DNA negli organismi si usano dei "vettori". I vettori sono generalmente piccole molecole circolari di DNA, i plasmidi, o strutture derivate da virus in grado di immagazzinare materiale genetico.

Sono tre i processi attraverso cui è possibile modificare il genoma batterico.

1 La trasformazione batterica è un processo, osservabile in natura, attraverso il quale alcuni procarioti (detti competenti) sono in grado di ricevere del DNA esterno in grado di produrre nuove caratteristiche di fenotipo. Questo fenomeno fu scoperto nel 1928 da Frederick Griffith ma venne confermato solo nel 1944. La biologia molecolare si è servita dei batteri competenti per studiarne i meccanismi. Oggi sono state sviluppate alcune tecniche, per quanto molto empiriche, in grado di rendere competenti anche batteri che non lo sono naturalmente. È stato dimostrato, infatti, che l'ingresso di DNA è ampiamente facilitato dalla presenza di certi cationi, come Ca2+, o dall'applicazione di una corrente elettrica (tecnica detta della elettroporazione). I vettori utilizzati nelle trasformazioni sono essenzialmente plasmidi: in seguito all'ingresso, i plasmidi non si integrano nel genoma, ma rimangono autonomi (in uno stato detto episomale).
2 Nella coniugazione batterica, il DNA è trasferito da un batterio all'altro attraverso un pilum (concettualmente un tubo che può collegare per breve tempo i due batteri). Un plasmide può essere così trasferito da un organismo all'altro. La coniugazione, molto frequente in natura, è poco sfruttata come tecnica di modificazione genetica.
3 La trasduzione è infine l'inserimento di materiale genetico nel batterio attraverso un virus batteriofago.

Per inserire il segmento di DNA che codifichi il gene voluto, è necessario conoscere la funzione dei geni su cui si sta operando. Nei batteri, è relativamente semplice identificare la funzione di un gene specifico: i ricercatori a tale scopo sono soliti realizzare dei ceppi batterici cosiddetti knock out. In questi ceppi viene eliminato il DNA relativo al gene d'interesse: osservando le conseguenze sulla vita del batterio, è possibile identificare la funzione del gene stesso.

L'uso di knock out è molto diffuso, non solo per i procarioti. È possibile realizzare knock out in numerosi organismi modello. Il gene responsabile della fibrosi cistica, ad esempio, è stato individuato in topi knock-out: una volta individuato il presunto gene della fibrosi cistica (chiamato CFTR) nell'uomo, i ricercatori hanno individuato l'omologo nel genoma del topo, ne hanno fatto un knock out verificando poi che senza tale gene il topo presentava tutti i sintomi clinici della malattia.

Perchè le piante OGM ?

I vegetali geneticamente modificati sono nati per venire incontro alle esigenze degli agricoltori che praticano coltivazioni industriali. Non a caso le prime piante transgeniche non sperimentali sono state messe a punto da aziende biotecnologiche statunitensi per la realtà agricola degli stati centrali del continente americano, considerati il granaio del mondo: Texas, Illinois, Kansas, Missouri, Iowa. In queste regioni l’ampiezza media di una azienda agricola è 1000 ettari. Ciascun singolo campo ha l’estensione di un’intera azienda italiana di grandi dimensioni: da 80 a 100 ettari. E non ci sono barriere geografiche (come montagne o corsi d’acqua) a isolare tra loro le parcelle.

In situazioni come queste un parassita, o una pianta infestante, può trovare le condizioni migliori per moltiplicarsi indisturbato. A meno che non venga trattato opportunamente con antiparassitari e diserbanti, che però sono prodotti costosi e, alla lunga, tossici. Inoltre i terreni della regione americana dove più si concentra la coltivazione di cereali e soia, sono molto poveri di sostanza organica, dunque di batteri e microrganismi che provvedono alla degradazione dei residui.

I vegetali transgenici sono quindi stati ideati con il proposito di ridurre la spesa per i pesticidi e per i diserbanti. Negli Stati Uniti viene coltivato oltre l’80 % delle piante transgeniche create finora, sono resistenti ai diserbanti. I produttori di sementi stimano che, coltivando una soia resistente ai diserbanti, gli agricoltori possano risparmiare fino al 40 % dei costi.

I diserbanti sono prodotti chimici (carbammati, denoli, triazine), che "bruciano" i tessuti vegetali e distruggono le piante infestanti. Vengono sintetizzati in modo da agire su alcuni tipi di piante e non su altre: il gliphosate (N-fosfonometilgicina), è per esempio efficace sul convolvolo, che si arrampica sugli steli e ruba spazio e luce alla coltura principale. Risparmia invece la soia. Parte del raccolto però va lo stesso perduto, perché non tutti i diserbanti sono così selettivi e del tutto innocui per la pianta in produzione.

La soia transgenica al gliphosate (commercialmente noto come Roundup) contiene un gene batterico che le conferisce resistenza. Il 30 % circa delle piante transgeniche viene modificato per resistere agli insetti. Significa che non può essere danneggiato da parassiti animali. Uno dei principali nemici del mais è per esempio la larva di piralide. Scava lunghe gallerie all’interno del fusto, che si indebolisce e si spezza, e della pannocchia, col risultato che non tutti i chicchi vanno a maturazione.

Le piante transgeniche resistenti agli insetti contengono quasi nella totalità geni che provengono dal Bacillus thuringensis . E’ un batterio che produce una proteina che agisce sui tessuti intestinali, li spappola e uccide le larve. La proteina Bt pura viene utilizzata anche dagli agricoltori che praticano lotta biologica: estratta da colture di Bacillus, e cristallizzata, viene poi sparsa sui campi. In questa versione è un prodotto innocuo, che agisce esclusivamente sull’insetto dannoso.

Il 10 % circa delle coltivazioni transgeniche è resistente ai virus. L’esempio più interessante è quello del tabacco, la prima coltivazione transgenica praticata in larga scala. Questa pianta è soggetta al virus del mosaico, che ingiallisce le foglie e ne impedisce la funzione clorofilliana. Il gene inserito la rende resistente.

Meno dell’1 % delle piante transgeniche ha caratteristiche nutrizionali particolari, La sperimentazioni effettuata finora è stata rivolta soprattutto alla possibilità di inserire nelle patate e nelle banane geni che consentono di vaccinare una popolazione senza dover ricorrere a farmaci.

Perchè gli animali OGM ?

Dopo le piante è stata la volta degli animali. Utilizzando le stesse tecniche di manipolazione dei geni che vengono impiegate per i vegetali, si è scoperto che era possibile intervenire anche sul Dna di organismi più complessi, cominciando dai batteri fino ai mammiferi superiori. Modificare alcune caratteristiche degli animali per renderli più "redditizi" dal punto di vista del mercato alimentare, è un’idea che sta guidando numerosi progetti, già in fase sperimentale, soprattutto nel campo dell’ittiocoltura.

Un altro settore, sempre in ambito zootecnico, su cui si concentra l’interesse dei ricercatori è la produzione di animali resistenti alle infezioni, allo scopo di ridurre l’impiego di antibiotici negli allevamenti. Tuttavia la complessità degli animali superiori rende la manipolazione genetica molto più difficile, e quindi più costosa, di quella relativa ai vegetali, una constatazione che, almeno fino a oggi, ha frenato quei massicci investimenti sulla produzione alimentare che si sono visti, invece, nelle applicazioni agricole.

Gli animali transgenici sono tuttora un terreno privilegiato per la ricerca bio-medica, mentre l’industria zootencica se ne sta in disparte, attendendo sviluppi. Vengono definiti bio-reattori quegli organismi, che siano piante o animali, i cui geni sono stati modificati al fine di produrre farmaci o proteine umane. L’Università del Maryland sta sperimentando su alcuni volontari una patata in cui è stato inserito un gene che stimola il sistema immunitario umano a combattere i parassiti intestinali. Allo stesso modo gli animali vengono modificati con l’obiettivo di fargli esprimere un farmaco o una proteina umana direttamente nel latte.

La pecora Dolly, primo esempio di clonazione animale, è nata proprio nell’ambito di un progetto di questo genere, un esperimento che comincia a dare i suoi frutti se si pensa che dal latte di alcuni conigli trangenici viene già estratta l’interleuchina-2, una proteina umana implicata nella regolazione del sistema immunitario che viene somministrata ai malati di cancro, mentre dal latte di capra si ricava l’attivatore tissutale del plasminogeno, una scioglie i coaguli del sangue. Viene somministrato agli infartuati.

Un altro settore in fase di avanzata sperimentazione è quello degli xenotrapianti, come vengono definiti i trapianti fra specie diverse. Si tratta di produrre animali transgenici modificati per renderli donatori d’organi compatibili con gli esseri umani.

In questi animali vengono inseriti alcuni frammenti di genoma umano per renderli biologicamente conpatibili con gli esseri umani al fine di ridurre qualsiasi problema di rigetto. Per una certa affinità genetica i maiali sono considerati i candidati migliori: vanno bene come donatori di importanti organi, quali il fegato, e funzionano anche per il trasferimento di cellule specifiche, come quelle del pancreas.

Un altro settore a cui gli scienziati stanno lavorando riguarda l’impiego cosiddetto "ecologico" di animali transgenici. Alcuni microrganismi osservano una dieta a base di inquinanti, quali gli idrocarburi e i metalli pesanti. Opportunamente ingegnerizzati per accelerare il loro metabolismo, tali batteri possono venire utilizzati per depurare delle zone contaminate perché attraverso la digestione i microrganismi accelerano la dissoluzione delle sostanze inquinanti che sarebbe altrimenti molto lenta. In futuro si prevede di impiegare l’ingegneria genetica anche per ricreare delle specie in via di estinzione. E’ ciò che avevano in mente alcuni ricercatori cinesi che hanno tentato di impiantare, attraverso le tecniche sperimentate con Dolly, alcune cellule di panda adulti nelle uova di altre specie. Per riprodurre più rapidamente questo raro animale.

La tecnologia della manipolazione genetica applicata agli organismi complessi però è ancora in fase sperimentale. Questo significa che non si è ancora trovato un modo per produrre animali geneticamente modificati su larga scala e a basso costo, come alternativa agli allevamenti industriali. Sono però già in vendita alcuni farmaci ricavati da bio-reattori, ovvero prodotti impiegando animali transgenici.

Buona parte della ricerca farmaceutica si avvale invece di cavie ingegnerizzate. I topi con geni mutati per causare particolari tumori, o per contrarre specifiche malattie, sono diffusamente utilizzati nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi farmaci. L’applicazione dell’ingegneria genetica per favorire i trapianti fra specie.

I cosiddetti xenotrapianti, è invece ancora molto controversa. E’ considerata rischiosa, in quanto si teme la diffusione di malattie e virus transpecifici, come il morbo della "mucca pazza", e pone seri problemi etici. Si possono clonare animali scomparsi come in Jurassic Park? Ci sono, nel mondo, alcuni progetti del genere. Un veterinario giapponese , il dottor Kasufumi Goto, ad esempio, è a caccia dei resti di un mammut proprio per poterlo clonare. Goto ha dimostrato che iniettando lo sperma di un toro morto negli ovuli di una mucca poteva ottenere un embrione vivo e ora vuole resuscitare il pachiderma seguendo lo stesso procedimento. I ricercatori più seri, però, sostengono che è impossibile trovare del DNA intero risalente a quelle epoche, visto che nei tessuti surgelati il materiale genetico tende a frammentarsi.

Si possono riconoscere gli OGM ?

Non ci sono differenze evidenti tra piante transgeniche e piante tradizionali, e neppure tra cibi transgenici e cibi preparati con alimenti non modificati geneticamente.

Le piante transgeniche, secondo i test forniti dalle aziende produttrici di sementi, sono potenzialmente più produttive di quelle tradizionali: circa il 10 %.

Questa caratteristica però non è dovuta a una differenza strutturale delle piante, ma al fatto che si verificano minori perdite di raccolto per la resistenza ad antiparassitari e diserbanti.

Se un mais transgenico e un mais tradizionale vengono coltivati in due campi adiacenti la differenza appare solo quando subiscono l’attacco dalle larve di piralide. Il primo resta in piedi, il secondo si spezza e cade a terra. E se il parassita arriva quando le pannocchie stanno maturando, nel primo caso non perdono granelli, nel secondo si avvizziscono. Più difficile è individuare la soia resistente ai diserbanti. La pianta è identica a quella tradizionale tranne per il fatto che, quando viene irrorata accidentalmente, non ingiallisce.

La semplice osservazione dunque non vasta per individuare le caratteristiche transgeniche, che invece vanno cercata con altri strumenti.

Uno di questi è la Pcr (Polimerase chain reaction) o reazione a catena di polimerasi. Tramite la Pcr, si riesce ad ottenere materiale sufficiente per verificare la presenza di materiale transgenico. Deve però trattarsi di materiale integro e non di sostanze derivate.

L’Europa però importa quantità notevoli di mais e soia Ogm che risultano indistinguibili perché già all’origine, nei magazzini di raccolta, vengono mescolate con quelle tradizionali. Buon parte della soia poi viene inserita nel mercato europeo come lecitina, un prodotto che viene estratto dai semi e che viene usato come additivo negli alimenti.

I laboratori hanno messo a punto sistemi di analisi che però consentono di rintracciare anche tracce di Ogm.

Che effetti ha sulla salute dell'uomo l'uso di OGM ?

La risposta non è rassicurante, ma almeno al momento nemmeno terrorizzante. Semplicemente, non si dispone ancora di sufficienti dati per rispondere a questa domanda. Esistono moltissimi dati sui danni provocati dai pesticidi spruzzati sulle coltivazioni, così come abbondano gli studi sui rischi connessi all’impiego degli antibiotici negli allevamenti industriali, ma gli effetti degli OGM sono ancora sconosciuti.

Per conoscere gli effetti di una sostanza assunta per un lungo periodo occorrono parecchi anni e studi imparziali, mentre, fino a oggi, la maggior parte delle ricerche condotte sull’argomento sono state commissionate dalle stesse case che producono gli OGM. Solo di recente sono stati pubblicati i risultati di alcuni test indipendenti, e i risultati non sono stati incoraggianti.

Una delle maggiori difficoltà che hanno riscontrato gli esperti nel cercare di dare una valutazione d’insieme, sta nell’enorme varietà delle mutazioni che si possono indurre. A seconda che un gene venga inattivato, modificato o potenziato, e a seconda di quale gene e in quale specie, ci possono essere ricadute molto diverse sulla salute dei consumatori. Tuttavia, essendo la tecnologia impiegata abbastanza omogenea, ci sono alcune fasi che riguardano un po’ tutte le manipolazioni, come l’utilizzo di geni "marcatori" per individuare le cellule dove la mutazione è avvenuta con successo.

Generalmente al gene che si vuole modificare, per esempio un gene che rende la pianta resistente al freddo, viene allegato un gene particolare che serve a rendere "visibile" la mutazione avvenuta. Su questa scala, però la visibilità è puramente virtuale e viene quindi utilizzato un gene che conferisce un’altra forma di resistenza: quella agli antibiotici. In questo modo, una volta completata la "transfezione", come si chiama l’inserimento del gene modificato, le cellule verranno immerse in un brodo di antibiotico e sopravviveranno solo quelle geneticamente modificate.

Ma, come ha denunciato più volte l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un aumento di resistenza agli antibiotici è un problema sanitario serissimo, e introdurre un gene della resistenza nella catena alimentare non sembra proprio una buona idea.

Ci sono poi dei tipi particolari di OGM che, invece di consentire una riduzione dell’impiego di sostanze chimiche nell’agricoltura, di fatto la incrementano. E’ il caso della soia geneticamente modificata per resistere a un erbicida, entrambi prodotti dalla stessa casa farmaceutica, la Monsanto. Ovviamente più la pianta di soia è resistente all’erbicida più ne verrà spruzzato, accrescendo la quantità di sostanze chimiche che vanno a finire nella catena alimentare e nell’ambiente. Un altro problema è quello delle allergie. Di fatto non è stato dimostrato che gli OGM sono allergenici, ma nemmeno il contrario, e in questi casi dovrebbe prevalere la prudenza.

E’ vero che ormai tutti i cibi in commercio sono geneticamente modificati? No. E’ vero che negli USA e in Inghilterra sono già in commercio alcuni prodotti transgenici di largo consumo, come i pomodori, le patate o il radicchio, ma nel nostro paese non sono permessi, anche se è consentito il loro utilizzo come materie prime alimentari per cibi preconfezionati.

Soia e mais, ad esempio, sono molto diffusi come additivi vegetali. I prodotti lavorati in Italia invece possono contenere materie prime alimentari, per esempio la soia, provenienti da paesi che invece fanno largo impiego di OGM. Si calcola che quasi la metà dei raccolti statunitensi e canadesi sono ormai transgenici, anche se sono in aumento gli agricoltori che chiedono di tornare al naturale. In Italia un crescente numero di supermercati si dichiarano GM free, ovvero garantiscono che nei prodotti a proprio marchio non sono state utilizzate materie prime geneticamente modificate.

La normativa attuale impone l’obbligo di etichetta sui prodotti interamente transgenici ma non sui derivati, cioè sui prodotti nei quali siano stati impiegati gli OGM. Se una patata transgenica deve venire etichettata come tale, un prodotto preconfezionato in cui sia stato utilizzato un additivo vegetale geneticamente modificato non richiede nessuna segnalazione. Esiste una normativa europea a riguardo, che stabilisce una soglia di presenza degli OGM al di sopra della quale vanno etichettati anche i prodotti derivati, ma il regolamento, peraltro non particolarmente chiaro, non è ancora stato compiutamente recepito, cioè trasformato in legge, da alcuni paesi dell’unione come l’Italia. Bisogna quindi fidarsi delle iniziative dei distributori.

E non è vero che non esiste un modo per rintracciare i derviati dagli organismi transgenici. Attraverso la Reazione a catena della polimerasi, un test abbastanza semplice, si possono amplificare anche frammenti infinitesimali di DNA, fino a renderli rintracciabili. Il fatto poi, che frammenti così microscopici possano avere un impatto negativo sulla salute è un’altra questione. Per alcuni è impossibile, per altri molto probabile.

Che effetti hanno gli OGM sull'ambiente ?

Mentre l’impatto negativo sulla salute dell'uomo non è ancora pienamente dimostrabile, le preoccupazioni relative all’impatto sull’ambiente delle piante transgeniche sono molto realistiche. Le modificazioni che vengono sperimentate sono talmente tante, e l’ecosistema è talmente complesso, che difficilmente gli effetti di tale teconologia potranno venire controllati.

L’evoluzione naturale ha avuto a disposizione centinaia di migliaia di anni per ricalibrare le complesse interazioni degli ecosistemi saltate a ogni mutazione genetica o ambientale. L’ingegneria genetica sceglie di ignorare del tutto l’importanza del fattore tempo, e questa scelta non può non spaventare.

Un altro aspetto che preoccupa i ricercatori riguarda il progressivo ridursi della biodiversità e della varietà genetica delle piante, una tendenza incrementata dall’uniformità degli organismi geneticamente modificati. Inoltre, piante modificate per resistere ai parassiti possono creare dei super-insetti, trasmettendo la loro resistenza a questi animali. Infine l’agricoltura "senza terra" progettata dagli ingegneri dei geni, non tiene conto delle molteplici funzioni che rivestono le coltivazioni: non solo produzione di alimenti, ma anche la conservazione del territorio e delle risorse idrogeologiche.

Dato tempi delle nostre nonne la varietà delle piante è andata via via riducendosi. Alla riduzione della biodiversità causata dalla distruzione delle foreste tropicali si è sommata la riduzione delle varietà coltivate a scopo commerciale.

Quest’uniformità genetica è molto pericolosa per l’ambiente perchè, di fatto, la diversità è una delle principali risorse che la natura ha per difendersi dalle mutazioni ambientali. In un campo di piante tutte uguali l’invasione di un insetto nocivo fa "terra bruciata". In un campo naturale, invece, alcune piante, si salveranno trasmettendo alla propria discendenza la resistenza a quell’insetto.

Questo è il principale motore dell’evoluzione, che ci ha portati a essere ciò che siamo. Le coltivazioni transgeniche, oltre a spingere verso una maggiore uniformità, introducono in natura mutazioni impreviste, a un ritmo molto più rapido di quello dell’evoluzione naturale. E’ stato osservato, per esempio, che una pianta modificata per diventare resistente a un insetto dannoso ha finito con lo sterminare anche un altro insetto, la farfalla monarca, molto utile all’ecosistema della regione.

Ma può anche succedere che la resistenza venga trasmessa all’insetto. In questo caso la pianta modificata funziona per un pò, nel senso che non ammala perchè avvelena l’insetto che se ne nutre, salvo poi, dopo qualche raccolto, scoprire che anche l’insetto è diventato resistente, sia alla tossina biotecnologica presente nella pianta che ai vecchi pesticidi chimici.

Anche questo processo, osservato in alcune coltivazioni di cotone transgenico, preoccupa i ricercatori, sia perchè può mettere in circolazione dei super-insetti incontrollabili sia perchè condurrebbe, alla fine, a un maggiore impiego di sostanze chimiche.

Alcune piante, per esempio il mais o il cotone per la resistenza al Bacillus thuringensis, sono state modificate per ridurre gli insetticidi, anche se non hanno prodotto i risultati sperati. Altre, come la soia resistente all’erbicida, si propongono proprio l’opposto: rendere la pianta resistente a dosi più massicce di additivo chimico.

La maggior parte delle coltivazioni transgeniche, però, rispondono a un obiettivo economico: produrre di più, e più in fretta. Una coltivazione normale può poi venire inquinata da una transgenica. Il polline delle piante può percorrere centinaia di metri. E’ per questo motivo che le coltivazioni sperimentali, i cosiddetti "rilasci", vengono tenute segregate dalle coltivazioni normali.

Purtroppo però ciò avviene solo quando questi esperimenti sono condotti da istituti scientifici a fini di ricerca. Simili cautele sono rare nelle coltivazioni a fine commerciale, che sono molto più estese e meno controllate. La recente decisione dell’EPA statunitense, l’Agenzia per la Protezione Ambientale, va in controtendenza proponendo misure più restrittive anche per le coltivazioni commerciali.

Ci sono coltivazioni transgeniche nel nostro Paese? Si. Vengono gestite da istituti di ricerca oppure date in gestione a normali aziende agricole dalle industrie che producono semi transgenici. Coltivazioni commerciali su larga scala non ce ne sono, in quanto in Italia sono vietate, ma è permessa la loro importazione.

Gli OGM sono un vantaggio o un danno per l'economia ?

Gli accesi sostenitori delle biotecnologie applicate all’agricoltura dipingono panorami allettanti: piante più nutrienti, progettate per crescere nel deserto o per ridurre l’impiego di sostanze chimiche.

Di fatto, però, la maggior parte delle ricerche in questo campo viene condotta da veri e propri giganti dell’agrochimica che mirano principalmente all’aumento della produttività al fine di massimizzare i profitti.

Per questo motivo quasi tutte le piante transgeniche in commercio sono progettate per "funzionare" bene su larga scala, ovvero in coltivazioni intensive molto estese su territori omogenei come le grandi pianure americane o cinesi.

Le biotecnologie agricole sembrano non andare molto d’accordo nè con la conformazione territoriale europea, molto diversificata, nè con le sue esigenze economiche, in quanto l’eccesso di produzione agricola costituisce già un problema.

Un discorso valido in particolar modo per l’Italia, dove il territorio è ancora più differenziato così come lo sono le sue culture alimentari. Il nostro paese deteneva (nel 1999 n.d.r.), appena 2 dei 185 brevetti biotecnologici europei, che già sono un numero estremamente ridotto rispetto a quelli statunitensi.

Più che costituire un’occasione di rilancio della ricerca scientifica e dell’occupazione, come sostiene Assobiotec, l’associazione delle aziende biotecnologiche, il via libera ai brevetti e al rilascio di organismi modificati rischia di trasformare il nostro paese in un gigantesco laboratorio a cielo aperto.

Su oltre 972 esperimenti europei nel settore delle piante geneticamente modificate l’Italia è al secondo posto, con trecento siti di rilascio in un migliaio di luoghi sparsi per tutte le regioni. "Favorita", secondo gli esperti, dalla varietà del clima ma anche, soprattutto, dall’assenza di protocolli su ciò che viene chiamata biosafety – la sicurezza biologica – l’Italia più che luogo di ricerca sta diventando ottimo "poligono" dove Novartis, Monsanto e Pioneer possono condurre quegli esperimenti che i regolamenti di casa loro non consentirebbero.

Inoltre l’Italia non ha certo problemi di cultura alimentare, se mai al rilancio delle produzioni biologiche in tutto il mondo, proprio a causa della diffidenza dei consumatori nei confronti delle produzioni industriali, il nostro paese può rispondere con una forte tradizione basata sulla qualità e sulla differenziazione delle produzioni locali.

Il problema del transgenico italiano si presenta quindi dal suo lato prettamente economico, in parte perchè la ricerca pubblica manca di finanziare quei settori, come la virologia vegetale, dove le biotecnologie potrebbero costituire un’occasione per ridurre l’impiego di sostanze chimiche, in parte perchè è impossibile separare il transgenico alimentare dalle proprie origini, cioè mezzo di produzione creato su misura per i giganti mondiali della chimica.

Di fatto la possibilità di produrre alcune piante di largo consumo, come i pomodori, direttamente in laboratorio, più che costituire un’occasione d’impiego avrebbe la conseguenza di trasformare i coltivatori in salariati delle grandi aziende straniere. E la ricchezza maggiore del nostro paese, ovvero la qualità alimentare e la differenziazione, verrebbero spazzate via.

I campi transgenici poi potrebbero contaminare quelli naturali, è la preoccupazione che condividono molti operatori dell’agricoltura biologica. Finchè le coltivazioni transgeniche sono tenute rigidamente segregate da quelle naturali il problema non sussiste. Nel momento in cui, però, il transgenico venisse coltivato a scopo commerciale, come già accade in Spagna, sarebbe molto difficile evitare l’impollinazione incrociata, ovvero l’incrocio accidentale fra specie naturali e specie modificate. Con quali conseguenze è ancora tutto da scoprire.

Coldiretti si è dichiarata contraria alle coltivazioni transgeniche a scopo commerciale, per i problemi accennati sopra. L’opposizione si sta saldando con quella delle associazioni di altri paesi, come la Confédération Paysanne francese e la National Family Farm Coalition americana, per organizzare un’opposizione a livello mondiale.

Le coltivazioni transgeniche vengono avvertite come una minaccia economica e ambientale, anche perchè non tengono conto di un aspetto dell’agricoltura che è la sua multifunzionalità. Le coltivazioni non vanno considerate solo dal punto di vista produttivo ma anche in vista del ruolo che svolgono nel mantenimento del territorio e nell’economia di una regione.

Gli OGM potrebbero risolvere il problema della fame nel mondo ?

Secondo le Nazioni Unite nel corso del prossimo secolo la popolazione umana potrebbe raddoppiare, raggiungendo così la considerevole cifra di oltre 12 miliardi. In che modo verranno sfamate tutte queste persone? Secondo i produttori, l’emergenza alimentare potrà essere soddisfatta proprio dalle piante transgeniche. Le biotecnologie forniranno piante che producono di più, possono essere coltivate in terreni poco accoglienti, hanno minori perdite di raccolto. E bestiame più sano e rapido nella crescita.

Diecimila anni fa, quando è nata l’agricoltura, il mondo era abitato da 4 milioni di persone, pressapoco quante sono concentrate adesso nell’area urbana di Roma. Fino ad allora, e per circa tre milioni di anni, gli esseri umani avevano vissuto di raccolta, di allevamento del bestiame e di caccia. Per ottenere qualcosa da mangiare, i primi contadini usavano tecniche molto simili allo slash and burn (letteralmente taglia e brucia), che viene praticato dalle popolazioni amazzoniche. In pratica un’area della foresta veniva disboscata e seminata per qualche anno.

Quando la fertilità del suolo diminuiva, la si abbandonava e si lasciava ricrescere la vegetazione. Poi, per venire incontro alle esigenze alimentari di una popolazione che aumentava (circa 50 milioni nel 1000 a.c.), si diffusero sempre di più i campi permanenti. La rotazione di cereali e legumi veniva alternata a periodi di riposo, durante i quali sul terreno venivano lasciate ricrescere le erbacce.

In Italia i primi tentativi di forzare i ritmi delle stagioni risalgono alla fine del Medioevo: nei monasteri della al Padana venne diffusa la pratica della "marcita", un prato che si poteva utilizzare anche in inverno per la raccolta del foraggio. Era leggermente inclinato, e su di esso scorreva un velo d’acqua. In questo modo le piante non potevano gelare. Non si trattava certo di agricoltura intensiva, che inizia invece introno agli anni Sessanta. La potenzialità produttiva delle piante, per esempio i cereali, in questo periodo aumenta del 30 %. Ma la popolazione raddoppia, passando in solo quarant’anni (dal 1960 al 2000) da 3 a 6 miliardi.

Tutte queste persone devono trovare, oltre al cibo, anche spazio per abitare e lavorare. Il suolo fertile disponibile sulla Terra però non è infinito: sono 1,5 miliardi di ettari. Quello già utilizzato per l’agricoltura, in molte regioni, non ha più lo stesso potenziale produttivo che aveva trent’anni fa: salinizzazione, desertificazione, perdita di sostanza organica, inquinamento, provocano ogni anno la perdita di circa 10 milioni di ettari di terra arabile.

In una situazione come questa dunque, avere piante che producono di più aiuta fino a un certo punto. Prima di tutto perchè le sementi transgeniche costano, e non tutti gli agricoltori possono permettersi di acquistarle. Nel Paesi in cui c’è un tasso maggiore di povertà (e di fame), interessati, per esempio a coltivazioni resistenti alla siccità o a piante che hanno qualità nutritive più elevate, i contadini sono costretti a chiedere prestiti. Le somme potrebbero essere restituite facilmente come avviene da noi, se non ci fossero alcuni fattori di rischio: il prezzo delle coltivazioni (che è in concorrenza con il prodotto che arriva dalle nazioni occidentali, in genere eccedentarie), il risultato effettivo (non basta una semente buona, ci vogliono anche trattori, fertilizzanti e pesticidi), il tasso da usura praticato da chi presta i soldi.

Normativa sugli OGM

In molti Paesi del mondo esiste un quadro di riferimento normativo che regola il settore OGM, per garantire la biosicurezza, ossia un utilizzo in rispetto dei necessari livelli di sicurezza ambientale, della salute umana e di quella animale. I principi legislativi di riferimento a livello internazionale in tema di biosicurezza sono contenuti all'interno del Protocollo di Cartagena.

In Europa il contesto normativo sugli OGM, basato sul principio di precauzione, è oggi costituito dai seguenti testi:

Direttiva 2001/18/CE, che, sostituendo la 90/220/CEE, riscrive le regole base per l'autorizzazione al rilascio nell'ambiente di un nuovo OGM;
Regolamenti 1829 e 1830/2003/CE, che regolano l'autorizzazione e l'etichettatura/tracciabilità degli alimenti e dei mangimi (food & feed) costituiti o derivati da OGM;
Raccomandazione 556/2003, che indica le linee guida sulla coesistenza tra colture OGM e convenzionali, cui le norme nazionali e regionali dovrebbero allinearsi.
L'Italia ha recepito la direttiva 2001/18/CE attraverso il decreto legislativo 224/2003


FONTI: Wikipedia.org, Vasonline.it