sabato 27 novembre 2010

Il suicidio del cancro

Importante scoperta di ricercatori italiani all'estero: Una sostanza che produrrebbe l'autoeliminazione delle cellule ammalate in diversi tipi di cancro. La pubblicazione sul settimanale Science.
 

ROMA - Ricercatori italiani hanno scoperto un meccanismo molecolare per far suicidare cellule malate di cancro che potrebbe essere attivato per combattere molti tumori diversi: con questa scoperta, di recente pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, si potrebbe arrivare a nuovi farmaci ad 'ampio spettro' contro molti tipi di cancro. A dare la notizia lo scienziato Pier Paolo Pandolfi, direttore della ricerca al Beth Israel Cancer Center di Harvard School di Boston che ha coordinato il lavoro insieme a Paolo Pinton dell'Universita' di Ferrara. ''Da tempo sapevamo che una molecola chiamata PML, messa fuori uso nella leucemia promielocitica, serve a mandare a morte le cellule malate, cioe' che PML e' quello che chiamiamo un oncosoppressore'', ha spiegato Pandolfi, oggi intervenuto all'Universita' La Sapienza di Roma in occasione della presentazione del master "Le Scienze della vita nel Giornalismo e nei rapporti Politico-istituzionali''; ma rimaneva un mistero il meccanismo d'azione di PML e quindi la possibilita' di sfruttare la molecola dal punto di vista terapeutico. ''Abbiamo capito che PML e' messa KO non solo nella leucemia promielocitica, ma anche in altri tipi di cancro (prostata, polmone, cervello etc) - ha detto Pinton - inoltre abbiamo compreso il modo in cui PML induce al suicidio cellulare''. PML, hanno spiegato Pinton e Pandolfi, si lega a una 'proteina-canale' sulla membrana di un organello cellulare deposito di ioni calcio, il 'reticolo endoplasmatico'. Il canale si apre in risposta a PML e, come una diga, lascia uscire gli ioni che riempiono la cellula uccidendola. Questo "suicidio" regolato e' messo in atto quando la cellula e' danneggiata e irriparabile. Ma in alcuni tumori, in primis nella leucemia in cui il ruolo di PML e' stato scoperto, PML non funziona piu' e la cellula malata invece di suicidarsi prolifera. ''Adesso che grazie alla collaborazione avviata abbiamo scoperto qual' e' il target di PML - ha concluso Pinton - potremo mettere a punto dei farmaci molecolari specifici che mimino l'azione di PML e facciano suicidare le cellule malate''.

FONTE: TG1online
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-0c3320d6-32f6-47bf-b7a0-3cb6bef4cda6.html?refresh_ce



E' sempre bello sapere che la ricerca e la sperimentazione in campo medico-scientifico va avanti e che nuove scoperte si affacciano alla ribalta, scoperte come questa nella lotto contro il cancro che potrebbe rappresentare una svolta per il futuro.
Con un pizzico di campanilismo devo dire di essere contento anche del fatto che questa scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori italiani (come per il Prof. Zamboni e la CCSVI) benchè operanti all'estero. Il fatto che questi ricercatori nostrani lavorino fuori dai confini dell'Italia, ci deve però far riflettere sul fatto che il nostro "bel" paese dedica veramente poche risorse alla ricerca e sperimentazione, e così i nostri migliori "cervelli" spesso e volentieri sono costretti a emigrare all'estero per poter trovare le condizioni giuste nel portare avanti il loro preziosissimo lavoro di ricerca. E questo, bisogna dirlo, è veramente un gran peccato.

Marco

venerdì 26 novembre 2010

Polveri sottili e acque reflue, l'Italia deferita alla corte UE

La Commissione europea ha deciso di intervenire a causa del mancato rispetto delle legislazione in materia di Pm10 e trattamento dei liquami. Insieme a noi Spagna, Portogallo e Cipro. Sotto osservazione anche la direttiva sul rendimento energetico degli edifici

BRUXELLES - La Commissione europea punta il dito sul Paese e ha deciso di mettere l'Italia sul banco degli imputati alla Corte di giustizia dell'Ue. Sotto accusa, i livelli di polveri sottili e trattamento delle acque reflue.

Nel primo caso, il nostro Paese è stato deferito insieme a Spagna, Portogallo e Cipro. Per Bruxelles "non è stato finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di Pm10", i cui valori limite sono stati superati in numerose zone.

Gli Stati membri dovevano adeguarsi entro il 2005 alla legislazione europea, secondo la quale i cittadini non dovrebbero essere esposti alle microparticelle Pm10 i cui valori limite non devono essere superati per più di 35 volte in un anno di calendario. Un'esenzione è possibile fino a giugno 2011, ma solo se il Paese dimostra di avere adottato misure per rispettare gli obblighi entro il termine proprogato. La Commissione, però, ritiene che, per quanto riguarda l'Italia, "le condizioni per concedere la proroga non siano state rispettate" e per questo "ricorre alla Corte di giustizia europea".

La Commissione europea ha anche deciso per di intervenire contro il nostro Paese per il mancato rispetto delle normative comunitarie sul trattamento delle acque reflue provenienti da vari comuni della provincia di Varese e sversate nel bacino del fiume Olona. In questo caso si tratta in realtà di un secondo ricorso, per inadempienza rispetto a una sentenza della Corte già emessa quattro anni fa, nel novembre 2006, a cui le autorità italiane non hanno mai dato esecuzione. In caso di un seconda condanna, l'Italia rischia quindi pesantissime sanzioni pecuniarie giornaliere, proporzionali alla durata del mancato adeguamento.

Una terza procedura d'infrazione decisa oggi dalla commissione contro l'italia, anche se a uno stadio meno avanzato, riguarda la direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici, le informazioni utili sugli immobili che i cittadini acquistano o affittano. In questo caso si tratta di un 'parere motivato': Bruxelles minaccia il ricorso in Corte Ue se l'Italia non adotterà entro due mesi una normativa conforme alle esigenze della direttiva in materia di rilascio degli attestati di rendimento energetico degli edifici, e che includa anche l'obbligo di ispezioni periodiche degli impianti di condizionamento d'aria per valutarne il rendimento.
(24 novembre 2010)



Tanto per cambiare l'Italia non è a norma per quanto concerne le normative riguardanti l'inquinamento atmosferico, polveri sottili nella fattispecie, e il trattameto della acque reflue. Mi soffermo in particolar modo sul primo problema: cosa si può fare per contenere queste polveri sottili, così dannose per la salute dell'uomo? Si può fare tanto e ognuno di noi può fare la sua parte, senza dover sempre aspettare che lo Stato o la provincia o il nostro comune d'appartenenza emetta leggi o provvedimenti restrittivi. Iniziamo con il limitare il più possibile l'uso delle automobili.... spostiamoci a piedi se possiamo, in bicicletta (grande invenzione questa) o con i mezzi pubblici. Cerchiamo, se possibile, di acquistare anche macchine che vadano, per esempio, a metano, anzichè a benzina (io ne ho avute 2 in passato e non mi sono certo pentito di averle avute) in attesa di quelle, ancor più ecologiche, che andranno ad energia elettrica o ad idrogeno. E poi... e poi... questo è competenza di chi ci governa però... piantiamo tanti, tanti alberi dovunque, anche e sopratutto all'interno delle città. Gli alberi assorbendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno purificano l'aria e la rendono più salubre e pulita. Persino tenere qualche pianta in casa contribuisce a migliorare notevolmente l'aria al suo interno. Chi non vorrebbe vivere in città con più alberi e maggiori spazi verdi? Se ci pensiamo basta poco per migliorare le cose..... l'inquinamento non scomparirà, almeno finchè vivremo in quest'era in cui domina il petrolio, ma l'aria che respiriamo nelle nostre città sarà certamente più pulita.

Marco

martedì 23 novembre 2010

Aids, arriva la pillola preventiva

Il medicinale è il prodotto della miscela di altri due principi attivi. Nei test su un campione di popolazione maschile a rischio, la sua assunzione quotidiana si è dimostrata in grado di far crollare del 44% i casi di malattia e del 70% le probabilità di infezione. Obama: "L'inizio di una nuova era nella prevenzione"

ROMA - Una pillola blu nata dalla miscela di due farmaci è riuscita a ridurre del 44% i casi di infezione da Aids in un campione di popolazione maschile ad alto rischio di contagio. Il farmaco si chiama Truvada e, secondo i risultati dei test, la sua assunzione quotidiana fa crollare i rischi di infezione da Hiv di oltre il 70% fra gli uomini che ne hanno fatto un uso regolare per due anni. Secondo gli autori della ricerca, è la prima volta che si riesce a dimostrare che il rischio di contagio del virus può essere ridotto attraverso un farmaco preventivo.

L'annuncio della scoperta è stato dato sul New England Journal of Medicine e confermato dal National Institutes of Health americano. Sollevando un un entusiastico commento del presidente Obama: “Sono incoraggiato da questo annuncio di una ricerca così dirompente nel campo della prevenzione dell'Hiv. C'è ancora da fare, ma questo tipo di studi segnano l'inizio di una nuova era nella prevenzione".

Il test è stato condotto da un team internazionale di scienziati in varie parti del mondo su un campione complessivo di circa 2.500 gay, transgender e maschi bisessuali. Il Truvada è il frutto della "combinazione" di due altre molecole della Gilead Sciences Inc, tenofovir e l'emtricitabina, già usati nel trattamento delle infezioni da Hiv.

Lo studio 1, chiamato iPrEx, ha preso in considerazione un campione molto ampio. Gli scienziati della University of California di San Francisco hanno infatti condotto per due anni - dal luglio 2007 al dicembre 2009 - una sperimentazione su 2.500 uomini (bisessuali e omosessuali) provenienti da sei paesi: Stati Uniti, Sud Africa, Brasile, Thailandia, Ecuador e Perù.

"I risultati - spiega Anthony S. Fauci, capo della divisione del National Institutes of Health, che ha finanziato lo studio insieme con la Bill and Melinda Gates Foundation - fanno ben sperare, soprattutto perché il farmaco in questione funziona, non ha mostrato resistenza ed è già in commercio".

I ricercatori temevano che assumere il Truvada desse un falso senso di sicurezza e che, per questo, rendesse gli uomini meno propensi a usare il preservativo con i propri partner. In realtà è successo il contrario: non solo il farmaco ha funzionato, ma ha anche ridotto i rapporti a rischio. Lo studio avverte, però, che il livello di protezione varia notevolmente a seconda dell'aderenza alla terapia. In altre parole, più gli uomini rispettavano le dosi prescritte dai ricercatori, tanto più aumentava l'efficacia della molecola. Chi usava correttamente il prodotto, rispettando la terapia nel 90% dei casi, vedeva ridursi il rischio di Hiv nel 73 per cento dei casi; in quelli che avevano un'aderenza inferiore al 90 per cento, il rischio è sì diminuito, ma solo del 21%.

Secondo i ricercatori, questo tipo di protezione, chiamata Prep (Pre-Exposure Prophylaxis), potrebbe essere utile soprattutto per quegli uomini che, prostituendosi, non usano il preservativo; per quelli che sono a rischio di violenze sessuali, come accadere a detenuti; per chi perde le inibizioni perché sotto gli effetti dell'alcol.

Il tenofovir, uno dei due principi attivi del Truvada, aveva già mostrato di funzionare come "barriera" contro l'Aids. Alla Conferenza internazionale di Vienna sull'Aids, dello scorso luglio, gli esperti avevano mostrato che grazie alla combinazione con un gel, il farmaco antiretrovirale dava una copertura al virus nel 39% dei casi, una percentuale che salirebbe al 54% con la massima aderenza alla terapia. I risultati, si leggeva nei risultati dello studio pubblicato su Science, parlavano chiaro: il gel battericida riduce del 50% la percentuale delle infezioni dopo un anno di utilizzo, del 39% dopo due anni e mezzo.

"Il Truvada - dicono ora i ricercatori di San Francisco - ha una marcia in più rispetto al gel microbicida: è già disponibile e prescrivibile in molti paesi, mentre il gel c'è, ma in piccole quantità ed è utilizzabile solo per le sperimentazioni cliniche". Il test non è concluso. I 2.499 uomini coinvolti nella sperimentazione continueranno ad assumere il Truvada e ad essere controllati. In questo modo sarà possibile controllare la resistenza al farmaco e verificare l'eventuale presenza di effetti collaterali nel lungo termine. Finora, come conseguenza fastidiosa si è registrato solo il mal di testa.

LE LINEE GUIDA USA 2
In merito al Truvada, il Center for disease control and prevention ha pubblicato le linee guida provvisorie per gli operatori sanitari. Eccole: 1) Il Prep ha dimostrato di ridurre l'infezione da Hiv tra gli uomini che hanno relazioni sessuali con altri uomini. Non ci sono dati in relazione alla sua efficacia tra gli eterosessuali o consumatori di droghe iniettabili. 2) Il farmaco sperimentato è il Truvada che è già in commercio. Tuttavia i pazienti devono sapere che la prevenzione rispetto all'Hiv non è attualmente indicata fra gli usi sull'etichetta del farmaco. 3) Il Prep deve essere utilizzato solo tra individui che sono Hiv-negativi. Prima di sottoporsi alla terapia è necessario fare il test. 4) Il Prep non dovrebbe mai essere visto come la prima difesa contro l'Hiv. Anche perché non protegge dalle altre malattie sessualmente trasmissibili. 5) Il punto cinque ricordare le regole basilari di prevenzione per gli uomini che fanno sesso con gli uomini, dal test sul partner all'uso del profilattico. 6) Il farmaco ha dimostrato di essere efficace solo se si rispetta il regime giornaliero. 7) Il Prep deve essere assunto sotto controllo medico.

23 novembre 2010

FONTE: repubblica.it
http://www.repubblica.it/salute/medicina/2010/11/23/news/aids_scoperta_la_pillola_preventiva_che_abbatte_i_rischi_di_contagio-9414986/

lunedì 22 novembre 2010

Valeria, affetta da tetraparesi spastica, ha bisogno del nostro aiuto

Ciao a tutti,

sono Ilenia, la mamma di Valeria, una bellissima bambina di due anni affetta da una grave malattia invalidante che le impedisce di camminare, parlare, muoversi e giocare come tutti gli altri bambini della sua età.

Valeria nasce il 2/08/2006, in anticipo di 6 settimane rispetto alla data prevista per il parto; un parto cesareo programmato visto che Valeria era podalica.
La gravidanza ha avuto un decorso normale, senza alcuna avvisaglia di quello che poi si sarebbe rivelato un problema serio! Nessuna ecografia mise infatti in evidenza il “piccolo” problema di Valeria; una vasta lesione cerebrale le cui cause sono tutt’ora sconosciute che le ha letteralmente “mangiato” buona parte dell’emisfero di destra lasciando intatto solo una residua componente dell’emisfero sinistro ed una piccola componente del lobo temporale di destra.
Una malattia che non ha un nome ne’ una definizione ma la cui conseguenza è il ritardo mentale e motorio comunemente definito come “tetraparesi spastica”.

Non vidi la mia bambina per due lunghissimi giorni, non ebbi neppure il tempo di stringerla un momento dopo il parto, come fanno tutte le mamme coi loro bambini appena nati. La misero in incubatrice senza darmi alcuna spiegazione se non vaghe informazioni riguardo il suo stato di salute, apparentemente buono visto l’alto punteggio di Apgar alla nascita.

Dopo 11 giorni ci mandarono a casa, finalmente insieme, con un appuntamento già fissato in agenda per una risonanza magnetica per valutare l’entità della lesione.

Nessuna persona che non abbia un figlio al quale tiene più di ogni altra cosa può immaginare il dolore e lo sgomento che ho provato nel vedere le immagini della risonanza. Tutti quegli spazi vuoti nella testolina di Valeria non potevano permetterle sicuramente di sorridermi o di mangiare autonomamente o tante altre cose che Valeria faceva senza apparentemente nessun problema!

Valeria è un piccolo miracolo!
Dopo due anni di cure, di visite e di sforzi (nostri e soprattutto suoi) ora ha realmente un contatto col mondo.

Vede e sorride, anche se la lesione è estesa anche al nervo ottico;
mangia con gusto e a volte riesce anche a giocare e ad esprimersi con suoni in risposta alle nostre parole.

Tutto questo lo fa con solo 1/3 della materia cerebrale di un bambino normale!

Ma il lavoro da fare è ancora lungo e le cure costose e speriamo, con questa storia e queste immagini, di sensibilizzarvi
a tenderci una mano per riuscire a raggiungere un altro traguardo importante per Valeria; un viaggio della speranza in Thailandia per effettuare un trapianto di cellule staminali per riempire quei “vuoti” che impediscono a Valeria di vivere come qualsiasi altro bambino.
Le sei iniezioni necessarie per un primo ciclo di cure di 45 giorni costano

36.000 €!!!

E per questo chiediamo tutto l’aiuto possibile.

Anche un piccolo contributo è importante per poter raggiungere questo nostro traguardo!

FONTE: comitatopervaleria.it


Comitato Promotore per Valeria

Fai la tua donazione sul conto corrente postale

92710664

intestato a :

COMITATO PROMOTORE PER VALERIA

via Milano 183 - 20099 - Sesto S. Giovanni Milano
CF dell’associazione: 94612890155
IBAN IT35V0760101600000092710664



Sono molto felice di poter pubblicare questa richiesta d'aiuto per questa bellissima bambina, Valeria, bella ma purtroppo sfortunata per essere nata senza una parte consistente del suo cervello, cosa questa che le impedisce di poter fare gran parte di quelle cose che normalmente riesce a fare qualsiasi bambino sano. C'è tuttavia una speranza per lei.... quella del trapianto di cellule staminali nel suo cervello. Questa speranza però è legata alla generosità della gente perchè queste cure costano molto care. Ecco allora che o
gnuno di noi può contribuire, in base alle proprie possibilità, ad aiutare Valeria ad avere una vita migliore, ognuno di noi può fare la sua parte per far sì che la piccola Valeria possa avere un futuro come quello di qualsiasi altro bambino.

Marco

sabato 20 novembre 2010

La donna allergica a tutto che rischia la vita per un po’ di polvere

Domenica 26 settembre 2010

Una malattia rara le impedisce di vivere una vita normale, allergica a qualsiasi sostanza chimica Marinella Oberti cinquantadue anni di Bergamo teme per la sua vita. A breve inizieranno dei lavori di ristrutturazione nella palazzina in cui abita insieme al marito e i solventi utilizzati potrebbero esserle letali.
Marinella trascorre le sue giornate chiusa in casa, come una detenuta, limitando i contatti con l’esterno, proteggendosi con mascherina e guanti. Persino mangiare può essere pericoloso, i pochi cibi biologici che le sono consentiti costano quanto un pranzo in un ristorante segnalato sulla guida Michelin.
Detersivi rigorosamente banditi, i suoi abiti non possono più trovare collocazione nell’armadio contaminato da profumi e sostanze di cui lei è fortemente intollerante.
Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla (M.C.S) è il nome della malattia di cui è affetta Marinella, diagnosticatale nel 2005 dopo più di trent’anni di ricerche per capire di cosa soffrisse.
Ora la sua condanna all’isolamento è definitiva; per poter leggere un libro, un giornale, una rivista deve far decantare la pubblicazione per giorni sul terrazzo e indossare protezioni. Nemmeno la televisione può consolarla perché col tempo Marinella è diventata anche elettrosensibile.
Dopo lunghe lotte giudiziarie la Corte d’appello di Brescia le ha riconosciuto la malattia a causa della quale oggi è invalida al 100%. Il suo problema ora però potrebbe trasformarsi in dramma. Nella palazzina in cui i coniugi abitano in città, a giorni inizieranno i lavori di ristrutturazione che Marinella era riuscita a sospendere temporaneamente impugnando davanti al giudice del tribunale di Bergamo la delibera condominiale.
Gli interventi programmati mettono in serio pericolo la sua vita. L’ultimo termine è però scaduto lo scorso 31 agosto, da un momento all’altro sarà aperto il cantiere e per la signora Oberti potrebbe iniziare un incubo.
Marinella è consapevole d’essere una vicina di casa scomoda, forse anche per questo ha ricevuto dal proprietario lo sfratto. Le valigie sono pronte, ma non riesce a trovare una sistemazione idonea per le sue condizioni di salute.
Servirebbe una casa unifamiliare proprio per evitare contrasti e liti coi condomini, un edificio realizzato almeno da 15-20 anni (tempo necessario per neutralizzare gli effetti chimici delle sostanze utilizzate nella costruzione) e lontano da negozi e fabbriche.
Marinella è disposta a cambiare città, a trasferirsi ovunque anche se ciò comporterebbe per il marito la perdita del lavoro, ma la sua vita vale questo sacrificio. È una donna combattiva, determinata, se non dovesse trovare una casa adatta alla sua situazione promette di andare a vivere in automobile sostando davanti a Palazzo Frizzoni, sede del comune.
L’amministrazione in realtà le ha proposto qualche soluzione abitativa, risultata però inadatta.
Marinella non chiede soldi, ma il diritto di vivere dignitosamente un'esistenza già sacrificata da una malattia degenerativa che le impedisce persino di abbracciare le persone che ama.

FONTE: noviolenzadonne.blogspot
http://noviolenzadonne.blogspot.com/2010/09/la-donna-allergica-tutto-che-rischia-la.html



Quasi per caso sono venuto a conoscenza della dolorosa situazione di Marinella Oberti, 52enne di Bergamo malata di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), a grande rischio per la propria vita a causa di lavori di ristrutturazione che avverranno nella palazzina in cui abita. Questo articolo risale a poco più di 20 giorni fa e quindi ignoro come la situazione si possa essere evoluta in questo lasso di tempo.... certo è che quella della casa è davvero un grande problema per chi è malato di MCS e sarebbe veramente auspicabile iniziare seriamente a pensare di realizzare delle case fatte apposta per i malati di questa patologia. La cosa a mio parere è fattibile, tanto è vero che in Svizzera sta già sorgendo qualcosa del genere e negli Stati Uniti esiste l'Associazione ReShelter che si occupa proprio del problema di trovare sistemazioni abitative adeguate per i malati di MCS. Qui in Italia, inutile nasconderlo, siamo più indietro rispetto agli Stati Uniti e alla Svizzera, ma è ora che anche qui da noi si faccia qualcosa in questa direzione. Ci vorrà del tempo ma bisognerà arrivarci prima o poi.... per il bene di tanti malati.

Marco

venerdì 19 novembre 2010

Associazione statunitense no-profit si occupa di alloggi per malati di MCS



Reshelter è un'organizzazione statunitense no-profit costituitasi recentemente che ha lo scopo di affrontare l'urgente bisogno di un alloggio sicuro per persone con sensibilità ambientale che hanno reazioni fisiche pericolose a livelli estremamente bassi di sostanze chimiche, muffe, campi elettrici e altri fattori ambientali ed hanno grande difficoltà a vivere nelle case costruite in modo convenzionale.
L'organizzazione statunitense di beneficenza è attualmente impegnata ad affrontare la crisi globale degli alloggi e l'alto numero di senzatetto e di suicidi tra le persone colpite da sensibilità ambientale. Le attività di Reshelter, finanziate grazie ad una raccolta di fondi, consistono nella concessione di sovvenzioni per l'acquisto di alloggi, promuovendo la progettazione e la costruzione di alloggi sani e di comunità, nella diffusione della consapevolezza della patologia ambientale e dell'importanza vitale di alloggi sicuri per i malati.

FONTE: multisensitivities.blogspot
http://multisensitivities.blogspot.com/2010/07/negli-usa-unassociazione-no-profit-si.html

SITO:
http://reshelter.org/


E' una bellissima cosa che esistano organizzazioni come queste.... l'augurio naturalmente è che anche in Italia possa nascere un organizzazione del genere per i tanti malati di MCS che hanno il grande problema di poter avere una casa adeguata alle loro necessità. Speriamo che si possa fare qualcosa in questo senso perchè il problema c'è e andrebbe affrontato sul serio e possibilmente presto.

Marco

mercoledì 17 novembre 2010

Sla: protesta malati a Roma contro tagli

Il governo promette fondi, previsto emendamento in finanziaria

17 Novembre 2010

ROMA - Hanno sfidato anche la pioggia, oltre che la malattia, i malati di Sla che hanno passato la giornata sotto la sede del ministero dell'Economia. Una decina di pazienti da tutta Italia sono arrivati a Roma, con lettighe e sedie a rotelle, "non per chiedere la carita", come hanno fatto notare più volte, ma per rivendicare il diritto all'assistenza, negato anche dai numerosi tagli del governo. Il presidio si è chiuso con l'assicurazione da parte del ministero che i fondi saranno nella Finanziaria ora in discussione, ma sulla promessa pesa la spada di Damocle della possibile richiesta della fiducia, che renderebbe impossibile qualsiasi emendamento. A molti dei 5mila malati italiani, hanno fatto notare gli organizzatori della manifestazione, al momento manca tutto: non c'é assistenza, non ci sono fondi per aiutare le famiglie costrette a spendere fino a 5mila euro al mese per le cure e i dispositivi tecnologici necessari, e non ci sono neanche linee guida univoche sulla malattia, al punto che anche all'interno di una stessa Asl i pazienti vengono trattati diversamente. Il minimo indispensabile chiesto al Governo è un fondo di 100 milioni di euro, per aiutare le famiglie, oltre alla revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza fermi sulla scrivania del ministro da due anni: "Un malato di Sla è posto costantemente di fronte a un bivio - ha affermato Alberto Damilano, medico e malato di Sla - decidere che questa non è più vita e lasciarsi morire, o decidere di continuare a vivere. La differenza la possono fare solo quelle misure che possono evitare ad ogni malato di vedere i propri familiari consumarsi agli arresti domiciliari insieme a loro".

Fra le lettighe è spuntata anche Mina Welby, la moglie di Piergiorgio, che conosce bene le difficoltà a cui vanno incontro i familiari dei malati: "Io inviterei il ministro a passare 24 ore con un malato per rendersi conto di come vivono - ha affermato - voglio che i malati abbiano l'assistenza di cui hanno bisogno per avere una vita dignitosa". Welby ha anche ricordato i tagli effettuati dal Governo che pesano sui malati: "Il Governo ha tagliato 400 milioni di euro - ha spiegato - di cui 300 per la non autosufficienza e altri 100 per la formazione di personale qualificato che costerebbe meno degli infermieri professionali". Dopo diverse ore di attesa finalmente una delegazione formata da due malati e dal presidente dell'associazione 'Viva la vita onlus' che ha supportato la manifestazione sono stati ricevuti da un dirigente del ministero, riuscendo a strappare la promessa, poi confermata da un comunicato stampa ufficiale, dell'inserimento di un emendamento in finanziaria con dei fondi ad hoc: "Ma c'é l'incognita della fiducia - spiega Mauro Pichezzi, presidente di Viva la Vita onlus - se verrà posta non sarà possibile fare niente". L'annuncio dell'emendamento è stato accolto comunque con favore sia dai malati, che per ora hanno deciso di sospendere il presidio, sia da diversi esponenti politici tra cui il ministro della Salute Ferruccio Fazio e il presidente della Commissione d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando. Fuori dal coro invece Maria Antonietta Farina Coscioni, secondo cui "L'impegno assunto di un emendamento in loro favore non è una garanzia di nulla perché al momento è impossibile avere nota e conoscenza del suo contenuto". La sentenza si avrà comunque già dai prossimi giorni, quando la discussione della Finanziaria entrerà nel vivo.

FONTE: Ansa.it
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/11/16/visualizza_new.html_1700214386.html


Le parole pronunciate dal Dott. Damilano, medico e malato di SLA, in questo articolo fanno venire i brividi: "Un malato di Sla è posto costantemente di fronte a un bivio; decidere che questa non è più vita e lasciarsi morire, o decidere di continuare a vivere. La differenza la possono fare solo quelle misure che possono evitare ad ogni malato di vedere i propri familiari consumarsi agli arresti domiciliari insieme a loro".

Credo che i nostri "cari" politici dovrebbero meditare attentamente queste parole prima di fare certi tagli: tagliare fondi e assistenza a questi malati può determinare la scelta di queste persone di vivere o di morire! E' forse una cosa di poco conto questa? Come si può, mi chiedo io, arrivare anche soltanto a pensare di poter togliere l'INDISPENSABILE a delle persone che sono state colpite così duramente dalla vita? Con quale coraggio si può arrivare a tanto? Adesso si parla di ripristinare parte dei fondi che sono stati tolti, ma intanto il Governo è in bilico e il rischio che non se ne possa fare niente è molto concreto.
Cari politici... se foste voi al posto di questi invalidi che cosa fareste, che cosa direste, che cosa sperereste? Una sola cosa mi viene in mente di dirvi: VERGOGNATEVI !

Marco

lunedì 15 novembre 2010

Convivo tutti i giorni con dolori tremendi ma per lo Stato la mia malattia non è grave

Pia Zirpolo ha la Fibromialgia, che per la Sanità non è “invalidante”.

Dolori terribili, che non l’abbandonano mai. Alle braccia, alle gambe, a tutto il corpo. Pia Zirpolo, infermiera, 49 anni, di Lodi, combatte da un anno: è affetta da fibromi algia, una malattia autoimmune molto rara che causa dolori lancinanti 24 ore su 24 e che non è riconosciuta come invalidante dal sistema sanitario nazionale.
“Ti dicono che devi convivere con questo dolore. Da quando ho iniziato ad avere i primi sintomi, l’inverno scorso, non sono più la persona di prima”, dice Pia a Stop, “non riesco a fare la spesa, non posso più avere una vita normale”. La stanchezza cronica le impedisce di cucinare, la costringe a farsi aiutare dal figlio quando si veste. “Ho provato di tutto, una cura vera e propria non c’è. Ora uso solo antidolorifici e morfina, per placare il dolore. Sono tornata al lavoro, sono fortunata perché abito a poca distanza dall’ospedale. Ma quando torno a casa non ce la faccio, sono distrutta e devo subito andare a letto. Ormai ho esaurito i giorni di malattia e devo usare le ferie per stare a casa quando sono distrutta. Su internet sono entrata in contatto con diverse associazioni di malati di fibromialgia”, racconta la signora, “e con tante storie simili alla mia”.
In Italia solo il trentino riconosce la malattia, come avviene nel resto dell’Europa. Pia ha deciso di raccontare la sua storia e anche grazie a lei si apre uno spiraglio: L’Associazione policlinico Onlus sposa la sua causa e vuole costituire un comitato di controllo sulla malattia.

Fonte: settimanale Stop


Questa è l'intervista che Pia Zirpolo, malata di Fibromialgia, ha rilasciato alla rivista Stop uscita giovedì 11 Novembre.
Ringrazio di cuore Pia per questa sua preziosa testimonianza e come tutti i malati di questa tremenda patologia, mi auguro di cuore che possa essere al più presto riconosciuta dal nostro sistema sanitario nazionale. Ce nè veramente bisogno.

Marco

domenica 14 novembre 2010

Di cromo si muore




Il Blog di Beppe Grillo ha intervistato Roberto Topino, medico del lavoro, e un suo collaboratore, Roberto Bava sulle conseguenze dell'esposizione al cromo esavalente.

Roberto Topino:
"Il cromo esavalente è un metallo che viene utilizzato nell’industria per via delle sue proprietà anti ruggine.
Tant’è vero che metalli di qualità inferiore, tipo il ferro e altri metalli, vengono trattati al fine di rendere la superficie lucente e inattaccabile dagli agenti atmosferici.
Purtroppo, e questo vale sia per il cromo esavalente che per le altre sostanze utilizzate nell’industria come l’amianto e il nichel, è anche un cancerogeno, quindi se non viene utilizzato con tutte le precauzioni del caso, è un metallo che può provocare tumori nelle prime vie aeree, dello stomaco e del polmone, ed è attivo anche a concentrazioni molto basse.
Tant’è vero che a causa della sua capacità di infiltrarsi nel territorio, tenendo ben presente che la falda acquifera è sacra, è stato stabilito un livello internazionale di concentrazione del cromo esavalente che non dev’essere superato, di 5 microgrammi per litro.
Siamo arrivati fino a 455 microgrammi per litro e tuttora viene confermato che siamo sopra il livello stabilito, con punte che toccano i 30 microgrammi per litro d’acqua, quindi 6 volte oltre il limite.
Non si deve bere l’acqua che contiene cromo esavalente perché la sostanza ha delle proprietà mutagene, nel senso che può modificare il DNA, quindi c’è il rischio di contrarre dei tumori ma c’è anche il rischio di avere dei figli malformati, o comunque patologie di tipo malformativo e tumorale.
Il cromo esavalente si scioglie nell’acqua e poi, siccome la falda acquifera non è immobile, lo si può trovare anche a distanza di tempo e di luogo.
In campo professionale abbiamo visto dei tumori portati dal cromo esavalente, tumori ai polmoni, inoltre uno degli effetti più noti del cromo è la perforazione del setto nasale con sanguinamento e una serie di disturbi di tipo rinitico che però possono portare anche al tumore del polmone e dello stomaco.
Mi sento di dire la stessa cosa che vale per l’amianto: va tolto! L’unico amianto, nichel e cromo esavalente che non fanno male sono quelli che non ci sono.
E purtroppo abbiamo visto che tonnellate sia di cromo che di nichel sono stati riversati nella Dora Riparia addirittura con l’autorizzazione della provincia di Torino.
Qui si parla della ThyssenKrupp che si trova a poche centinaia di metri a monte.
In Rete ci sono immagini molto interessanti che sono state girate a Tezze, dove si vedono delle margherite che anziché essere tonde sono lunghe e strette.
Le chiamano le pratoline di Tezze, si possono vedere su Youtube.
Sono cresciute su un’area che è stata annaffiata con acqua proveniente da pozzi contaminati da cromo esavalente.
Abbiamo visto cose strane anche in Val di Susa, in un primo momento abbiamo pensato fosse stata la diossina, i policlòrobi fenili di un’acciaieria che si trova in Val di Susa, abbiamo trovato cicoria, prugne e rose malformate.
Qualche mese fa mi ha telefonato un giornalista di un giornale di Torino per dirmi che da un ponte della Dora Riparia di fronte all’acciaieria c’era uno scarico d’acqua che conteneva un liquido verde brillante tendente al giallo.
Io, in un primo momento e non conoscendo ancora la questione della presenza del cromo esavalente, non ho saputo rispondere con precisione.
Siamo tornati sul luogo quando abbiamo visto le carte che ci ha fornito Marco Bava, su cui sono evidenziati i punti degli scarichi dell’acciaieria.
Facendo una verifica di persona ho notato che sia dallo scarico che mi aveva fatto notare il giornalista, sia dallo scarico più a valle, quello di via Livorno, si nota uscire un liquido di colore giallo come questa maglia che è il tipico colore del cromo esavalente che vediamo anche nelle cabine di verniciatura dove si usano vernici al cromo e che vediamo anche nelle aree dove in passato sono stati svolti lavori di cromatura.
Adesso bisogna identificare il datore di lavoro e per conto di chi opera, perché potrebbero esserci anche responsabilità politiche, specie quando si decide di costruire alla svelta in determinate aree."

Roberto Bava:
"Finalmente ci sono delle indagini, come finalmente il giornale cittadino "La Stampa" ha pubblicato il 25 maggio del 2008 un articolo dal titolo molto chiaro, trasparente "Palazzi costruiti su scorie e veleni, denuncia per l'ex Villaggio olimpico di Spina A3", direi che tutto questo è stato proficuo per rendere cosciente la popolazione di quello che avveniva.
Però io sono andato a trovare le persone che ci abitano, sono coscienti, però mi hanno detto "...si però noi non abbiamo i soldi per andare via di qua" al che io ho ribattuto "E' un vostro diritto avere delle case su terreni salubri che non serviate come specchietto per le allodole per altre costruzioni.
Questa è l'area inquinata, secondo il comune, e qua hanno costruito le case popolari.
Come vedete qua intendono costruire altre case.
Quindi, in poche parole mi pare si poter affermare che questa è la storia del topo: se questi non muoiono costruiscono per gli altri.
Credo tuttavia non sia corretto agire così nei confronti delle persone più povere che non possono scegliere e che non sanno, quindi a questo proposito mi sento di garantire a queste persone e a tutti quelli che hanno questi problemi un'opportuna tutela legale con l'avvocato del giudice del Foro di Torino che si è dato disponibile.
Altro fatto importante, voi vedete che il cromo esavalente è concentrato in questa fascia, allora se voi sovrapponete le due aree potete vedere che non è vero che il cromo esavalente è solo qua perché qua hanno le scorie, ma è soprattutto concentrato qua dove c'erano le torri che servivano per la cromatura.
Ciò significa che anche chi abiterà qua si troverà di fatto ad avere questo problema di inquinamento di residuo di queste torri.
Ultima osservazione è che tutto ciò sta a pochi metri dal fiume, e questa è un'area particolarmente esondabile.
Quindi quando il fiume esce raccoglie tutto quello che c'è qua e se lo porta via.
Quindi io direi che bisogna smetterla a Torino e in tutt'Italia di continuare a speculare sulle ex aree industriali, che hanno già portato a sufficienza morte e problemi di inquinamento alle aree urbane, è giusto che queste aree ritornino alla città attraverso dei parchi, che i cittadini le riutilizzino per il tempo libero e che non siano ulteriormente sfruttate da speculazioni edilizie e da cementificazioni legate in un modo e in un altro ai partiti di governo e anche di opposizione, perché a Torino c'è anche questo consociativismo della spartizione della torta fra tutti quanti, magari anche con la regia della massoneria attraverso le banche."

FONTE: il Blog di Beppe Grillo
http://www.beppegrillo.it/2008/09/cromo_esavalent/index.html





Ecco un altro articolo sui danni provocati dall'inquinamento ambientale. In questo caso parliamo d'inquinamento da cromo esavalente, una sostanza estremamente tossica nonchè cancerogena per l'uomo.

Questa intervista al Dott. Topino, medico del lavoro, francamente mi ha molto preoccupato, sopratutto quando parla di elevate concentrazioni di cromo esavalente nelle falde acquifere, di molto superiori ai limiti stabiliti. E che dire poi dell'edilizia selvaggia che viene perpetrata in ex zone industriali non bonificate dove prima sorgevano delle acciaierie? Purtroppo è sempre la solita storia che si ripete..... i soldi dominano su tutto e chi se ne importa se la gente beve acqua tossica e cancerogena e abita in zone dove ci sono elevate quantità di sostanze nocive e metalli pesanti? La cosa brutta è che a rimetterci quasi sempre sono le persone innocenti, molto spesso ignare di tutto ciò, che a causa degli errori e delle speculazioni di poche persone finiscono prima o poi per contrarre tumori o altre malattie e, cosa forse ancor più brutta, finiscono anche con il trasferire un patrimonio genetico modificato da questa sostanze tossiche (vedi l'esempio delle margherite deformi che nascono in quei luoghi) anche ai propri figli, i quali inevitabilmente o nasceranno già malati oppure saranno più soggetti a contrarre malattie durante la propria vita. E' un cane che si mode la coda purtroppo e il responsabile di tutto questo è sempre e soltanto l'uomo.

Marco

mercoledì 10 novembre 2010

CCSVI nella Sclerosi Multipla: Al via la sperimentazione targata ZAMBONI

FERRARA. - Entro poche settimane un selezionato drappello di pazienti, formato da non più di 150-200 persone, varcherà la soglia dell’ospedale S. Anna motivato dalla stessa, condivisibile speranza: guarire dalla sclerosi multipla e tornare al più presto a condurre una vita normale. Subito dopo avere oltrepassato le portinerie dell’istituto, però, il gruppetto si sgranerà. Ad attendere i malati ci saranno infatti due diversi team di ricerca, apparentemente accomunati dallo stesso obiettivo, i cui referenti nazionali hanno ingaggiato da mesi una contesa scientifica che sta proiettando i suoi riflessi anche all’interno del S. Anna.

I risvolti di questo scontro (che contrappone in particolare chirurghi vascolari e neurologi) sono ignoti a buona parte del pubblico. Dalla fine del 2009 un crescendo di interesse ha accolto la notizia che al S. Anna è stato realizzato, quattro anni fa, lo studio pilota che ha aperto una nuova e incoraggiante prospettiva nel trattamento della malattia. Sessantacinque pazienti sono stati sottoposti dall’equipe guidata dal prof. Paolo Zamboni, direttore del Centro di malattie vascolari, ad un intervento di radiologia interventistica che si proponeva di normalizzare il flusso della circolazione venosa nel cervello degli ammalati.
L’esito dell’indagine è stato sorprendente, registrando fra l’altro una regressione dei sintomi in un significativo numero di casi clinici. Zamboni sostiene di aver individuato una patologia, la Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebro-spinale), che nell’indagine condotta con la collaborazione di due specialisti, Fabrizio Salvi, neurologo del Bellaria (Bologna), e Roberto Galeotti, radiologo interventista del S. Anna, ostacolerebbe il regolare deflusso del sangue dal cervello dei pazienti determinando nell’organo un anomalo accumulo di ferro, responsabile delle lesioni associate all’insorgenza della sclerosi multipla. Cinque o sei anni fa, quando stava ancora gettando le basi della sua ricerca, Zamboni chiese la collaborazione di altri specialisti dell’ospedale S. Anna. La sclerosi multipla è sempre stata, in passato, materia di preminente competenza del neurologo, motivo per cui si mise in contatto con gli specialisti che lavoravano per l’ospedale e per l’ateneo estense.
La collaborazione, pur avviata fra Zamboni e l’unità operativa di Neurologia del S. Anna diretta dalla prof. Maria Rosaria Tola, non procedette però sul binario giusto e in breve si interruppe. La doppia sperimentazione che da novembre prenderà le mosse al S. Anna (forse l’unico centro in Italia che ospiterà contemporaneamente due indagini cliniche che si annunciano, più che complementari, antitetiche) nasce in un clima di diffidenza scientifica e si innesta su questa annosa rivalità. Zamboni dal 2006 in poi percorrerà altre strade: grazie alla segnalazione della prof. Alessandra Ferlini, dirigente della Genetica Medica dell’università di Ferrara, che sta approfondendo uno specifico ramo di studi, avvierà una fruttuosa alleanza operativa col neurologo del Bellaria Fabrizio Salvi, uno dei pochi in Italia che si è smarcato dalla posizione critica assunta sulla Ccsvi dalla Società italiana di neurologia. Fondamentale risulterà, inoltre, per l’equipe di Zamboni il lavoro di un altro specialista, il radiologo del S. Anna e dell’università di Ferrara Roberto Galeotti. Alla fine del 2009 la pubblicazione dello studio di Zamboni, nel frattempo corroborato da indagini scientifiche condotte anche all’estero, ha suscitato una vasta eco internazionale. La Regione Emilia Romagna ha deciso di promuovere una sperimentazione che avrà una duplice valenza: diagnostica (valuterà cioè se esiste la Ccsvi e se può essere efficacemente rilevata) e terapeutica (misurerà l’efficacia del trattamento di liberazione delle vene occluse nella cura della sclerosi multipla).

Il trial coinvolgerà 550 pazienti (un centinaio al S. Anna, da dove sarà coordinata la ricerca) in una decina - o forse più - di siti clinici con una procedura in doppio cieco. Costo presunto: ignoto, secondo voci ufficiose sarebbe vicino a un milione di euro. L’indagine promossa dall’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism) coinvolgerà invece 30 centri e 2000 pazienti (1200 con SM, 400 sani e 400 con altre patologie). A Ferrara saranno al lavoro due equipe, quella della dottoressa Maria Rosaria Tola, responsabile dell’unità operativa di Neurologia del S. Anna, e quella del prof. Enrico Granieri, direttore della Clinica neurologica, che eseguiranno i test su alcune decine di ammalati. Il fondo stanziato dalla Fism è di 900mila euro. Lo studio avrà una valenza epidemiologica e diagnostica, non sarà trattato l’aspetto terapeutico. Tra i gruppi che fanno capo alle due sperimentazioni autonome il dialogo, a Ferrara, è pressochè nullo. Zamboni, che in un primo tempo aveva aderito allo studio Aism-Fism, è uscito a settembre dal comitato scientifico sbattendo la porta. A suo avviso non fornisce garanzie adeguate sul rispetto del protocollo da lui stesso definito. La Fism-Aism ha deciso di andare avanti. Per i pazienti una scelta che si annuncia ardua: a quale studio aderire?

FONTE: http://www.ccsvi-sm.org/?q=node%2F505



E' sempre una gioia da parte mia sapere che nel mondo la ricerca e la sperimentazione in campo medico vanno avanti, ed è una soddisfazione particolare sapere che ci sono medici in Italia, come il Dott. Zamboni, che non si fermano dinanzi alle concezioni mediche acquisite (spesso incomplete e talvolta anche errate) e vanno avanti nel ricercare le causee dell'insorgere delle malattie. In questo caso parliamo di Sclerosi Multipla, una malattia che colpisce milioni di persone in tutto il mondo..... la scoperta del Prof. Zamboni da una luce nuova a questa malattia e sopratutto da una concreta speranza di guarigione alle tante persone che ne sono colpite.
Quello che mi auguro è che la sperimentazione della scoperta del Prof. Zamboni che è iniziata proprio in questo mese, non debba essere "deturpata" da sciocchi individualismi e giochi di potere che portano solamente a separazioni e al rischio concreto, se la sperimentazione non verrà fatta nel modo migliore, di portare a risultati non veritieri. Quando c'è in gioco la salute dell'uomo ogni compromesso e individualismo deve essere messo da parte, come da parte deve essere messo ogni interesse di ordine economico.
Una moltitudine di malati di SM attendono con trepidazione l'esito di questa sperimentazione per potersi sottoporre al metodo Zamboni..... non possiamo assolutamente deluderli!

Marco

martedì 9 novembre 2010

CCSVI e Sclerosi Multipla: intervista al Prof. Zamboni

Professore, in cosa consiste esattamente l`Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale?
La CCSVI è una serie di restringimenti multipli nelle principali vene che trasportano il sangue dal cervello al cuore come ad esempio le vene giugulari interne. In esse ci sono delle valvole malformate che come membrane all`interno del lume ostacolano il normale flusso del sangue. A questo punto la circolazione cerebrale può depurare il sangue venoso solo attraverso vene più piccole a più bassa portata e quindi insufficienti a drenare un organo importante come il cervello.

Cosa ha acceso la lampadina di un possibile nesso con la Sclerosi Multipla?
Le placche della sclerosi multipla sono infilate l`una sull`altra su di un filo che è il sistema venoso intracerebrale. Questa notizia scientifica è nota da moltissimo tempo. Quello che abbiamo aggiunto e che questi fili circolatori sono connessi alle principali vene fuori dal cranio che come ho detto sono ostruite. Dunque il mio lavoro è consistito nel riprendere delle vecchie ricerche e svilupparle utilizzando un mio personalissimo background scientifico di emodinamica venosa, utilizzando apparecchiature che alla metà degli anni `60, allorché le ricerche sulle vene nella Sclerosi Multipla si arrestarono, non erano disponibili.

Ci può parlare della tecnica da lei realizzata per il trattamento della patologia, definita "liberazione"?
Secondo i dati che abbiamo a disposizione, oggi, una percentuale rilevante di persone con sclerosi multipla, oscillante fra il 56 ed il 100%, hanno vene chiuse. Esse sono quindi potenzialmente disostruibili, se attraverso l`esame ecoDoppler si rilevasse la CCSVI. Questi sono i possibili beneficiari dell`angioplastica.
Attualmente il legame tra le due patologie è allo studio. Quali sono le sperimentazioni in atto e dove si stanno portando avanti? Quali sono i risultati e quanto si dovrà attendere per avere delle conferme?
Ulteriori studi diagnostici stanno realmente fioccando da varie parti del mondo, confermando la presenza della CCSVI nella Sclerosi Multipla a differenti latitudini ed in differenti gruppi etnici. Questo non fa altro che confermare come questo meccanismo sia ubiquitario e come esso non possa che giocare un ruolo fondamentale nella sclerosi multipla. Gli studi randomizzati sul trattamento saranno invece disponibili in un paio di anni. Ad essi è demandato la conferma che il trattamento endovascolare determini benefici che contrastino la naturale storia disabilitante della malattia.

In Italia ci sono centri che già praticano la terapia per la cura della CCSVI?
In questo momento il trattamento non è consentito al di fuori di sperimentazioni. Però lo studio randomizzato che andremo a realizzare prevede la presenza di altri centri che ci affiancheranno, permettendo così la terapia in altri ospedali di riferimento sul territorio nazionale.

Su Internet si moltiplicano i gruppi, diffusi ormai in tutto il mondo, a sostegno della sua scoperta. Qual è il suo commento in proposito?
I commenti sono diversi. Il primo è che internet è uno strumento meraviglioso di diffusione delle conoscenze, il secondo è che essendo i malati di questa patologia generalmente persone giovani ne riescono a sfruttare pienamente le potenzialità. Il terzo commento è che 3 anni dopo la sperimentazione non potevo più chiedere ai nostri pazienti di tacere. Le testimonianze da essi date nei blog agli altri malati probabilmente sono così evidenti che vanno ben oltre rispetto ai dati scientifici. Infine il meccanismo proposto dalla mia teoria è di più semplice comprensione rispetto quello di altre posizioni scientifiche.

di Cosimo Colasanto (23/03/2010)

FONTE: IlSole24Ore


Ho pensato di postare questa intervista del Marzo scorso al Prof. Zamboni, perchè in questo mese è iniziata ufficialmente la sperimentazione del metodo Zamboni per la cura della Sclerosi Multipla. C'è tanta attesa e tanta speranza in questa sperimentazione che nei primi studi pilota ha dato risultati molto incoraggianti.... ora i malati di Sclerosi Multipla hanno veramente un valido motivo per sperare.

Marco

domenica 7 novembre 2010

Leucemie infantili, è allarme ! Sotto accusa l'inquinamento ambientale.

MILANO. I medici segnalano che sette bambini che vivono nella stessa zona della città si sono ammalati di questa grave patologia. «Caso raro, siamo preoccupati». Sotto accusa l’inquinamento ambientale.

Sette casi di leucemia infantile, tutti registrati a dicembre scorso nella stessa zona di Milano. Due addirittura nella stessa scuola. Un caso raro, che allarma gli esperti. E sotto accusa c’è l’esposizione ripetuta delle madri a bassi, ma continui, livelli di sostanze inquinanti. L’allarme è di Ernesto Burgio, coordinatore nazionale del Comitato Scientifico dell’Associazione medici per l’ambiente (Isde) lanciato a margine del workshop nazionale su “Le politiche per l’ambiente e la salute” tenutosi a Roma lunedì scorso.

Perché siete preoccupati?
Sette leucemie significano moltissimi casi, perché la leucemia non è una malattia frequente. Alcuni ematologi, oncologi e epidemiologi di grandissimo livello come il professor Masera, hanno cominciato ad interrogarsi su quanto accaduto. E finalmente si è posta l’attenzione sulle origini di queste patologie.

Che cosa sta emergendo?
Probabilmente in questi ultimi vent’anni si è andati molto avanti sul piano della terapia, ma sul problema delle cause dei tumori si è molto più indietro. è anche per questo che le associazioni dei familiari dei bambini colpiti hanno ripetutamente chiesto di lavorare di più in questa direzione e non soltanto per migliorare le capacità diagnostiche e terapeutiche quando ormai la malattia è conclamata. E anche in occasione di questo “cluster” di Milano, ci hanno contattato. Ci hanno chiesto di lavorare con loro, sapendo che in Isde lavorano insieme oncologi, pediatri, epidemiologi, tossicologi e genetisti di livello internazionale: hanno capito che solo un lavoro interdisciplinare può arrivare a capire quali sono le vere cause di questo continuo aumento di tumori: leucemie, linfomi, tumori cerebrali.

Quali potrebbero essere le cause di questi cluster?
Questo è ancora un mistero. Un importante oncoematologo inglese, Mel Greaves, è stato chiamato ad esprimersi sul caso, e ha detto che la causa scatenante potrebbe essere stata un virus. Ma questo non significa che il virus è la vera causa della leucemia: significa, caso mai, che in quella zona di Milano sette bambini presentavano, probabilmente da mesi o da anni, una condizione di pre-leucemia, cioè uno stato precancerogeno che il virus ha attivato.

Che cosa faceva sì che questi bambini fossero in una condizione pre-leucemica?
E' sempre più chiaro, in base a numerosi studi, che l’esposizione dei genitori ad una serie di sostanze pericolose che si accumulano nel tessuto adiposo della madre, e che comunque colpiscono i gameti sia della madre che del padre, determina un’instabilità del loro Dna, o meglio del loro genoma. Su questa instabilità genomica presente già nei gameti, cioè nelle cellule germinali che vengono trasmesse al bambino, si innesca poi l’azione di tutta una serie di altre sostanze chimiche ed agenti inquinanti che colpiscono direttamente il bambino.

Quali sono queste sostanze?
Molecole chimiche, metalli pesanti, benzene, diossine o addirittura campi elettromagnetici. Quando questi agenti, in un bambino in utero che si sta sviluppando e che è particolarmente sensibile, interagiscono sul genoma che già è instabile, è molto più probabile che si creino le premesse per delle patologie gravi, e in particolare per le leucemie infantili. E’ quindi sempre più probabile che all’origine dei tumori ci sia un processo che dura anni, per cui il genoma del soggetto diventa progressivamente instabile. O meglio: ciò che noi sappiamo è che una parte del genoma, che si chiama epi-genoma e che ne rappresenta la parte più dinamica, viene a essere lentamente e progressivamente modificata da esposizioni di lungo periodo a piccole dosi di sostanze inquinanti. E così le malattie si trasmettono alle generazioni successive.


Ecco un altro articolo che parla dei danni provocati dall'inquinamento ambientale nei bambini. E qui purtroppo si parla di leucemia, una malattia che spesso è mortale.
Il discorso si collega a quello del precedente articolo che ho postato su questo blog: Una madre intossicata trasmette al proprio bambino parte della propria intossicazione, ma non solo..... una esposizione prolungata a elementi chimici determina una modificazione a livello del propria genoma, e questa instabilità genomica si trasmette anche al genoma in formazione del proprio bambino che quando verrà al mondo sarà più vulnerabile e più propenso a contrarre patologie anche estremamente gravi.
E' brutto a dirsi, ma questa è la triste eredità che tanti bambini si troveranno ad avere a causa del mondo inquinato in cui viviamo.

Marco

sabato 6 novembre 2010

Esposti ancor prima di nascere

Martedì il senatore Frank Lautenberg ha detto "Tra le 84.000 sostanze chimiche attualmente sul mercato - molte delle quali sono negli oggetti con cui veniamo in contatto ogni giorno - solo l'1% circa sono state studiate ai fini della sicurezza".
Lautenberg auspica una normativa che imponga ai produttori di sostanze chimiche di dimostrare la sicurezza dei loro prodotti prima dell'uscita sul mercato, così com'è previsto in Europa dalla normativa che va sotto il nome di REACH.
Il Dr. Sanjay Gupta - Capo Corrispondente Medico della CNN, chiamato a testimoniare alla Commissione per l'Ambiente ed i Lavori Pubblici del Senato degli Stati Uniti si è detto sorpreso che l'Agenzia Americana per la Protezione Ambientale (EPA) abbia disposto la ricerca nel cordone ombelicale dei neonati di solo 200 sostanze chimiche."I bambini nascono già contaminati" ha detto. "Dobbiamo saperne di più sull'aria che respiriamo, sul cibo che mangiamo e sull'acqua che beviamo".
"Abbiamo testato centinaia e centinaia di sostanze chimiche tossiche nel sangue di bambini che sono ancora nel grembo materno", ha riferito Ken Cook, presidente del gruppo di lavoro ambientale, un'organizzazione senza scopo di lucro di difesa dell'ambiente. L'organizzazione ha trovato una media di 232 sostanze chimiche nel sangue del cordone ombelicale di 10 bambini nati a fine 2009. Si tratta di prodotti chimici che si trovano in una vasta gamma di prodotti per la casa comune, compresi shampoo e balsami, cosmetici, plastica, tende da doccia, materassi e prodotti elettronici, come computer e telefoni cellulari".
La dottoressa Perera, chiamata anche lei a testimoniare al Senato, sta seguendo, nel centro da lei diretto, dei bambini dallo stadio prenatale fino ai primi anni di vita. Ha recentemente pubblicato, insieme ai suoi colleghi, uno studio sulla rivista "Pediatrics" che dimostra un'associazione tra le sostanze trovate nel sangue del cordone ombelicale dei bambini ed i problemi di sviluppo rilevati con i test di intelligenza.
"Il quindici per cento dei bambini (nel nostro studio) ha almeno un problema di sviluppo", ha detto Perera.
La quantità di prodotti chimici individuati nel sangue del cordone ombelicale dei neonati sembra avere il suo peso. Più alta è la concentrazione, più il quoziente intellettivo tra i bambini sembra abbassarsi. Uno studio in corso fra le donne incinta in Polonia e in Cina ha evidenziato risultati simili.

FONTE: multisensitivities.blogspot.com


Purtroppo da madri intossicate a causa di elementi chimici e metalli pesanti è fin quasi ovvio pensare che anche i loro bambini ricevano in "eredità" una parte di queste intossicazioni..... questo lo dico con tutto il rispetto possibili per le mamme che si ritrovano nella maggior parte dei casi intossicate certamente senza volerlo e saperlo. Tuttavia è bene conoscere queste cose in anticipo, affinchè le future mamme possano prendere tutti gli accorgimenti possibili per evitare inutili intossicazioni (per esempio non fumare, non farsi mettere in bocca amalgame a mercurio, evitare laddove è possibile di mangiare cibi contenenti additivi chimici ecc...) per il proprio bene e per il bene dei loro futuri figli. Non dimentichiamoci che i metalli pesanti, sopratutto quelli contenuti nei vaccini, sono deputati di essere la causa principale (non la sola però) della sindrome autistica che purtroppo, ahinoi, colpisce migliaia e migliaia di bambini.

Marco

martedì 2 novembre 2010

Inquinamento dell’aria: oltre 350mila morti l’anno in Europa. L’UE ammonisce l’Italia

L’inquinamento atmosferico continua a causare "ogni anno piu’ di 350.000 morti premature in Europa. In Italia sono ancora troppi i luoghi dove, per ogni 10.000 abitanti, piu’ di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa delle particelle sottili”, le PM10. Lo ha detto a Bruxelles il commissario europeo all’ambiente Janez Potoknik, nell’annunciare l’invio all’Italia del "l’ultimo avvertimento scritto” nella procedura di infrazione che la Commissione europea ha aperto lo scorso anno nei confronti all’Italia.

PATOLOGIE COLLEGATE ALL’INQUINAMENTO
Bruxelles e gli Stati membri hanno negli ultimi anni dichiarato guerra alle particelle sottili contenute principalmente nelle emissioni dell’industria, del traffico e degli impianti di riscaldamento domestico, in quanto possono causare asma, problemi cardiovascolari, tumore ai polmoni e, per l’appunto, morte prematura. L’infrazione, riguarda l’applicazione della direttiva Ue sulla qualità dell’aria che è entrata in vigore nel giugno 2008 e che autorizza gli Stati membri a chiedere, nel rispetto di certe condizioni e per determinate parti del paese, una proroga di durata limitata per l’adeguamento alle norme in materia di PM10 in vigore nel 2005.

L’ITALIA OLTRE I VALORI LIMITE
L’Italia come altri Stati membri – spiega Bruxelles – "ha inviato richieste di proroga riguardanti circa 80 zone situate in 17 regioni e province autonome”. Bruxelles ha però "respinto gran parte delle richieste in quanto le zone non soddisfacevano tutte le condizioni previste dalla direttiva, in particolare la garanzia del rispetto dei valori limite Ue entro il termine della proroga”. I valori limite per il PM10 impongono una concentrazione annuale di 40 microgrammi per m3 e una concentrazione giornaliera di 50 microgrammi per m3, che non puo’ essere superata piu’ di 35 volte per anno civile. La palla è ora nel campo dell’Italia.

FONTE: mondoecoblog


Quello dell'inquinamento dell'aria, in particolar modo delle particelle sottili, è uno dei problemi ambientali più scottanti che ci siano. Ed è un problema ben difficile da risolvere perchè le fonti che causano questo inquinamento sono innumerevoli, dai fumi delle industrie, agli scarichi delle automobili, agli impianti di riscaldamento delle case e così via. Che cosa si può fare allora per fermare questo disastro che causa così tante morti? Personalmente temo che, finchè vivremo in quest'era dove domina il petrolio, ci sarà ben poco da fare, perchè l'uomo non rinuncerà mai alla propria automobile così come alle comodità della vita moderna. L'inquinamento dell'aria si potrà forse contenere, con appopriati accorgimenti che è bene vengano messi in atto al più presto (e in Italia ce ne sarebbe parecchio bisogno visto il grado d'inquinamento delle nostre città), ma eliminarlo no, con questa società non è proprio pensabile.
Ma anche l'era del petrolio terminerà.... e allora, soltanto allora, quando l'energia prodotta dal petrolio dovrà giocoforza essere sostituita (e questo succederà prima o poi, perchè i giacimenti petroliferi non sono eterni), allora anche l'inquinamento dell'aria si ridimensionerà e i nostri cieli torneranno ad essere respirabili. Questo almeno è quello che io credo succederà, non nel breve termine, ma credo che accadrà.

Marco