domenica 21 luglio 2013

«Aspetto un cuore nuovo da cento giorni»: la toccante lettera di Chiara

L'appello di una dodicenne. Anche la sua amica Imma è tenuta in vita da un cuore artificiale: "Donare è un atto d'amore"


«Mi chiamo Chiara, sono una bambina di 12 anni e frequento la seconda media. Mi trovo in questo ospedale già da tre mesi e mezzo o meglio da 101 giorni.
Ero una bambina molto attiva, frequentavo la scuola di ballo, facevo pallavolo, ridevo e scherzavo con le mie amiche; all'improvviso un giorno la mia vita è cambiata, sono stata ricoverata nell'ospedale Monaldi di Napoli perchè il mio cuore non funzionava più bene. Da quel giorno ho perso la gioia che avevo nel cuore, mi sentivo in trappola e mi chiedevo: "Perchè proprio a me?". E non volevo più vedere nessuno. Ma grazie ai medici e agli infermieri di questo ospedale ho iniziato a reagire, adesso sono qui, con questa macchina che mi aiuta a tenermi in vita; mi vedete sto benino, ma non è così, porto un dolore dentro e soffro ogni volta che mi medicano la ferita. Vorrei andare a casa, vorrei tornare a ridere come prima, o meglio di prima e per farlo ho bisogno del vostro aiuto. Lo so le disgrazie capitano, è il corso della vita, chi più di me vi può capire. Vorrei dirvi solo un ultima cosa, che chi vi chiede aiuto non è solo una bambina ma è la Vostra bambina perchè se aiutate me, aiutate anche la persona cara che è venuta a mancare. Donare è un atto d'amore, è il gesto più bello che una persona possa fare. Donare è vita per me e anche per te
».

Chiara Campagnuolo
 


Scrive Fabio Cannavaro: «Aiutiamo Chiara, donare è importante»

Fabio Cannavaro ha voluto rispondere alla toccante lettera di Chiara Campagnuolo, 12 anni, ricoverata al Monaldi in attesa del trapianto di cuore.

«
Carissima Chiara, ho letto la tua lettera sul Mattino, in cui racconti l’attesa che vivi da oltre cento giorni per il trapianto di cuore. Ti sono vicino con grande affetto e mi dispiace essere partito proprio ieri mattina per Dubai, altrimenti ne avrei approfittato per venire al Monaldi per conoscerti e incoraggiare te e la tua famiglia.
Tempo fa ho partecipato come testimonial ad una campagna per la donazione degli organi e due anni fa a Dubai, dove vivo, ho avuto la fortuna di assistere all’operazione al cuore di una bambina effettuata da un’équipe di cardiochirurghi italiani.
Una fortuna perché è stata un’esperienza umana molto toccante: era un segnale di speranza e di vita. La tua storia, cara Chiara, colpisce profondamente perché cento giorni di attesa sono tanti, troppi. Immagino l’ansia della famiglia di questa dolcissima bambina, a cui mando una carezza in attesa di poterla conoscere. Ho potuto verificare che c’è attenzione verso le donazioni, anche attraverso la nostra Fondazione che a Napoli è molto vicina ai giovani che soffrono, ma evidentemente non si riesce a fare abbastanza ed ecco perché Chiara è da oltre tre mesi in una stanza di ospedale, una situazione evidentemente pesante, anche se c’è per lei l’amorevole supporto di familiari e medici. Sono un uomo di sport, lontano da politica e burocrazia, e nel nostro mondo i tempi sono molto più rapidi: c’è spesso un’efficacia che non si riscontra altrove. Accanto all’impegno del mondo della sanità, affinché le procedure siano sempre più veloci, deve esserci maggiore sensibilità da parte di tutti noi: donare vuol dire aiutare a vivere.
A presto Chiara
».

Fabio Cannavaro


L’ospedale è il Monaldi, centro di eccellenza per la cardiochirurgia, ed è qui che la bimba napoletana è ricoverata. Perché un cuore artificiale pompa il sangue al posto del suo, irrimediabilmente malato. In attesa dell’intervento salvavita, Chiara Campagnuolo è come sospesa nel tempo e nello spazio della parola «trapianto».

Ma è allarme donatori in Campania. Per questo, la piccola ammalata lancia un appello a cui ne segue un altro formulato dai vertici della struttura sanitaria. Per i bimbi aggrappati alla speranza, la lista è unica, senza distinzioni regionali che potrebbero creare una Italia a due velocità come invece avviene, in alcuni casi, per le cure agli adulti. Ciò significa una solidarietà trasversale, dal Nord al Sud. Secondo i dati elaborati dal Centro nazionale trapianti, 27 interventi pediatrici sono stati effettuati nel 2012, il tempo medio di attesa è stato di 23 mesi (inferiore a quello per gli adulti, di 30 mesi). «Chiara e i suoi genitori possono avere fiducia», dice Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti, che aggiunge: «In Campana è in atto un grande sforzo per riorganizzare la rete regionale in modo da far aumentare le donazioni, che oggi sono circa la metà rispetto alla media nazionale. Perché se da un lato il numero di interventi è legato a un gesto di bontà delle famiglie dei donatori, dall’altro, è fondamentale avere un sistema organizzato, efficiente con strutture attrezzate e personale qualificato».

Una banale influenza, la causa della miocardiopatia dilatativa. Così Chiara rivive la sua storia: la scuola di ballo, la pallavolo, gli scherzi con le amiche. «All’improvviso, la mia vita è cambiata». Scrive Chiara: «Da quel giorno ho perso la gioia che avevo nel cuore, mi sentivo in trappola e mi chiedevo: perché proprio a me?» Quindi, l’appello: «Porto un dolore dentro e soffro ogni volta che mi medicano la ferita. Vorrei andare a casa, vorrei tornare a ridere come prima, o meglio di prima e per farlo ho bisogno del vostro aiuto».

Chiara non è l’unica bambina che aspetta. Al Monaldi è ricoverata anche Imma, 13 anni, della provincia di Salerno, afflitta da una malattia congenita e da quasi un anno tenuta in vita dal cuore artificiale. «Grazie all’assistenza ventricolare – dice il primario della cardiochirurgia pediatrica, Giuseppe Caianiello – siamo riusciti a sviluppare una valida modalità terapeutica per i pazienti con cardiopatia dilatativa terminale. L’esperienza del Berlin Heart, capace di sostituire parzialmente o totalmente il cuore di un paziente, ha permesso di allungare la vita di tanti bambini. Ma se non si sensibilizzano i possibili donatori a far arrivare cuori nuovi, le prospettive per i piccoli diventano sempre più preoccupanti». Con il primario Caianiello, lavora una équipe specializzata: i medici Andrea Petraio e Fabio Ursomando per i trapianti pediatrici, in sinergia con Ciro Maiello (specializzato nei trapianti per adulti) e con la cardiologia pediatrica di Raffaele Calabrò con Maria Giovanna Russo e Giuseppe Pacileo.

Tra il 2005 il 2013, sono stati eseguiti 15 trapianti cardiaci, l’ultimo ieri in favore di un bimbo di 4 anni: il Monaldi è l’unica struttura del Mezzogiorno autorizzata dal ministero della Salute per questa tipologia delicatissima di interventi cui si aggiungono le 300 prestazioni chirurgiche effettuate ogni anno nella divisione di cardiochirurgia pediatrica, che è il secondo centro italiano per il trattamento delle cardiopatie congenite tra le sei strutture operative in Italia. Al Monaldi la Cardiochirurgia pediatriaca ospita 12 bambini in reparto e 7 in terapia intensiva. Quindi il centro d’eccellenza partenopeo è anche osservatorio privilegiato del calo di donazioni d’organo che attraversa la Campania e non solo. «Bisogna che cresca – afferma il direttore generale dell’Azienda dei Colli, Antonio Giordano – una forte cultura, una sensibilità nuova soprattutto nel Sud per evitare che gli sforzi prodotti e il grande impegno professionale degli specialisti vadano perduti». Gli interventi in campo? Con il decreto 30 il governatore Stefano Caldoro ha autorizzato l’attivazione di un dipartimento interaziendale dei trapianti, affiancato dal Centro nazionale trapianti per la razionalizzazione della rete regionale. «Un modello avanzato – dice Nanni Costa – perché propone un sistema unico organizzativo». Il papà di Chiara è un avvocato: ha fondato il comitato in difesa della vita.

«Il mio impegno continuerà anche dopo che mia figlia sarà operata», dice e ha le mani sudate che tradiscono l’emozione mentre mostra una poesia: «Facimm’ fess’ ’a morte: tutt’e ’dduie» recita l’ultima strofa, ma gli occhi di Chiara sono già fuori dal foglio, puntati sul futuro: «Vorrei dirvi solo un’ultima cosa, che chi vi chiede aiuto non è solo una bambina, ma è la vostra bambina... Donare è un atto d’amore. È vita per me e anche per te».


di Maria Pirro

20-21 luglio 2013

FONTE: Il mattino.it


Un toccante appello di una ragazzina di 12 anni che è anche voce per tutte quelle persone, bambini e adulti, che attendono con ansia di ricevere un trapianto per vedere salva la propria vita. Mi auguro, con tutto il cuore, di poter dare presto notizia sulle pagine di questo blog di questo avvenuto trapianto di cuore, con grande gioia di Chiara, della sua famiglia, di tutte le persone che le vogliono bene e di tutti quanti noi. 
Chiudo infine con le parole della stessa Chiara, cui fa eco Fabio Cannavaro, grande campione dello sport: "
Donare è un atto d'amore, è il gesto più bello che una persona possa fare. Donare è vita per me e anche per te".

Marco

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