sabato 1 settembre 2012

Sebastian Rodriguez, da terrorista a campione di nuoto paralimpico

Paralimpiadi 2012: Sebastian Rodriguez, mito del nuoto spagnolo paralimpico, lascia passato violento per la gloria della piscina


Una storia da film e chissà che prima o poi qualcuno non lo faccia. E' quella di Sebastian Rodriguez.
Veniva chiamato “Chano” dai suo compagni, Sebastian Rodriguez andò per la prima volta in carcere nel 1975 a 19 anni. Erano appena nati i GRAPO, Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre. Un gruppo terroristico: 82 morti in quasi trent'anni di attività, 30 soltanto nel 1979 di cui 19 civili. Sebastian era uno dei capi. Venne arrestato, si dichiarò prigioniero politico, fu condannato a 84 anni di carcere. “Alla crudeltà fascista si può rispondere con la pistola in pugno, sparando senza rimorso”, diceva dal carcere. Nel 1990, insieme ad altri 43 detenuti, chiese che i detenuti del GRAPO fossero rinchiusi in un solo carcere. Richiesta respinta. Cominciò uno sciopero della fame che durò 432 giorni. Venne alimentato forzatamente. Fece un appello ai suoi compagni del GRAPO: “Non voglio il cibo con la forza, uccidete quel medico”. Per fortuna non gli diedero ascolto. O forse, solo non riuscirono nell'intento. Il suo corpo sviluppò un incapacità ad assimilare proteine. Rimase in carcere 12 anni. Nel 1996 uscì: invalidità permanente e cronica. Venne rilasciato perchè una legge spagnola dice che i malati gravi non devono essere tenuti in prigione. Nel 2007 ha ricevuto la grazia del governo nonostante le proteste da parte della famiglia Padura, parenti di Rafael Padura, un uomo d'affari di Siviglia, che venne assassinato dalla sua banda e che protestò per questo provvedimento dato che Sebastian non ha mai espresso alcun rimorso.

Sebastian tornò a Vigo a vivere con un altro componente del GRAPO, Xosè Luis Fernandez, anche lui in carrozzina dopo uno scontro a fuoco con la polizia. Iniziò a fare sport, a giocare a basket con la carrozzina, ad andare in piscina. Oggi tiene corsi per bambini disabili, vende biglietti della lotteria di Spagna, aiuta un organizzazione di appoggio ai detenuti del GRAPO, nel fine settimana vede la figlia ventenne. Sopratutto nuota. Si allena. E' diventato un campione. Cominciò a vincere. Prima molto spesso... poi sempre.
A Sydney, dopo cinque ori vinti e 4 record del mondo infranti, saputo il suo passato, hanno pensato di togliergli le medaglie. “Fate voi, la mia storia è questa. Voglio solo parlare di sport ora”. E snobbò il ricevimento con Re Juan Carlos. Alla fine il Comitato paraolimpico internazionale stabilì che non aveva infranto nessuna regola ai Giochi e quindi che gli sarebbe stato consentito di tenere i suoi premi.

Ha continuato a vincere medaglie Sebastian, ad Atene e anche a Pechino, in uno dei palmares più straordinari di sempre per atleti paralimpici.

Ma Sebastian non si è fermato qui.... alla veneranda età di 55 anni, è ai nastri di partenza anche di queste paralimpiadi di Londra, la 5° paralimpiade della sua vita, e questo giovedì, appena due giorni fa, ha conquistato la medaglia d'argento nei 50 stile libero classe S5 dietro al brasiliano Daniel Dias che ha realizzato il record del mondo della specialità. La 13° medaglia paralimpica della sua carriera.

Davvero una vita degna di un film quella di Sebastian Rodriguez.

FONTI: books.google.it, guardian.co.uk


La storia di Sebastian Rodriguez è una delle più singolari che mi sia mai capitato di conoscere.
Quest'uomo, prima terrorista, che si è macchiato ripetutamente le mani di sangue, attraverso il carcere, attraverso un forzato sciopero della fame che l'ha portato a diventare un disabile, è poi diventato un grande campione di nuoto paralimpico e, proprio cosa di appena 2 giorni fa, ha conquistato la sua 13° medaglia in ben 5 paralimpiadi disputate.

Tutto questo, credo, ci deve insegnare una cosa: che nessun uomo, anche colui che ha avuto il passato più turbolento e burrascoso possibile, è irrecuperabile.
Ora Sebastian tiene corsi per bambini disabili e fa tante altre cose. Nessuno è veramente irrecuperabile, e tante volte, apparenti disgrazie come il sopraggiungere di una malattia o di una disabilità, possono in realtà trasformarsi in grandi Grazie per noi e trasformare la nostra vita.... in meglio naturalmente.

Marco

3 commenti:

  1. Bellissimo articolo: sia il tuo commento, Marco, che la storia narrata, di certo non comune!

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  2. Grazie Acquacluster :)
    Credo fermamente in quello che ho scritto.... anche la persona apparentemente più irrecuperabile, anche il cuore che sembra più duro, può cambiare. Certo, normalmente il cambiamento avviene attraverso la prova, attraverso il dolore.... ma succede.
    Un abbraccione.

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  3. Certo. Come diceva Etty Hillesum: "Voglio scavare ... fino a dissotterarLo (Dio nell'uomo, ndr) di nuovo ... disseppellirLo da cuore devastato di altri uomini"

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