lunedì 13 dicembre 2010

Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Che cos'è?

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è conosciuta anche come malattia di Lou Gehrig, dal nome del famosissimo giocatore statunitense di baseball che ne fu colpito, o malattia di Charcot dal nome del neurologo francese che, per primo alla fine dell'800, la scoprì. Sebbene in questo lungo periodo di tempo siano stati realizzati importanti progressi nel campo della ricerca, rimane ancora una malattia per molti aspetti ignota.

Il significato letterale è: raggrinzimento (sclerosi) della porzione laterale (laterale) del midollo spinale e perdita del trofismo o nutrimento muscolare (amiotrofica).

E' una patologia degenerativa dei motoneuroni, cioè delle cellule nervose localizzate nella corteccia cerebrale (1° motoneurone o motoneurone centrale), nel midollo spinale e nel tronco dell'encefalo (2° motoneurone o motoneurone periferico), responsabili del movimento di tutta la muscolatura volontaria. Il primo motoneurone si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale nervoso attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale; il secondo è invece formato dalle cellule nervose che trasportano il segnale dal midollo spinale ai muscoli.
La degenerazione progressiva dei motoneuroni nella SLA conduce alla loro morte. Quando i motoneuroni muoiono, la capacità del cervello di muovere il muscolo è irrimediabilmente perduta. Compromessa così l'azione volontaria dell'atto muscolare, i pazienti, nelle fasi successive della malattia, arrivano alla paralisi completa. Tuttavia, la mente e le capacità intellettive rimangono inalterate.

Malattia del Motoneurone (MND)
La SLA è la malattia più diffusa del motoneurone.
Altre malattie del motoneurone più rare sono rappresentate dall'atrofia muscolare progressiva, in cui è interessato solo il motoneurone periferico (forma pseudopolineuritica della MND), la paralisi bulbare progressiva, in cui il processo degenerativo interessa soprattutto i motoneuroni dei nuclei dei nervi cranici bulbari, e la sclerosi laterale primaria (SLP), in cui è prevalentemente interessato il motoneurone centrale.

La SLA può inoltre essere:
SLA familiare o genetica - Nel 5-10% dei casi la SLA è una malattia ereditaria di carattere genetico con una trasmissione in genere dominante e raramente recessiva. In circa il 20% dei casi ereditari è stato individuato un gene, quello che sintetizza la SOD1, la cui mutazione è responsabile della malattia. Nel caso in cui, nella stessa famiglia, ci sia stato almeno un'altro caso di SLA, allora è del tipo familiare.
SLA sporadica - Il restante 90-95% dei casi di SLA è della forma sporadica in cui non c'è alcuna familiarità genetica trasmissibile da padre in figlio.
Non vi sono differenze tra la SLA geneticamente determinata e la SLA sporadica in quanto i quadri clinici sono sostanzialmente sovrapponibili.

SLA con demenza fronto-temporale - Una bassa percentuale di pazienti va incontro allo sviluppo di demenza frontotemporale caratterizzata da profondi cambiamenti della personalità. Questa forma è più comune tra i malati con una storia familiare di demenza.

La SLA può manifestarsi in due modalità principali, a seconda della zona motoneuronale colpita per prima:
Forma spinale - Nei due terzi dei casi la SLA si manifesta sotto questa forma ed è legata alla lesione iniziale dei motoneuroni del midollo spinale. In questo caso vengono colpiti per primi i muscoli degli arti.
Forma bulbare - Nel restante terzo dei casi la lesione dei motoneuroni interessa il tronco cerebrale/bulbare. Questa forma, più frequente nella donna, si manifesta generalmente in età più tardiva e si distingue per un'evoluzione più rapida. I sintomi iniziali sono legati alla difficoltà nel masticare, nell'ingoiare e nel parlare.
Questa distinzione, comunque, non è così netta in quanto la malattia può anche svilupparsi nelle due forme simultaneamente. Indipendentemente dalla forma iniziale, la malattia evolve inesorabilmente verso una forma "completa".

La SLA non è una malattia contagiosa.

Incidenza e Prevalenza
La SLA è una malattia rara che interessa prevalentemente l'età adulta, con media di età nella popolazione che si attesta tra i 50 e i 60 anni.
Il decorso medio (in assenza di ventilazione invasiva) va dai 3 ai 5 anni, il 50% degli affetti muore entro 18 mesi dalla diagnosi mentre solo il 20% supera i cinque anni ed il 10% i 10 anni. Esistono anche delle forme benigne in cui la malattia resta stabile per più di 30 anni, ma sono casi rarissimi.
La morte sopravviene nella maggior parte dei casi per insufficienza respiratoria.
La prevalenza è di 6 casi ogni 100.000 abitanti (Borasio et alii, 2007). In questo momento si stimano circa 3.600 pazienti affetti in un Paese come l'Italia che, al 2006, conta una popolazione di 59.829.710 abitanti.
In base ai dati sull'incidenza (nuovi casi) di 1,5-2 casi ogni 100.000 all'anno (Borasio et alii, 2007), nel nostro Paese circa 1.000 nuovi casi vengono diagnosticati ogni anno.
Ad oggi, non esiste in Italia un registro nazionale della SLA e pertanto i numeri sulla prevalenza ed incidenza della malattia provengono da estrapolazioni statistiche.

La SLA è diffusa su tutto il pianeta ed è presente in tutte le popolazioni e razze, indipendentemente dal ceto sociale e dal sesso. Esistono due zone particolarmente colpite dalla SLA nel mondo: l'isola di Guam, nel Pacifico, e la penisola di Kii, nel Giappone. Questa frequenza elevata sembra essere legata a dei fattori ambientali, nella fattispecie alimentari.
Inoltre, studi epidemiologici recenti (A. Chiò et al., 2005) hanno evidenziato che tra i giocatori di calcio professionisti il rischio di sviluppare la SLA aumenta di circa 6 volte rispetto alla popolazione generale. Tale aumento non è stato riscontrato in altre categorie di sportivi professionisti. Sono in corso studi per cercare di identificare i fattori genetici che potrebbero predisporre alla SLA i calciatori.

Recentemente si pensa che il numero delle persone affette da SLA sia in crescita. E' doveroso sottolineare che non esiste alcuna evidenza che supporti questa teoria e che le diagnosi sono più accurate rispetto agli anni passati, i trattamenti sintomatici migliori e si assiste ad un invecchiamento generalizzato della popolazione. Non da ultimo una maggiore informazione e consapevolezza attraverso il web può alterare la percezione di diffusione della malattia.

Le cause
La SLA è stata delineata la prima volta da Jean Martin Charcot alla fine del 1800. Sebbene in questo lungo periodo di tempo siano stati realizzati importanti progressi nel campo della ricerca, il meccanismo responsabile della degenerazione della cellula motoneuronale non è stato identificato.
Si pensa che la SLA sporadica sia una malattia genetica complessa. E' possibile cioè che causa della SLA sia un difetto di costruzione di una proteina dei motoneuroni (per alterazione dei geni) ma che la malattia si determini solo in combinazione con altri fattori che possono essere altri geni alterati o fattori ambientali. Quindi anche se la causa è genetica, la malattia non è ereditaria perché si deve verificare la coincidenza di più fattori. Al contrario, nella SLA ereditaria è sufficiente che vi sia un solo elemento patologico genetico (come nel caso della mutazione del gene SOD) per determinare l'insorgenza della malattia che perciò può essere trasmessa ai familiari. La SLA sporadica si delinea quindi come malattia multifattoriale, in cui svariati fattori ambientali, in parte già ipotizzati, come l'attività fisica intensa o il fumo di sigaretta, cooperano con fattori genetici predisponenti. La recente scoperta che una piccolissima parte (circa l'1%) dei casi di SLA, sia sporadiche che familiari, è associata alla mutazione di un altro gene, che codifica la sintesi di una proteina chiamata angiogenina, appare rafforzare l'idea che il campo della genetica possa essere tra i più fertili per l'individuazione delle cause della SLA. Finora però gli studi rivolti ad individuare tali fattori genetici predisponenti non hanno avuto risultati significativi.
E' possibile che non esista una sola SLA ma tante forme diverse di SLA con meccanismi completamente differenti. Se questo è vero, è verosimile che l'insuccesso della ricerca sulla SLA sia riconducibile proprio al fatto che tutti gli studi effettuati finora abbiano considerato i pazienti affetti da SLA come un'unica entità. La possibilità di dividere i pazienti in gruppi differenti sulla base di determinate caratteristiche (età di esordio, prevalenza del motoneurone coinvolto, sede di esordio, tempo di evoluzione) e di studiarne separatamente le caratteristiche genetiche ed i fattori di rischio ambientale può rappresentare uno strumento nuovo di approccio. (fonte dr. Mario Sabatelli)

I sintomi
Nella SLA sia il primo che il secondo motoneurone vanno incontro a degenerazione e muoiono. La loro morte avviene gradualmente e i motoneuroni rimasti, almeno in parte, sostituiscono nelle proprie funzioni quelli distrutti. I primi segni della malattia compaiono quando la perdita progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compenso dei motoneuroni superstiti.

Nelle fasi iniziali della malattia, i sintomi della SLA possono essere talmente impercettibili da essere spesso trascurati.
Al manifestarsi dei primi sintomi, nella maggior parte dei casi si avvertono le seguenti condizioni, spesso combinate fra loro:
debolezza muscolare nelle mani e/o nelle braccia, nelle gambe; fascicolazioni (vibrazioni incontrollate dei muscoli visibili come "guizzi" sottocutanei) e crampi muscolari (soprattutto notturni); difficoltà nella parola e debolezza del tono di voce; in alcuni casi più rari, alta frequenza del ritmo respiratorio e difficoltà nella deglutizione.

I sintomi iniziali della SLA sono solitamente diversi in persone diverse. L'indebolimento muscolare rappresenta una condizione iniziale nella SLA e si manifesta all'incirca nel 60% dei casi. Le mani e i piedi possono essere colpiti per primi, provocando difficoltà nel salire le scale, nel camminare con frequenti inciampi, nell'uso delle mani per attività quotidiane come vestirsi, lavarsi o mangiare.
Se per primi vengono colpiti i motoneuroni della regione bulbare, i muscoli interessati sono quelli responsabili della fonazione, della respirazione e della deglutizione, ed il paziente manifesta difficoltà nel masticare, nell'ingoiare e nel parlare. Altrimenti, nella forma spinale, vengono colpiti per primi i muscoli degli arti. Alcuni pazienti alternano dei periodi di riso e pianto incontrollato.

Poiché la SLA colpisce soltanto i motoneuroni, la vista, l'udito, l'olfatto, il tatto e il gusto, insieme alle funzioni sfinteriche e sessuali, rimangono intatti e perfettamente attivi. Nella maggior parte dei casi i muscoli che presiedono allo spostamento oculare non vengono colpiti.
Per quasi tutti i pazienti con SLA, la mente e tutte le attività intellettuali e cognitive non vengono minimamente intaccate, nonostante la condizione di degenerazione progressiva del corpo.

I sintomi di insufficienza respiratoria
L'insufficienza respiratoria nelle persone affette da malattie neuromuscolari è dovuta al progressivo deterioramento della funzione meccanica per l'indebolimento generale dei muscoli preposti alla funzione respiratoria.
Molto spesso i primi segni di insufficienza respiratoria (incapacità di inspirare ed espirare) passano inosservati perché il processo è lento e di difficile individuazione.
La mancanza di fiato, il sintomo classico di mancanza di ossigeno, può non presentarsi in queste persone tenuto conto che esse non compiono sforzi a causa della debolezza muscolare tipica della malattia. Possono, invece, essere presenti segni come fatica, sonno disturbato, incubi notturni e mal di testa, specialmente appena dopo il risveglio. Infatti, l'ipoventilazione notturna è spesso il primo sintomo che si rivela sia perché durante il sonno la respirazione è rallentata, sia perché l'addome spinge in alto il diaframma nella posizione distesa.
Ansietà, stato confusionale, perdita di appetito e di peso, sono altri possibili segni di ipoventilazione. La voce fioca e difficoltà nel tossire ed espellere le secrezioni bronchiali, indica che i muscoli respiratori stanno perdendo la loro forza.

I sintomi di insufficienza nutrizionale
La nutrizione è importante perché nei pazienti con SLA si può verificare perdita di peso, con riduzione del grasso e della massa muscolare corporea. Può quindi svilupparsi uno stato di malnutrizione.
La perdita di peso e la malnutrizione possono essere causa di complicanze precoci, soprattutto di quelle legate alla respirazione. I pazienti con la SLA possono perdere peso per diversi motivi: tra questi la difficoltà a portare il cibo alla bocca, a deglutire (disfagia), l'aumento dei fabbisogni nutritivi e la mancanza dello stimolo nervoso al muscolo, che fa ridurre la massa muscolare.

La progressione
Durante il suo progredire, la malattia continua a compromettere la muscolatura corporea, arrivando a colpire inesorabilmente la parola, la masticazione, la deglutizione e la respirazione. I sintomi possono essere molto diversi fra loro, ma in ogni caso la progressione della malattia conduce sempre ad un inesorabile indebolimento dei muscoli volontari del corpo e alla paralisi totale.
La velocità con cui la malattia progredisce nel tempo può variare sensibilmente da persona a persona e non è prevedibile. Sebbene la speranza di vita per un malato di SLA sia in media compresa fra i tre e i cinque anni, di fatto la progressione può essere fulminea (un anno) o anche molto lunga (una decina d'anni e anche più). In un ridottissimo numero di casi la SLA ha addirittura rallentato o frenato del tutto la sua progressione, ma di ciò la scienza non ha potuto e non può a tutt'oggi fornire una spiegazione plausibile. Non esistono però casi in letteratura in cui la SLA sia regredita.

Esami diagnostici
Non esistono test specifici per diagnosticare la Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Essa può emergere attraverso una serie di esami diagnostici effettuati dal neurologo atti ad escludere tutte quelle patologie che possono essere confuse con la SLA e che presentano analoghi sintomi iniziali. Gli esami vanno ripetuti a intervalli regolari per valutare se sintomi come la debolezza muscolare, l'atrofia dei muscoli e la spasticità stiano peggiorando. A valle degli esami diagnostici, la diagnosi è basata fortemente sui sintomi e sui segni che lo specialista osserva nel paziente: è importante quindi che essa sia certificata da un neurologo esperto che abbia una consolidata esperienza con la malattia.

I principali esami diagnostici sono:

Elettromiografia (EMG) - Tecnica diagnostica impiegata per registrare l'attività elettrica legata alla contrazione muscolare e per studiare le variazioni qualitative e quantitative dei potenziali d'azione sia del muscolo, sia delle singole fibre muscolari. Si effettua la registrazione mediante elettrodi (di superficie o ad ago), applicati in corrispondenza del muscolo da esaminare, o mediante speciali microelettrodi, che registrano direttamente dall'interno di singole fibre muscolari. Attraverso questo esame il medico può registrare l'attività elettrica sia a riposo sia durante una contrazione volontaria. L'elettromiografia fornisce principalmente un'indicazione sullo stato di salute del muscolo: a riposo un muscolo sano non mostra attività elettrica, mentre un muscolo danneggiato, o che ha perso il contatto con i neuroni (come nella SLA), presenta un'attività elettrica spontanea. Durante una contrazione volontaria, un muscolo distrofico presenterà un'attività elettrica molto bassa rispetto a quella di un tessuto sano, mentre un muscolo rigido (crampo) mostrerà un'attività elettrica molto prolungata nel tempo. In determinati casi l'alterazione del profilo elettrico del muscolo indica una lesione nervosa.
L'elettromiografia è la tecnica diagnostica fondamentale per rilevare malattie neuromuscolari.

Elettroneurografia - Misura la velocità di conduzione motoria (VCM) e sensitiva (VCS) dei singoli tronchi nervosi stimolati con scosse elettriche applicate in uno o più punti lungo il decorso dei nervi. L'effetto dello stimolo elettrico è la comparsa di potenziali d'azione motori o sensitivi che, se in presenza di neuropatie, presentano alterazioni del segnale.

Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) - Tecnica neuroradiologica (sia cranica che della colonna vertebrale) che, sfruttando le proprietà di un campo magnetico, è capace di dare un'immagine dei tessuti, evidenziandone, tramite diverse gradazioni di grigio, la densità. La RMN cerebrale è utile nella diagnosi di patologie in cui si sospetta il coinvolgimento di un tessuto particolarmente ricco in atomi di idrogeno, cioè di acqua, come il tessuto cerebrale. In questo caso la tecnica consente di studiare sia la struttura della corteccia cerebrale e sia la sostanza bianca. E' molto utile nello studio di malattie come la sclerosi laterale amiotrofica per verificare che i sintomi del paziente non siano dovuti ad anomalie del midollo spinale (situato nella colonna vertebrale) o del cervello.

Biopsia muscolare - Analisi che comporta il prelievo di tessuti o cellule da sottoporre a esame microscopico. La biopsia muscolare è un prelievo a fini diagnostici di un frammento di muscolo della coscia o del braccio. Il trattamento con diverse sostanze reagenti e coloranti del tessuto prelevato (esame istologico) può evidenziare al microscopio particolari alterazioni delle cellule muscolari e dei loro componenti, dovute a patologie neuromuscolari. Si può anche effettuare la biopsia del nervo.

Rachicentesi - Puntura lombare di prelievo del liquido che circola intorno al midollo spinale per verificare l'assenza di infezioni.

Esami del sangue e delle urine - Esami standard per escludere altre malattie infiammatorie, infettive, tumorali, tiroidee e autoimmuni.

I trattamenti
Non esiste attualmente una cura per questa malattia.
L'unico farmaco disponibile per la terapia della SLA è il riluzolo ed interviene sul metabolismo del glutammato riducendone la disponibilità a livello delle sinapsi neuronali. Il riluzolo, purtroppo, anche se ha rappresentato un indubbio passo in avanti, rallenta solo di alcuni mesi la progressione della malattia ed ha scarsi effetti sul suo decorso. Generalmente viene prescritto anche nel caso di una sospetta SLA.

I trattamenti in un paziente SLA sono tutti rivolti ai sintomi per migliorarne la qualità della vita.

FONTE: wlavita.org
http://www.wlavita.org/00_tab/coselasla.html


Poco dopo aver postato questo scritto, tratto dal sito dell'Assaciazione Viva la Vita Onlus, e che spiega esaurientemente che cos'è la SLA, ho ricevuto una segnalazione da parte di una persona che ha mi ha fatto notare come, nei 2 luoghi dove c'è la più alta percentuale di malati di SLA al mondo, ci sono delle forti presenze di inquinamento ambientale da metalli pesanti. Per la precisione, nell'isola di Guam, in cui il 12% della popolazione (!) è malata di SLA, è presente una elevatissima percentuale di alluminio nell'acqua potabile che sembra proprio possa essere la causa di questa epidemia da SLA (che, non dimentichiamolo, è una malattia comunque abbastanza rara). Nell'altro luogo, ad elevatissima concentrazione di malati di SLA, la penisola di Kii in Giappone, fino a circa 10 anni fa era presente una delle più grandi miniere di mercurio del Giappone che contaminava l'acqua di quel distretto. Venne fatto uno studio tra i vari malati d SLA, in cui risultò una concentrazione di mercurio nei capelli dei malati nettamente superiore al normale.

Credo che tutto questo meriti un attenta riflessione..... oramai è sempre più certa la correlazione che esiste tra le intossicazioni da metalli pesanti e le malattie croniche degenerative, e tra queste, alla luce dei fatti qui riportati, credo debba rientrare certamente anche la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Una volta di più, questo ci deve indurre a riflettere su quanto gravi siano le conseguenze dell'inquinamento da metalli pesanti sulla salute dell'uomo e di come l'uomo debba considerare maggiormente questo problema. Qualche segnale si sta vedendo in questa direzione, ma è ancora troppo poco.... si può fare certamente molto, molto di più e tutti lo possono fare, nessuno escluso.

Marco

1 commento:

  1. Riflettendo sulla lesione di questo ganglio si può ipotizzare che il paziente con la SLA che ha una compressione del trigemino non innervato perde l'uso della lingua ,dei movimenti della mandibola e dell'osso ioide con difficoltà a deglutire e parlare.

    I muscoli che sostengono le vertebre cervicali,indebboliti a loro volta fanno si che le vertebre cervicali crollino,con conseguente schiacciamento delle radici vertebrali cervicali dei nervi che sostengono i movimenti degli arti superiori,il flusso dell'impulso della cervicale viene rallentato e arriva debole agli arti inferiori.

    E' ipotizzabile quindi un crollo a catena:

    1)Danno cranico sul ganglio del Gasser

    2)Indebbolimento del nervo trigemino e delle funzioni sulla deglutizione e fonazione

    3)Crollo cervicale per indebbolimento dei nervi spinali cervicali sostenuti dai muscoli innervati dal ganglio

    4)Blocco del flusso agli arti inferiori per congestione del midollo spinale non irrorato dal liquido cerebrospinale.

    Il paziente migliora con il seguente lavoro:
    Correzione cranica del ganglio del Gasser, con sblocco della mandibola e della lingua.
    Correzioni vertebre cervicali con terapia manuale
    Sblocco degli arti superiori ed inferiori con terapia manuale
    http://mariaalliarisveglidalcoma.blogspot.com/

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