martedì 8 aprile 2014

Era paralizzato, ora scala le vette. A Giorgio il premio «Inno alla vita»

BRANZI - Sfogliando le foto di montagna sulla sua pagina Facebook vengono le vertigini: è un susseguirsi (per dirla con Lucio Battisti) di «discese ardite e di risalite». Giorgio Scuri, 46 anni di Branzi, riceve stasera (21 marzo 2014), alle 20, alla trattoria Miniere di Lenna, il premio «Inno alla vita», che il gruppo Amici Gogìs dell’alta Val Brembana destina ogni anno a quanti nella vita hanno superato particolari ostacoli con determinazione. Le discese ardite di Giorgio sono rigorosamente sugli sci: è maestro e allenatore federale di sci alpino. Vanta una carriera importante sia a livello agonistico sia come allenatore. È stato tecnico specializzato per la sicurezza delle discipline veloci alle Olimpiadi di Torino 2006. Nel suo curriculum brilla una Coppa del Mondo, conquistata nel 2008 nella categoria Master A2.

«Ho avuto la fortuna di praticare sport ad alto livello – spiega – raccogliendo soddisfazioni anche con i ragazzi che ho allenato. Ho praticato a lungo l’alpinismo, facendo parte del Soccorso alpino e salendo tutte le vette delle Orobie in stile alpino». Nel 2012 ecco la «discesa» imprevista e cattiva: a Giorgio viene diagnosticata la mielite trasversa acuta, un virus raro che attacca il midollo spinale.

La malattia di due anni fa

«Il 16 aprile di quell’anno in pochissime ore mi sono ritrovato ai Riuniti praticamente paralizzato, dai polmoni in giù. Le mie gambe non funzionavano e anche gli organi interni si bloccavano progressivamente. Per due mesi è sembrato che io e la mia famiglia ci dovessimo preparare al peggio, ma non ho mai mollato un secondo di testa». Il resto l’hanno fatto le cure dei medici e la riabilitazione alla clinica Quarenghi di San Pellegrino: «A loro devo davvero tutto».

«A San Pellegrino sono arrivato sulla sedia a rotelle, ma da subito ho pensato che sarei uscito sulle mie gambe, a casa dalla mia compagna Carola e da mio figlio Guido, che oggi ha tre anni e mezzo. Volevo tornare a scalare il pizzo del Diavolo con il mio amico Alessandro “Pinì”
». In quei giorni Scuri dice di aver pensato più volte a Egidio Gherardi, lo scalatore con le stampelle morto nel 1998, ideatore del premio che ora i Gogìs assegnano a Giorgio.

«La sua caparbietà – aggiunge Giorgio – era esemplare e anch’io ce l’ho messa tutta. Sono ritornato in montagna le prime volte con le stampelle, poi con una soltanto e infine con mio figlio sulle spalle. Ho riacquistato forza ed equilibrio e sono tornato a fare il maestro di sci».

Il ricordo di quei giorni in ospedale carichi di angoscia ha dato a Scuri anche lo stimolo per un impegno di solidarietà nella delegazione Orobica della Fondazione aiuto e ricerca malattie rare. A nome del gruppo è stato il tedoforo a Bergamo, lo scorso novembre, della fiaccola delle Universiadi. «Ho avviato un progetto che si chiama “Malattie rare nel mondo verticale”. Da qui a fine anno l’idea è salire sul Cervino (attraverso Cresta del Leone, Capanna Carrell e Pic Tyndall) e sul Monte Bianco (dalla via normale)». Le discese ardite insomma tornano a unirsi alle risalite, perché l’imperativo di Giorgio è uno solo «Mai mollare, perché la vita è stupenda».

Gli altri riconoscimenti

La serata di gala dei Gogìs a Lenna, che prevede il premio a Giorgio Scuri, si ripete da 30 anni. Un appuntamento di solidarietà nel ricordo di Egidio Gherardi, lo scalatore con le stampelle che ne fu ideatore.

«Vogliamo premiare l’animo generoso e volitivo dei valligiani (detti appunto Gogìs, ndr), spiega Piero Calvisottolineando i valori che sono alla base di qualsiasi successo». Il premio «Egidio Gherardi per la montagna» andrà a Giovan Battista Scanabessi, l’alpinista di Brembilla che ha al proprio attivo una serie innumerevole di ascensioni, fra cui anche gli ottomila Nanga Parbat e Gasherbrum 2. Un uomo tenace, molto attivo nel volontariato e nella Protezione civile degli alpini. Nel corso della serata un ricordo particolare sarà dedicato ad Antonio Regazzoni, storico imprenditore della valle, recentemente scomparso.

Fra i premiati anche la comunità di Dossena (per la festa del Madunù), Salvatore Fazio, insegnante a San Giovanni Bianco, Giacomina Ruffoni di Lenna (titolare di un’attività artigiana), Omar Lange, poeta di Serina e al gruppo Lab-Oratorio teatrale di San Giovanni Bianco.


21 marzo 2014


FONTE: ecodibergamo.it


Una splendida storia fatta di coraggio, forza e determinazione. E anche di solidarietà, per l'impegno che Giorgio ci sta mettendo nella delegazione Orobica della Fondazione aiuto e ricerca malattie rare.
Bravo Giorgio, ti auguro un futuro sempre più bello e ricco di soddisfazioni..... alla conquista di vette sempre più alte e ardite, sia nello sport che nella vita.

Marco

2 commenti:

  1. A me non importa NULLA di questo scalatore, NULLA, per me l'alpinismo è uno sport assolutamente STUPIDO, insensato, che cosa razionalmente si ottiene scalando una vetta, prescindendo dalle emozioni? NULLA, si mette solo a rischio la vita per dire: "Io sono forte, potente", ma non è nella forza fisica che risiede il vero valore della vita, NO, io non condivido la sua passione e non la condividerò mai, per me il vero valore dell'uomo risiede in altro.

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    1. Ciao. Rispetto la tua opinione, ma penso che il significato vero e profondo di questa vicenda, non sia tanto il fatto di arrivare a scalare vette e montagne impegnative, con tutto ciò che esso comporta, quanto il fatto che quest'uomo, con una grandissima forza d'animo e determinazione, nonchè con l'aiuto di medici e specialisti competenti, si è riappropriato della propria vita dopo essere stato duramente colpito da una grave malattia. Non si è perso d'animo insomma, non si è ripiegato su sè stesso e ha continuato a lottare per raggiungere i suoi obiettivi.... riuscendovi. Poi naturalmente gli obiettivi possono essere diversi da persona a persona, ma l'importante è non mollare mai e cercare sempre di realizzare i propri sogni.
      A tutto questo si aggiunga l'impegno di Giorgio nel sociale, avviando progetti di solidarietà molto interessanti. Perchè, come spesso succede, chi viene colpito duramente da una malattia, una prova o un dolore.... finisce col capire meglio anche le difficoltà degli altri e, appena se ne ha la possibilità, ci si sente spinti a darsi da fare per il Bene altrui, sopratutto verso coloro che sono maggiormente nel bisogno. Ed è proprio quello che è successo a Giorgio.... e, come lui, a tantissime altre persone.

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