martedì 2 aprile 2013

Allergie, vive segregata in casa. «Ma a San Candido sintomi azzerati»


Due settimane di totale libertà. Fuori dalle mura di casa, libera di passeggiare, entrare nei negozi, incontrare gente senza i sintomi della malattia che l'ha resa allergica a tutto ciò che è chimico. Sara Capatti, di Calusco d'Adda, 33 anni, affetta dal 2008 da Sensibilità Chimica Multipla (Multiple Chemical Sensitivity, MCS), ha trascorso come una persona normale il soggiorno regalatole da un imprenditore dell'Isola prima di Natale, quando L'Eco di Bergamo pubblicò la storia di Sara. Meta della vacanza: San Candido (Bolzano), la località suggerita dal professor Giuseppe Genovesi del Policlinico Umberto I di Roma perché è un posto incontaminato, ideale per chi soffre di questa malattia.

Sara Capatti ha partecipato anche a una conferenza stampa indetta dal sindaco di San Candido, Werner Tschurtschenthaler, con i giornalisti delle testate «Alto Adige» e «Dolomiten»: ha raccontato la sua storia e le difficoltà di convivere con la malattia. Il sindaco ha informato che a San Candido arrivano già diverse persone affette da MCS. Una volta per curare gli ammalati di Tbc c'erano i sanatori, ovvero case di cura poste in località con aria pura: l'idea del sindaco di San Candido sarebbe ricalcare quella esperienza del passato per curare la MCS, magari creando un reparto di MCS nell'ospedale di San Candido. Con il sindaco c'era pure la direttrice dell'Associazione turistica Hanna Erharter, con la quale Sara si è accordata per trascorrere, accompagnata dalla famiglia, una settimana a giugno offerta dal sindaco stesso.

«Sogno di vivere là»
«Ho chiesto al sindaco come potermi trasferire a San Candido - racconta Sara, che dal 30 gennaio è tornata nella sua casa a Calusco d'Adda -. Mi ha promesso che si informerà e mi riferirà. So che non è facile il trasferimento, ma è il mio sogno, perché a San Candido ho ritrovato la libertà così come altre due signore, tra cui una donna di Lecco, alla quale avevo suggerito San Candido per una cura disintossicante: è lì da quattro mesi». Sara era partita per San Candido la notte del 15 gennaio con l'intera famiglia: mamma Fiorenza Dalla Costa e il fratello Alessandro, per evitare esposizioni agli inquinanti, portandosi dietro le pentole, gli asciugamani, il piumone, il cuscino e altro, indispensabili per non scatenare allergie.

«Dopo nemmeno due giorni a San Candido i miei linfonodi si erano già "sgonfiati" e i dolori quasi scomparsi - racconta Sara -, ho vissuto quei quindici giorni come una persona normale, con limiti leggeri. Andavo a fare la spesa senza problemi anche se avevo sempre la mascherina. Il professor Genovesi mi ha detto in una delle ultime visite che a San Candido si può tornare a vivere normalmente per il 90%».

di Angelo Monzani

19 febbraio 2013

FONTE: ecodibergamo.it

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