giovedì 19 luglio 2012

"Così hanno inquinato mezza Italia"


PATRIZIA GENTILINI oncologo di fama spiega la situazione di Faenza e come si è arrivati ad avere le falde inquinate

(Ni.Ta.) Sullo scandalo delle falde acquifere inquinate nell’ex zona industriale interviene l’oncologa Patrizia Gentilini. Nata a Faenza, laureata a Bologna e specializzata in Oncologia a Genova e in Ematologia a Ferrara, Gentilini ha lavorato nel reparto di oncologia dell’ospedale di Forlì occupandosi di Prevenzione-Diagnosi precoce e di Terapia dei tumori. Vicepresidente dell’Associazione contro Leucemie, Linfomi, Mieloma (Ail, sez.Forlì-Cesena) fa parte di Medici per l’Ambiente (Isde Italia) partecipando a convegni nazionali e internazionali.

La notizia di un gravissimo inquinamento a Faenza da solventi, sostanze clorurate, idrocarburi policiclici e altre sostanze in falde acquifere, profonde anche 40-50 metri, desta profonda preoccupazione. Innanzitutto per i potenziali rischi per la salute umana, ma anche perchè appare, purtroppo, come l’ennesima conferma della tragica situazione in cui versa l’ambiente in cui viviamo, violato e contaminato per colpevoli e delinquenziali comportamenti umani. Se pensiamo poi che il ‘ricambio’ delle falde profonde avviene in media in 1400 anni, possiamo ben capire che il loro inquinamento è un evento di gravità inaudita; inoltre, di che ricambio potrà mai trattarsi se nulla cambia nel nostro sistema economico-produttivo?
Su quanto emerso, in assenza di dati analitici più precisi, si può dire che l’inquinamento delle falde da parte di organoclorurati (di solito tetracloro o tricloro etilene) in aree di vecchia industrializzazione, non è certo una novità per il nostro Paese. Situazioni analoghe sono alla ribalta della cronaca giudiziaria: una breve panoramica dell’attuale situazione è altamente sconfortante.
A Cremona è in atto un processo contro la Tamoil: cinque gli imputati dell’inchiesta per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. Si tratta di dirigenti della compagnia petrolifera dal 1999 al 2007. L’accusa è avvelenamento delle acque destinate a uso umano.
In Veneto, nel maggio 2011, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) di Treviso ha riscontrato la presenza di mercurio nei pozzi dei comuni di Preganziol, Treviso, Casier e Quinto. Stando ai dati diffusi, su 518 pozzi ben 137 risultavano avere concentrazioni di mercurio al di sopra dei limiti consentiti.
Non se la passa meglio l’Abruzzo con l’inquinamento di acque destinate al consumo umano a Bussi e nella Val Pescara dove si è verificato un disastro ambientale di proporzioni inimmaginabili per le potenziali conseguenze sulla salute di 500mila cittadini: nelle falde sono stati riscontrati cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzeni, metalli pesanti (alcuni con livelli 3 milioni di volte superiori ai limiti di legge).
Invece per i pesticidi una recente indagine Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) ha evidenziato per le acque superficiali che il 47.9% dei campioni esaminati è contaminato da pesticidi (presenti in quantità superiore di limiti di legge nel 31,7%); e per le acque sotteranee una contaminazione nel 27% dei casi (presenti in quantità superiore ai limiti di legge nel 15.5%). Quest’indagine ha identificato nelle acque esaminate ben 131 di queste sostanze e ancora una volta ‘maglia nera’ della contaminazione è la Pianura Padana, per l’agricoltura intensiva qui praticata da anni. Si pensi che nelle falde profonde si ritrovano inquinanti vietati da molto tempo come l’atrazina, molecola al bando da decenni, ma tuttora presente nell’ambiente. Le persone dovrebbero essere informate sul fatto che si tratta di sostanze pericolose anche in quantità infinitesimali e che l’esposizione umana a piccole, quotidiane dosi a questi veleni rappresenta un pericolo gravissimo per la salute, specie per donne in gravidanza, feti e neonati.
In questo panorama desolante qualche motivo di speranza viene da oltreoceano: nel 2011, in Usa, la Exxon Mobil è stata condannata a corrispondere un risarcimento di 1,5 miliardi di dollari per un grave caso di inquinamento del suolo e delle falde acquifere, rendendo giustizia ai cittadini coinvolti. Avremo mai soddisfazioni di questo livello anche in Italia?

di Patrizia Gentilini 

 
12 aprile 2012

FONTE: La Voce


In persone molto sensibili ai problemi ambientali, articoli come questo fanno accaponare la pelle.... d'altro canto è bene che certe cose si sappiano e l'oncologa Patrizia Gentilini stende un quadro davvero preoccupante per quanto riguarda l'inquinamento ambientale che, per usare le sue stesse parole,
viene continuamente "violato e contaminato per colpevoli e delinquenziali comportamenti umani". Potrà mai cambiare tutto questo? Si potrà arrivare, un giorno o l'altro, all'abolizione TOTALE di tutte le sostanze chimiche dannose per l'ambiente e la salute dell'uomo che, ahinoi, vengono adoperate massicciamente nelle coltivazioni intensive (e non solo)? Il "biologico" che costituisce ancora l'eccezione, potrà mai diventare la regola? Personalmente è quello che io mi auspico accada con tutto il cuore, perchè continuare a utilizzare sostanze chimiche nocive significa andare contro la nostra stessa natura, significa VIOLENTARE un ambiente che non ha bisogno di tutto questo!
Tutto si paga, non dimentichiamocelo, e a fare le spese di questo uso dissennato di prodotti chimici inquinanti saremo immancabilmente noi uomini, sopratutto le generazioni future, che si ritroveranno in "eredità" gli scempi perpetrati dalle generazioni precedenti.

Marco

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