mercoledì 15 febbraio 2012

Eternit, la fabbrica della morte


La Chernobyl italiana. Così viene definita la fabbrica di Casale Monferrato (Torino) della multinazionale Eternit. Tra il 1952 e il 2010 la procura di Torino ha accertato 2.991 morti, tutti vittime di tumori causati dell'amianto, ma il peggio non è ancora passato. Per i medici il picco di tumori del tipo mesotelioma arriverà nei prossimi anni, nel 2020 o poco prima. Perché l’amianto causa un tumore ben preciso, il mesotelioma della pleura, che a Casale è conosciuto a tutti: dal 10 febbraio 2008 ad oggi le vittime accertate sono 257, 107 i nuovi ammalati. A Casale Monferrato si continuerà a morire di amianto per almeno altri quindici anni, secondo Michele Di Vittorio, direttore regionale della sanità piemontese, uno dei testimoni a Torino al processo Eternit. Il problema è dovuto alla presenza di fibre, nel territorio, che non è stato possibile eliminare del tutto.

Ma come è potuto accadere? La fabbrica aprì a Casale nel 1907 e portò tanti posti di lavoro. All’epoca non si conoscevano i danni causati dalle polveri d’amianto, ma nella zona in 80 anni questo tipo di lavorazione ha causato la morte di migliaia di persone, sia lavoratori che hanno manipolato le fibre e respirato la polvere d'amianto, che cittadini comuni che vivevano nell'area contaminata. Il grosso problema è stato quello dell’indifferenza: è dagli anni '50 che si conoscono gli effetti dannosi dell'amianto, ma fino al 1986 (anno del fallimento) l'azienda non è mai intervenuta con provvedimenti per tutelare la salute dei propri dipendenti.

Il processo. 2.991 morti, 665 malati a causa di patologie correlate all'amianto, 6.400 richieste di costituzione di parte civile, quasi tutte accolte. Sul banco degli imputati ci sono lo svizzero Stephan Schmidhaeny e il belga Louis De Cartier, ai vertici della multinazionale, accusati di disastro ambientale doloso permanente. Un processo durato oltre due anni e di interesse internazionale, perché l’Eternit ha adottato la stessa politica (ovvero non fare niente) in tutti i paesi dove aveva i propri stabilimenti. La sentenza ha condannato i due dirigenti, che oggi hanno 64 e 91 anni, a 16 anni di carcere (l’accusa ne aveva chiesti 20) e a un maxirisarcimento a favore delle parti civili.

La legge. Dal 1992 (L.257/1992) in Italia non è più possibile utilizzare l'amianto, mentre a Casale Monferrato il sindaco ne vietò l'utilizzo già dal 1987. Ma vi sono molti paesi dove, ancora oggi, si lavora l'amianto: in America latina, Africa, India, Cina, Russia e Canada. Nel rapporto biennale del registro nazionale dei Mesoteliomi (Renam), si evidenzia come ancora ogni anno muoiano in Italia circa 3 mila persone a causa dell'amianto, e che mette in evidenza lo studio dei casi: il 69,8% delle persone colpite da malattia amianto-correlata presenta una esposizione professionale, il 4,5% familiare, il 4,7% ambientale, e l'1,4% dovuto a attività extra lavorativa. Un problema che non riguarda solo Casale Monferrato, ma più in generale tutte le zone ancora da bonificare dall’uso dell’amianto.

13 febbraio 2012

di Eleonora della Ratta

FONTE: notizie.yahoo.com
http://it.notizie.yahoo.com/cos-e-l-eternit.html


Pubblico questo articolo dopo la sentenza "storica" che si è tenuta l'altro giorno a Torino e che ha visto la condanna di Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier, dirigenti in tempi diversi dell'azienda svizzera Eternit, azienda che presentava filiali anche in Italia, tra cui, la più grande e "tristemente famosa", quella di Casale Monferrato.
E' una sentenza "storica" perchè per la prima volta sono stati condannati i vertici di una multinazionale, per i disastri provocati dalle loro filiali nel mondo. Disastri a cui non si è mai posto rimedio e, anzi, pur essendo a conoscenza da tempo (almeno dagli anni 50) dei rischi legati al contatto con la polvere di amianto, l'azienda non ha mai fatto nulla per contrastare il problema, arrivando addirittura a fare della contro-informazione. Fatti questi, di una GRAVITA' inaudita, dettati dai soliti interessi economici che evidentemente non guardano in faccia a nessuno, ma che ora hanno ricevuto per mezzo di questo processo un poco di Giustizia.

A me non piace gettare la Croce addosso a nessuno, questo lo specifico bene, e anche i colpevoli di questi atti dovranno comunque essere trattati da essere umani, vista anche la loro non tenera eta.... sono però molto felice che per la prima volta si sia arrivati a colpire nel cuore il potere forte di una multinazionale, sebbene dopo molto tempo. Questo è un precedente importantissimo, perchè significa che anche chi è forte, ricco e potente, non è inattaccabile, non è al di sopra di tutto e di tutti, Giustizia compresa. C'è quindi da augurarsi che questo processo non rimanga un caso isolato, ma che sulla scia di esso anche altre "brutte" vicende possano essere smascherate e quindi giudicate eticamente e senza condizionamenti.
Che qualcosa stia cambiando? Questo solo il tempo potrà dirlo. Ora è importante non fermarsi e continuare su questa strada, senza dubbi e senza paura, perchè chi agisce con Giustizia non deve avere paura di niente. E una Giustizia, lasciatemelo dire, deve esistere anche su questa Terra.

Marco

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