domenica 2 ottobre 2011

Crisafulli: la cura israeliana sta funzionando

di Luca Marcolivio

Tornare a una vita dignitosa era il suo desiderio più grande e ora la buona sorte è finalmente dalla sua parte. Dopo otto anni da locked-in, ovvero vittima di una paralisi completa a seguito di un incidente stradale, Salvatore Crisafulli, 46 anni, catanese, sta recuperando in parte alcune delle sue funzioni motorie e neurologiche. È ancora presto per dire quanto questo percorso di riabilitazione sarà efficace. Tuttavia l’innovativa cura che il paziente sta seguendo sotto la guida del neuroendocrinologo russo-israeliano Vitali Vasiliev, sta dando risultati superiori alle più rosee aspettative.

Il metodo del dott. Vasiliev è quello della “biocorrezione” ed è essenzialmente farmacologico. Dopo le prime settimane di terapia presso il Centro Medico Internazionale di Rishon LeZion, in Israele, Salvatore è in grado di distendere il braccio destro e la mano destra, rispondendo agli stimoli esterni come mai era capitato dal giorno dell’incidente, verificatosi l’11 settembre 2003. Ancora non è in grado di pronunciare parole di senso compiuto ma la sua bocca, a differenza di prima, si apre ed ogni qual volta gli si parla, il paziente emette suoni come se volesse interloquire. Riesce inoltre a dilatare le palpebre, ad ogni domanda cui intende dare una risposta affermativa.

Secondo quanto raccontato da Pietro Crisafulli, le cure del dott. Vasiliev dovrebbero permettere a suo fratello di “tornare a parlare”. Salvatore “sarà più autonomo e potrà stare anche seduto – ha aggiunto Pietro -. Ci vorrà del tempo ma quello che stiamo vedendo è già straordinario”. Il primo ciclo di cure durerà tre mesi, fino al prossimo 8 novembre, quando Salvatore tornerà in Israele per avviare il secondo ciclo.

Una gioia immensa per Salvatore e per la sua famiglia, dopo anni trascorsi in bilico tra speranza e disperazione. I Crisafulli hanno dovuto fare i conti con le rigidità e le inefficienze del sistema sanitario e previdenziale ma, in compenso, hanno potuto contare sul sincero affetto di migliaia di italiani che, attraverso la stampa ma soprattutto il web, i blog e i social network, sono rimasti profondamente toccati dalla vicenda di Salvatore. Ognuno di loro ha voluto contribuire nel proprio piccolo, innanzitutto mediante il passaparola, con una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini e alle istituzioni.

È grazie alla generosità di questi anonimi amici che la famiglia Crisafulli ha potuto permettere a Salvatore di curarsi in Israele, in particolare per quanto riguarda vitto e alloggio, mentre le cure sono state possibili grazie al finanziamento della Regione Sicilia, ottenuto dopo anni di battaglie per il riconoscimento del pieno diritto alla salute. Decisive sono state le donazioni degli “amici virtuali” di Salvatore, ormai oltre 4000, molti dei quali da anni seguono la sua vicenda dal suo profilo Facebook. Chi gli manda un messaggio di incoraggiamento, chi gli promette una preghiera, chi un sostegno economico. Alla fine, però, sono la grande dignità e la forza d’animo di Crisafulli ad infondere coraggio in chi lo conosce.

Quella di Pietro e Salvatore Crisafulli è una doppia battaglia: per la dignità dei disabili gravi e per il loro accesso alle cure ma, soprattutto, per la tutela della vita in ogni suo istante contro la lugubre scappatoia della “dolce morte”. A tale scopo hanno fondato Sicilia Risvegli Onlus (http://www.siciliarisvegli.org/) di cui Pietro è presidente. In precedenza la famiglia Crisafulli, in particolare Pietro, aveva preso seriamente in considerazione l’ipotesi di portare Salvatore in Belgio o in un altro paese dove l’eutanasia fosse legale, per mettere fine alle sofferenza del loro sfortunato congiunto. Alla fine è prevalso lo straordinario attaccamento alla vita di Salvatore che, comunicando attraverso uno speciale software, ha sempre dichiarato di essere tornato cosciente già sette mesi dopo il fatale incidente di otto anni fa. Allora i medici avevano erroneamente diagnosticato a Crisafulli uno “stato vegetativo permanente”, ma in realtà il paziente era perfettamente consapevole di quanto avveniva intorno a lui. Salvatore Crisafulli era un uomo imprigionato nel proprio corpo, come egli stesso ha testimoniato nel proprio libro autobiografico Con gli occhi sbarrati.

Quello che Salvatore scrive sul suo profilo Facebook è la migliore testimonianza contro l’eutanasia, superiore a ogni possibile argomentazione di medici, bioeticisti e giuristi. Crisafulli afferma di essere stato “giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale senza possibile ritorno tra gli uomini”, quando invece lui stesso sentiva “irresistibile il desiderio di comunicare a tutti la propria voglia di vivere”. E aggiunge: “Dove sarebbe finita l’umana solidarietà se coloro che mi stavano attorno durante la mia sofferenza avessero tenuto d’occhio solo la spina da sfilare del respiratore meccanico, pronti a cedermi come trofeo di morte, col pretesto che alla mia vita non restava più dignità?”. Salvatore Crisafulli rifiuta, dunque di pensare all’eutanasia come nuova frontiera dei diritti umani. Qualunque vita è, a suo avviso, un “dono originale, irripetibile e divino” e nessun “camice bianco” può togliercela “con empietà travestita da finta dolcezza”. “Credetemi – conclude Salvatore – la vita è degna di essere vissuta sempre, anche da paralizzato, anche da intubato, anche da febbricitante e piagato”.

FONTE: lottimista.com
http://www.lottimista.com/2011/09/28/crisafulli-la-cura-israeliana-sta-funzionando/


Bellissimo articolo che non potevo non inserire nel blog.
Grazie Salvatore per la STRAORDINARIA testimonianza di Amore, valore e attaccamento alla vita che sempre ci dai, e tanti auguri per tutto quello che farai e ancora testimonierai, sopratutto col tuo esempio. Da parte mia non mi stancherò mai di seguire la tua storia e di riportare notizie riguardanti te su questo blog.

Marco

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