mercoledì 24 agosto 2011

Marea Nera: disastro ecologico a largo della Scozia, è una “bomba” per l’ecosistema

Si sta aggravando la fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma Gannet Alpha di Shell, nel Mare del Nord, circa 150km a est delle coste Scozzesi: dopo quasi un anno e mezzo dalla catastrofe del Golfo del Messico, un nuovo evento disastroso rischia di stravolgere l’ecosistema marino, stavolta in Europa.
La perdita di petrolio è iniziata mercoledì scorso, il 10 agosto. La Shell, a cui fa riferimento la piattaforma, ha riferito che sono finiti in acqua 216 tonnellate di greggio, equivalenti a 1.300 barili (in media, ha spiegato la compagnia, si tratta di 5 barili al giorno) determinando l’emergenza più grave dal 2000. “La macchia di petrolio
, ha detto un portavoce della Shell stamattina, “era ieri di circa un chilometro quadrato. La Shell, secondo ciò che scrive la Bbc, ha individuato una seconda falla da cui fuoriesce petrolio nelforma, ma non è ancora riuscita a localizzarla con precisione. “Abbiamo un sistema sottomarino molto complesso, e la perdita si trova in una posizione difficile con molta vegetazione marina, ha detto il responsabile Shell per l’esplorazione in Europa, Glen Cayley. Le squadre di sommozzatori sono al lavoro per individuare la falla, mentre la perdita dal primo “buco” è stata riparata. La perdita che abbiamo contenuto era nel condotto e la prima cosa che abbiamo fatto e’ stato chiudere le fonti e isolare il giacimento che consiste chiaramente nel piu’ grande volume della perdita”, ha detto Cayley, aggiungendo che la piccola falla che rimane e’ in una posizione difficile da raggiungere. La piattaforma e’ una struttura sottomarina complessa e raggiungere la falla attraverso una vegetazione marina piuttosto densa si sta dimostrando complesso”. Mentre dalla prima falla sono fuoriuscite 216 tonnellate di petrolio, pari a 1.300 barili, la seconda falla, ha detto Cayley, ammonta a soli due barili.
La perdita – la piu’ grande nel mare del Nord dell’ultimo decennio – e’ stata notata da un elicottero e al suo culmine si estendeva per quasi 30 chilometri. Secondo Cayley, le condizioni del mare stanno disperdendo naturalmente il petrolio e per ora non vi sono danni alla popolazione di uccelli marini.
Shell rimpiange molto questa perdita. Lavoriamo duramente per assicurarci che l’ambiente sia protetto e quando i nostri sforzi falliscono in una situazione come questa agiamo velocemente come abbiamo fatto in questo caso, formando la nostra squadra di emergenza e lavorando a stretto contatto con le agenzie del governo, il ministero per i cambiamenti climatici, le autorita’ sanitarie, la guardia costiera, le autorita’ per la protezione della costa ed il governo scozzese”.

Incidenti come questo sono delle piccole bombe ecologiche” per gli ecosistemi marini, ha spiegato Silvio Greco, biologo marino. Si tratta di ecosistemi molto delicati – precisa -. In particolare il Mare del Nord e’ un’area di forte concentrazione di merluzzi e luogo di nidificazione per piu’ di una decina di specie di uccelli marini, che sono i primi tra l’altro a risentire degli effetti degli olii pesanti. Il primo problema – aggiunge – e’ l’intossicazione provocata dal petrolio e la morte conseguente di larve e pesci che sono in superficie”.
Il dramma, sottolinea l’esperto,
e’ che si continua a minimizzare l’episodio come se fosse normale che le piattaforme petrolifere perdessero petrolio. E’ un atteggiamento assurdo, compreso quello di non diffondere in tempo i dati – dice -, che dimostra come le grandi compagnie abbiano solo un unico obiettivo, l’aumento del capitale sociale, in completo sfregio ad ambiente e bene comune”.

16 agosto 2011

FONTE: http://www.meteoweb.eu/2011/08/marea-nera-disastro-ecologico-a-largo-della-scozia-e-una-bomba-per-lecosistema/73867/


Marea nera in Scozia: Shell chiude la valvola, ma è ancora emergenza

Nella vicenda della marea nera in Scozia, oggi arrivano due notizie, una buona ed una cattiva. La buona è che la Shell è riuscita a chiudere la valvola che perdeva maggiormente e che ha sversato in mare 218 tonnellate di petrolio greggio. La cattiva è che per ripulire l’area ci vorranno ancora diverse settimane, anche perché c’è un secondo pozzo che perde, anche se quantità decisamente minori. Ma almeno è un buon inizio.

Le dichiarazioni iniziali della compagnia (“non sappiamo dov’è la perdita”) hanno fatto preoccupare il mondo, ed hanno fatto tornare il pensiero ad un anno fa, quando di questi tempi al largo delle coste americane i tecnici stavano combattendo contro la marea nera più devastante della storia. Quindi già il fatto che la valvola difettosa sia stata trovata e chiusa ci deve far tirare un sospiro di sollievo.

Sperare poi che la situazione si risolva in breve tempo, è davvero troppo. Le 218 tonnellate disperse (o 1.300 barili) infatti sono la stima dell’azienda, e non ci sorprenderemmo se fossero calcolate al ribasso. Per questo quel “ci vorrà tempo” annunciato dai tecnici per ripulire l’area un po’ ce lo aspettavamo. L’incidente, avvenuto nel fine settimana di Ferragosto, si calcola sia il peggiore degli ultimi 10 anni nella zona del Mare del Nord. Ma nonostante questo i portavoce del colosso anglo-olandese hanno affermato:
"la macchia dovrebbe disperdersi naturalmente, senza arrivare sulle coste [...] non ha avuto un impatto significativo sull’ambiente".

Di certo non ci si poteva attendere un’ammissione di colpa, le azioni legali partiranno senza dubbio e quindi l’azienda tende ad alleggerire la propria posizione di fronte all’opinione pubblica. Anche perché adesso dovrà impegnarsi nella chiusura del secondo pozzo che, dicono, rilasci “appena” 5 barili di petrolio al giorno, meno del precedente, ma sempre di un’azione devastante si tratta, anche perché dai primi dati pare che sia in una posizione più difficile da raggiungere. Intanto i primi effetti di questa chiazza nera di 31 km di lunghezza si sono già avuti: blocco della pesca nelle vicinanze e danni ancora incalcolabili alle diverse specie di uccelli migratori che, denunciano dalla Reale società britannica per la protezione degli uccelli (Rspb), proprio in questi giorni solcano quei mari.


21 agosto 2011

FONTE:
http://www.ecologiae.com/marea-nera-scozia-shell-chiude-valvola/47197/


Doppio articolo sul disastro ambientale che si sta verificando nel mare del Nord al largo della Scozia, disastro che segue di appena un anno e mezzo quello catastrofico del Golfo del Messico.
Comune denominatore è il petrolio, più precisamente quello che viene estratto dai fondali del mare attraverso l'utilizzo di piattaforme petrolifere. E' fin troppo evidente che questo sistema di estrazione del petrolio è molto insicuro e a costante pericolo di fuoriuscita del greggio in caso di incidente (cosa tutt'altro che rara) con conseguenze ambientali gravissime come quelle che si stanno verificando ora (e tristemente minimizzate dalla Shell). Cosa si può fare per evitare tutto ciò? La risposta a questa domanda per me sta a monte di tutto: finire con queste ricerche ed estrazioni smodate del petrolio, sopratutto nei mari e negli oceani, e impegnarsi sempre più a fondo nella ricerca e sviluppo di fonti alternative che possano sostituire il petrolio. Questo si deve fare, per il bene del nostro pianeta, degli ecosistemi e della salute dell'uomo.
Fatti come questi fanno rabbrividire e purtroppo tutti sappiamo già che questo non sarà l'ultimo. E a rimetterci sarà sempre la nostra cara Madre Terra e tutti i suoi abitanti, uomo compreso.

Marco

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