mercoledì 10 novembre 2010

CCSVI nella Sclerosi Multipla: Al via la sperimentazione targata ZAMBONI

FERRARA. - Entro poche settimane un selezionato drappello di pazienti, formato da non più di 150-200 persone, varcherà la soglia dell’ospedale S. Anna motivato dalla stessa, condivisibile speranza: guarire dalla sclerosi multipla e tornare al più presto a condurre una vita normale. Subito dopo avere oltrepassato le portinerie dell’istituto, però, il gruppetto si sgranerà. Ad attendere i malati ci saranno infatti due diversi team di ricerca, apparentemente accomunati dallo stesso obiettivo, i cui referenti nazionali hanno ingaggiato da mesi una contesa scientifica che sta proiettando i suoi riflessi anche all’interno del S. Anna.

I risvolti di questo scontro (che contrappone in particolare chirurghi vascolari e neurologi) sono ignoti a buona parte del pubblico. Dalla fine del 2009 un crescendo di interesse ha accolto la notizia che al S. Anna è stato realizzato, quattro anni fa, lo studio pilota che ha aperto una nuova e incoraggiante prospettiva nel trattamento della malattia. Sessantacinque pazienti sono stati sottoposti dall’equipe guidata dal prof. Paolo Zamboni, direttore del Centro di malattie vascolari, ad un intervento di radiologia interventistica che si proponeva di normalizzare il flusso della circolazione venosa nel cervello degli ammalati.
L’esito dell’indagine è stato sorprendente, registrando fra l’altro una regressione dei sintomi in un significativo numero di casi clinici. Zamboni sostiene di aver individuato una patologia, la Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebro-spinale), che nell’indagine condotta con la collaborazione di due specialisti, Fabrizio Salvi, neurologo del Bellaria (Bologna), e Roberto Galeotti, radiologo interventista del S. Anna, ostacolerebbe il regolare deflusso del sangue dal cervello dei pazienti determinando nell’organo un anomalo accumulo di ferro, responsabile delle lesioni associate all’insorgenza della sclerosi multipla. Cinque o sei anni fa, quando stava ancora gettando le basi della sua ricerca, Zamboni chiese la collaborazione di altri specialisti dell’ospedale S. Anna. La sclerosi multipla è sempre stata, in passato, materia di preminente competenza del neurologo, motivo per cui si mise in contatto con gli specialisti che lavoravano per l’ospedale e per l’ateneo estense.
La collaborazione, pur avviata fra Zamboni e l’unità operativa di Neurologia del S. Anna diretta dalla prof. Maria Rosaria Tola, non procedette però sul binario giusto e in breve si interruppe. La doppia sperimentazione che da novembre prenderà le mosse al S. Anna (forse l’unico centro in Italia che ospiterà contemporaneamente due indagini cliniche che si annunciano, più che complementari, antitetiche) nasce in un clima di diffidenza scientifica e si innesta su questa annosa rivalità. Zamboni dal 2006 in poi percorrerà altre strade: grazie alla segnalazione della prof. Alessandra Ferlini, dirigente della Genetica Medica dell’università di Ferrara, che sta approfondendo uno specifico ramo di studi, avvierà una fruttuosa alleanza operativa col neurologo del Bellaria Fabrizio Salvi, uno dei pochi in Italia che si è smarcato dalla posizione critica assunta sulla Ccsvi dalla Società italiana di neurologia. Fondamentale risulterà, inoltre, per l’equipe di Zamboni il lavoro di un altro specialista, il radiologo del S. Anna e dell’università di Ferrara Roberto Galeotti. Alla fine del 2009 la pubblicazione dello studio di Zamboni, nel frattempo corroborato da indagini scientifiche condotte anche all’estero, ha suscitato una vasta eco internazionale. La Regione Emilia Romagna ha deciso di promuovere una sperimentazione che avrà una duplice valenza: diagnostica (valuterà cioè se esiste la Ccsvi e se può essere efficacemente rilevata) e terapeutica (misurerà l’efficacia del trattamento di liberazione delle vene occluse nella cura della sclerosi multipla).

Il trial coinvolgerà 550 pazienti (un centinaio al S. Anna, da dove sarà coordinata la ricerca) in una decina - o forse più - di siti clinici con una procedura in doppio cieco. Costo presunto: ignoto, secondo voci ufficiose sarebbe vicino a un milione di euro. L’indagine promossa dall’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism) coinvolgerà invece 30 centri e 2000 pazienti (1200 con SM, 400 sani e 400 con altre patologie). A Ferrara saranno al lavoro due equipe, quella della dottoressa Maria Rosaria Tola, responsabile dell’unità operativa di Neurologia del S. Anna, e quella del prof. Enrico Granieri, direttore della Clinica neurologica, che eseguiranno i test su alcune decine di ammalati. Il fondo stanziato dalla Fism è di 900mila euro. Lo studio avrà una valenza epidemiologica e diagnostica, non sarà trattato l’aspetto terapeutico. Tra i gruppi che fanno capo alle due sperimentazioni autonome il dialogo, a Ferrara, è pressochè nullo. Zamboni, che in un primo tempo aveva aderito allo studio Aism-Fism, è uscito a settembre dal comitato scientifico sbattendo la porta. A suo avviso non fornisce garanzie adeguate sul rispetto del protocollo da lui stesso definito. La Fism-Aism ha deciso di andare avanti. Per i pazienti una scelta che si annuncia ardua: a quale studio aderire?

FONTE: http://www.ccsvi-sm.org/?q=node%2F505



E' sempre una gioia da parte mia sapere che nel mondo la ricerca e la sperimentazione in campo medico vanno avanti, ed è una soddisfazione particolare sapere che ci sono medici in Italia, come il Dott. Zamboni, che non si fermano dinanzi alle concezioni mediche acquisite (spesso incomplete e talvolta anche errate) e vanno avanti nel ricercare le causee dell'insorgere delle malattie. In questo caso parliamo di Sclerosi Multipla, una malattia che colpisce milioni di persone in tutto il mondo..... la scoperta del Prof. Zamboni da una luce nuova a questa malattia e sopratutto da una concreta speranza di guarigione alle tante persone che ne sono colpite.
Quello che mi auguro è che la sperimentazione della scoperta del Prof. Zamboni che è iniziata proprio in questo mese, non debba essere "deturpata" da sciocchi individualismi e giochi di potere che portano solamente a separazioni e al rischio concreto, se la sperimentazione non verrà fatta nel modo migliore, di portare a risultati non veritieri. Quando c'è in gioco la salute dell'uomo ogni compromesso e individualismo deve essere messo da parte, come da parte deve essere messo ogni interesse di ordine economico.
Una moltitudine di malati di SM attendono con trepidazione l'esito di questa sperimentazione per potersi sottoporre al metodo Zamboni..... non possiamo assolutamente deluderli!

Marco

2 commenti:

  1. Gentilissimo Direttore, La ringrazio anticipatamente per l'interesse mostrato e la tempestività con la quale ha annunciato, con l'articolo scritto sul Suo giornale in merito all'avvio della sperimentazione, secondo il metodo Zamboni e proposto dall'AISM-FISM, mirata a fornire dati certi sulla correlazione tra CCSVI e Sclerosi Multipla. Mi premeva informare Lei e la Sua Redazione su un dato importante; da tale sperimentazione il Prof. Zamboni ha preso le distanze, poichè ha contestato fortemente la metodologia approvata dal comitato sperimentatore, di cui lui faceva parte e dal quale si è dimesso con documento pubblico, e che non rispecchia il metodo da lui promosso, e tenta di invalidare fortemente il suo studio. Certo della Sua buona fede, l'essere indotto a pubblicare una così importante notizia in modo "errato" è dovuto alla cattiva documentazione a cui Lei,involontariamente, ha attinto. Mi permetto inviarle il documento originale delle dimissioni del Prof. Zamboni.
    Per dover di cronaca, tanto Le dovevo e con affetto e stima La saluto
    Puccio Musumeci

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  2. Caro Puccio, grazie innanzitutto per il tuo commento.

    Forse non hai letto fino in fondo l'articolo che ho postato, il quale nella sua parte conclusiva dice: "Tra i gruppi che fanno capo alle due sperimentazioni autonome il dialogo, a Ferrara, è pressochè nullo. Zamboni, che in un primo tempo aveva aderito allo studio Aism-Fism, è uscito a settembre dal comitato scientifico sbattendo la porta. A suo avviso non fornisce garanzie adeguate sul rispetto del protocollo da lui stesso definito. La Fism-Aism ha deciso di andare avanti. Per i pazienti una scelta che si annuncia ardua: a quale studio aderire?".

    Credo quindi che la separazione che c'è stata tra il Dott. Zamboni e l' AISM-FISM sia stata giustamente sottolineata. Scrivo questo con rammarico perchè quando accadono cose del genere a rimetterci sono sempre la scientificità della sperimentazione e quindi, conseguenza di ciò, gli stessi malati che si trovano disorientati e non sanno più a chi rivolgersi.

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