mercoledì 10 febbraio 2021

Metodo Di Bella, paziente guarisce dal cancro al pancreas. Il tribunale di Catanzaro: farmaci gratis

Un paziente malato di cancro al pancreas ultimo stadio guarisce con la terapia Di Bella. Il tribunale di Catanzaro riconosce al paziente il diritto di poter avere tutti i farmaci della terapia gratis. Una svolta che ha riacceso i riflettori sul Metodo Di Bella. Il professor Luigi Di Bella non era amato dalla scienza ufficiale e oggi come allora il suo “metodo” continua a scatenare i suoi oppositori. Il professore ha introdotto una nuova concezione terapeutica biologica nella prevenzione e cura del cancro. In passato spesso sono stati i giudici a riconoscere ai malati il diritto di potersi curare con il metodo. Poi è intervenuta la Cassazione che ha messo la parola fine alla possibilità di avere il rimborso delle cure dalle Asl. Ora questa nuova sentenza riaccende le speranze per i malati che si curano con la terapia Di Bella.

Metodo Di Bella, la sentenza del tribunale di Catanzaro

«Con sentenza in data 23.11.2020 il tribunale di Catanzaro – si legge sul sito ufficiale metododibella.org – ha riconosciuto il diritto di un paziente del dottor Di Bella, malato di tumore al pancreas, ad ottenere la somministrazione gratuita dei farmaci da parte dell’Asl. Il tribunale ha riconosciuto inoltre che, nel caso specifico, i farmaci del Mdb sono allo stato attuale e in virtù degli atti documentati, l’unica cura in grado di portare sul paziente “un miglioramento del quadro sintomatico della patologia tumorale, non altrimenti realizzabile coi farmaci elencati in classe a) e b) utilizzati dalla medicina ufficiale per la cura delle patologie tumorali”».

Il caso clinico

Il paziente è Aldo Bencivenni, nel 2017 ha scoperto di avere il cancro al pancreas. Inizialmente si era sottoposto ai cicli di chemioterapia. Ma senza ottenere risultati sperati. Poi si è affidato al Metodo Di Bella. «Le ultime risonanze magnetiche – spiega il dottor Giuseppe Di Bella, figlio del professore – non registrano il tumore. Il tumore al pancreas rappresenta una delle maggiori cause di decessi al mondo. Questo paziente ha iniziato la cura nel 2017. Qui la guarigione e l’assenza di tumore sono documentati oltre che con l’esame del sangue con esami strumentali: sia da una risonanza magnetica che dalla Pet. Parliamo di un esame metabolico e un esame iconografico».

Metodo Di Bella, parla l’avvocato

La vicenda è stata trattata anche da Radio Radio che ha intervistato sia l’avvocato Gianluca Ottaviano che il paziente stesso. «Il signor Aldo non è in condizioni economiche tali da poter sostenere gli elevatissimi costi della terapia. Quindi – ha spiegato il legale – con un ricorso di urgenza abbiamo chiesto l’erogazione del Metodo Di Bella, con costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Purtroppo, tutti i provvedimenti dei vari giudici italiani intervenuti fino al 2011, sono stati contraddetti da una Cassazione graniticamente contraria».

Che cosa riconosce la sentenza

E poi ancora: «Noi stiamo chiedendo che il singolo soggetto venga tutelato. Abbiamo dimostrato il miglioramento graduale fino alla remissione, che poi è stata certificata dagli esami. Si trattava di un quarto stadio, che per la letteratura ufficiale non offre chance di sopravvivenza. Nel caso di specie la terapia ha portato l’effetto benefico».

Il paziente Aldo Bencivenni

Dal canto suo, il paziente Aldo Bencivenni ha sottolineato: «Io ero contrario a fare la chemio terapia, però poi la pressione della famiglia mi ha fatto desistere. Anche se non ero convinto della chemio, perché in testa avevo sempre il Metodo Di Bella. Già nel ’95 mi aveva colpito, quando seguì tutto l’iter in televisione. Quando facevo la chemio stavo malissimo, non era una cosa da tirare avanti. Già al pensiero stavo malissimo. E lasciando la chemio mi dissero “guardi se lasci la chemio tra 6 mesi non c’è più nulla da fare”. Poi ho chiamato il dottor Di Bella e sono stato a Bologna. Il dottore Di Bella mi ordina la cura. Da quel momento ho iniziato subito a sentirmi meglio. Ho continuato e continuo ancora, ormai la faccio a vita».


di Giovanna Taormina

13 dicembre 2020

FONTE: Secolo d'Italia

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