giovedì 15 marzo 2012

Il sogno di Massimo: il pianterreno

Sulle pareti appaiono i segni evidenti del passaggio della carrozzina elettrica. Sulle porte anche. Massimo Gritta vive in un appartamento al dodicesimo piano di uno di quei condomini enormi di via Michelangelo, al numero 106. Costretto a muoversi sulla «sedia a rotelle» a motore da quando aveva 18 anni per una grave malattia degenerativa, vive in 49 metri quadrati, tra camera, sala con angolo cottura, bagno e balcone.

Da tre mesi divide gli spazi - già esigui - con la sua badante Rossella, molisana che si è spostata al Nord per poter lavorare, assistendo il giovane giorno e notte. Massimo, che ora ha 33 anni, da cinque ha chiesto all'Aler una casa più a sua misura, adatta alle sue necessità.

Avrebbe diritto ad un appartamento di 60 metri quadri. Ma soprattutto lo vorrebbe al piano terra. Da anni si sente ripetere che soluzioni diverse per lui non ce ne sono, o quelle che l'Aler gli propone non sono per nulla idonee. Vuoi perchè poste in un seminterrato, vuoi perchè sulla rampa d'accesso le radici di un albero impediscono i movimenti. Vivere su una carrozzina, seppur elettrica, a 12 piani d'altezza, non è facile.

E diventa ancor più problematico quando non si ha a disposizione un ascensore sufficientemente ampio per poter salire e scendere agevolmente, o a maggior ragione quando ci sono eventi come le scosse di terremoto avvertite nei mesi scorsi anche nel Bresciano. «In quelle due occasioni ce la siamo vista veramente brutta - spiega Massimo -. Non potevamo prendere l'ascensore. Cosa potevo fare? Buttarmi dalla finestra? Ma cosa aspettano a cambiarmi casa, che muoia?» si domanda desolato il giovane. «Pure io quando c'è stato il terremoto non sapevo cosa fare - aggiunge Rossella -. Non sarei mai scappata lasciando da solo Massimo. Ma cosa sarebbe potuto succedere, saremmo morti tutti e due al dodicesimo piano?».

Amara la convinzione che il 33enne si è fatto in questi ultimi anni, ovvero «che qualcuno voglia rendermi la vita ancor più difficile, per convincermi a spostarmi in un altro comune, magari più piccolo. Non è vero che non ci sono appartamenti liberi adatti a me. Proprio oggi abbiamo visto una cascina appena ristrutturata e ci hanno detto che è dell'Aler. Io vado ogni terzo giovedì del mese, con grande fatica, perchè non è certo una passeggiata per me e per chi mi accompagna, per vedere se c'è una casa adatta. E ogni volta mi sento dire che non ce ne sono. Ma non è vero. E non è dignitoso, per nulla», continua a raccontare Massimo Gritta.

Unico suo conforto, oltre ai familiari e alla sua assistente ormai 24 ore su 24, i due amatissimi cani: Sheila, labrador di sette anni ed Ella, rottweiler ancora cucciolo. Negli occhi di Massimo si legge tutto l'amore che nutre per quei due cani: «Mi offrono uno stimolo in più, per uscire, per non chiudermi in me stesso, visto le mie patologie. Ma da quando è arrivata Ella le assistenti del Comune non vogliono più venire perchè dicono di aver paura».
Alle due bestiole il giovane non vuole assolutamente rinunciare. Come conferma Rossella: «Sheila ed Ella gli danno sicurezza. Sono dei punti di riferimento che lo aiutano molto». E l'affetto che il 33enne riversa su quelle bestiole è ampiamente ripagato dai due cani che con enorme tenerezza si fanno coccolare e accarezzare salendo sul predellino della carrozzina, o stendendosi al suo fianco.

«Non mi sembra di chiedere troppo. Non chiedo una casa lussuosa, ma semplicemente adatta alle mie condizioni. Dove possa trascorrere delle ore serene anche per stare meglio».
Vivere al dodicesimo piano, oggi come oggi per Massimo è invece fonte di ansia e di agitazione, che certo non fanno bene alla sua salute, psicologica e fisica. «Disastrosi» sono stati i giorni che lo hanno visto a letto per un'influenza, senza mai poter uscire dalla sua camera. «Per fortuna era con me Rossella, altrimenti non ce l'avrei fatta a superare l'ansia».
La giovane molisana ha conosciuto Massimo durante un ricovero alla Città di Brescia e da allora lo assiste, accontentandosi di dormire sul divano, e di un salario che sa quasi di beneficenza. «Ma Massimo ora è diventato la mia famiglia» sostiene. È lei che ci ha contattati per sollevare la questione e per sensibilizzare l'Aler.

Prima di salutarlo, sulla sua carrozzina elettrica, Massimo Gritta ci mostra tutte le difficoltà per salire in ascensore. Non riesce ad entrare con una sola manovra, ma ce vogliono molte di più. Non solo. Per farlo deve entrare «in retromarcia» e una volta all'interno fatica anche a schiacciare i pulsanti dei piani, a maggior ragione quello dell'allarme che è posto più in alto. Il secondo ascensore, posto di fianco, è ancora più piccolo, e in quello Massimo non riesce nemmeno ad entrarci.

di Daniela Zorat

22 febbraio 2012

FONTE: giornaledibrescia.it
http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/il-sogno-di-massimo-il-pianterreno-1.1091192

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