sabato 18 giugno 2011

Salvatore Crisafulli, una vita ad occhi sbarrati
















 

Un gigante che lotta contro tutto e tutti fissando sempre una meta 

Quando entro in quella casa tutto parla di lui, nonostante lui sia l'unico a non poter parlare. Anche i muri sono intrisi di esperienze, di episodi, di dolore. Salvatore Crisafulli è lì, in quella stanza fatta a sua misura, piena di macchinari e di medicine, immerso in quel cielo dipinto e cosparso di tante stelline bianche, a simboleggiare il suo abbraccio con ciò che di più grande esiste sopra di lui; e lui, col suo carattere mai rassegnato, accetta, anzi lotta per farne parte. Ci accoglie sua madre, una donna minuta, segnata dal tempo e dalla fatica passati a curare quel figlio che con forza ha detto sì alla vita, nonostante gli eventi e le circostanze abbiano lottato tanto contro di lui.
Salvatore è un uomo di quarantacinque anni, e prima di quel disastroso incidente era una persona come tante, sposata e padre di quattro figli; aveva un lavoro e una vita tutta sua. La sua normalità, però, si interrompe quel giovedì 11 settembre 2003, quando Salvatore, allora trentottenne, nel recarsi al lavoro a bordo della sua vespa, viene violentemente investito da un furgone che lo sbalza in aria. L'incidente è gravissimo e Salvatore rischia la vita a causa delle pesanti lesioni cerebrali che lo portano ad uno stato comatoso di quarto grado. Ma la forza di quest'uomo non si ferma; la sua voglia di vivere è più forte della pressione della morte.
Contro tutti i referti e contro ogni aspettativa Salvatore si sveglia dal coma e piange; ma non può più muoversi, né comunicare. E' imprigionato nel suo stesso corpo che non risponde ai suoi impulsi, tanto da indurre i medici a non credere nel risveglio, motivando le lacrime e i piccoli movimenti quali riflessi incondizionati. Ma Salvatore è vivo e, come racconta in seguito nel suo libro “Con gli occhi sbarrati” scritto grazie ad un sofisticato comunicatore elettronico, sente ogni erronea diagnosi medica; e piange quando i suoi cari lo accarezzavano e gli parlavano convinti che possa sentirli.
E' sua madre a continuare a credere in lui, oltre i confini della scienza, oltre la logicità, animata dal legame inscindibile con quel figlio “vivo”. Col passare degli anni Salvatore compie piccolissimi passi avanti, esce dall'ospedale per provare a vivere una vita quanto più “normale” possibile in casa, accudito dalla madre, dal fratello Pietro e dai familiari tutti che non si sono mai arresi all'evidenza. Ma la diagnosi è pesante e troppo dura da accettare: sindrome del Loched-in, che blocca ogni suo movimento, ogni sua parola, ma che gli consente di capire e di sentire tutto.
Dopo sette anni, però, le forze cominciano a venir meno e Salvatore, forse per provocazione o forse per troppo amore nei confronti dei suoi cari, decide di “staccare la spina”. La famiglia annuncia a gran voce attraverso le televisioni, i giornali e le radio l'abbandono da parte delle istituzioni, troppo miopi e distanti dai reali bisogni di Salvatore e di tutte le migliaia di persone affette dal suo stesso problema. Salvatore torna sui suoi passi e durante una trasmissione televisiva dichiara “a gran voce” col suo silenzio di voler continuare a vivere. Poi una speranza.
Un medico russo operante in Israele, il professor Vassiliev, che da anni indirizza la sua attività alla cura delle alterazioni cerebrali attraverso un metodo innovativo da lui stesso brevettato che vanta in alcuni casi una percentuale di successi pari al 100%. Pietro si catapulta nel progetto, nell'ennesimo tentativo di restituire al fratello la dignità di uomo, strappatagli prima dall'incidente e poi dal silenzio e dall'indifferenza delle istituzioni. “Non importa quanto costoso sarà questo intervento.
Ci vogliono circa sessantamila euro. Vendo tutto. Ho messo in vendita anche l'auto attrezzata per disabili con la quale trasportiamo Salvatore per i suoi controlli o per quei pochi momenti di svago. Significa che per adesso ci attrezziamo diversamente. Ma mio fratello deve vivere e deve vivere al meglio”, mi dice Pietro con un misto di amore e orgoglio da fare arrossire quanti non hanno mai mosso un dito. Gli stanno accanto migliaia di amici, stretti attorno a lui nell'Associazione Sicilia Risvegli Onlus (www.siciliarisvegli.org), fondata dallo stesso Pietro, e che in questo momento sta svolgendo una campagna di sensibilizzazione eccezionale al fine di riuscire a raccogliere la somma necessaria a portare Salvatore in Israele; gli sta accanto il mondo del social network dove Salvatore è considerato un eroe e nei quali si formano gruppi spontanei col comune scopo di stare accanto al “gigante”.
Sì, gigante, perchè nonostante sia immobilizzato in un letto, nonostante non possa parlare, nonostante le avversità, è questo ciò che vedo davanti a me: un gigante, che lotta contro tutto e tutti, fissando sempre la meta coi suoi occhi sbarrati.

Luca Reina

Giugno 2011

FONTE: La Zona Franca Catania


Riporto con molto piacere questo splendido articolo tratto dal settimanale "La Zona Franca" di Catania e uscito in questo mese, sulla drammatica situazione di Salvatore Crisafulli.
Ho già parlato di Salvatore su questo blog e mi auguro di poterlo fare anche in futuro.... magari dando la notizia della sua partenza per la clinica del Dott. Vassiliev in Israele, un viaggio verso la speranza che Salvatore e la sua meravigliosa famiglia si augurano di intraprendere quanto prima.

Invito tutte le persone che leggeranno questo articolo a dare una mano concreta a Salvatore a realizzare il suo desiderio.... e per aiuto concreto intendo donare, donare anche pochi euro per permettergli di intraprendere questo viaggio della speranza. Le coordinate per aiutarlo si trovano a questo link: http://www.siciliarisvegli.org/
Tante gocce formano il mare, e ognuno di noi può essere parte di questo mare di Amore e Solidarietà che potrà condurre Salvatore verso un futuro migliore. Avanti allora, ciascuno dia il "suo".... tutti uniti per Salvatore.

Marco

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