Visualizzazione post con etichetta Inquinamento elettromagnetico. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Inquinamento elettromagnetico. Mostra tutti i post

lunedì 20 settembre 2021

Inquinamento Elettromagnetico

L’inquinamento elettromagnetico è cresciuto in maniera inarrestabile, pericoloso e invisibile costituendo una minaccia pericolosa per la salute pubblica.

I campi elettromagnetici inquinanti sono milioni di volte superiori a quelli naturali. Con le installazioni e diffusione degli impianti di telecomunicazioni 5G gli effetti nocivi saranno preoccupanti e aggraveranno inevitabilmente i sintomi delle persone affette da elettrosensibilità (EHS).

Bisogna sensibilizzare tutti per fermare e dire STOP al 5G poiché gli effetti nocivi sono a breve e lungotermine con sintomatologia multiforme che colpisce il sistema nervoso centrale: microscosse, disturbi di memoria, disturbi del sonno, concentrazione, etc., etc. Disturbi metabolici, sistema immunitario, poiché il 5G sono una fonte di alte frequenze che interferiscono a livello energetico e su tutti i tessuti, cellule, organi con mutazioni del DNA. Gli effetti a lungo termine sono tumorali: tumori nel sangue, sistema nervoso centrale, etc. Soprattutto nei bambini che sono maggiormente soggetti a rischio di leucemie. Già i cellulari operano alla frequenza di 900 Mhz (oggi 1800) le radiazioni di questa lunghezza d’onda vengono assorbite dai tessuti, (figuriamoci cosa accadrebbe con il 5G). Sono già stati fatti studi sugli effetti pericolosi e nocivi dei campi elettromagnetici all’università di Nottingham (Inghilterra) sono state sottoposte a radiazioni (identiche a quelle emesse dal cellulare) le larve e si è notato che la divisione cellulare risultava accelerata, quindi, una crescita abnorme di cellule che sviluppa tumori cancerogeni.

Bisogna prendere atto che è un continuo proliferare delle malattie ambientali: elettrosensibilità (EHS), sensibilità chimica multipla (MCS) e patologie correlate. Le malattie causate dall’ambiente hanno messo in crisi la salute dell’ambiente e dei suoi abitanti; la maggioranza delle patologie dipendono dal logoramento del sistema immunitario provocato dal degrado ambientale e della incredibile diffusione di sostanze tossiche presenti nell’aria, acqua, cibo, inquinamento elettromagnetico, etc.

La medicina allopatica o “chimica di sintesi” non è più in grado da sola di affrontare le malattie provocate dall’inquinamento elettromagnetico e ambientale. Molti medici hanno ancora oggi una visione meccanicistica, nata con la scienza ai tempi di Cartesio e Newton, supportata dal pensiero scientifico dominante tuttora nella medicina occidentale che considera il corpo come una macchina che può essere analizzata e scomposta nelle sue parti. Fortunatamente, alcuni medici, incominciano ad avere una visione olistica, termine che deriva dalla parola greca “holos” e significa “intero” e cioè che tutti gli organi interagiscono con il TUTTO. Bisogna che i medici siano preparati in medicina ambientale, epigenetica, fisica quantistica, etc. È ormai superato il concetto che la salute dipende soltanto dalla genetica e si incomincia a parlare in termini di epigenetica, poiché l’ambiente in cui viviamo determina la nostra salute, abitudini, comportamento, stile di vita e abitudini alimentari.

Ogni singola cellula del corpo umano contiene nel DNA l’informazione globale del corpo e della mente, grazie alle quali riesce a comunicare e relazionarsi continuamente con il sistema cellulare. Siamo fatti di energia NON separabili tra fisico e spirito, tutto interagisce con il TUTTO e con TUTTI. La medicina in futuro dovrà orientarsi, più di quando non abbia fatto finora sul profilo metabolico individuale del paziente dal momento che NON esiste l’individuo normale o il quadro “normale”.

È così difficile comprendere che il 5G costituisce una seria minaccia per la nostra salute!?
Chiedetelo agli ammalati di elettrosensibilità, sensibilità chimica multipla, etc., quanta sofferenza procurano i sintomi molteplici delle suddette patologie oltre alla privazione delle relazioni sociali, perdita del lavoro, etc. I campi elettromagnetici e inquinamento ambientale sono una minaccia per l’equilibrio interno delle funzioni vitali (omeostasi) nel nostro organismo.

Come si può guarire dalle MALATTIE AMBIENTALI se si continua a inquinare e le condizioni ambientali persistono poiché nessuno tutela la salute dei cittadini?
Se le condizioni di inquinamento ambientali persistono i disturbi si cronicizzano e peggiorano nella misura in cui le nostre forze di adattamento vengono logorate dal continuo bombardamento degli inquinanti. Il continuo logorio di sostanze nocive fa crollare anche la resistenza delle persone più sane e robuste e sono destinate a cedere modificando anche le cellule e DNA. Il miglior PARTITO è quindi la PREVENZIONE che è la messa a punto per neutralizzare il più possibile lo stress ambientale. Oggi l’inquinamento elettromagnetico è talmente elevato che bisogna rafforzare e supportare il sistema immunitario con ottimi integratori per sostenere le funzioni di detossificazione dell’organismo. Altri danni che procura l’inquinamento ambientale sono le anomalie all’apparato riproduttivo, diabete di tipo due, etc.

Non dimentichiamo che stiamo parlando di malattie ambientali e che la salute è il nostro patrimonio e quindi è un nostro DIRITTO essere tutelati da chi dovrebbe far rispettare la COSTITUZIONE art. 32 e art 3. Va ricordato che il DIRITTO alla salute comporta anche il diritto alla salubrità ambientale e prevenzione al DIRITTO dell’integrità dell’individuo. La protezione della salute è stata inserita nella carta dei DIRITTI fondamentali dell’unione europea. Purtroppo!!! In Italia, il mancato riconoscimento delle malattie ambientali e violazioni dell’art. 32 ha fortemente danneggiato gli ammalati aggravando i sintomi per mancanza di cure detossificanti. Ci sono stati giovani morti per mancanza di cure che potevano essere curati e salvati. Colgo l’occasione per ringraziare Maurizio Martucci, Sara Cunial, Davide Barillari e tutti i medici, ammalati e tutte le persone impegnate attivamente per far riconoscere il diritto alla salute e tutela ambientale.


di Filomena Pavese

14 settembre 2021

FONTE: OrticaWeb

sabato 28 agosto 2021

«Anche il vino viene inquinato dalle onde elettromagnetiche»

VOLTURINO. DENUNCIA DI ANTONIO GAGLIARDI, PRESIDENTE DI «ELETTROSMOG»

IL TEST. Quello conservato in zona diventa acido, resta buono in altri luoghi

VOLTURNO. «Le antenne di Volturino non fanno male solo alla salute dei cittadini, ma alterano anche la qualità del vino». A sostenerlo è il presidente dell'Associazione Elettrosmog per la lotta all'inquinamento elettromagnetico per la tutela dell'ambiente (elettrosmogvolturino.interfree.it), Antonio Gagliardi, che in una lettera inviata al Comune di Volturino, all'Asl e alla Procura della repubblica di Foggia, ad oggetto «Vino alterato esposto a contaminazioni delle antenne radiotv di Volturino», denuncia «ancora una volta la propagazione di onde malefiche provenienti dalle antenne della collina che sovrasta il paese». «Dall'anno 2003 sono stato testimone involontario dell'alterazione del vino esposto a campi elettromagnetici. Come? Nel travasare il vino dalla damigiana in bottiglie di vetro da un litro, tutte della stessa marca di acqua minerale, tenute in cantina e altre bottiglie tenute in un'altra abitazione di di proprietà a Città S.Angelo, in provincia di Pescara – scrive Gagliardi – le bottiglie conservate a Volturino verso primavera avevano un sapore acido, quelle tenute nella città aprutina conservavano il sapore normale. Il primo anno rimasi sorpreso, ma al secondo anno successe lo stesso fenomeno, al che mi sono insospettito: a Volturino non ci sono fabbriche inquinanti, rumore da traffico automobilistico inesistente, però ci sono le antenne radiotrasmittenti della vicina collina, ma per esserne certo ho pensato di tenere per diversi anni alcune bottiglie a Volturino e altre lontano dalle antenne. Ho seguito altri test con vino preso da altre persone, due bottiglie uguali da ogni persona e lasciandone le une esposte alle onde, a casa mia, e le altre in un casotto di campagna, a Selvapiana, a circa 5 Km dalle antenne. Il risultato ha confermato i sospetti: il vino esposto in campagna al caldo estivo ha resistito, mantenendo le caratteristiche originarie, invece il vino tenuto a casa, esposto alle radiazioni, pur tenuto in un ambiente più fresco, ha ceduto. L'anno scorso ho misurato i valori del campo elettromagnetico vicino alla bottiglia e, come documenta la foto, è stata esposta a 2,75 V/m, invece in campagna a 0,3 V/m».
«Ma anche in occasionali confidenze con altri cittadini di Volturino – conclude il presidente di Elettrosmog – ho appurato che molti buttassero il vino perchè acidulo. Quindi chiedo che venga eseguita un'indagine presso casa mia, essendo tra le più esposte, lasciando alcune bottiglie a casa e altre in un luogo non esposto, per un anno. Il vino, notoriamente sensibile alla luce, ai fotoni, non puà che essere influenzato negativamente dalle onde elettromagnetiche, ma perchè ci sia una prova evidente chiedo che venga sottoposto a sperimentazione scientifica da istituto accreditato».


di Dino De Cesare

20 novembre 2020

FONTE: Gazzetta del Mezzogiorno

martedì 17 agosto 2021

Tribunale di Firenze gli riconosce il tumore da elettrosensibilità, ma l’operaio Enel è già morto!

Dopo 10 anni di attesa, la Corte d’appello di Firenze condanna l’Inail al risarcimento per la malattia professionale a tre ex dipendenti Enel della provincia di Lucca. Una vittoria per l’Inca-Cgil della provincia di Lucca e per i lavoratori coinvolti, anche se purtroppo la sentenza è arrivata postuma.

Con una sentenza finora unica nel suo genere, sarebbe stata accertata l’esistenza di una malattia professionale mai riconosciuta prima. Gli assistiti, vittime di questa patologia, ottengono così il diritto di ricevere un indennizzo proporzionato al grado di menomazione, pari all’85% degli arretrati oltre al diritto alla rendita ai superstiti riconosciuto al coniuge.

La vicenda – spiega la Cgil – inizia nel 2011 quando un nostro assistito, all’epoca 62enne, si è rivolto al Patronato Inca Cgil di Marlia per ottenere assistenza nel riconoscimento di quella che reputava una malattia causata dal suo precedente lavoro. Si trattava di mieloma multiplo micromolecolare, secondo lui derivato dall’esposizione a onde e campi elettromagnetici generati dai piloni dell’alta tensione. L’uomo aveva lavorato infatti alle dipendenze di Enel dal 1974 al 2005: nel corso degli anni si era occupato di installazione e manutenzione di apparecchiature e infrastrutture telefoniche, impianti di alimentazione, macchine di teleoperazione e telecontrollo, apparati di trasmissione ed organi di accoppiamento ad onde convogliate, apparati di radiotrasmissione Vhf, ponti radio Uhf e ponti radio Shf. Gli apparati a onde convogliate (Ocv) erano stati prevalentemente installati presso linee elettriche ad alta tensione, in situazioni di presenza di un forte campo elettromagnetico. Messa in servizio, collaudo e manutenzione dei ponti radio si erano svolte prevalentemente presso ripetitori, in cui erano installati numerosi ricetrasmettitori Vhf, Uhf e Shf, che localmente provocano un forte inquinamento elettromagnetico”.

L’ex operaio dell’Enel aveva quindi richiesto, tramite l’aiuto dell’allora responsabile dell’ufficio Inca di Marlia, Patrizia Bertoncini e del medico legale Silvia Baldi, il riconoscimento della malattia professionale, ma la richiesta venne respinta. È stato così costretto a ricorrere ad un’azione giudiziaria, promossa con il patrocinio dell’avvocata Carla Genovali davanti al tribunale di Lucca. In questa sede la sua causa è stata unita a quella delle vedove di due colleghi che come lui avevano lavorato per buona parte della vita per l’Enel, e che nel frattempo erano deceduti per malattie analoghe.

L’Inail – spiega la Cgil – ha però continuato a contestare le pretese delle parti offese e, nonostante due perizie (una ambientale e l’altra scientifica) favorevoli agli argomenti dei tre lavoratori, il tribunale ha rigettato la domanda basandosi su una terza perizia (medico legale) negativa. La causa è stata quindi portata davanti al tribunale d’Appello di Firenze, dopo che tutti e tre i casi sono stati seguiti da vicino dalla dottoressa Baldi. La Corte d’Appello di Firenze, di fronte alla documentazione depositata e soprattutto alla luce delle perizie, sia ambientale che scientifica, precedentemente ignorate, ha dato per assodata la sussistenza del nesso causale. Ha quindi incaricato un nuovo consulente tecnico di valutare l’entità dei danni riportati dai tre operai, il quale ha riconosciuto la sussistenza delle malattie professionali denunciate. Il Tribunale ha pertanto condannato l’Inail a corrispondere gli indennizzi spettanti”.

Si è trattato – spiega la Cgil – del primo riconoscimento giurisprudenziale inerente a malattie ematiche causate dall’esposizione alle onde elettromagnetiche. L’unica amarezza che rimane agli operatori del Patronato Inca Cgil, al medico legale Silvia Baldi e all’avvocato Carla Genovali, è dovuta all’impossibilità di condividere la soddisfazione per tale risultato con il proprio assistito storico. Purtroppo, infatti, poco prima della pronuncia della sentenza, il promotore della causa è deceduto a causa della malattia professionale denunciata”.


7 agosto 2021

FONTE: Oasi Sana

venerdì 6 agosto 2021

Silenzio sui rischi antenne, sit in davanti alla sede Rai

Il presidio. La protesta a Roma di Comitati e Alleanza Italiana Stop 5G

L'Alleanza Italiana Stop 5G ha presidiato ieri pomeriggio la sede Rai di Viale Mazzini a Roma per protestare contro «l'appiattimento della televisione pubblica sulle posizioni delle pubblicità commerciali e degli uffici stampa dei colossi delle telecomunicazioni e sul conseguente oscuramento dell'informazione sui rischi connessi all'incremento esponenziale di postazioni elettrosensibili e sui pericoli derivanti dall'esposizione all'elettrosmog e alle radiofrequenze» .
Alla manifestazione di ieri c'erano anche dei comitati di Latina che si battono da anni per contrastare il proliferare indiscriminato di antenne-ripetitori e per sollecitare le amministrazioni locali a dotarsi delle misure necessarie per contenere il fenomeno e garantire così la salute e l'incolumità dei cittadini.
«A differenza di altri sindaci – spiega un rappresentante del Comitato Antenne di Latina – il primo cittadino del capoluogo pontino non ha mai preso posizione su questa delicata materia, ma la sua inerzia non ci spaventa, anzi, ci rende più combattivi» . Durante il sit di ieri pomeriggio in viale Mazzini i manifestanti hanno sottolineato, cercando di interagire con i passanti, che da quando l'Italia è stata scelta come capofila per la sperimentazione del 5G, gli abbonati Rai e i cittadini sono stati messi all'oscuro dei gravi pericoli ambientali e sanitari che inevitabilmente porterà il futuro digitale elettromagnetico.
«Sono troppi gli interessi connessi al business legato all'introduzione del 5G – hanno detto – E non è un caso che il nostro Parlamento abbia deciso di innalzare il valore massimo del campo elettromagnetico da 6 volts per metro quadrato a 61 volts per metro quadrato, dieci volte di più. Una decisione irresponsabile che contrasta con il diritto alla salute, con il principio di precauzione, con la Carta dei diritti dell'uomo e con un buon numero di trattati internazionali. In questo modo il nostro Paese rischia di diventare presto un gigantesco forno a microonde».


22 giugno 2021

giovedì 17 giugno 2021

Inquinamento elettromagnetico. “Serve un Centro regionale di cura”

Il referente per la Puglia di Alleanza italiana Stop 5G Giancarlo Vincitorio rivolge un appello a tutti i partiti per realizzare in Puglia un Centro per la diagnosi e la cura di patologie causate dall'esposizione a campi elettromagnetici e ad agenti chimici. “Non ha importanza quale orientamento politico esprimano, ma tutti i partiti dovrebbero sentire il dovere di questo impegno a tutele dai diritti di chi soffre di MCS (Sensibilità Chimica Multipla) ed EHS (Ipersensibilità ai campi elettromagnetici)” spiega Vincitorio nella sua richiesta rivolta anche al presidente Emiliano.
L'attivista ricorda che è dal 2001 che il ministero della Salute e le Regioni ne parlano come problema sanitario emergente e riscontri di questa consapevolezza c'è pure in Gazzetta Ufficiale già da quell'anno ma ad oggi nulla è stato fatto in Puglia. In molte altre Regioni invece MCS ed EHS sono riconosciute come malattie invalidanti e anche all'estero, esempio Germania e Francia, ci sono sentenze giudiziarie che rafforzano i diritti di coloro che soffrono per questa malattia.
In Puglia – dichiara Vincitorio – ci sono persone che a causa di queste malattie vivono fuori dai centri abitati e in zone totalmente isolate al sistema elettromagnetico e chimico e sono costrette a limitare la propria vita sociale ad incontri con persone adeguatamente decontaminate. Non si può più fare finta di non vedere o non sapere. E' il momento di agire e le istituzioni devono fare il proprio dovere ma questo risultato si raggiunge se i partiti all'unisono accolgono il nostro input e svolgono una forte azione di stimolo al governo regionale. Ecco perché rivolgo un accorato appello a tutti i partiti assicurando che coloro che lo recepiranno potranno contare sul supporto dei nostri studi e riscontri scientifici”. Secondo Vincitorio ci sarebbero territori come San Giovanni Rotondo o Lecce, dove persiste una rassegnata coesistenza con l'inquinamento elettromagnetico limitandosi a delegare all'Arpa la sorveglianza dei limiti di emissione. MCS ed EHS sono causa di patologie disabilitanti in rapporto alla gravità delle affezioni dei vari organi o sistemi interessati come ad esempio reni, pelle, apparato respiratorio, cardiocircolatorio e digerente, sistema nervoso, ecc.
La Regione Puglia – afferma Vincitorio – può fare molto per garantire ai cittadini una diagnosi precoce delle patologie MCS ed EHS e per erogare a questi soggetti servizi adeguati nelle strutture sanitarie pubbliche.
Continueremo la nostra battaglia ovunque e sempre ma nel frattempo i partiti sollecitino il governo regionale a riconoscere la malattia e ad erogare le cure sanitarie a chi soffre
” conclude Vincitorio.

15 maggio 2021

FONTE: l'Attacco

giovedì 22 ottobre 2020

EHS e MCS, le malattie dell’ambiente: «Necessario intervenire rapidamente, per i pazienti drammatiche condizioni di vita»


Una giovane vita si è spezzata pochi giorni fa e con essa i sogni e le speranze di poter vivere una vita normale.

Era affetta da due gravi malattie ambientali, la Sensibilità Chimica Multipla o Multiple Chemical Sensitivity (MCS) e la Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici o Electromagnetic Hypersensitivity (EHS) che causano gravi reazioni fisiche in seguito ad esposizione rispettivamente a Sostanze Chimiche ed emissioni Wireless di ogni tipo, entrambe non riconosciute come entità nosologiche dal SSN.

In Italia sono state riconosciute solo da alcune regioni come malattie rare, ma rare non sono! Indicarle come tali è l’unica via percorribile dalle regioni per riconoscerle in autonomia, in mancanza di un riconoscimento nazionale.

Non essendoci un riconoscimento nazionale, i medici non sono obbligati ad aggiornarsi e quindi non sono a conoscenza di questo problema sanitario, emergente anche nella nostra provincia a causa del crescente Inquinamento Chimico ed Elettromagnetico.

Per questo chi ne soffre viene ignorato, come ignorate sono le richieste di aiuto dei malati, che da anni, anche tramite le associazioni di riferimento sia locali che nazionali, denunciano la situazione critica nella quale si trovano.

I soggetti affetti dalle forme più gravi, dal riscontro sempre più frequente, vivono in stato di prigionia. Sono costretti a non lavorare, sono privi di ogni forma di aiuto o tutela pur invalidi gravi e non hanno fonti di sostentamento; sono costretti a rinunciare allo studio o a creare una famiglia propria; sono danneggiati da emissioni imposte loro da terzi e verso le quali sono impotenti.

Non hanno accesso alle cure mediche di base e di emergenza in quanto le strutture sanitarie sono ambienti saturi di Campi Elettromagnetici (CEM) e Sostanze Chimiche, e la classe medica come detto non è aggiornata.

I malati di EHS e i malati di MCS rischiano di restare senza servizi essenziali (corrente elettrica, gas, acqua e collegamento ad internet) a causa dei cambiamenti che stanno venendo apportati alle reti di trasmissione dei dati in termini di utilizzo di contatori Wireless (smart meter, imposti per legge) e fibra ottica costituita da reti ibride che utilizzano anche il Wireless (che presto sarà l’unico sistema di collegamento ad internet disponibile sul mercato poiché l’ADSL sta venendo dismessa). Queste strumentazioni emettono segnali che passano attraverso i presidi schermanti dei malati, sono totalmente incompatibili con la malattia, e costituiscono un danno anche quando utilizzate da terzi che risiedono in loro prossimità.

L’uso crescente delle App sugli smartphone, che forniscono servizi a prezzo di un continuo collegamento alla rete a mezzo telefonia mobile, WiFi o Bluetooth, determina l’emissione di segnali dalla portata in grado di invadere i loro ambienti di vita.

I 700 MHz che verranno utilizzati dalla rete 5G sono ampiamente in grado di attraversare i presidi schermanti (schermature ambientali e indumenti schermanti) e non daranno loro scampo.

I malati di MCS stanno ugualmente andando incontro ad uno scadimento delle condizioni di vita, perché l’emergenza Coronavirus ha portato ad un cospicuo utilizzo di disinfettanti i cui vapori sono deleteri per la loro salute già precaria, divenendo pericolosissimi specialmente per chi vive in condomini.

Di tutti i problemi di cui sopra, che chiaramente ledono molti dei diritti di questi soggetti come esseri umani e come cittadini, il più critico resta quello sanitario. Sono stati fatti dei disegni di legge a tutela dei malati ma che purtroppo sono fermi a causa dell’emergenza Coronavirus.

Esistono dei riconoscimenti regionali e qualche regione adotta dei protocolli ospedalieri, ma non è assolutamente sufficiente a tutelare i malati perché, in assenza di una accurata e stabile bonifica ambientale nei confronti di campi elettromagnetici e sostanze chimiche, nonché di adozione di quotidiane ed adeguate misure gestionali per la MCS (dieta rigorosamente biologica e trattamenti antiossidanti e detossificanti quotidiani), le malattie sono progressivamente ingravescenti: la persona affetta diventa sensibile a una gamma più ampia di frequenze e sostanze chimiche presenti nell’ambiente, e i sintomi diventano più gravi e potenzialmente fatali.

Sono malattie scomode per i notevoli interessi economici dietro a certe scelte politiche e dell’industria, per cui si cerca di negarne l’esistenza nonostante studi scientifici peer-reviewed (quindi approvati dalla comunità scientifica) correttamente eseguiti ne confermino plausibilità biologica e gravità, e i malati siano dotati di certificati medici rilasciati dai pochi specialisti a conoscenza del problema.

Ester racconta: “A causa della MCS grave, pur avendo una casa, per anni ho vissuto in auto, molte volte in zone montane. Avevo problemi a vestirmi perché ogni detergente mi causava reazioni gravi e ho vissuto al freddo più d’una volta perché non potevo accendere il riscaldamento.

Adesso mi trovo a dover vivere sempre vicina ad un ospedale e in caso di crisi respiratorie, dovute anche solo al profumo utilizzato da una persona, devo correre al pronto soccorso. Non potendo accedere in sicurezza per le gravi reazioni che potrei avere in posti non bonificati come gli ospedali (il più delle volte preventivamente avvertiti), ricevo assistenza in una camera di isolamento, ma non è sempre facile disporre della comprensione del personale, e questa cosa mette costantemente in pericolo la mia vita.

L’autonomia è sempre più ridotta, non posso spostarmi molto perché devo avere un medico vicino a me. Mangio solo 4 alimenti e non posso curarmi perché non posso usare i farmaci tradizionali
”.

Paola, una malata grave di EHS e MCS, racconta invece: “Ho subìto atti di bullismo dai vicini solo per aver chiesto di spegnere i WiFi almeno la notte, sono stata derisa, umiliata e molte altre volte semplicemente ignorata. Nei primi anni di malattia, a causa dei dispositivi Wireless utilizzati dai vicini, sono stata costretta a dormire in auto, poi in uno scantinato, e infine su una sedia nell’unico piccolo spazio riparato dai CEM che ero riuscita a trovare, in un calvario di segregazione e isolamento che sta durando da anni. Da due anni sono costretta a vivere permanentemente in una struttura schermante con meno di 2 mq a disposizione per muovermi. A causa del recente potenziamento dei ripetitori siti alla stessa altezza ed in prossimità del mio appartamento (definito “sito sensibile” dall’ARPA), questa struttura schermante ha perso di efficacia e non mi ripara più adeguatamente. Ho danni organici documentati nelle mie relazioni specialistiche, e con l’aumento dell’elettrosmog ho ricominciato a soffrire di dolori continui ed intensi. Quindi non solo sono costretta a vivere da prigioniera per un inquinamento prodotto da terzi, ma vengo pure torturata! Sono a carico dei miei genitori anziani e non ho i mezzi per ripararmi adeguatamente. L’esborso economico elevato per trattare le malattie ha impoverito la mia famiglia e presto non potrò più curarmi. Spero continuamente di non avere bisogno di un ricovero ospedaliero perché le strutture sanitarie sono luoghi impraticabili, pieni di onde elettromagnetiche e sostanze chimiche.

A causa della MCS, esordita 5 anni fa per un problema ambientale, ho avuto una crisi respiratoria violenta che ha determinato una frattura costale multipla: ho dovuto curarmi da sola perché non potevo recarmi in ospedale e sono stata ignorata dal mio medico di base di allora. Di medici di base ne ho cambiati altri due e la situazione non è migliorata. Al momento soffro di dolori addominali continui, la cui causa non posso indagare per l’impossibilità di recarmi in ambienti sanitari non bonificati. Sto cercando di impedire l’installazione dello smart meter per il gas, perché già sto male per quelli installati nelle vicinanze, ma mi sto scontrando con un muro di gomma. Quando vado a letto la sera non so se il giorno dopo sarò ancora viva
”.

Vania, anche lei affetta da MCS ed EHS grave dice: “C’è un gran vuoto di umanità quando si tratta di malattie ambientali. Quando mi sono ammalata il mondo mi ha voltato le spalle. Vivo sola, i genitori sono lontani, faccio fatica ad alimentarmi, e i danni organici derivati dalle malattie mi stanno prosciugando le poche forze che mi sono rimaste. Mi trovo senza risorse e non so come potrà essere il mio futuro. Sono una giovane che vive da vecchia”.

Roberto, affetto da EHS e MCS, racconta: “Ho dormito 2 anni in auto a causa dei vicini che avevano il WiFi. Ora, dopo un trasloco in un posto inizialmente migliore, mi ritrovo nuovamente con frequenze invasive che mi creano un dolore così forte da farmi svenire e per riprendermi ci vogliono giorni. Soffrendo di problemi cardiocircolatori, considerato che i CEM hanno effetti importanti a livello cardiaco, vivo come un condannato a morte in attesa della esecuzione”.

L’Associazione Obiettivo Sensibile OdV, nata per sensibilizzare le istituzioni verso questo problema e per aiutare chi soffre di queste gravi patologie è stata istituita da un gruppo di persone trentine affette da queste patologie ambientali, per dare aiuto e tutele agli altri malati che risiedono in regione e in Italia. “In Trentino – spiegano i vertici dell’associazione – le persone affette da tali patologie a conoscenza diretta dell’Associazione sono circa una quarantina, ma sono solo la punta dell’iceberg: molti di più sono i casi sommersi. E’ necessario intervenire rapidamente perché le loro drammatiche condizioni di vita stanno violando quanto sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, essendo peraltro incostituzionale. Come Associazione chiediamo che queste persone vengano ascoltate se chiedono aiuto al sindaco o ad altre istituzioni, e che le malattie vengano riconosciute e curate in Italia”.

E ancora: “I medici di base e gli ospedali si devono attrezzare per poter accogliere in sicurezza questi pazienti, senza rischiare di danneggiarli ulteriormente specialmente ora con il grave problema del Coronavirus. Abbiamo stilato un documento di accesso alle cure per i pazienti affetti da EHS e MCS proprio per tutelare i malati, e contiamo di distribuirlo capillarmente ai servizi di assistenza. Servirebbero inoltre luoghi Elettrosmog e Chemical-Free, aiuti economici per terapie salvavita e schermature, e pensioni di invalidità congrue. Ciò porterebbe queste persone ad avere gli stessi diritti degli altri cittadini e ad integrarsi nella società”.


19 ottobre 2020

FONTE: La Voce del Trentino

martedì 13 ottobre 2020

Trento, morta giovane elettrosensibile/MCS. Obiettivo Sensibile: “C’è rabbia, le istituzioni continuano ad ignorare la malattia”


Comunichiamo con dolore, e non nascondiamo anche rabbia, la notizia giunta ieri sera dalla mamma di una giovane donna, della morte della figlia affetta dalle forme gravi di Sensibilità Chimica Multipla ed Elettrosensibilità, nostra associata”. Con queste poche righe l’associazione trentina Obiettivo Sensibile ha reso nota l’ennesima tragica fine di un’ammalata invisibile, cittadina dellEra Elettromagnetica costretta al confino senza assistenza né cure del sistema sanitario nazionale, colpa l’ostracismo di un negazionismo infimo ostinato a privare chi ne soffre pure dei diritti inalienabili dell’uomo. Senza il riconoscimento nazionale e nell’elenco regionale delle malattie rare, infatti gli ammalati di questa sindrome immuno-neuro-tossica altamente invalidante sono relegati al confino, abbandonati soli, al loro destino, per una disperata lotta per la sopravvivenza che, come purtroppo già successo in passato, può concludersi nel peggiore dei modi, sconfinando nel punto di non ritorno. Nonostante il riconoscimento da parte dell’ONU e l’inserimento tra le classificazioni internazionale nell’ICD10 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Inaccettabile: “Siamo vicini alla famiglia in questo momento di grande dolore – continua la nota di Obiettivo Sensibile – quanto successo ieri è uno dei non pochi casi laddove le istituzioni continuano ad ignorare queste patologie. Continueremo a batterci per i nostri diritti e per un riconoscimento delle patologie, affinché ci sia una tutela e quanto accaduto non debba più ripetersi.

Come già anticipato nella recente inchiesta di OASI SANA sul riconoscimento della patologia, per colmare la vergognosa lacuna del sistema sanitario nazionale Obiettivo Sensibile ha predisposto un protocollo per l’ospedalizzazione in sicurezza dei malati ambientali. Sottoscritto da numerosi medici e ricercatori, il documento "Accesso alle Cure per pazienti affetti da Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici (EHS) e Sensibilità Chimica Multipla (MCS)" è stato redatto in collaborazione con Justina Claudatus, medico specialista in medicina ambientale clinica. “Quanto proposto – affermano i promotori – è solo l’introduzione ad un problema tanto complesso quanto cruciale per la sopravvivenza dei soggetti affetti da Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici (EHS) e Sensibilità Chimica Multipla (MCS), il cui numero è in rapido aumento, attualmente impossibilitati ad avere adeguata assistenza sanitaria. Necessita di essere sviluppato in protocolli assistenziali integrati, e solo con il Vostro contributo potrà diventare un mezzo efficace di integrazione e possibilità di accesso alle cure mediche per questi malati”. Rivolto a tutti gli operatori in ambito sanitario e alle strutture sanitarie pubbliche e private, finora però i nosocomi interessati sono pochi, meno di una decina in tutta Italia: tra questi l’Ospedale Giovan Battista Grassi di Ostia a Roma ha adottato un protocollo per l’ospedalizzazione e le cure in sicurezza per malati di MCS, approvato grazie all’intervento dell’associazione A.M.I.C.A. quando la patologia era ancora inserita nell’elenco malattie rare della Regione Lazio. Altri protocolli, come segnala il Comitato Oltre la MCS, sono adottati anche nell’Ospedale San Filippo Neri (sempre nella Capitale) e al San Camillo De Lellis di Rieti.

Si sono poi perse le tracce della proposta formulata lo scorso anno dall’Associazione Italiana Elettrosensibili per redigere un protocollo diagnostico, terapeutico e prognostico per l’elettrosensibilità: “Potrà poi essere mutuato anche dal Sistema Sanitario Nazionale”, aveva promesso il presidente Paolo Orio. Ma non se ne è più avuta notizia, evidentemente troppo l’impegno per relazionare incontri informativi, promossa la raccolta fondi per il cortometraggio Elettra. Anche per questo l’Alleanza Italiana Stop 5G ha consegnato documentazione e dossier sull’EHS-MCS sia al Ministero della Salute che all’Istituto Superiore di Sanità, perché non c’è più tempo da perdere, servono fatti concreti, prima che sia troppo tardi: nel Parlamento Europeo è finita l’interrogazione a risposta scritta dell’eurodeputato Piernicola Pedicini e alla Camera dei Deputati l’interrogazione parlamentare a doppia firma On. Sara Cunial, On. Veronica Giannone indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per tutelare i malati d’elettrosmog nel riconoscimento della disabilità. L’associazione Emergenza Elettrosmog Abruzzo sta infine sostenendo la "Risoluzione per la tutela della salute dei cittadini" MCS-EHS presentata dal consigliere Domenico Pettinari, vice presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, mentre al Senato il Sen. Giuseppe Pisani ha depositato un disegno di legge sull’MCS, però non ancora calendarizzato in commissione. E a Trento, purtroppo, da ieri si piange l’ennesima vittima. Invisibile, intollerabile. Mai più.

di Maurizio Martucci

7 ottobre 2020

FONTE: Oasi Sana


E' sempre una grande tristezza dover dare notizie come queste, ovvero della morte di una giovane ragazza affetta da Sensibilità Chimica Multipla (MCS) ed Elettrosensibilità (EHS). E' tuttavia doveroso farlo, perchè è bene che la gente sappia che razza di patologie sono queste e in che stato di abbandono sono ancora lasciate le persone che ne sono colpite.
Purtroppo la situazione di questi malati è ancora lontanissima dall'ideale, ed ora, come già successo in passato, piangiamo amaramente questa nuova vittima.

Marco

martedì 14 luglio 2020

“Stiamo male” – 5G, le testimonianze shock di chi è già costretto a viverci (e subirlo)


“Il 5G è stato lanciato qui due giorni fa”, ha scritto Gudrun da Seattle, Washington l’8 dicembre 2019. “Non appena è stato acceso, ho cominciato a sentire un ronzio a bassa frequenza nel mio cranio.

Io vivo in un alto edificio con 12 antenne di telefonia mobili piazzate sul mio tetto”, ha scritto Lilia dall’Inghilterra il 14 gennaio 2020. “Nel corso dell’ultimo anno la mia salute ha iniziato ad essere colpita, con dolori nelle ossa, allo stomaco e al torace, dolore nel mio plesso solare. Ho la calcificazione nelle mie unghie dei piedi, mi è stato diagnosticata l‘anemia e aritmia cardiaca.

Hanno appena lanciato il loro 5G”, scrive Gwen da Mount Shasta, in California, il 26 gennaio 2020. “Ora sto vivendo forti dolori vertigini e la testa, sentendo i disturbi anche agli occhi. Il mio vicino di casa avverte lo stesso.

Viviamo in un cantiere stabile nel paese alle frontiere”, ha scritto Lauraine dalla Scozia l'11 febbraio 2020. “Le compagnie sono venute a mettere giù cavi in fibra ottica nelle case e alcuni vanno sopra il nostro tetto. I nostri vicini sono felici di ottenere 50 volte la connessione più veloce a internet, ma stanno usando wireless in tutto le loro case e ciascuno è un trasmettitore del segnale. Una volta che sono stati collegati i cavi in ​​fibra ottica è stato come vivere in un inferno. La mia testa si sente come una zucca che esplode, la mia pelle e sulle mie mani provo prurito e bruciore, le mie gambe fanno male. Ho avuto l’acufene come un lamento del wireless, è stato così intenso, e sto soffrendo un mal di testa incredibile come se la mia testa dovesse scoppiare e i muscoli sul collo lo stesso. Inoltre i miei occhi iniziano a bruciare.

Ero pronto a fuggire ma un paio di giorni fa sono andato in città e ho sperimentato 5G per la prima volta”, ha scritto Pat dal Giappone il 29 febbraio 2020. “Quello che mi ha sorpreso, non è stata la reazione del mio corpo, ma gli effetti neuropsicologici che stavano vedendo le persone intorno a me. E' stato spaventoso.

Abbiamo un’antenna 5G di 3.6GHz entro 300 metri della nostra casa”, ha scritto Angela dall’Australia il 1° marzo 2020. “Da allora sono in cattive condizioni di salute e mi sento stanco.

Abbiamo antenne con amplificatori che li rendono 4.5G”, ha scritto Michelle da Montreal, Quebec il 3 marzo 2020. “Dal novembre 2018, quando hanno installato le antenne non ci sono ragni, nessun uccello, nessune formiche, niente scoiattoli. Le persone sono sempre più malate e i nostri animali domestici pure.


L’antenna 5G è stata attivata a metà del mese di novembre e si trova a circa 120 metri da casa nostra”, scrive Marco da Gold River, British Columbia il 17 marzo 2020. “A livello degli occhi, mi fa male. Mia moglie, che si stava riprendendo bene dalla leucemia, ha cominciato a stare peggio da quando la torre 5G è arrivata. È morta il 13 febbraio.

Sono stato al pronto soccorso due volte negli ultimi 30 giorni per il mio cuore”, ha scritto Ann da Colorado il 15 aprile 2020. “Le mie braccia e le mie mani tremano, le dita vanno indipendentemente l’una dall’altra, ed i muscoli sulla schiena hanno di recente subito pressioni. Il mio cuore si sente come scosso da un bruciore, una corrente elettrica che lo attraverso. Ci si sente come se dovesse esplodere fuori dal petto. Io vivo al 10° piano di un condominio di 11 piani. Ci sono cinque antenne 5G a circa 35 piedi sopra il mio divano. I miei occhi hanno drasticamente subito un abbassamento della vista, provo nausea e da gennaio che sto vivendo la perdita della mia memoria. Soffro problemi di stress, esaurimento e di sonno.

Sono un 46enne e tuttavia in buona salute”, ha scritto Andrew da Guernsey il 5 maggio 2020. “Vicino a me hanno iniziato a testare 5G all’inizio di quest’anno, 46 torri 5G. Poco dopo io e molti altri …. abbiamo cominciato a sviluppare una tosse persistente che dura da 3 mesi.



di Arthur Firstenberg

22 maggio 2020

FONTE: Oasi Sana

venerdì 13 marzo 2020

«Il mio film sugli elettrosensibili: è tutto vero»


Il regista forlivese Alessandro Quadretti verso una nuova opera: «C'è chi può ammalarsi di Wi-fi. Così racconto la loro vita»

L'ATTRICE «La protagonista soffre del disturbo in prima persona: per lei un set speciale»

Cosa succederebbe se un giorno ci si accorgesse di non poter più usare il cellulare o di non poter resistere in una stanza dove sia attiva una connessione wi-fi? Non è fantascienza, ma una realtà per il 5% della popolazione italiana (percentuale che in altre nazioni supera il 10%). Si tratta delle persone elettrosensibili, le quali non tollerano i campi elettromagnetici. Il regista forlivese Alessandro Quadretti ne aveva parlato in “Sensibile”, il suo documentario del 2017, e ora torna ad affrontare l'argomento. Questa volta si tratta di un corto di fiction, “Elettra”, per il quale si aprirà presto un crowdfunding online.

Quadretti cosa l'ha spinta a tornare sul tema dell'elettrosensibilità?

«Qualche mese fa ho letto la storia di una giovane attrice a cui era stata da poco diagnosticato il problema. Mi è sembrata un'occasione da cogliere».

Sarà lei la protagonista del suo nuovo corto?

«Sì. Si chiama Lisa Granuzza di Vita. Quando le ho fatto la proposta è stata entusiasta».

Di cosa parlerà “Elettra”?

«Sarà la storia di una donna che scopre di essere elettrosensibile e la sua vita cambia di colpo».

Quando partiranno le riprese?

«Spero in primavera. Molto dipende dall'esito della raccolta fondi che lanceremo presto: abbiamo bisogno di un sostegno per garantire un piccolo compenso a tutte le persone che collaborano al progetto e per trovare un distributore. L'argomento merita di avere il giusto spazio anche perché riguarda davvero tutti».

Quindi non solo gli elettrosensibili?

«Siamo sempre più connessi e ora si stanno aprendo le porte anche al 5G nonostante tanti studi ne dimostrino la pericolosità. Spesso si fa fatica ad accettare che qualcosa che non possiamo percepire possa danneggiarci, eppure è così e gli elettrosensibili ne sono una prova».

Come si scopre di essere elettrosensibili?

«I sintomi sono emicranie, difficoltà a dormire, ma anche tachicardia, problemi cardiovascolari e addirittura il diabete».

Come vive un elettrosensibile?

«Chi ne soffre in forma severa passa attraverso un dramma che investe ogni settore della vita. C'è chi è costretto all'isolamento. Ci sono ragazzi che non possono andare a scuola, autisti di autobus che non possono più lavorare perché ciascuno dei passeggeri ha un telefonino in mano... Alcuni perdono tutto».

Per l'attrice la vita sul set potrebbe essere dannosa?

«Lisa soffre di una forma non grave. A collaborare con me, oltre all'Associazione Italiana Elettrosensibili e a Officinemedia, ci sarà la stessa troupe con la quale lavorai per girare “Sensibile”, quindi tutte persone che conoscono l'argomento. L'idea è di lavorare nel rispetto dell'elettrosensibilità dell'attrice trasformando le scelte che faremo in una cifra stilistica».

Cosa intendete?

«Ad esempio cercheremo di lavorare con le luci spente, perciò dovremo sfruttare al meglio la luce naturale. Sul set ridurremo al minimo le attrezzature. La stessa scelta di avere un'attrice elettrosensibile mi sembra anche di stile: un po' come strizzare l'occhio al cinema neorealista. Vorrei che fosse un messaggio forte per tutti e penso che questa sia la strada giusta».

di Sofia Nardi


IL LAVORO

Il regista Alessandro Quadretti ha lavorato in particolare come documentarista. Tra le sue opere troviamo “L'ultima spiaggia”, sulla tragedia dell'esodo giuliano-dalmata, poi ancora “La strage dell'Italicus” e il film “Espero” nel quale recitò l'ex terrorista Mario Toti. Tra i lavori più recenti c'è “I babelici”, un documentario “sugli artisti irregolari”. Nel 2017 è uscito “Sensibile”: qui Quadretti intervista diverse persone che soffrono di elettrosensibilità e ne scontano le conseguenze sulle loro vite. In “Elettra” affronta lo stesso tema, questa volta attraverso la fiction.


10 marzo 2020

FONTE: Il Resto del Carlino

lunedì 9 dicembre 2019

Venosa (Potenza): elettrosensibile grave aggancia Di Maio che promette: "Tavolo scientifico sulla malattia elettromagnetica!"


Venosa, poco più di 11.000 persone in provincia di Potenza, regione Basilicata. Ieri sera Luigi Di Maio, ex Vicepremier del Conte I, ex Ministro del 5G a guida del MISE (oggi è al dicastero degli affari Esteri) dopo la tappa lucana posta su Facebook: “Grazie Venosa, grazie di cuore per il calore e l’affetto di questa sera. Non smetteremo di batterci per tutelare i vostri diritti. Ci stiamo impegnando per restituirvi tutto quello che per decenni la politica vi ha rubato.

Tra chi rivendica diritti negati e rubati c’è Savino Tampanella, elettrosensibile di Venosa, attivista del comitato Stop 5G Basilicata: maglietta nera con scritta bianca (“sono un elettrosensibile, ma per lo stato sono invisibile“), come già aveva fatto a Roma per la storica manifestazione nazionale Stop 5G in Piazza di Montecitorio, per chiedere tutela della salute ieri s’è recato all’incontro pubblico del Movimento 5 Stelle organizzato nella sua città insieme alla Sindaca Marianna Iovanni, al consigliere regionale Gianni Leggieri, al Senatore Arnaldo Lomuti, anche lui di Venosa. Ad ascoltare il Ministro Luigi Di Maio, di spalle al palco, in prima fila, con la maglietta-denuncia e la diagnosi di elettrosensibilità in mano, Savino ha attirato l’attenzione di tutti. Dopo un breve colloquio con la Sindaca della città (a Venosa anche un atto amministrativo comunale per alloggi protetti da elettrosmog in difesa di malati), Savino Tampanella è stato ascoltato dall’ex Ministro del Mise (fautore del 5G) e capo politico del M5S, Luigi Di Maio. Un incontro serrato, in cui Savino è riuscito ad ottenere la promessa dell’istituzione di un tavolo di confronto scientifico sulla elettrosensibilità (malattia riconosciuta dal 2012 in Basilicata proprio grazie all’indomito Savino, ma non riconosciuta a livello nazionale) e che la documentazione relativa alla sua diagnosi sarebbe immediatamente passata nelle mani del lucano Ministro della Salute Roberto Speranza, anche lui di Potenza.

Di seguito la diagnosi di Elettrosensibilità di Savino Tampanella redatta nel 2013 dal Prof. Giuseppe Genovesi, improvvisamente scomparso a Gennaio 2018:

Il sottoscritto prof. Giuseppe Genovesi, specialista in endocrinologia, in psichiatria ed in immunologia, ricercatore del Policlinico Umberto I dell’università di Roma La Sapienza, alla luce del quadro clinico e presa visione delle indagini diagnostiche effettuate, dichiara che il paziente Savino Tampanella è affetto da Encefalomielite mialgica e da Elettrosensibilità, progressivamente insorte.

La sintomatologia generale lamentata più frequentemente dal paziente è caratterizzata da: spiccata astenia, dolori diffusi articolari e muscolari, stato confusionale, difetto di attenzione e di memorizzazione a breve termine, acufeni forti, tachicardia e aritmie cardiache con disturbi circolatori, ipertensione arteriosa in caso di esposizione, eritemi, perdita di coscienza in caso di esposizione, depressione del tono dell’umore, disturbi del linguaggio, infiammazione delle mucose, parestesie.

È bene specificare che la sintomatologia è scatenata dall’esposizione a campi elettromagnetici, pc fissi e portatili, cellulari, Wi-Fi, ripetitori radio telefonici, server, Bluetooth, e qualsiasi altra apparecchiatura elettrica che genera campi elettromagnetici. Tradotto tutto ciò in termini di prodotti di uso comune significa che il paziente deve evitare l’esposizione, il contatto e la vicinanza a qualsiasi campo elettromagnetico.

È da precisare infine che la condizione clinica attuale del paziente, come dimostrato dalle modalità di insorgenza della sintomatologia, limita significativamente la sua vita di relazione e configura, oltre che un danno biologico, anche un evidente danno morale da quantificarsi nelle opportune sedi medico-legali.

Roma, 15 maggio 2013.

In fede, prof. Giuseppe Genovesi, Policlinico Umberto I di Roma.



30 novembre 2019

FONTE: Oasi Sana

martedì 3 dicembre 2019

«Io, intollerante alle onde elettromagnetiche, sono isolato e non lavoro: il governo mi aiuti!»


PENALIZZATI Stare vicino ad apparecchi accesi – cellulari e televisori inclusi – provoca alle persone come il signor Tampanella epilessia, nausea e problemi di cuore

«All'estero questa sindrome è invalidante e pensionabile», dice Savino, che deve costruirsi una casa su misura e si sfoga: «Non ho più una vita»

Pochi anni fa ha scoperto di essere intollerante alle onde elettromagnetiche e da allora deve tenere a distanza la tecnologia per non vivere in uno stato di malessere costante. Si chiama Savino Tampanella ed è uno dei 170 mila “elettrosensibili” in Italia. «La mia vita non esiste più», confessa a Nuovo. La sua intolleranza è riconosciuta solo all'estero, dove è possibile eseguire esami genetici particolari.
In Italia, l'unico reparto che si occupava di questo problema, all'ospedale Umberto I di Roma, è stato chiuso dopo la morte del primario, Giuseppe Genovesi. Savino è l'unico ad aver ottenuto una certificazione della sua condizione in una regione italiana, la Basilicata.

Ci racconta la sua vita?

«Vivo irradiato da onde elettromagnetiche e dalla mattina alla sera cerco i posti dove soffro meno. Tre volte la settimana mi sottopongo a una terapia a base di glutatione, una molecola disintossicante usata anche in chemioterapia, faccio bagni di sale per scaricare l'elettricità e molte docce».

Dove abita?

«Sono stato in campagna a Venosa per tre anni. In una casa senza …. e riscaldamento. …..... i segnali elettrici erano più leggeri. Poi la mia isola felice è stata invasa da radar che forse provengono dalla Puglia e sono andato ospite da amici. In attesa di finire la costruzione della mia nuova casa a prova di onde in …...»

Com'è la sua casa ideale?

«Non deve essere in un campo elettromagnetico. Ci può essere un telefono fisso da usare con parsimonia, ma niente cellulari. Gli elettrodomestici possono funzionare, ma senza che io mi avvicini troppo. Le lampadine a basso consumo sono bandite, sì a quelle a led. Non posso guardare la smart tv, mentre quella di generazione intermedia mi provocano problemi solo se la tocco. No agli allarmi nella casa o nelle vicinanze».

Ma che cos'è di preciso l'elettrosensibilità?

«E' una malattia nota già nel 1930, la Sindrome da microonde. Non è un'allergia, perché non provoca shock anafilattico, ma un'intolleranza. E' come se fossi celiaco. In molti Paesi è riconosciuta come malattia sociale, invalidante e pensionabile. Causa crisi epilettiche, stanchezza, tachicardia, difficoltà all'udito».

La nostra società la aiuta?

«No. Non posso lavorare se non lontano dalle onde elettromagnetiche, ho finito i risparmi e vivo con la pensione di mio padre. Lancio un appello al ministro della Salute, Roberto Speranza, e vorrei fargli la bibliografia della mia malattia. Non è una patologia psichiatrica o una somatizzazione da stress. E' una malattia seria e lo Stato non può girarsi dall'altra parte».


Di Giovanna Sorrentino

FONTE: Nuovo

mercoledì 13 novembre 2019

«Noi, malati di Wi-fi»


Si chiamano elettrosensibili e non possono (o riescono) a vivere in presenza di campi elettromagnetici. Come Caterina, che un giorno vide il suo corpo gonfiarsi. E da allora vive giorno e notte in cucina

Immaginate di vivere in due metri quadrati, 24 ore su 24, sette giorni su sette. In pratica per tutta la vita. È la vita di Caterina, costretta a non muoversi dalle mura di una cucina per colpa di una malattia poco nota quanto tremenda. Si chiama elettrosensibilità (che nei casi peggiori diventa ipersensibilità), un problema che causa l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici crea numerosi fastidi, come emicrania, vertigine, disturbo del sonno, vuoti di memoria, sbalzi di pressioni, dermatiti, formicolii cutanei, stanchezza cronica e calo della vista.

Per completezza, c'è da dire che i pareri in merito sono contrastanti, e per molti studi scientifici i sintomi non sono direttamente legati ai campi elettromagnetici, ma al cosiddetto effetto nocebo: se una persona affetta da elettrosensibilità pensa di essere esposta, comincia a manifestare i sintomi. Il disagio, in ogni caso, è assolutamente reale.

«ALL'IMPROVVISO VIDI IL MIO CORPO GONFIARSI»
A quattro esami dalla laurea in medicina e con tanti sogni da realizzare in ambito lavorativo e famigliare, la vita di Caterina (nome di fantasia) è cambiata radicalmente con l’acquisto di un telefono con tecnologia LTE: «Una volta comprato il nuovo telefono iniziai ad avvertire forti mal di testa, sbandamenti, svenimenti e cadute. Un giorno, poi, in uno studio di avvocati mi sono seduta per caso vicino a un router e all’improvviso il mio corpo iniziò a gonfiarsi».

L'ELETTROSENSIBILITA'
Così Caterina ha scoperto il suo problema, che secondo gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riguarda il 3% della popolazione globale, "colpevole" come la ragazza di non tollerare le onde provenienti da cordless, smartphone e reti Wi-Fi. Queste ultime, più dei cellulari - che gli elettrosensibili ovviamente non possono usare - sono il fulcro del problema, poiché pur se banditi nelle proprie case, sono presenti e attivi in quelle dei vicini finendo così per colpire gli intolleranti alle onde.

«PER FAVORE, SPEGNETE IL WI-FI DI NOTTE»
«Di fronte alle mie richieste di spegnere le stazioni Wi-Fi almeno durante la notte, sono stata derisa e vittima di atti di bullismo dagli abitanti del condominio dei miei genitori, dove sono dovuta tornare dopo aver lasciato il mio appartamento, inadatto per le mie necessità. E vivo nell’incubo che qualcuno arrivi ad abitare al piano di sotto, che con la presenza di una rete Wi-Fi aggraverebbe di molto la mia situazione».

LA VITA PASSATA IN CUCINA
Caterina passa ogni giornata all’interno della cucina, che ha schermato con oggetti metallici. E la notte dorme su una sedia a sdraio: «Dopo due anni, però, sono arrivate le fratture su tre costole e nonostante i dolori non posso andare in ospedale, perché la presenza di forti segnali sarebbe ancor più dolorosa da sopportare».

IL PENSIERO DI FARLA FINITA
Caterina ci ha pensato. Ha pensato più volte di farla finita, emulando così la 15enne Jenny Fry, adolescente inglese suicidatasi perché stanca di convivere con i dolori provocati dall’impianto Wi-Fi della sua scuola: «Io non posso pensare al mio futuro, non devo pensare al mio domani ma solo aspettare il giorno in cui l’elettro-sensibilità verrà riconosciuta come malattia invalidante anche in Italia».

LE MISURE NEGLI ALTRI PAESI
Questa è la battaglia che conduce l’Associazione Italiana Elettrosensibili, da oltre dieci anni attiva per convincere il governo italiano a seguire l’esempio della Svezia, dove i 2,5 milioni di elettrosensibili ricevono un contributo economico dai comuni e i datori di lavoro sono obbligati a trovare una condizione sostenibile per i dipendenti. È un caso quasi unico nel panorama europeo: l'elettrosensibilità infatti non è riconosciuta come una malattia né dall’Oms né dalla comunità scientifica perché i sintomi, nonostante siano stati riconosciuti come invalidanti, sono vissuti in prima persona e difficili da verificare.

ALMENO 600 MILA ELETTROSENSIBILI IN ITALIA

Gli elettrosensibili e in misura maggiore gli ipersensibili tendono a una vita solitaria; c’è chi vive nei boschi, chi nelle caverne, chi si trasferisce in piccoli centri montani oppure chi si rifugia in macchina per passare la notte. Le condizioni di vita minano anche la tenuta psicologica, con numeri allarmanti per l’Italia, dove la stima si aggira tra 1% e il 3% della popolazione (tra i 600 mila e gli 1,8 milioni di individui).

UNA CITTA' SENZA ONDE ELETTROMAGNETICHE
«Noi viviamo il problema come una fuga dalla città, per questo lottiamo per avere un riconoscimento che ci consenta di vivere in una condizione decorosa», spiega Paolo Orio, vice presidente dell’A.i.e. che sottolinea come anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa abbia messo in guardia gli stati membri nel «dover prestare attenzione a chi soffre di intolleranza ai campi elettromagnetici e di introdurre specifiche misure per proteggerli, inclusa la realizzazione di aree non coperte dalle reti wireless». Per questo l’A.i.e. sta provando a replicare l’esempio di Green Bank, cittadina americana nel West Virginia sorta per accogliere gli elettrosensibili, dove sono banditi telefoni, reti Wi-Fi, tv e radio. «Stiamo valutando dove poter creare una soluzione di questo tipo, anche perché ci arrivano tante richieste pure dall’estero» dichiara Orio, indicando nella Toscana la potenziale terra della salvezza.

di Alessio Caprodossi

20 dicembre 2015

FONTE: Vanity Fair

venerdì 25 ottobre 2019

“Aiutatemi!” Elettrosensibile disperata ma ancora viva: il 5 Novembre, a Roma si manifesta anche per lei (e per tutti i malati come lei)


Grande entusiasmo e voglia di partecipare alla prima manifestazione nazionale unitaria Stop 5G promossa dall’Alleanza Italiana Stop 5G il 5 Novembre a Roma dentro e fuori il Parlamento. La rivendicazione del diritto alla tutela della salute, ad essere disconnessi e soprattutto non irradiati dalle pericolose radiofrequenze, arriva dalla società civile consapevole ma soprattutto dai malati, principalmente di elettrosensibilità, sensibilità chimica multipla e fibromialgia così come denunciato a più riprese dal portavoce nazionale Maurizio Martucci alla Camera dei Deputati, al Senato e nel Parlamento Europeo.

A ridosso della manifestazione di Roma, a cui hanno già aderito numerosi malati gravi che si alterneranno in piazza Montecitorio nella denuncia di una vita ormai insostenibile per colpa del wireless, arriva l’accorato appello di Yvelyse Martorana, donna siciliana gravemente malata di EHS-MCS, di cui OASI SANA si è più volte occupata. Ecco l’ultima disperata richiesta d’aiuto.

Dopo mesi di silenzio sento l’esigenza di tornare a parlare della mia condizione di malata di MCS (Sensibilità Chimica Multipla) ed EHS (Elettroipersensibilità).
Dal mese di marzo 2019 vago da una provincia all’altra della Sicilia dove ho trovato sistemazioni temporanee per proteggermi dalle irradiazioni elettromagnetiche della città, irradiazioni che mi avevano ridotto a vivere nella perenne penombra. A causa di un problema agli occhi, provocato dalle onde emesse dagli impianti wi-fi, da cellulari e ripetitori, infatti, per molto tempo non ho più sopportato la luce, sia quella naturale che quella elettrica, e il perenne dolore all’area oculare mi ha impedito per mesi di leggere e scrivere.

In marzo sono stata contattata da una persona che mi ha offerto la sua casa al mare, in provincia di Caltanissetta, lì ho trascorso tre mesi. Questa persona rimane nel mio cuore e voglio ancora ringraziarla perché grazie a lei ho cominciato a migliorare e sono tornata un po’ alla luce, in tutti i sensi.
I mesi successivi, ahimè, mi hanno invece preservato brutte sorprese. Non voglio entrare nei dettagli, ma posso dirvi che ne ho viste di tutti i colori e, ad oggi, la mia via crucis continua. Purtroppo, non ho ancora trovato una vera sistemazione e questa precarietà, questo continuo peregrinare, stanno facendo di nuovo peggiorare le mie condizioni generali di salute.

In base all’esperienza vissuta finora, posso affermare che il problema della casa è forse uno dei più gravi che un malato di MCS ed EHS si trovi ad affrontare.
Rimanere senza casa a causa della malattia è di per sé drammatico, ma ancora più gravi ed inaccettabili sono gli abusi e le discriminazioni che spesso si è costretti a subire.
Accade sovente che la necessità e l’urgenza di un riparo ci portino ad accettare condizioni abitative altrimenti inaccettabili, a non esigere tutele e garanzie di contratti regolari, ad elemosinare comprensione e rispetto per le nostre particolari condizioni di salute, venendo troppo spesso per questo considerati disturbanti o, addirittura, la nostra presenza viene vissuta come limitante per il prossimo.

Più di un padrone di casa mi ha aperto le porte, per poi richiudermele in faccia quando ha capito che potevo essere un problema a causa della mia strana e inconsueta malattia; tante volte mi è stato detto che con le mie richieste (dettate da gravi motivi di salute, non da capricci, badiamo bene !) calpestavo i diritti altrui, mai nessuno, però, che abbia riflettuto sul fatto che, ignorando le mie richieste, stava calpestando i miei di diritti, primo fra tutti quello alla salute.
Adesso, dopo mesi di peregrinazioni, il mio compagno ed io ci ritroveremo di nuovo per strada a trascorrere le giornate in auto, alla ricerca di zone poco irradiate da CEM (campi elettromagnetici), per tornare nel nostro appartamento di Bagheria solo di notte, dove potrò dormire a mio rischio e pericolo in quanto i livelli di irradiazione elettromagnetica sono altissimi e ormai proibitivi per il mio stato di salute.
Tutto questo con l’inverno alle porte!

Non esito a dire che siamo disperati, anche perché trovare soluzioni valide è complicatissimo, direi che in certi momenti sembra quasi impossibile. Molti ci consigliano di allontanarci dalla nostra provincia, cosa che abbiamo già fatto, ma con gravi difficoltà. Andrea ed io abbiamo anche una vita pregressa da gestire, scadenze ed impegni che richiedono la nostra presenza, complicatissima da garantire se ti trovi dall’altra parte della Sicilia o se, come me, non puoi spostarti con facilità. Essere troppo lontani dalla propria zona, inoltre, significa non avere una rete di amici e familiari che possano darti una mano: la solitudine è un vero nemico quando sei in condizioni di grave bisogno e getta chi ti assiste e ti sta vicino nello scoramento. Non dimentichiamo questi aspetti, vi assicuro che sono fondamentali.

Alla luce di quanto detto e in forza della mia terribile esperienza, ritengo indispensabile che si formi un gruppo di autoaiuto (auspicabile sarebbe l’appoggio delle Associazioni già esistenti) formato da Professionisti (Avvocati, Medici,…), privati cittadini, a tutela e sostegno dei malati di MCS ed EHS in condizioni di grave crisi abitativa a causa della malattia.
Gli obiettivi principali dovranno essere i seguenti:
1. ASCOLTO (abbiamo bisogno di qualcuno che comprenda realmente il nostro dramma, senza dover spiegare sempre tutto);
2. AIUTO NELLA RICERCA E NELLA SEGNALAZIONE DI ZONE E/O ABITAZIONI POCO IRRADIATE, POTENZIALMENTE ADATTE ANCHE AD UN MALATO DI MCS;
3. SUPPORTO E CONSIGLI LEGALI AL FINE DI LIMITARE ABUSI E DISCRIMINAZIONI LEGATI ALLA MALATTIA DA PARTE DI PADRONI DI CASA, VICINI, AMMINISTRATORI CONDOMINIALI ECC…


Tutti coloro che sentono di avere cuore e fegato per aiutarci in questa lotta per la sopravvivenza, possono contattarci ai seguenti indirizzi del mio compagno Andrea Borgia:
mail: anborgia@libero.it
cellulare/wh: 3687769190


Grazie di cuore

Yvelyse Martorana



12 ottobre 2019

FONTE: Oasi Sana

sabato 29 giugno 2019

Venosa, la vita di Savino: «io elettrosensibile, allergico ai cellulari»


L’uomo vive isolato in un casolare. Gli è stata riscontrata una malattia rara la EHS, dovuta alle onde elettromagnetiche che affligge 170mila persone in Italia

di Gianfranco Gallo


VENOSA - «Una vita spericolata» ma non voluta, quella di Savino Tampanella di Venosa. Uno dei 170mila elettrosensibili in Italia. Tutti hanno certificazioni prodotte all'estero dove si fanno esami genetici particolari per scoprire quella sorta di allergia alle onde dei cellulari e di altri apparati come i radar. In Italia l'unico reparto che si occupava del tema all'Umberto I° di Roma è stato chiuso in seguito alla morte del primario che ha sostenuto i
«malati» di questa patologia.

Savino è l'unico ad aver avuto la certificazione che riconosce la sua condizione di elettrosensibile da una una regione: la Basilicata. La sua vita è un inferno, come lui stesso la definisce, non trova un lavoro adeguato e deve vivere lontano dalle fonti d'inquinamento, pena uno stato fisico e mentale di malessere perenne. Un gruppo che si occupa, e battaglia, del tema «elettrosmog» in particolare avverso al nuovo «5G», il GeCo lucano, genitori consapevoli, in occasione della giornata contro il 5G di sabato scorso ha trascorso con lui una giornata dal duplice significato: di solidarietà e di verifica delle sue condizioni. Sabato scorso è iniziato con un gazebo in piazza a Venosa per sensibilizzare i cittadini sul tema e per dare voce a Savino che vive e ha vissuto anche una condizione di marginalità per la sua patologia a volte scambiata per «fissazione» o giù di lì. Per poter vivere con minori disagi Savino sta realizzando una sua abitazione particolare. Un prefabbricato coibentato con delle lastre di piombo e ha addirittura le porte e le finestre colorate con una particolare e costosa vernice riflettente le onde elettromagnetiche. Ha vissuto un po’ ovunque Savino, dopo che è diventato sensibile all'aria che trasmette le onde dei cellulari, dei radar e degli altri apparati.

Ha dovuto lasciare il lavoro, cercare riparo in luoghi dove le onde elettromagnetiche non arrivano o sono deboli, dormendo addirittura per molto tempo in auto. A casa dei suoi genitori è dotato di una tenda riflettente in una stanza coibentata per alleviare la sua situazione. Ora Savino avrebbe bisogno di un lavoro per sopravvivere visto che la sua condizione di invalidità non gli viene riconosciuta completamente. Pur se laureato con diverse esperienze lavorative di buon livello e professionalità, ritiene che per lui sarebbe adeguato anche un lavoro di consegna a domicilio, in modo da essere sottoposto al WiFi degli uffici per brevi momenti. Purtroppo le onde arrivano un po ovunque ma stando in giro per strada sarebbe sottoposto per meno tempo e a onde meno forti. Girerebbe col suo inseparabile attrezzo che misura i decibel delle onde. Lui sente addirittura se i telefonini sono accesi o i radar militari della vicina Puglia sono in attività, quelli che si usano nei casi di allerta massima. In tutto questo l'attuale politica cittadina di Venosa si è mostrata poco sensibile. Infatti oltre a una consigliera e pochi altri nessuno, anche chi rivendica azioni a favore di Savino, ha dato il suo apporto durante la manifestazione.

QUI VENOSA, OSTAGGIO DELLA TELEMATICA

di Massimo Brancati

Costretto a rintanarsi in una casetta di legno, con mura di piombo che fanno da schermo, lontano dal centro abitato. Eremita non per scelta, prigioniero della tecnologia, ostaggio di un mondo che corre, viaggia sulle autostrade telematiche.

Di un mondo che accorcia le distanze geografiche, comunica immagini e suoni in real time, sempre più dipendente del download veloce, immediato, onnipresente. Per Savino, poco più che trentenne, il tempo si è fermato. Abita nell'estrema periferia del suo paese, Venosa (Potenza), e quando si muove deve assicurarsi che sul suo cammino non ci siano fonti di onde elettromagnetiche. Per intenderci, niente wi-fi, telefonini, radio, tv e tutto ciò che ruota attorno all'elettronica. Nel 2013 si è visto riconoscere dalla Regione Basilicata lo status di
«elettrosensibile», patologia rara che dà diritto all'esenzione dal ticket e ad altre prestazioni gratuite. Sai che consolazione. Savino vorrebbe tanto uscire dalla sua campana di vetro, ma la scienza non è ancora approdata ad un antidoto che gli consenta di lavorare in un ufficio o in qualunque fabbrica dove non c'è mansione che si smarchi da apparecchiature elettroniche. Al danno si aggiunge la beffa: l'elettrosensibilità è riconosciuta come malattia invalidante. Il datore di lavoro, dunque, è obbligato per legge ad affidare al dipendente mansioni adeguate alla sua condizione, ma non esiste una «zona franca». Basta un monitor, una radio, un'antenna e si scatena la reazione. Dolorosa, insostenibile. Dalla cefalea alle vertigini, dal rossore cutaneo alla tachicardia, dalla nausea alle vertigini. Un veleno, insomma.

Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sono quasi 170mila gli italiani che soffrono di questa forma di allergia nei confronti di oggetti che fanno parte della nostra quotidianità, ma che per gli elettrosensibili si trasformano in un nemico da evitare ad ogni costo. La stessa Oms, però, non riconosce il nesso di causalità con l'esposizione ai campi elettromagnetici. In sostanza, si tratta di una malattia che non è stata inserita nei cosiddetti codici Icd (International Classification of Diseases), pertanto le strutture mediche non hanno gli strumenti per fornire una prognosi, una diagnosi e una terapia. Cosa significa? L'elettrosensibilità è confinata nell'ambito della psicopatologia. Lo conferma alla Gazzetta il prof. Paolo Vecchia, oggi in pensione, già presidente dell'Icnpir (International Commission on Non Ionizing Radiation Protection) e capo della sezione per le Radiazioni non Ionizzanti dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) di Roma. “Sono stati condotti degli esperimenti su questi soggetti – sottolinea lo scienziato - mettendoli davanti a una sorgente elettromagnetica senza dire quando è accesa e quando è spenta. I risultati ci dicono che non sono in grado di riconoscere lo stato di on e off. Dichiarano di sentirsi male quando si dice loro che c’è un campo elettromagnetico e di non avere disturbi se li si avverte che è tutto spento. In realtà le onde ci sono sempre state”. Ecco perché si parla di effetto «Nocebo», sul modello del «Placebo», acqua e zucchero al malato che crede di sentirsi meglio grazie alla medicina. Agli elettrosensibili non resta che sperare che la scienza individui una cura, una contromisura che li liberi dall'auto-prigionia. Quant'anche fosse una fobia legata alla psiche, si trovi una soluzione che non sia quella utopistica dello spegnimento di tutti i ripetitori, antennoni, televisori e cellulari. Savino la invoca da tempo girando con il suo inseparabile compagno di vita, un piccolo apparecchio che misura i decibel delle onde e che lo mette al riparo da incontri ravvicinati. Ma ne potrebbe fare a meno. Lui sente se i telefonini sono accesi a distanza di diversi metri e avverte addirittura l'attività dei radar militari della vicina Puglia. Nel suo rifugio - all'interno di campagne venosine incontaminate, techno-free - si sente al sicuro. In fondo è un
«privilegiato» rispetto a un qualsiasi compagno di sventura che abita in una grande città moderna, tecnologica, al passo con i tempi, videosorvegliata e cablata. Una volta tanto l'atavica arretratezza dell'entroterra lucano rappresenta un vantaggio. E l'inascoltato appello di Zanardelli sull'isolamento della Basilicata rurale diventa una lungimirante visione del futuro, se è vero che il popolo degli elettrosensibili cresce di anno in anno.

19 giugno 2019

FONTE: La Gazzetta del Mezzogiorno

sabato 22 giugno 2019

SOS Sicilia, Yvelyse ha URGENTE bisogno d’aiuto: senza casa, malata grave (EHS-MCS), senza cure né riconoscimento del Sistema Sanitario Nazionale


Come rete solidale di mutuo soccorso. E per sostenere malati invisibili come lei nell’estenuante battaglia del riconoscimento, nell’allargamento della difesa della salute pubblica in tutela di 60milioni di italiani minacciati dallo tsunami elettromagnetico di quinta generazione. Anche per questo è nata l’alleanza italiana Stop 5G, per far emergere quel sommerso di storie limite, di persone disperate, uomini e donne bisognose d’aiuto, nonostante il negazionismo di chi persevera nello sconfessare l’evidenza di una realtà disperata, tutt’altro che digitale.

Disegni di legge sul riconoscimento da parte del Sistema Sanitario Nazionale ancora congelati, in Parlamento si è tornati a parlare di Sensibilità Chimica Multipla, Elettrosensibilità e malati oncologici da radiofrequenze. Le recenti interrogazioni sulla disabilità d’Era Elettromagnetica presentate in Senato (Sen. Andrea de Bertoldi), alla Camera dei Deputati (On. Sara Cunial) e le conferenze stampa dell’alleanza italiana Stop 5G si sono mosse esattamente in questa direzione. Ma c’è ancora tanto da fare. La riprova arriva dalla Sicilia: torna prepotentemente alla ribalta l’appello di Yvelyse Martorana, insegnante siciliana gravemente malata di EHS-MCS.

Ce ne siamo già occupati a più riprese nei mesi scorsi: costretta a fuggire dalla provincia di Palermo per l’ubiquitaria presenza del Wi-Fi (a novembre aveva protestato con cartelli davanti il Municipio di Bagheria, con la sezione di Gela della federazione dei Verdi a dicembre per lei fu poi organizzato anche il primo corteo d’Italia Stop 5G), Yvelyse ha vissuto negli ultimi tre mesi in un alloggio protetto sul mare in provincia di Caltanissetta, esattamente dall’altra parte dell’isola. Niente (e scarso) elettrosmog, niente (o scarsa presenza) agenti chimici irritanti, tanto le è bastato per sopravvivere negli ultimi 90 giorni, nonostante l’isolamento forzato dal mondo esterno.

Ora però la situazione è ad un bivio. E’ questione di giorni: il 10 Giugno 2019 Yvelyse Martorana dovrà riconsegnare la casa alla legittima proprietaria, un’altra donna ammalata che lì – evidentemente – ci vive per rigenerarsi. Solo che Yvelyse non sa più dove andare. Allora il marito Andrea Borgia tenta la carta della disperazione e lancia un accorato appello (talmente forte l’elettrosensibilità, la moglie non riesce nemmeno a parlare dal telefono fisso): “Viviamo al buio da tempo, non possiamo nemmeno accendere la luce perché da fastidio a mia moglie. Figuriamoci antenne di telefonia e Wi-Fi, motivo per cui siamo fuggiti in fretta e furia da Bagheria per venire a riparare a 200 chilometri di distanza. Mia moglie è in malattia dal lavoro, non so quanto potrà andare avanti. Ha chiesto un cambio di mansioni che finora non c’è stato. Per sostenerla, io invece sono in aspettativa dal mio lavoro. Non c’è assistenza dalle ASL, nessuno ci offre sostegno. Siamo soli, abbandonati. La cosa drammatica è che qui in Sicilia non esistono molte zone prive d’elettrosmog che possano permettano ad Yvelyse di vivere senza sofferenza. E quelle poche che siamo riusciti a trovare, una anche in provincia di Catania, mostrano altri problemi d’inquinamento per via degli agenti chimico-tossici nell’aria. Mia moglie ha già vissuto per molto tempo dentro una macchina, adesso dovremo abbandonare pure questa casa di riparo. Siamo disperati, non sappiamo più dove andare. Yvelyse chiede aiuto a chi può offrirglielo, ha bisogno di una casa protetta dove sopravvivere”.

Riprendendo questo straziante grido d’allarme, OASI SANA lancia un appello ai suoi lettori affinché qualcuno possa intervenire al più presto. Ci rivolgiamo alle forze politiche nazionali, alle istituzioni locali della Regione siciliana, ai Sindaci del comprensorio, ma pure ai mezzi d’informazione e al volontariato locale. Chi può faccia qualcosa, subito e in concreto. In Svizzera, tanto per fare un esempio, vicino Zurigo esiste la Casa della Salute, una palazzina finanziata con 4,9 milioni di euro di denaro pubblico abitata esclusivamente da malati EHS-MCS (quindi niente profumi, niente Wi-Fi, né Smartphone etc...).

Come tanti altri malati cronici affetti da Sensibilità Chimica Multipla ed Elettrosensibilità, Yvelyse Martorana ha bisogno di cure e assistenza, ma soprattutto di un ambiente bonificato, di una casa in una zona senza elettrosmog e senza agenti chimici inquinanti. Chi può aiutarla, si metta in contatto con il marito Andrea Borgia attraverso il suo profilo Facebook. O scriva direttamente ad OASI SANA (oasisana@virgilio.it).

di Maurizio Martucci

4 giugno 2019

FONTE: Oasi Sana


Condivido con il cuore questo accorato appello!
Chiunque potesse aiutare Yvelyse a trovare casa, anche soltanto con una segnalazione, lo faccia senza indugio mettendosi in contatto con il marito o con Oasi Sana come riportato qui sopra. La maggior parte della gente non ha idea di cosa significa soffrire di Sensibilità Chimica Multipla (MCS) ed Elettrosensibilità (EHS) in forma grave.... e dover affrontare queste due terribili patologie senza avere un posto dove stare, in balia dell'inquinamento ambientale ed elettromagnetico (che purtroppo è dovunque), è una cosa veramente terribile!
Aiutiamo Yvelyse, facciamolo tutti, perchè il suo benessere e il suo futuro sono resposabilità di tutti!
Grazie di cuore.

Marco

lunedì 25 marzo 2019

La storia di Savino, l'eremita del progresso cui la tecnologia fa male


VENOSA (Potenza) – Può il singolo caso di un singolo individuo – come quello di Savino Tampanella, l’uomo incompatibile con una società basata sull’energia elettrica, costretto a vivere da reietto senza volerlo – interrogare l’intera umanità, metterla spalle al muro alle prese con la propria coscienza?

La risposta è sì, per diversi motivi: Savino ha una patologia da cui non può guarire e che lo obbliga a fuggire l’intero consorzio civile. E già questo basterebbe. Ma il problema di fondo è che forse è il consorzio civile a non poter guarire dalla propria malattia, la dipendenza sempre più stretta dall’elettricità e dunque la sua diffusione nell’etere sempre più pervasiva, invadente, onnipresente.

L’umanità però non ha una coscienza unica, e dunque il problema in questi termini non si può porre. E la storia di Savino va raccontata per bene. Con una premessa doverosa: la malattia di Savino non ha un riconoscimento unanime nel mondo. Non la riconosce la comunità scientifica né l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il governo svedese la considera causa di invalidità funzionale. In Spagna un tribunale l’ha considerata “malattia professionale” per un lavoratore del settore elettrico. Pochi casi, scarsa accettazione globale. Questo per dire che per ora non c’è unanimità sull’esistenza dell’elettrosensibilità.

Nato a Venosa quasi quarant’anni fa, nel 2008 Savino è a Roma, laureato in Sociologia e criminologia. Per chi pensa che esista un destino, e che abbia il diritto di accanirsi fino a un certo punto contro le persone, Savino aveva già dato negli anni precedenti: una brutta ustione alla mano e difficili problemi di salute, però superati. Fa mille lavori e lavoretti, retaggio di quando si pagava gli studi universitari. Il suo sogno è entrare nei servizi segreti. Affronta anche i primi passi di un concorso da commissario in polizia, il cui iter sarà poi bruscamente interrotto.

«Per tenere contenti i miei – racconta oggi, in una piccola stanza opportunamente schermata per evitare che i campi elettromagnetici, per lui fonte di malesseri di ogni tipo, restino fuori dalle quattro mura – chiedo e ottengo il posto fisso in una società: cercavano persone che sapessero l’inglese e conoscessero i computer».

Savino lavora circondato da pc, con un paio di cuffie perennemente infilate nelle orecchie. Dopo qualche settimana cominciano i problemi: «Divento rosso – spiega – soffro di forti acufeni (rumori nei canali uditivi, ndr), difficoltà a vedere, anomie e afonie del linguaggio (difficoltà a trovare i termini esatti con cui esprimersi e incapacità totale di produrre suoni con la voce, ndr)». La dottoressa che lo visita, nella Capitale, gli parla di stress da lavoro. E la diagnosi ha un suo perché: di sera, una volta uscito dall’ufficio, Savino gestisce un ristorante.

I sintomi non regrediscono, tutt’altro: Savino un giorno sviene. Portato al pronto soccorso, non gli viene riscontrato nulla di particolare. Passa qualche giorno a casa, e sta meglio. Torna al lavoro e si ripresentano i problemi.

Come se questa coincidenza gli avesse messo una pulce nell’orecchio, su Google cerca e trova questa parola: elettrosensibilità. Nel frattempo i sintomi si aggravano: difficoltà a camminare, a coordinare i movimenti e addirittura ad alzarsi dal letto, stanchezza costante, crisi epilettiche.

Savino lascia il lavoro. La situazione sembra migliorare. Ma una notte si addormenta con il cellulare nel letto. Si sveglia madido di sudore, con le palpitazioni. Sono tanti i dottori che avranno a che fare con Savino. Molti gli diranno che è tutta suggestione, che deve prendere i fiori di Bach, che ha uno choc emotivo. (Aneddoto: una dottoressa gli dice:
«Non hai niente». Lui risponde: «Ok, ma spenga il cellulare, per favore, che mi dà fastidio». Lei replica: «Ma che dici? Il mio cellulare è spento». E, in quel momento, squilla).

A dargli il verdetto sarà un medico considerato, per l’arco della sua vita, un faro per gli elettrosensibili e per i portatori di altre malattie rare: Giuseppe Genovesi, specialista in Endocrinologia e Malattie metaboliche, psichiatra, immunologo-allergologo e ricercatore di Medicina sperimentale al Policlinico Umberto I dell’Università di Roma, titolare della cattedra in Endocrinologia. Insomma, non un santone, ma un luminare però spesso accompagnato da critiche e provvedimenti per le sue posizioni sui vaccini e le battaglie anticonformiste sulle malattie croniche di origine ambientale.

E’ Genovesi a confermare a Savino:
«Tu sei un elettrosensibile!». E da quel momento comincia la vita da transfuga della società. Si sente come potrebbe sentirsi un palloncino in una serra di cactus: ogni angolo è un pericolo.

Addio computer. Addio cellulari. Ma non solo: a creare problemi è anche il frigorifero. E’ anche il forno a microonde. E’ anche la tv, quella datata a tubo catodico e quella smart che oggi va per la maggiore. E pure una lampadina.

«Una semplicissima lampadina a basso consumo – spiega – per me è devastante». Sono tutte sorgenti di campi elettromagnetici.
E sono quelle – dice – a far impazzire le cellule del suo corpo.

Dove andare per sfuggire al mondo? Dopo una ricerca affannosa, è un amico di famiglia a concedergli ospitalità in un piccolo stabile disperso nelle campagne venosine. Non è sormontato dalle linee elettriche, non ci sono fonti di campi elettromagnetici.

E la giornata-tipo di Savino è diventata questa: svaglia dal divanetto in cui dorme, solo come nessuno, avvolto nelle coperte per difendersi dal freddo, a volte terribile, di questo suo riparo di fortuna. A una certa ora va a casa dei suoi genitori (che vivono la condizione del figlio con comprensibile angoscia). Qui ha una stanzetta adattata alla bisogna: alle pareti una vernice isolante, ai vetri tende speciali, metariali isolanti anche sotto al parquet.

Savino fa due passi con l’adorata Sasha, bellissimo pastore tedesco. Torna su e mangia. Nel pomeriggio, torna nel ritiro in campagna. Qui s’immerge in una tinozza di acqua e sale («Mi hanno spiegato che riesce a scaricarmi dall’elettromagnetismo accumulato, ed è vero») e, con qualunque temperatura ambientale, ci passa due ore. Tre volte alla settimana si sottopone alla fleboclisi con un antiossidante epatoprotettivo.
Poi, di nuovo dai suoi a cenare. Infine, ritorno in campagna per due nuove, non proprio entusiasmanti ore nell’acqua e sale. E il sonno, solo e al freddo. A volte lui e la fidanzata Alessandra si concedono una pizza e una passeggiata. «Ma quando i locali cominciano ad affollarsi – racconta – sento forte i campi elettromagnetici che si intersecano nella mia testa, nel mio corpo. E devo fuggire via».

In questa esistenza da anacoreta, alle prese da dieci anni con i manuali delle sostanze isolanti e con la solitudine, qualche soddisfazione c’è stata. Una gliel’ha data la Regione Basilicata: il 15 ottobre del 2013 la giunta, presieduta dall’allora presidente Vito De Filippo, ha riconosciuto l’elettrosensibilità come malattia rara (codice Rqg020) alla pari della assai più nota sindrome di Tourette, della sindrome sistemica da allergia al nichel e della cisti di Tarlov. Unica regione in Italia ad averlo fatto e, in effetti, forse unica istituzione al mondo. Ad averla chiesta e anzi pretesa, proprio l’elettrosensibile di Venosa. Per lui significa medicine rimborsate.

Savino non è un eremita per vocazione. «Io non ho l’inclinazione a stare solo – sottolinea – anzi, sono una animale sociale. Vorrei stare sempre in mezzo a tanta, tanta gente. Non posso farlo e non potrò farlo mai. Ma almeno vorrei avere la possibilità di un’esistenza migliore».

Primo presupposto: una casa. Savino ha individuato un terreno su cui costruirla, lontano – ma non del tutto: ci sono le onde di radar anche lontani che spazzano l’area – da fonti pericolose. Mancano i soldi. «Il sindaco di Venosa, Tommaso Gammone – dichiara – mi ha già riconosciuto un aiuto, piccolo ma per me simbolicamente importantissimo. Devo dire che mi è stato sempre vicino e quando sono stato uno “stalker” con la Regione Basilicata lui mi ha sempre accompagnato e aiutato. Ma ho bisogno di altro. Ho bisogno di un lavoro».

Ed eccoci arrivati, fatalmente, al punto in cui la società – quella che all’inizio abbiamo detto essere in debito con Savino per il suo ruolo di carnefice – potrebbe sdebitarsi: trovandogli un’occupazione.

«Un lavoro qualunque – dice – Certo, non con il cellulare in mano e non per dodici ore di seguito. Oltre un certo tempo per strada e nel traffico devo scaricarmi per non stare malissimo. Ma sono davvero disposto a fare di tutto e a farlo bene e con passione. Chiedo solo di essere messo alla prova. E’ l’unica cosa che davvero vorrei in questa vita crudele. Altrimenti compirò qualche gesto clamoroso. Magari mi lego a un ripetitore e ci muoio sopra, per dimostrare che è tutto vero ai tanti medici che non mi hanno creduto».

Alessandra lo guarda, nella piccola stanza-esilio. Dietro il sorriso, amarezza e preoccupazione. E il sogno comune – che solo un datore di lavoro potrebbe realizzare – di una vita normale. Meglio: quasi normale.

di Rocco Pezzano

8 febbraio 2019

FONTE: Il Quotidiano del Sud