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giovedì 21 luglio 2022

La coraggiosa storia di Giorgio: quando l'Amore salva la vita!


Mi chiamo Giorgio, sono nato a Castel San Pietro Terme l'8 aprile del 1946. Mia madre bolognese e mio padre abruzzese. Ero un bambino timido e solitario. Ho subito bullismo da bambino perché ero figlio di un meridionale. Vivevo con mia madre, mio nonno e mio zio. Mio padre andò via. Avevo 13 anni.
Decisi di allargare le braccia per difendermi da chi praticava bullismo. Inizio a farmi rispettare.
È il 1974 e mi sposo. Nasce Leandro nel 1974, poi Michele nel 1983. Lavoravo come imbianchino. Ero un gran lavoratore. Nel 1985 sono fondatore del club Bologna calcio.

Nel 2000 entro al bar con un amico e conosco Serena. La frequento. La aiuto. Veniva da una situazione difficile. Le ho dato tutto il mio sostegno sia psicologico che morale. L'ho salvata. La invito a vivere con me. Lei accetta. Era l'ottobre del 2013.

Di notte mi alzo per andare in bagno e provo un gran giramento di testa. Crollo per terra. Avevo la bava alla bocca. Non parlavo. Non camminavo.
Serena allerta immediatamente il 118. A sirene spietate mi portano d'urgenza in ospedale. Un ictus cardioembolico mi aveva messo KO!

Serena lascia il lavoro per starmi vicino giorno e notte in ospedale. Alla notte dorme in poltrona. I medici per farmi mangiare mi mettono il sondino. Per parlare scrivevo. Mi sentivo una nullità! Non valevo più nulla. Feci i 4 mesi più brutti della mia vita in ospedale. I medici dissero che non sarei più migliorato. Mi levarono il sondino. Poi la scelta. I miei figli, ovvero la moglie di mio figlio Leandro e la mia ex moglie mi costrinsero ad andare in una casa di riposo. Io non volevo. Sapevo che stando vicino alla mia compagna sarei migliorato. Feci mesi d'inferno. Non era il mio posto. Volevo andare via. Serena dopo lotte su lotte si fece dare una appartamento protetto.

Finalmente avevo una mia casa. La nostra casa. Se non ci fosse stata lei sarei morto!

Eccomi. Sono qui. Di progressi ne ho fatti tanti e ne farò ancora. Non mollo.
L'amore ci salva. Lei mi ha salvato. Io ho salvato lei. Non mollate mai!
Le situazioni potranno essere difficili, ognuno di noi deve avere il coraggio di rimboccarsi le maniche e realizzare i suoi sogni. Qualunque sia l'ostacolo non mollate mai!
Ho un grande sogno: aprire un associazione per aiutare tutti i disabili di tutta Italia!!!


Giorgio Pallozzi

giovedì 27 giugno 2013

Silvano Toniolo, il pensionato sfrattato che vive sui treni

Ha la tessera da invalido. «In 8 mesi ho conosciuto tanta gente»

TORINO - Conosce gli orari ferroviari a memoria. Le coincidenze, su quali binari partono i treni. Ma Silvano Toniolo, 80 anni, non è un ferroviere, non lo è mai stato. Semplicemente, da otto mesi a questa parte, i vagoni sono diventati la sua dimora. Non quelli fermi sui binari morti, ma quelli in movimento. Lui, infatti, ha la tessera per viaggiare gratis da quando un ictus lo ha reso parzialmente invalido. Ha deciso di utilizzarla per darsi un tetto quando, otto mesi fa, è rimasto senza casa. L'altro ieri, per esempio, era a Cuneo. Ieri mattina è partito per Savona. Oggi andrà a Vercelli. Tra una meta e l'altra conosce gente, incontra il mondo. «Quest'estate - racconta - ero in uno scompartimento con un gruppo di ragazze, una ha preso la chitarra e ci siamo messi a cantare tutti insieme». Come in «The Terminal» è quasi intrappolato nella sua situazione. Ma Silvano, a differenza di Tom Hanks, si muove, passa di stazione in stazione. «Un mese fa ho viaggiato da Torino a Cuneo con gli Alpini, erano tanti, avevano occupato l'intero vagone. Hanno stappato un fiasco di vino, io avevo del salame e abbiamo fatto merenda».

Toniolo è pensionato: «Facevo l'infermiere, sono anche stato volontario in una missione in Uganda». Poi il ritorno a Torino, altri anni di impegno negli ospedali fino a raggiungere l'età del ritiro. «Ho vissuto in un piccolo appartamento del centro città, poi mi hanno sfrattato». Pur non trovando un'alternativa, non si è perso d'animo e si è arrangiato. Ha iniziato a utilizzare quel tesserino che non aveva mai usato prima. «Posso viaggiare in tutta l'Italia - dice -, ma io mi limito al Piemonte e alla Liguria». Le regioni dove lui, che non ha parenti in vita, ha conservato qualche amico. «Li vado a trovare e a volte ci scappa pure un invito a pranzo o a cena, che nelle condizioni in cui mi trovo non guasta. Le mie mete preferite sono gli istituti dei salesiani di Alassio o Imperia, oppure il don Orione di Sanremo. Lì ci sono missionari che ho conosciuto quando stavo in Uganda». Intanto ha fatto richiesta per ottenere un alloggio popolare a canone agevolato, ed è stata accettata, «ma ancora non mi hanno assegnato l'appartamento».

La tessera ferroviaria la usa nel rispetto delle regole: «Non mi sono mai fermato a dormire in stazione, piuttosto viaggio di notte, scendo a fine corsa e risalgo su un altro treno in coincidenza». Un'esistenza anche pericolosa: «Mi hanno derubato due volte. Porto con me solo uno zainetto nero che uso come cuscino, così non me lo portano più via». Dentro tiene una camicia di ricambio, un paio di calzini, spazzolino da denti e schiuma da barba. Il lasciapassare per i treni («la mia unica ricchezza») è nel portafoglio con una manciata di euro, tenuto stretto nella tasca interna del giaccone. «Non sono un barbone - dice -, non mi sono lasciato andare. Quando mi sveglio la mattina, vado nella ritirata del vagone e faccio toeletta. Il resto della mia roba l'ho lasciata in custodia in un istituto religioso. Vado lì ogni tanto per prendere ciò che mi serve e fare il bucato». Toniolo apprezza quest'esistenza «sui generis»: «Viaggiando si conoscono molte persone, ci si apre agli altri. Conosco quasi tutti i controllori, con qualcuno sono diventato amico, a volte la mattina mi portano il caffè. Ma se mi assegneranno la casa credo che non rimpiangerò questa vita. Ho ottant'anni e la notte vorrei dormire nel mio letto».

di Marco Bardesono

18 aprile 2013

FONTE: corriere.it
http://www.corriere.it/cronache/13_aprile_18/silvano-pensionato-sfrattato-treni_5a7b5d66-a7f3-11e2-96ed-0ed8c4083cbe.shtml


Storia toccante questa di Silvano Toniolo, storia di grande coraggio, forza e "capacità di sopravvivenza", perchè vivere a 80 anni, parzialmente invalido a causa di un ictus, sopra dei treni in corsa (ma sempre con grande dignità), non è certo cosa di poco conto. Evidentemente le esperienze maturate durante la sua lunga vita, nel quale è stato anche infermiere missionario in Africa, lo hanno "temprato" rendendolo capace di arrangiarsi anche in situazioni molto difficili.
La sua è però una storia che denota anche tutte le "debolezze" del nostro sistema, delle nostre istituzioni, che ad oggi (alla data in cui è uscito questo articolo perlomeno) non sono ancora riuscite a trovare un alloggio per quest'uomo, che a 80 anni e con un ictus alle spalle, ben meriterebbe di avere una dimora fissa dove poter stare. Siccome l'articolo è un pò datato, mi auguro che nel frattempo si sia provveduto a questo (ma 8 mesi vissuti sui treni non sono pochi!), diversamente mi auguro che si possa intervenire il prima possibile.
Sono storie queste che fanno riflettere.... riflettere sulla vita e sulla sua precarietà. E su come sia importante che ognuno di noi faccia la propria parte per aiutare e accogliere chi è nel bisogno.

Marco