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lunedì 20 settembre 2021

Inquinamento Elettromagnetico

L’inquinamento elettromagnetico è cresciuto in maniera inarrestabile, pericoloso e invisibile costituendo una minaccia pericolosa per la salute pubblica.

I campi elettromagnetici inquinanti sono milioni di volte superiori a quelli naturali. Con le installazioni e diffusione degli impianti di telecomunicazioni 5G gli effetti nocivi saranno preoccupanti e aggraveranno inevitabilmente i sintomi delle persone affette da elettrosensibilità (EHS).

Bisogna sensibilizzare tutti per fermare e dire STOP al 5G poiché gli effetti nocivi sono a breve e lungotermine con sintomatologia multiforme che colpisce il sistema nervoso centrale: microscosse, disturbi di memoria, disturbi del sonno, concentrazione, etc., etc. Disturbi metabolici, sistema immunitario, poiché il 5G sono una fonte di alte frequenze che interferiscono a livello energetico e su tutti i tessuti, cellule, organi con mutazioni del DNA. Gli effetti a lungo termine sono tumorali: tumori nel sangue, sistema nervoso centrale, etc. Soprattutto nei bambini che sono maggiormente soggetti a rischio di leucemie. Già i cellulari operano alla frequenza di 900 Mhz (oggi 1800) le radiazioni di questa lunghezza d’onda vengono assorbite dai tessuti, (figuriamoci cosa accadrebbe con il 5G). Sono già stati fatti studi sugli effetti pericolosi e nocivi dei campi elettromagnetici all’università di Nottingham (Inghilterra) sono state sottoposte a radiazioni (identiche a quelle emesse dal cellulare) le larve e si è notato che la divisione cellulare risultava accelerata, quindi, una crescita abnorme di cellule che sviluppa tumori cancerogeni.

Bisogna prendere atto che è un continuo proliferare delle malattie ambientali: elettrosensibilità (EHS), sensibilità chimica multipla (MCS) e patologie correlate. Le malattie causate dall’ambiente hanno messo in crisi la salute dell’ambiente e dei suoi abitanti; la maggioranza delle patologie dipendono dal logoramento del sistema immunitario provocato dal degrado ambientale e della incredibile diffusione di sostanze tossiche presenti nell’aria, acqua, cibo, inquinamento elettromagnetico, etc.

La medicina allopatica o “chimica di sintesi” non è più in grado da sola di affrontare le malattie provocate dall’inquinamento elettromagnetico e ambientale. Molti medici hanno ancora oggi una visione meccanicistica, nata con la scienza ai tempi di Cartesio e Newton, supportata dal pensiero scientifico dominante tuttora nella medicina occidentale che considera il corpo come una macchina che può essere analizzata e scomposta nelle sue parti. Fortunatamente, alcuni medici, incominciano ad avere una visione olistica, termine che deriva dalla parola greca “holos” e significa “intero” e cioè che tutti gli organi interagiscono con il TUTTO. Bisogna che i medici siano preparati in medicina ambientale, epigenetica, fisica quantistica, etc. È ormai superato il concetto che la salute dipende soltanto dalla genetica e si incomincia a parlare in termini di epigenetica, poiché l’ambiente in cui viviamo determina la nostra salute, abitudini, comportamento, stile di vita e abitudini alimentari.

Ogni singola cellula del corpo umano contiene nel DNA l’informazione globale del corpo e della mente, grazie alle quali riesce a comunicare e relazionarsi continuamente con il sistema cellulare. Siamo fatti di energia NON separabili tra fisico e spirito, tutto interagisce con il TUTTO e con TUTTI. La medicina in futuro dovrà orientarsi, più di quando non abbia fatto finora sul profilo metabolico individuale del paziente dal momento che NON esiste l’individuo normale o il quadro “normale”.

È così difficile comprendere che il 5G costituisce una seria minaccia per la nostra salute!?
Chiedetelo agli ammalati di elettrosensibilità, sensibilità chimica multipla, etc., quanta sofferenza procurano i sintomi molteplici delle suddette patologie oltre alla privazione delle relazioni sociali, perdita del lavoro, etc. I campi elettromagnetici e inquinamento ambientale sono una minaccia per l’equilibrio interno delle funzioni vitali (omeostasi) nel nostro organismo.

Come si può guarire dalle MALATTIE AMBIENTALI se si continua a inquinare e le condizioni ambientali persistono poiché nessuno tutela la salute dei cittadini?
Se le condizioni di inquinamento ambientali persistono i disturbi si cronicizzano e peggiorano nella misura in cui le nostre forze di adattamento vengono logorate dal continuo bombardamento degli inquinanti. Il continuo logorio di sostanze nocive fa crollare anche la resistenza delle persone più sane e robuste e sono destinate a cedere modificando anche le cellule e DNA. Il miglior PARTITO è quindi la PREVENZIONE che è la messa a punto per neutralizzare il più possibile lo stress ambientale. Oggi l’inquinamento elettromagnetico è talmente elevato che bisogna rafforzare e supportare il sistema immunitario con ottimi integratori per sostenere le funzioni di detossificazione dell’organismo. Altri danni che procura l’inquinamento ambientale sono le anomalie all’apparato riproduttivo, diabete di tipo due, etc.

Non dimentichiamo che stiamo parlando di malattie ambientali e che la salute è il nostro patrimonio e quindi è un nostro DIRITTO essere tutelati da chi dovrebbe far rispettare la COSTITUZIONE art. 32 e art 3. Va ricordato che il DIRITTO alla salute comporta anche il diritto alla salubrità ambientale e prevenzione al DIRITTO dell’integrità dell’individuo. La protezione della salute è stata inserita nella carta dei DIRITTI fondamentali dell’unione europea. Purtroppo!!! In Italia, il mancato riconoscimento delle malattie ambientali e violazioni dell’art. 32 ha fortemente danneggiato gli ammalati aggravando i sintomi per mancanza di cure detossificanti. Ci sono stati giovani morti per mancanza di cure che potevano essere curati e salvati. Colgo l’occasione per ringraziare Maurizio Martucci, Sara Cunial, Davide Barillari e tutti i medici, ammalati e tutte le persone impegnate attivamente per far riconoscere il diritto alla salute e tutela ambientale.


di Filomena Pavese

14 settembre 2021

FONTE: OrticaWeb

venerdì 6 agosto 2021

Silenzio sui rischi antenne, sit in davanti alla sede Rai

Il presidio. La protesta a Roma di Comitati e Alleanza Italiana Stop 5G

L'Alleanza Italiana Stop 5G ha presidiato ieri pomeriggio la sede Rai di Viale Mazzini a Roma per protestare contro «l'appiattimento della televisione pubblica sulle posizioni delle pubblicità commerciali e degli uffici stampa dei colossi delle telecomunicazioni e sul conseguente oscuramento dell'informazione sui rischi connessi all'incremento esponenziale di postazioni elettrosensibili e sui pericoli derivanti dall'esposizione all'elettrosmog e alle radiofrequenze» .
Alla manifestazione di ieri c'erano anche dei comitati di Latina che si battono da anni per contrastare il proliferare indiscriminato di antenne-ripetitori e per sollecitare le amministrazioni locali a dotarsi delle misure necessarie per contenere il fenomeno e garantire così la salute e l'incolumità dei cittadini.
«A differenza di altri sindaci – spiega un rappresentante del Comitato Antenne di Latina – il primo cittadino del capoluogo pontino non ha mai preso posizione su questa delicata materia, ma la sua inerzia non ci spaventa, anzi, ci rende più combattivi» . Durante il sit di ieri pomeriggio in viale Mazzini i manifestanti hanno sottolineato, cercando di interagire con i passanti, che da quando l'Italia è stata scelta come capofila per la sperimentazione del 5G, gli abbonati Rai e i cittadini sono stati messi all'oscuro dei gravi pericoli ambientali e sanitari che inevitabilmente porterà il futuro digitale elettromagnetico.
«Sono troppi gli interessi connessi al business legato all'introduzione del 5G – hanno detto – E non è un caso che il nostro Parlamento abbia deciso di innalzare il valore massimo del campo elettromagnetico da 6 volts per metro quadrato a 61 volts per metro quadrato, dieci volte di più. Una decisione irresponsabile che contrasta con il diritto alla salute, con il principio di precauzione, con la Carta dei diritti dell'uomo e con un buon numero di trattati internazionali. In questo modo il nostro Paese rischia di diventare presto un gigantesco forno a microonde».


22 giugno 2021

martedì 13 aprile 2021

«MALATA AMBIENTALE SENZA DIRITTI. E HO PURE SERVITO LO STATO»

SOFFRE DI ELETTROSENSIBILITÀ E SENSIBILITÀ CHIMICA MULTIPLA. DALLA TOSCANA È SCAPPATA A S. MARINELLA CERCANDO AIUTO. ABBANDONATA, ORA SI SFOGA.

Nel passato si scappava dalla guerra e miseria. Ora siamo costretti a scappare da una regione all’altra per sopravvivere al bombardamento chimico, inquinanti ambientali e pesticidi poiché, la
terra dei fuochi” è dappertutto.
Sono sempre stata una cittadina attiva, ovunque ho vissuto, ho svolto la mia attività lavorativa come dipendente presso il “Ministero di Grazia e Giustizia”. Ho servito lo STATO per 35 anni con alto senso di responsabilità e dovere prestando servizio presso Procure e Tribunali, ex Preture, Direzione Nazionale Antimafia, Tribunale dei Minori. Ho sempre creduto nella Giustizia che è ben diversa dall’applicazione della Legge e decreti. L’ironia della sorte si è BEFFATA facendomi provare IN-GIUSTIZIE esattamente in quello STATO che avevo servito per decenni.
Sono stata residente 25 anni in Toscana Nord e la permanenza di 15 anni a Pistoia (capitale del vivaismo) dove i pesticidi che vengono usati quotidianamente nei vivai, oltre all’amianto delle aree ex Breda, all’inceneritore e ripetitori installati su palazzi storici, mi hanno fatto ammalare di patologie ambientali: sensibilità chimica multipla (MCS) elettrosensibilità, fibromialgia e patologie correlate. Ho dovuto sospendere l’attività lavorativa e sono stata fortemente penalizzata economicamente grazie alle ultime riforme del governo tecnico Monti-Fornero. Ho dovuto lasciare la mia casa che avevo acquistato, lasciare amicizie e il mio compagno. Il 24/ottobre/2017, il babbo di mio figlio ha lasciato questo Pianeta Terra e la mia patologia ambientale NON mi ha permesso di raggiungere la Toscana per dargli l’ultimo saluto. La mia sensibilità chimica multipla è esplosa come un vulcano in eruzione 11 anni fa, quando Lorenzo aveva solo 12 anni. In questi anni ho dovuto affrontare da sola e con un figlio a carico ben quattro traslochi scappando da una regione a un'altra dai pesticidi e inquinanti ambientali. Mio figlio, mi fa da accompagnatore e da “scudo di protezione” per avvisarmi se posso entrare oppure NO in un luogo NON bonificato. È superfluo dire che mio figlio è consapevole che NON può lasciarmi sola e che si sta sacrificando. Oltre a mio figlio e i miei tesori pelosetti: non abbiamo nessun parente e amicizie poiché siamo ripartiti nuovamente da zero. L’ultimo trasloco è stato quello di un anno e mezzo fa e siamo approdati a Santa Marinella (Roma) in questa cittadina di mare, inizialmente incominciavo a star meglio ed ero contenta di non avere sintomi da avvelenamento cronico e tempesta di citochine per infiammazione cronica multiforme che colpisce tutti gli organi. Non mi sembrava vero che, a due passi da casa, potessi passeggiare tranquillamente nella natura, gli alberi, fiori di campo, lucciole, asini e animali osservando dal paesaggio collinare la bellissima veduta mare. All’improvviso, senza neanche rendermi conto, poiché tutto è avvenuto durante il lockdown, il bel paesaggio non esisteva più, mi sembrava di vivere un incubo quando ho visto una lunga distesa di capannoni per la coltivazione e ripresa della floricoltura. Provate un attimo a immaginare come può vivere una persona affetta da patologie ambientali nella propria abitazione ubicata a pochi passi dalla terra avvelenata e cosparsa da un manto bianco di veleni chimici e insetticidi. A nulla sono serviti tutti i traslochi e sacrifici. Tanto valeva respirare i veleni toscani e quelli della Puglia, etc. Ho svenduto casa altrove per poter riacquistare questa casa e da quando danno pesticidi non posso vivere un solo secondo nella mia casa. Sono ripiombata in un malessere indescrivibile (chi è sensibile come me può comprendere benissimo).

Ora basta!!! Ho il diritto di vivere in casa mia e chi inquina deve essere punito per ecoreati. Non ho MAI chiesto nulla e ho sempre affrontato tutto da sola ma ora è davvero TROPPO… ho chiesto già abbastanza a me stessa. Tutti impegnati a controllare se si indossano le mascherine per strada ma nessuno controlla chi inquina l’ambiente e di riflesso gli esseri viventi. Per chi inquina non ci sono multe. Va ricordato che il diritto alla salute comporta anche il DIRITTO alla salubrità ambientale e prevenzione al diritto dell’integrità dell’individuo. Non dimentichiamo che stiamo parlando di patologie ambientali e che NON si può vivere in una campana di vetro. La protezione della salute è stata inserita nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Perché in Italia rispetto a Londra e Madrid non esiste riconoscimento e cure detossificanti oltre a ospedali bonificati per gli ammalati di MCS?
Perché in Italia non sono ancora riconosciute le patologie ambientali?
Ogni giorno ci sono bambini, giovani, adulti e persino animali che si ammalano di patologie ambientali e incrementeranno notevolmente in maniera esponenziale con il 5G.
Perché solo a qualche ammalato è concesso di curarsi a Londra a spese dello Stato mentre altri sono abbandonati a se stessi nella totale indifferenza delle istituzioni?
L’art. 32 della Costituzione è stato violato o meglio non è stato mai applicato. Gli elementi e i pilastri fondamentali della salute sono: aria, terra, cibo, e acqua… e ci stanno avvelenando in tutti i sensi ovunque. L’aria è il soffio vitale poiché la nostra vita inizia e termina con un respiro. «Vis medicatrix naturae» è il famoso motto di Ippocrate, il padre della Medicina, e l’aria pura è il primo medicamento.

Filomena Pavese


9 aprile 2021

FONTE: Ortica Web

venerdì 25 ottobre 2019

“Aiutatemi!” Elettrosensibile disperata ma ancora viva: il 5 Novembre, a Roma si manifesta anche per lei (e per tutti i malati come lei)


Grande entusiasmo e voglia di partecipare alla prima manifestazione nazionale unitaria Stop 5G promossa dall’Alleanza Italiana Stop 5G il 5 Novembre a Roma dentro e fuori il Parlamento. La rivendicazione del diritto alla tutela della salute, ad essere disconnessi e soprattutto non irradiati dalle pericolose radiofrequenze, arriva dalla società civile consapevole ma soprattutto dai malati, principalmente di elettrosensibilità, sensibilità chimica multipla e fibromialgia così come denunciato a più riprese dal portavoce nazionale Maurizio Martucci alla Camera dei Deputati, al Senato e nel Parlamento Europeo.

A ridosso della manifestazione di Roma, a cui hanno già aderito numerosi malati gravi che si alterneranno in piazza Montecitorio nella denuncia di una vita ormai insostenibile per colpa del wireless, arriva l’accorato appello di Yvelyse Martorana, donna siciliana gravemente malata di EHS-MCS, di cui OASI SANA si è più volte occupata. Ecco l’ultima disperata richiesta d’aiuto.

Dopo mesi di silenzio sento l’esigenza di tornare a parlare della mia condizione di malata di MCS (Sensibilità Chimica Multipla) ed EHS (Elettroipersensibilità).
Dal mese di marzo 2019 vago da una provincia all’altra della Sicilia dove ho trovato sistemazioni temporanee per proteggermi dalle irradiazioni elettromagnetiche della città, irradiazioni che mi avevano ridotto a vivere nella perenne penombra. A causa di un problema agli occhi, provocato dalle onde emesse dagli impianti wi-fi, da cellulari e ripetitori, infatti, per molto tempo non ho più sopportato la luce, sia quella naturale che quella elettrica, e il perenne dolore all’area oculare mi ha impedito per mesi di leggere e scrivere.

In marzo sono stata contattata da una persona che mi ha offerto la sua casa al mare, in provincia di Caltanissetta, lì ho trascorso tre mesi. Questa persona rimane nel mio cuore e voglio ancora ringraziarla perché grazie a lei ho cominciato a migliorare e sono tornata un po’ alla luce, in tutti i sensi.
I mesi successivi, ahimè, mi hanno invece preservato brutte sorprese. Non voglio entrare nei dettagli, ma posso dirvi che ne ho viste di tutti i colori e, ad oggi, la mia via crucis continua. Purtroppo, non ho ancora trovato una vera sistemazione e questa precarietà, questo continuo peregrinare, stanno facendo di nuovo peggiorare le mie condizioni generali di salute.

In base all’esperienza vissuta finora, posso affermare che il problema della casa è forse uno dei più gravi che un malato di MCS ed EHS si trovi ad affrontare.
Rimanere senza casa a causa della malattia è di per sé drammatico, ma ancora più gravi ed inaccettabili sono gli abusi e le discriminazioni che spesso si è costretti a subire.
Accade sovente che la necessità e l’urgenza di un riparo ci portino ad accettare condizioni abitative altrimenti inaccettabili, a non esigere tutele e garanzie di contratti regolari, ad elemosinare comprensione e rispetto per le nostre particolari condizioni di salute, venendo troppo spesso per questo considerati disturbanti o, addirittura, la nostra presenza viene vissuta come limitante per il prossimo.

Più di un padrone di casa mi ha aperto le porte, per poi richiudermele in faccia quando ha capito che potevo essere un problema a causa della mia strana e inconsueta malattia; tante volte mi è stato detto che con le mie richieste (dettate da gravi motivi di salute, non da capricci, badiamo bene !) calpestavo i diritti altrui, mai nessuno, però, che abbia riflettuto sul fatto che, ignorando le mie richieste, stava calpestando i miei di diritti, primo fra tutti quello alla salute.
Adesso, dopo mesi di peregrinazioni, il mio compagno ed io ci ritroveremo di nuovo per strada a trascorrere le giornate in auto, alla ricerca di zone poco irradiate da CEM (campi elettromagnetici), per tornare nel nostro appartamento di Bagheria solo di notte, dove potrò dormire a mio rischio e pericolo in quanto i livelli di irradiazione elettromagnetica sono altissimi e ormai proibitivi per il mio stato di salute.
Tutto questo con l’inverno alle porte!

Non esito a dire che siamo disperati, anche perché trovare soluzioni valide è complicatissimo, direi che in certi momenti sembra quasi impossibile. Molti ci consigliano di allontanarci dalla nostra provincia, cosa che abbiamo già fatto, ma con gravi difficoltà. Andrea ed io abbiamo anche una vita pregressa da gestire, scadenze ed impegni che richiedono la nostra presenza, complicatissima da garantire se ti trovi dall’altra parte della Sicilia o se, come me, non puoi spostarti con facilità. Essere troppo lontani dalla propria zona, inoltre, significa non avere una rete di amici e familiari che possano darti una mano: la solitudine è un vero nemico quando sei in condizioni di grave bisogno e getta chi ti assiste e ti sta vicino nello scoramento. Non dimentichiamo questi aspetti, vi assicuro che sono fondamentali.

Alla luce di quanto detto e in forza della mia terribile esperienza, ritengo indispensabile che si formi un gruppo di autoaiuto (auspicabile sarebbe l’appoggio delle Associazioni già esistenti) formato da Professionisti (Avvocati, Medici,…), privati cittadini, a tutela e sostegno dei malati di MCS ed EHS in condizioni di grave crisi abitativa a causa della malattia.
Gli obiettivi principali dovranno essere i seguenti:
1. ASCOLTO (abbiamo bisogno di qualcuno che comprenda realmente il nostro dramma, senza dover spiegare sempre tutto);
2. AIUTO NELLA RICERCA E NELLA SEGNALAZIONE DI ZONE E/O ABITAZIONI POCO IRRADIATE, POTENZIALMENTE ADATTE ANCHE AD UN MALATO DI MCS;
3. SUPPORTO E CONSIGLI LEGALI AL FINE DI LIMITARE ABUSI E DISCRIMINAZIONI LEGATI ALLA MALATTIA DA PARTE DI PADRONI DI CASA, VICINI, AMMINISTRATORI CONDOMINIALI ECC…


Tutti coloro che sentono di avere cuore e fegato per aiutarci in questa lotta per la sopravvivenza, possono contattarci ai seguenti indirizzi del mio compagno Andrea Borgia:
mail: anborgia@libero.it
cellulare/wh: 3687769190


Grazie di cuore

Yvelyse Martorana



12 ottobre 2019

FONTE: Oasi Sana

sabato 29 giugno 2019

Venosa, la vita di Savino: «io elettrosensibile, allergico ai cellulari»


L’uomo vive isolato in un casolare. Gli è stata riscontrata una malattia rara la EHS, dovuta alle onde elettromagnetiche che affligge 170mila persone in Italia

di Gianfranco Gallo


VENOSA - «Una vita spericolata» ma non voluta, quella di Savino Tampanella di Venosa. Uno dei 170mila elettrosensibili in Italia. Tutti hanno certificazioni prodotte all'estero dove si fanno esami genetici particolari per scoprire quella sorta di allergia alle onde dei cellulari e di altri apparati come i radar. In Italia l'unico reparto che si occupava del tema all'Umberto I° di Roma è stato chiuso in seguito alla morte del primario che ha sostenuto i
«malati» di questa patologia.

Savino è l'unico ad aver avuto la certificazione che riconosce la sua condizione di elettrosensibile da una una regione: la Basilicata. La sua vita è un inferno, come lui stesso la definisce, non trova un lavoro adeguato e deve vivere lontano dalle fonti d'inquinamento, pena uno stato fisico e mentale di malessere perenne. Un gruppo che si occupa, e battaglia, del tema «elettrosmog» in particolare avverso al nuovo «5G», il GeCo lucano, genitori consapevoli, in occasione della giornata contro il 5G di sabato scorso ha trascorso con lui una giornata dal duplice significato: di solidarietà e di verifica delle sue condizioni. Sabato scorso è iniziato con un gazebo in piazza a Venosa per sensibilizzare i cittadini sul tema e per dare voce a Savino che vive e ha vissuto anche una condizione di marginalità per la sua patologia a volte scambiata per «fissazione» o giù di lì. Per poter vivere con minori disagi Savino sta realizzando una sua abitazione particolare. Un prefabbricato coibentato con delle lastre di piombo e ha addirittura le porte e le finestre colorate con una particolare e costosa vernice riflettente le onde elettromagnetiche. Ha vissuto un po’ ovunque Savino, dopo che è diventato sensibile all'aria che trasmette le onde dei cellulari, dei radar e degli altri apparati.

Ha dovuto lasciare il lavoro, cercare riparo in luoghi dove le onde elettromagnetiche non arrivano o sono deboli, dormendo addirittura per molto tempo in auto. A casa dei suoi genitori è dotato di una tenda riflettente in una stanza coibentata per alleviare la sua situazione. Ora Savino avrebbe bisogno di un lavoro per sopravvivere visto che la sua condizione di invalidità non gli viene riconosciuta completamente. Pur se laureato con diverse esperienze lavorative di buon livello e professionalità, ritiene che per lui sarebbe adeguato anche un lavoro di consegna a domicilio, in modo da essere sottoposto al WiFi degli uffici per brevi momenti. Purtroppo le onde arrivano un po ovunque ma stando in giro per strada sarebbe sottoposto per meno tempo e a onde meno forti. Girerebbe col suo inseparabile attrezzo che misura i decibel delle onde. Lui sente addirittura se i telefonini sono accesi o i radar militari della vicina Puglia sono in attività, quelli che si usano nei casi di allerta massima. In tutto questo l'attuale politica cittadina di Venosa si è mostrata poco sensibile. Infatti oltre a una consigliera e pochi altri nessuno, anche chi rivendica azioni a favore di Savino, ha dato il suo apporto durante la manifestazione.

QUI VENOSA, OSTAGGIO DELLA TELEMATICA

di Massimo Brancati

Costretto a rintanarsi in una casetta di legno, con mura di piombo che fanno da schermo, lontano dal centro abitato. Eremita non per scelta, prigioniero della tecnologia, ostaggio di un mondo che corre, viaggia sulle autostrade telematiche.

Di un mondo che accorcia le distanze geografiche, comunica immagini e suoni in real time, sempre più dipendente del download veloce, immediato, onnipresente. Per Savino, poco più che trentenne, il tempo si è fermato. Abita nell'estrema periferia del suo paese, Venosa (Potenza), e quando si muove deve assicurarsi che sul suo cammino non ci siano fonti di onde elettromagnetiche. Per intenderci, niente wi-fi, telefonini, radio, tv e tutto ciò che ruota attorno all'elettronica. Nel 2013 si è visto riconoscere dalla Regione Basilicata lo status di
«elettrosensibile», patologia rara che dà diritto all'esenzione dal ticket e ad altre prestazioni gratuite. Sai che consolazione. Savino vorrebbe tanto uscire dalla sua campana di vetro, ma la scienza non è ancora approdata ad un antidoto che gli consenta di lavorare in un ufficio o in qualunque fabbrica dove non c'è mansione che si smarchi da apparecchiature elettroniche. Al danno si aggiunge la beffa: l'elettrosensibilità è riconosciuta come malattia invalidante. Il datore di lavoro, dunque, è obbligato per legge ad affidare al dipendente mansioni adeguate alla sua condizione, ma non esiste una «zona franca». Basta un monitor, una radio, un'antenna e si scatena la reazione. Dolorosa, insostenibile. Dalla cefalea alle vertigini, dal rossore cutaneo alla tachicardia, dalla nausea alle vertigini. Un veleno, insomma.

Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sono quasi 170mila gli italiani che soffrono di questa forma di allergia nei confronti di oggetti che fanno parte della nostra quotidianità, ma che per gli elettrosensibili si trasformano in un nemico da evitare ad ogni costo. La stessa Oms, però, non riconosce il nesso di causalità con l'esposizione ai campi elettromagnetici. In sostanza, si tratta di una malattia che non è stata inserita nei cosiddetti codici Icd (International Classification of Diseases), pertanto le strutture mediche non hanno gli strumenti per fornire una prognosi, una diagnosi e una terapia. Cosa significa? L'elettrosensibilità è confinata nell'ambito della psicopatologia. Lo conferma alla Gazzetta il prof. Paolo Vecchia, oggi in pensione, già presidente dell'Icnpir (International Commission on Non Ionizing Radiation Protection) e capo della sezione per le Radiazioni non Ionizzanti dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) di Roma. “Sono stati condotti degli esperimenti su questi soggetti – sottolinea lo scienziato - mettendoli davanti a una sorgente elettromagnetica senza dire quando è accesa e quando è spenta. I risultati ci dicono che non sono in grado di riconoscere lo stato di on e off. Dichiarano di sentirsi male quando si dice loro che c’è un campo elettromagnetico e di non avere disturbi se li si avverte che è tutto spento. In realtà le onde ci sono sempre state”. Ecco perché si parla di effetto «Nocebo», sul modello del «Placebo», acqua e zucchero al malato che crede di sentirsi meglio grazie alla medicina. Agli elettrosensibili non resta che sperare che la scienza individui una cura, una contromisura che li liberi dall'auto-prigionia. Quant'anche fosse una fobia legata alla psiche, si trovi una soluzione che non sia quella utopistica dello spegnimento di tutti i ripetitori, antennoni, televisori e cellulari. Savino la invoca da tempo girando con il suo inseparabile compagno di vita, un piccolo apparecchio che misura i decibel delle onde e che lo mette al riparo da incontri ravvicinati. Ma ne potrebbe fare a meno. Lui sente se i telefonini sono accesi a distanza di diversi metri e avverte addirittura l'attività dei radar militari della vicina Puglia. Nel suo rifugio - all'interno di campagne venosine incontaminate, techno-free - si sente al sicuro. In fondo è un
«privilegiato» rispetto a un qualsiasi compagno di sventura che abita in una grande città moderna, tecnologica, al passo con i tempi, videosorvegliata e cablata. Una volta tanto l'atavica arretratezza dell'entroterra lucano rappresenta un vantaggio. E l'inascoltato appello di Zanardelli sull'isolamento della Basilicata rurale diventa una lungimirante visione del futuro, se è vero che il popolo degli elettrosensibili cresce di anno in anno.

19 giugno 2019

FONTE: La Gazzetta del Mezzogiorno

martedì 26 febbraio 2019

Parla Paolo Orio, il problema elettrosensibilità inavvertito


A marzo Vicovaro ospiterà il primo meeting nazionale contro la tecnologia 5G

Dr. Orio cosa si intende per elettrosmog? Termine di cui si sente solo recentemente parlare.

L’elettrosmog, o inquinamento elettromagnetico, rappresenta una alterazione artificiale, causata da radiazioni non ionizzanti, degli ambienti di vita quotidiani (indoor e outdoor), generato da diversificate sorgenti elettromagnetiche sia di alta che di bassa frequenza. Stiamo parlando di smartphone, cordeless, wi-fi, wi-max, stazioni radio base di telefonia mobile, elettrodotti, elettrodomestici, ecc.

Cosa sta succedendo nelle nostre città con l’avvento della telefonia mobile, la diffusione delle tecnologie wireless?

Accade che, soprattutto con l’avvento delle tecnologie wireless negli ultimi 20 anni, una grande quantità di energia bioattiva, artificiale, modulata, è stata riversata nell’ambiente. Se l’uomo primitivo nella sua fase evolutiva non ha subito particolari stress adattativi per convivere con campi magnetici naturali, tutto il contrario accade ora in quanto segnali elettromagnetici pulsati artificialmente, difficilmente possono essere riconosciuti come connaturali per i nostri sistemi biologici. Non dimentichiamoci che l’uomo è un “essere elettromagnetico” in quanto tutte le sue funzioni endogene, cellulari, molecolari e funzionali, sono governate da campi elettromagnetici a determinate frequenze. Le interazioni con l’ambiente circostante “saturo” di elettrosmog non possono che alterare i fini equilibri omeostatici degli individui, compresi neonati, bambini e adulti. Purtroppo l’avvento della tecnologia 5G a servizio di Internet delle cose porterà ad un ulteriore impennata del campo elettromagnetico di fondo.

Molti dicono che non ci sono studi, ma tanti altri invece sostengono, come la vostra associazione, che gli attuali telefoni cellulari e i wi-fi non siano da considerare tecnologie sicure. Quali sono le principali ricerche che sostengono la vostra tesi?


Sin dagli anni ’60, ricercatori indipendenti soprattutto afferenti all’est Europa evidenziarono, tramite pubblicazioni scientifiche ben condotte, come le esposizioni a radiofrequenze e microonde potessero causare effetti biologico/sanitari sulla popolazione esposta. In particolare, oggetto di queste ricerche furono i militari addetti ai sistemi radar. Contemporaneamente anche il mondo occidentale avviò ricerche per verificare il possibile nesso causale tra esposizione e danno biologico. Il medico delle forze navali americane, Zoran Glaser, pubblicò al riguardo una vastissima bibliografia con oltre 2.300 articoli scientifici. Ad oggi sono oltre 10.000 gli articoli peer-review (revisioni indipendenti) pubblicati a livello mondiale, che dimostrano inequivocabilmente la capacità delle radiazioni non ionizzanti di causare anche veri e propri stati di malattia: tumori, leucemie, malattie neurogenerative, infertilità, disturbi cognitivo/comportamentali, elettrosensibilità. Differentemente gli studi che negano correlazioni biologiche sanitarie, provengono da ricerche finanziate dall’industria di telefonia mobile ed elettrica come dimostrato anche dal recente rapporto dell’Investigate Europe, un consorzio di nove giornalisti in 8 paesi UE che hanno indagato sullo stesso tema.

Per quanto riguarda le normative nazionali cosa ci può dire in proposito?

Chi ha definito i limiti espositivi a livello internazionale è una associazione di privati con sede in Germania il cui acronimo è ICNIRP (commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti). Nei suoi laboratori di ricerca, nei primi anni 90, prese a riferimento un unico effetto generato dalle radiazioni, quello TERMICO (rilevabile attraverso un aumento di temperatura). Elaborò un esperimento che consisteva nel bombardare in acuto (per breve periodo) con radiazioni, manichini di plastica riempiti di gel proteico nell’intento di assimilarli ad un soggetto vivo in carne ed ossa. Stabilirono in questo modo i limiti espositivi. Al di là del fatto che come esseri viventi siamo un pochino più complessi di un gel proteico, una radiazione elettromagnetica quando interagisce con la materia vivente è in grado di generare interazioni biologiche anche per valori di uno o due ordini di grandezza inferiori: si tratta di effetti NON TERMICI. A supporto esistono, come detto in precedenza, migliaia di articoli scientifici. Pertanto, come esempio, se gli attuali limiti di esposizione per le alte frequenze sono di 6 V/m (volt su metro), da non superare come media nelle 24 ore, in realtà, considerando gli effetti di natura non termica, dovrebbero ridursi cautelativamente a valori di 0,2 V/m se non di 0.03-0.05 V/m come consiglia il monumentale rapporto Bioinitiative redatto da 29 scienziati e caratterizzato da 18 capitoli racchiusi in 1500 pagine. Sembrerebbe che l’ICNIRP fosse più preoccupato a tutelare gli interessi dell’industria piuttosto che la salute pubblica emanando valori rassicuranti invece di misure il più cautelative possibili. In Italia, nel 2003, furono definiti i valori di attenzione per le alte e basse frequenze. In particolare si definirono i valori di attenzione per le alte frequenze pari a 6V/m che da una misurazione nella media di 6 minuti passarono poi nella media delle 24 ore con il decreto sviluppo del 2012. Pur essendo comunque valori più cautelativi rispetto a quelli stabiliti e raccomandati dall’ICNIRP (che raccomandano 61 V/m per radiofrequenze e microonde!!!), non tutelano comunque la popolazione generale per esposizioni di natura non termica. Quindi andrebbero ulteriormente ribassati come detto in precedenza.

Ci può spiegare che cosa è il 5G e come cambierà la nostra vita?

La tecnologia 5G sarà a servizio di Internet delle cose o degli oggetti (IOT). In una logica di massima connettività nelle nostre case ad esempio, attraverso internet saremmo connessi al televisore, alla lavastoviglie, alla lavatrice, al termostato per il riscaldamento, al robottino per la pulizia del pavimento, sino a microchip inseriti nel cartone del latte, nei pannolini dei bambini, ecc. Così sarà per le città “smart” sino alle macchine a guida autonoma. Per garantire tutto questo servirà una rete di connettività mai vista in precedenza, con migliaia e migliaia di micro antenne posizionate in ogni dove, dai lampioni lungo le strade, alle pensiline dei mezzi pubblici, che genererà, attraverso frequenze mai esplorate in precedenza, un ulteriore innalzamento dei livelli elettromagnetici. Vi sarà anche una diffusione di tale tecnologia attraverso numerosi satelliti lanciati nello spazio. Agcom stima un milione di collegamenti simultanei garantiti per ogni chilometro quadrato. Saranno miliardi invece, gli oggetti connessi nel mondo. Nessuna area vitale sarà più risparmiata (anche parchi naturalistici e foreste) con un intento di copertura del segnale pari al 98% del territorio nazionale entro il 2025. Sarà un bombardamento di microonde 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, per 365 giorni all’anno. Purtroppo sarà previsto per supportare tale tecnologia anche l’aumento, per legge, degli attuali limiti di esposizione: da 6 V/m a 61V/m, quindi 110 volte più alti! (guarda caso come raccomanda l’ICNIRP).

Cosa cambierà per la nostra salute?

Moltissimo. Se è dimostrato che per il 2G/3G/4G, il wi-fi, gli effetti sulla salute umana sono incontrovertibili, per il 5G sarà altrettanto. Ricordo quanto riporta in una recente intervista, un ricercatore stimato come il prof. M. Pall, professore di biochimica alla Washington State University, a proposito della implementazione del 5G: “tecnologia inadeguata, obsoleta e a favore dell’industria delle telecomunicazioni che comporterà numerosi e importanti danni come cecità, perdita dell’udito, cancro della pelle, infertilità maschile e problemi alla tiroide”. Chi è sensibile al tema si deve opporre con fermezza e decisione. Ricordo le moratorie prodotte da numerosi scienziati, medici e ricercatori che chiedono uno stop all’avanzamento del 5G sino a che non sia dimostrato attraverso studi indipendenti la totale innocuità biologica di questa tecnologia. Altrimenti saremo sottoposti, tutti, nessuno escluso al più grande esperimento di massa al mondo senza consenso informato.

Lei è presidente di una associazione che fa riferimento a una malattia sconosciuta, sicuramente una malattia dei nostri tempi. Ci può dire qualcosa riguardo ai sintomi, diffusione, ed eventuali riconoscimenti?

L’elettrosensibilità rappresenta una reazione avversa multiorgano caratterizzata da sintomi che variano molto per intensità, frequenza e durata che si verificano per esposizione a radiazioni elettromagnetiche emesse da diversificate sorgenti sia di alta che di bassa frequenza (dagli smartphone, al wi-fi alle antenne di telefonia mobile, ecc) per valori di campo elettromagnetico ben al di sotto di quelli previsti dalle normative nazionali ed internazionali. Una caratteristica comune è rappresentata dal fatto che la sintomatologia si presenta ogni qual volta si viene esposti ad una radiazione elettromagnetica per poi scemare con l’allontanamento da essa. Questo è un passaggio molto importante nel riconoscersi elettrosensibili. Si chiama nesso di causalità (caso/effetto). I sintomi sono espressione dell’interessamento di diversi organi ed apparati. Il sistema nervoso centrale/periferico, il sistema nervoso autonomo, l’apparato cardiovascolare e il tegumento (cute +annessi). Principali e più frequenti sono cefalea, emicrania, vertigini, nausea, acufeni, vuoti di memoria, difficoltà a concentrarsi, disturbi del sonno, tachiaritmie, rush cutanei sensazioni di bruciore e pizzicorio alla cute, disturbi alla visione, stanchezza cronica, facile esauribilità. Il 10% dei soggetti colpiti è gravemente disabile, presentando un totale capovolgimento dello stile e della qualità di vita sino al ritiro sociale. La patologia è a crescita esponenziale e va di pari passo con la diffusione delle tecnologie wireless. Stime OMS pongono al 3% la soglia superiore di incidenza. Il che equivale a milioni di persone nel mondo. Se consideriamo la sola Italia con questo valore di soglia la stima si attesta su 1.8 milioni di persone colpite. In realtà i dati forniti dall’OMS sono sottostimati. In Svizzera per esempio ne soffre il 5% della popolazione, in Germania l’8%, in Svezia sino al 10%. Sono dati impressionanti se pensiamo a quanti nel mondo possiedono almeno uno smartphone. Ed ancora più inquietante è pensare a quanti bambini siano inconsapevolmente esposti. I medici della nostra associazione vedono abbassarsi sempre più la soglia di età colpita. Per quanto concerne i riconoscimenti, la Svezia è il primo paese al mondo ad avere riconosciuto l’elettrosensibilità come disabilità (danno funzionale). In quel paese gli elettrosensibili possono adire a diritti di pari opportunità come il poter ricorrere alle schermatura delle proprie abitazioni o negli ambienti di lavoro sino a poter usufruire di stanze dedicate nei nosocomi a bassissimo impatto elettromagnetico. Il Parlamento Europeo nella storica risoluzione del 2009 richiama gli stati membri a riconoscere l’elettrosensibilità come disabilità come avvenuto in Svezia. Mentre l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa nella risoluzione del 2011 raccomanda la creazione di aree electric free per tutti i soggetti elettrosensibili. Sono passati indubbiamente non pochi anni, e decisioni da parte di organi competenti in materia non si sono viste. Confidiamo in tutti quei ricercatori, medici, scienziati che insistentemente richiedono da parte dell’OMS l’inserimento dell’EHS nei codici delle malattie internazionali (ICD) al fine di poter adire ad un giusto riconoscimento in termini diagnostico/prognostico/terapeutico. Ad oggi una larga fascia della popolazione anche in Italia è totalmente abbandonata dal sistema sanitario. Invisibile.

Qualcuno dice che siamo tutti elettrosensibili. È d’accordo?

Si, come dicevo in precedenza l’uomo è un essere elettromagnetico. Ognuno nella sua individualità possiede una soglia di sensibilità al campo elettromagnetico artificiale presente nell’ambiente. Siamo tutti elettrosensibili, solo che non tutti poi manifestano sintomi specifici e peculiari come quelli dell’elettrosensibilità durante esposizioni a sorgenti elettromagnetiche. Purtroppo è dimostrata una correlazione dose/risposta in rapporto alle esposizioni. Ciò sta a significare che mi posso sensibilizzare a livello biologico alle radiazioni prodotte dal mio wi-fi o dal mio smartphone, senza accorgermene. Ad un certo istante, magari dopo l’ennesima telefonata, inizio a sviluppare sintomi sino ad allora mai sperimentati. Si è rotto qualcosa, si è rotto quell’equilibrio mantenuto tale dai sistemi di difesa delle nostre cellule che esaurendosi nel tempo hanno permesso all’insulto esterno di vincere anche le più strenue resistenze. È fondamentale quindi adire a percorsi di prevenzione primaria attraverso norme di igiene elettrica come per esempio utilizzare uno smartphone con gli auricolari col filo, piuttosto che evitare di tenerlo nella tasca anteriore dei pantaloni, piuttosto che sostituire la connessione wi-fi con il cavo (anche a scuola). Al riguardo la nostra Associazione ha prodotto un dodecalogo per la protezione personale scaricabile dal sito http://www.elettrosensibili.it e ha improntato corsi di prevenzione e conoscenza nelle scuole di ogni ordine e grado.

Cosa vorrebbe comunicare a nome degli ammalati di EHS a un partito come il pdf, così attento all’esigenze della famiglia, dei bambini, delle future generazioni?

Abbiamo ormai pochissimi dubbi e moltissime certezze che le esposizioni alle radiazioni elettromagnetiche causino danni alla salute psicofisica, ed in particolar modo alle categorie più fragili ed esposte come donne in stato di gravidanza, neonati, bambini, adolescenti e giovani. Dobbiamo garantire alle generazioni future una crescita ed uno sviluppo armonico, in sintonia con il proprio corpo e nel rispetto di chi ci sta accanto. Siamo malati a cui sono stati privati i diritti più elementari, quello alla salute in primis. Chiediamo, da una lato di inibire l’implementazione di tecnologie (fino a prova contraria) i cui effetti sanitari e ambientali saranno devastanti per tutti, nessuno escluso, magari bloccando il decreto legge previsto per l’aumento dei limiti, dall’altro di interessarsi sempre più a categorie scartate come noi, anche attraverso l’attuazione di decreti volti alla tutela e alle pari opportunità per un doveroso reinserimento sociale (molti sono i soggetti che hanno perso il lavoro) in condizioni di vivibilità e decoro. Nessun partito (al di là di qualche singolo appartenente) fino ad ora si è chinato su questo problema andando a fondo e studiando il fenomeno. Non siamo persone contro la tecnologia, siamo persone che auspicano uno sviluppo tecnologico sostenibile.

Come reagire a questo aumento vertiginoso dell’elettrosmog?


Bisogna fare corpo tra associazioni, comitati che lottano contro l’elettrosmog, associazioni di consumatori, medici, avvocati, politici, istituzioni al fine di creare sinergie che abbiano un solo comun denominatore: l’applicazione del Principio di Precauzione nell’alveo della Prevenzione Primaria. Prevenire come si dice, è meglio che curare. La recentissima sentenza del TAR del Lazio che obbliga i Ministeri ad attuare un programma su scala nazionale di informazione sui rischi correlati all’uso della tecnologia, ne rappresenta un fulgido esempio. Non roviniamo tutto. Sarebbe un’ulteriore sconfitta. Dobbiamo vigilare.

Il 2 marzo ci sarà un incontro importante a Vicovaro che viene pubblicizzato nei vari gruppi come il gruppo fb STOP5G ITALIA e la pagina fb NO 5G popolo della famiglia. Immagino che lei parteciperà

Certamente. Il prossimo incontro di Vicovaro (Rm) che ci vedrà presenti con una relazione sull’elettrosensibilità, rappresenta a mio avviso la base di partenza per l’avvio di un percorso sinergico di dialogo e di interazione tra diversi soggetti che per diversificate sensibilità vogliono farsi carico, confrontarsi, dialogare, lavorare alacremente per il raggiungimento di quelli obiettivi che non rappresentano altro che la realizzazione del bene comune a tutela della salute di tutti.

di Elisabetta Saviotti

31 gennaio 2019

FONTE: Croce quotidiano online


Per approfondimenti:

Siti internet:

Associazione Italiana Elettrosensibili

SOS Sensibili



Pagine Facebook:

Associazione Italiana Elettrosensibili

Elettrosensibili

Stop5G ITALIA

Stop5G PRATO

NO 5G Popolo Della Famiglia