Continua la lotta dell’infermiera di Lodi per il riconoscimento dei diritti di tanti pazienti
Finalmente uno spiraglio per Pia Zirpolo e tutti i fibromialgici come lei. La commissione invalidi civili dell’Asl le ha riconosciuto il diritto di avvalersi della legge 104 che le consente di stare a casa 3 giorni al mese per curarsi. Non è molto, ma è un primo passo, anche se l’esito ufficiale ancora non c’è. La Zirpolo ora farà richiesta all’Inps di inabilità al lavoro. «Sono stati bravissimi - commenta commossa -. Si sono chiesti come faccio ad andare al lavoro prendendo la morfina e tanti altri farmaci. Ho dovuto subire delle umiliazioni grandissime. Adesso posso dare un po’ di forza in più a tutte le persone che sono ammalate come me».
Il caso della Zirpolo era stato sollevato oltre un anno fa. Infermiera dell’Azienda ospedaliera, sempre in primo piano per aiutare gli altri, è stata colpita dalla fibromialgia, una malattia ancora poco conosciuta che mette il paziente in una condizione di sofferenza costante e che distrugge le difese immunitarie. Attualmente però non è ancora riconosciuta ai fini dell’invalidità civile. Per questo Zirpolo ha deciso di avviare una battaglia per il riconoscimento dei diritti degli ammalati che come lei sono costretti a lavorare in queste condizioni e pagare, senza esenzioni, farmaci e visite specialistiche. «Attualmente - racconta - sono a casa in malattia senza stipendio. Ho finito tutti i giorni a mia disposizione. Il medico competente dell’ospedale aveva scritto chiaro e tondo che non posso andare a lavorare. La commissione ospedaliera, invece, aveva espresso un parere diverso, sostenendo che posso farlo, ma solo in condizioni protette. Un posto così in ospedale però per me non c’è. L’azienda, infatti, mi ha messo all’Urp. Sono andata a lavorare due giorni e sono dovuta restare a casa un’altra volta: ho preso di nuovo la polmonite e la varicella. La commissione invalidi civili ha capito perfettamente, invece, la mia condizione. Non mi sembrava vero di aver incontrato delle persone che mi capivano». Ora per la Zirpolo però il percorso è ancora lungo.
«La situazione della donna - commenta Franco D’Agostino, il medico di categoria nominato dall’Anmic di Enrico Agosti - è stata giudicata da tutta la commissione, quel giorno presieduta da Arianna Sali, molto critica e grave. Ora la sua pratica andrà a finire all’Inps che dovrà rivalutare e ratificare o annullare quanto da noi stabilito. I tempi però sono sempre troppo lunghi. Ci sono persone disperate che soffrono e che devono aspettare mesi prima di avere una risposta. Zirpolo deve prendere anche dei farmaci immunodepressivi per curarsi, ma non può perché vanno assunti sotto osservazione e a riposo». Assurdo se si pensa che ci sono, invece, persone che abusano dei loro diritti, fingendo di essere ammalate.
«Personalmente - racconta Zirpolo commossa - ho subìto una serie infinita di umiliazioni, e al di là dei dolori fisici che con grande volontà ho sopportato, oggi mi rendo conto di quanto la medicina tradizionale sia volta spesso a curare solo gli effetti, e quanta poca attenzione si dia al malato che in venti minuti deve raccontare tutto il suo excursus e ricevere la diagnosi, quanta aria di superiorità ci sia nell’approccio con il paziente, quanto poco tempo si dedichi all’interpretazione dei sintomi e quanto facile sia la prescrizione dei farmaci senza spiegare a cosa il paziente potrebbe andare incontro e quanto sia facile prescriverli senza aver accertato un vero e proprio disturbo. Io devo ringraziare il mio medico di famiglia, il medico del lavoro e questa commissione che mi hanno ascoltato e mi hanno capita. Speriamo che si apra uno spiraglio per tutti».
di Cristina Vercellone
24.12.2011
FONTE: Il Cittadino
Inizio questo Anno Nuovo parlando di Fibromialgia, questa terribile malattia caratterizzata da un dolore cronico, incessante ed estenuante, che ti accompagna sempre, come una infida compagna di vita che ti avvelena l'esistenza. Chi ne è colpito soffre molto, veramente molto, in un modo che è veramente difficile da descrivere, e soffre non solo per la parte prettamente fisiologica (comunque la peggiore), ma anche per tutto il "contorno" che ne consegue, come quello dell'impossibilità di svolgere anche le più normali attività quotidiane, se non a costo di grandissime sofferenze, nonchè per l'incredulità e superficialita della gente (medici compresi) e delle istituzioni che ancora non riconoscono la patologia tra quelle altamente invalidanti.
Il mio ringraziamento va a Pia Zirpolo che, nonostante la sua grave forma di Fibromialgia, si batte tenacemente per veder riconosciuti i propri diritti e quelli di tanti altri malati affetti dalla stessa patologia. Che il 2012 porti tante Belle Cose a lei e a tutti i fibromialgici.
Marco