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giovedì 15 agosto 2013

La bomba dell'elettrosmog. In Italia 1,8 milioni di ammalati


Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresentano dall’1 al 3 % della popolazione mondiale. Dati in realtà sottostimati, perché le più recenti statistiche parlano di un 10%. E in Italia?
Ufficialmente non esistono, anche se stando alla percentuale più ottimistica dovrebbero essere circa 1.8 milioni. Parliamo dei cosiddetti “elettrosensibili”, persone con un vero e proprio stato di malattia attribuito all’esposizione ai campi elettromagnetici (sia in alta che in bassa frequenza) emessi da svariate sorgenti. I loro “nemici mortali” sono ovunque: telefoni cellulari e cordless, stazioni radio base di telefonia mobile e linee elettriche, wi-fi e computer portatili. E ancora radar di uso civile e industriale, I-Pad o forni a microonde.
Una condanna senza scampo per alcuni, che in vari paesi del mondo sono costretti a vivere in grotte o in aperta campagna.

Paolo Orio, vice presidente dell’associazione italiana elettrosensibili, è uno di quei malati. “I sintomi possono variare di intensità, durata e localizzazione – ci racconta -. Tra questi troviamo cefalea, disturbi del sonno e della memoria, nausea e bruciori lungo tutto il tronco, o ancora arrossamenti cutanei, alterazioni del ritmo cardiaco e del tono dell’umore”. Un “calvario”, il suo, che inizia con i primi sintomi nel lontano 1999, dopo 3 anni di intenso utilizzo del telefono cellulare. “Tutto iniziò con mal di testa, dolore a carico del padiglione auricolare su cui appoggiavo il telefono, sensazione di prurito anche intenso dentro il condotto uditivo. Andai dal medico di base ma non trovai risposte, anche perchè la patologia non è ancora riconosciuta come malattia inquadrabile nei classici codici della malattie internazionali (I.C.D) da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità”.
Sì perché l’elettrosensibilità è vittima di fortissimi conflitti di interesse, giganteschi se pensiamo solo al ruolo della telefonia mobile.
Una malattia, questa, che riguarda una non piccola fascia di popolazione abbandonata a sè stessa, senza alcuna minima garanzia di assistenza sanitaria in termini di diagnosi, prognosi e terapia. “Per noi diventa difficile se non impossibile andare al cinema, a teatro, in luoghi pubblici come le biblioteche dove ormai il wi-fi è omnipresente, sui principali mezzi di trasporto – prosegue Paolo Orio -. Non uso il cellulare da 14 anni, ho l’auto schermata in quanto le centraline elettroniche producono campi elettromagnetici e noi li avvertiamo subito e ho tolto la corrente dietro il letto. Una malattia che per l’Italia non esiste, dicevamo. Un Paese, il nostro, che ha soglie di pericolo che arrivano molto dopo quelle dimostrate dagli studi scientifici internazionali.
In Italia i valori limite per l’esposizione ai campi elettromagnetici sono infatti di 6 volt/metro per le alte frequenze e rispettivamente di 10 e 3 microtesla per valore d’attenzione e obiettivi di qualità delle basse.
Vi è un vastissimo corpo di evidenze scientifiche, con migliaia di studi pubblicati, che dimostrano invece come si possano avere effetti biologico/sanitari su uomini e animali a livelli di campo elettromagnetico molto basso, anche dell’ordine di 0,4 microtesla per le basse frequenze e di 0,2 volt/metro per le alte.
Urge allora un immediata modifica dei limiti di legge come auspicato dal Parlamento Europeo con la storica risoluzione del 2009, del Consiglio d’Europa
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Ma cosa rischia la popolazione “esposta”? Sono tre le fasi della malattia e tutte e tre irreversibili. L’ultima, secondo le ricerche del professor Belpomme (noto oncologo parigino di fama internazionale, ndr) è rappresentata da uno stadio di pre-Alzheimer, con danni irreversibili causati a livello neuronale e di perfusione sanguigna cerebrale. Un quadro generale, questo, aggravato dal fatto che lo strumento del telefono cellulare vede abbassarsi sempre più l’età degli utilizzatori.
Recentemente il Belgio ha decretato il divieto del cellulare sotto i 7 anni e Israele ha imposto ai gestori di telefonia un etichettatura con la scritta
attenzione può causarti il cancro”.
Ma l’Italia è anche il Paese in cui ricerche scientifiche, prima commissionate, scompaiono all’improvviso. E’ sempre Paolo Orio a raccontare: “Qualche anno fa l’Istituto Superiore di Sanità fece partire uno studio per valutare le persone affette da questa sindrome. Gli scopi dello studio erano la valutazione di alcuni parametri che possono subire variazioni in soggetti elettrosensibili. Uno studio indubbiamente partito con tutti i buoni auspici, ma che misteriosamente non fu pubblicato
.
Recentemente poi, l’ultima “beffa”. “Il decreto sviluppo correlato all’implementazione della tecnologia 4G o LTE (Governo Monti, ndr) ha, con l’articolo 14, aumentato surrettiziamente i limiti di esposizione di legge. Nel decreto si dice infatti che l’elettrosmog prodotto da un impianto di telefonia mobile situato vicino ad una abitazione, ad un cortile o ad una scuola deve essere calcolato come media delle emissioni nell’arco delle 24 ore e non più nei 6 minuti di picco giornaliero (in genere alle 13 o alle 20 come fasce di maggior traffico telefonico nei centri urbani). In tal modo si allarga la base di calcolo e nella media giornaliera i picchi massimi verranno compensati da quelli minimi delle ore notturne, quando c’è meno traffico e dunque meno elettrosmog. Una bella mossa, non c’è che dire”.
Che fare allora, anche individualmente, per ridurre i rischi? “Intanto per noi ammalati – conclude Orio – evitare di utilizzare cellulari, cordless (sostituirli con i telefoni fissi), eliminare il wi-fi, sostituire le lampadine a basso consumo energetico. Per i sani utilizzare il telefonino con l’auricolare, se si ha un wi-fi spegnerlo almeno di notte, sostituire il cordless con un fisso e non appoggiare il lap-top sulle gambe in connessione wi-fi, perché è dimostrato che riduce la fertilità nel maschio”.
Diverse, a livello legislativo, le richieste dell’Associazione alla politica. Intanto il rapido riconoscimento dell’elettrosensibilità come patologia, che in Svezia è addirittura classificata tra le disabilità. In secondo luogo una riduzione dei limiti di esposizione, come hanno richiamato le agenzie internazionali e i gruppi di scienziati indipendenti scevri da conflitti di interesse.
E magari, sull’esempio di altre realtà anche europee, aree “electric free” , dove poter riposare per qualche istante almeno. E infine, ma questo è un auspicio tutto nostro, impedire che nuove fasce di popolazione (soprattutto bambini e ed adolescenti) possano ammalarsi. Una pia speranza forse, in un Paese in cui le nuove antenne di telefonia mobile sono definite dalla politica “opere di urbanizzazione primaria”.

di Alessandro Barcella

21 marzo 2013

FONTE: scribd.com

lunedì 2 aprile 2012

Francia, per difendersi dalle onde dei wi-fi due donne vivono in una caverna


Anne Cautain e Bernadette Touloumond soffrono di una rara forma di ipersensibilità che provoca loro forti mal di testa e bruciature

Hanno deciso di vivere in una grotta per sfuggire alle onde di internet e dei telefonini: succede in Francia dove due donne, Anne Cautain e Bernadette Touloumond, che soffrono una forma grave di elettro-ipersensibilità, hanno scelto una grotta sperduta delle Hautes-Alpes, regione del sud-est della Francia, senza riscaldamento né elettricità, per sfuggire ale onde del wi-fi e dei portatili.
Intervistata dall'agenzia France presse, una delle due donne, Anna Cautain, 55 anni, racconta come un giorno del 2009, mentre lavorava all'università di Nizza, ha visto la sua vita trasformarsi in quella di un "animale braccato". Per lei, tutto era buono per proteggersi dalle radiofrequenze, fonte di "insopportabili mal di testa", ma anche di "bruciature nel cranio e sulla pelle".

Alla fine ha scelto di ritirarsi nella grotta, dove è stata raggiunta da Bernadette Touloumond, parigina, ex hostess di 65 anni.

Insieme, le due donne chiedono oggi la creazione di "zone bianche", vale a dire luoghi dove non ci siano antenne. L'associazione Robin des Toits, che milita per il riconoscimento della malattia delle due donne, ritiene che ci siano solo qualche decina i casi di "estrema intolleranza", come la forma di elettro-sensibilità di cui sono malate le due donne, ma afferma che circa il 3% della popolazione francese ne soffrirebbe tuttavia in forma lieve.

«Nessuna prova scientifica prova un nesso tra l'esposizione alle radiofrequenze e l'ipersensibilità elettromagnetica», scrive in un rapporto del 2009 l'agenzia nazionale della sicurezza sanitaria, che non contesta tuttavia «la realtà del vissuto di queste persone». Oncologo all'università di Parigi, Dominique Belpomme, dice al contrario che studi clinici dimostrano gli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute. Il professore deplora tuttavia l'atteggiamento adottato dalle due donne: «Non ho dubbi sulle loro sofferenze, ma esistono trattamenti come gli antistaminici per alleviare il dolore. Certo, bisognerebbe che venissero a consultarmi».

«Mi sono già recata a Parigi, e ancora non mi sono ripresa a causa delle innumerevoli antenne», risponde dalla Anne, che preferisce curarsi con metodi naturali. Davanti alla grotta, le due donne - che rifiutano di essere bollate conme due «alternative» - conservano diverse cassette di zucche, pere e mele biologiche. «Quando mi sono ritrovata qui, non ci potevo credere», ricorda Bernadette, che per 25 anni ha fatto l'hostess su voli in partenza da Parigi, aggiungendo: «Mi hanno trattato da pazza, ho perso gran parte dei miei amici, la mia famiglia non riesce a capirmi. E oggi - conclude - so che non potrò più tornare in un museo».

29 ottobre 2011

FONTI: tgcom24.mediaset.it, caffetteriadellemore.forumcommunity.net










Inizio questo mese di aprile parlando di un tema che mi sta a cuore e di cui si parla veramente troppo poco: l'inquinamento elettromagnetico.
Quando si parla di inquinamento, si pensa immediatamente all'inquinamento atmosferico, a quello dei mari, dei fiumi, dei laghi, all'effetto serra.... ma quanto poco viene considerato quello elettromagnetico, causa di disagi per tante, tante persone, e la cui incidenza sulla salute dell'uomo è ancora in gran parte sconosciuta. Eppure al giorno d'oggi viviamo in una società letteralmente "sommersa" nelle onde elettromegnetiche e c'è veramente da stupirsi quanto poco sia studiata ed affrontata questa forma d'inquinamento, non meno deleteria rispetto ad altre fonti d'inquinamento maggiormente conosciute. E così, come per i malati di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), ecco spuntare come sentinelle, persone malate di Ipersensibilità Elettromagnetica (EHS) in sempre maggior numero, come queste 2 signore francesi che hanno deciso di affrontare di petto la loro situazione andando a vivere nientemeno che in una grotta. Una scelta che per molti potrà sembrare estrema, ma quando veramente la salute ti abbandona allora si è disposti a fare realmente di tutto. E le 2 intraprendenti signore, almeno a giudicare dalle foto, sembrano essersi adattate molto bene a questa particolare forma di vita.
C'è tuttavia da augurarsi che si ponga un freno a questa particolare forma d'inquinamento, altrimenti casi come questo non saranno più l'eccezzione, ma la regola.

Marco