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martedì 4 febbraio 2014

L’oncologo e la battaglia infinita. In tre anni 1500 bambini con il tumore

“I veleni nascono dal lavoro nero: inevitabile che lo smaltimento degli scarti sia illegale”

NAPOLI - «La Terra dei fuochi è l’altra faccia della tragedia di Prato, un problema non solo nazionale ma mondiale. Per questo auspico che la data del 3 dicembre diventi la giornata per la tutela della dignità del lavoro e di conseguenza dell’ambiente». L’oncologo Antonio Marfella è una delle voci storiche della protesta contro l’avvelenamento dei terreni in Campania e di sue dichiarazioni sono pieni i faldoni delle Procure e i resoconti stenografici del Parlamento. Eppure la sua chiave di lettura spiazza. «Perché il problema reale è il traffico illegale di rifiuti industriali. Ora conosciamo la vera emergenza e sappiamo che lo Stato ha preferito chiudere gli occhi piuttosto che affrontarla». Un dramma dai numeri impietosi: ad Acerra, uno dei Comuni della Terra dei fuochi, dal 2009 al 2012 le esenzioni da ticket per tumori maligni sono aumentate dell’81,2%. Nel solo triennio 2009-2011 i bambini con tumore nella provincia di Napoli sono stati 1.519, in quella di Caserta 342.

Il ragionamento di Marfella è logico: se una ditta produce in nero un manufatto in pelle, gli scarti dovranno per forza essere smaltiti illegalmente, quindi bruciati nelle campagne tra Caserta e Napoli. E se in provincia di Napoli si registra il più alto numero d’illegalità diffusa in ambito lavorativo allora il conto torna. «Il problema dei roghi tossici – spiega Marfella – non va confuso con la gestione dei rifiuti urbani». Ancora qualche numero: nel 2012 in Italia (dati Ispra) sono stati prodotti 138 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 10 altamente tossici, contro i 29 milioni di rifiuti urbani. A questa cifra va aggiunta la quota in «nero», ossia i rifiuti speciali prodotti dall’economia sommersa. «Se questi scarti di lavorazione non saranno più bruciati nella Terra dei fuochi, – continua Marfella – alimenteranno un traffico mondiale. Ritorneranno forse in Cina per poi approdare ancora in Italia sotto forma di giocattoli fatti con plastica tossica».

E la soluzione? Marfella ha la sua: «Per spegnere la Terra dei fuochi occorre avere il coraggio di abbassare le tasse sulle imprese e consentire di far emergere quel sommerso che sversa rifiuti speciali dove capita». E le bonifiche? E l’Esercito? Per Marfella basta dividere i terreni inquinati da quelli non inquinati. Terreni (in Campania sono 800 ettari su 700mila) che potrebbero essere riconvertiti per produrre canapa o per creare spazi verdi. «Un giardino dei giusti, con alberi donati da tutti i Comuni della Campania – continua Marfella – per riabilitare anche all’estero l’immagine della nostra regione e dell’Italia tutta». Ma bisogna fare presto, perché il rischio è che la lentezza dell’azione di contenimento dell’avvelenamento del territorio si scontri con le nuove tecniche adottate della criminalità ambientale. Nelle fabbriche dove tutto è fuorilegge, gli scarti, ormai, non si bruciano più. Troppo rischioso. Meglio obbligare chi lavora lì a portare a casa la sua quantità di rifiuti speciali utilizzando, poi, il sacchetto di casa per farli scomparire.

di Antonio Salvati

4 dicembre 2013

FONTE: lastampa.it


Una situazione che si commenta da sola: quasi 2000 bambini con tumore nelle province di Napoli e Caserta in appena 2 anni. Una vera ecatombe, causati dagli interramenti e dai roghi di rifiuti tossici e non (provenienti non solo da questi luoghi, ma da tutt'Italia), che avvengono in questi posti, denominati appunto "Terra dei fuochi".
Un autentico disastro, ambientale e umano, un dramma che si continua a perpetrare, giorno dopo giorno, causato dalla criminalità organizzata, ma anche dal menefreghismo e dall'inerzia delle istituzioni, nonchè da tutti quegli imprenditori (del nord e del sud) che preferiscono rivolgersi a queste società in mano a organizzazioni criminali deputate allo smaltimento abusivo di rifiuti, piuttosto che pagare le (onerose... bisogna dirlo) tasse che riguardano appunto lo smaltimento dei rifiuti.
Le conseguenze di tutto questo, se non si prenderanno serissimi e urgenti provvedimenti, continueranno per anni e decenni ancora, e non solo in questi posti, ma in tutt'Italia.

Marco

mercoledì 19 giugno 2013

Nel triangolo della morte dove case, asili e strade sono costruiti con rifiuti tossici

Viaggio choc nella ex Campania Felix dove «c'è il record di tumori al polmone, colon retto, genitali e fegato»


«Di sera lasciavamo le fondazioni ancora da riempire e la mattina dopo le trovavamo colme di cemento, un cemento di colore strano, giallastro, che puzzava in modo nauseante». Questo ha raccontato uno degli operai che ha costruito la scuola materna ad Acerra su cui sta indagando la magistratura di Nola. Si indaga perché l'intero plesso sarebbe stato costruito con rifiuti tossici. «Alcuni bambini qui stanno accusando allergie, asma e altri sintomi legati alla presenza di inquinanti - ci dice Alessandro Cannavacciuolo, Guardia ambientale in prima linea contro le ecomafie che ha denunciato il fatto agli inquirenti -. Da mesi aspettiamo un intervento della magistratura che pare non arrivare mai».

Così come tutto fermo è a Palma Campania dove un'intera arteria autostradale sarebbe stata costruita intombando rifiuti tossici. Se su wikipedia già si conoscono colpevoli e opere, nella realtà, da più di due anni si aspetta che qualcuno vada a vedere cosa effettivamente c'è sotto il manto stradale sul quale, al momento del sopralluogo, campeggiavano grossi pezzi di amianto.

La società regionale «Vallo di Lauro Sviluppo s.p.a.», concessionaria per conto della Regione Campania della realizzazione della strada, si dice bloccata dalla burocrazia e non procede con i carotaggi. Così da due anni il processo è a un punto morto. Nel frattempo sulla strada è cresciuta l'erba. Lì dove invece la magistratura ha proceduto con le perizie tecniche (soprattutto nelle numerose cave presenti in zona e nei pressi dei regi lagni), ecco cosa è stato trovato sotto terra: cromo, rame, zinco, oli minerali e fanghi contenenti i rifiuti di acque reflue industriali il tutto misto a materiali da costruzione o spalmato su terreni destinati all'agricoltura.

Benvenuti nel triangolo della morte. Così ha definito il territorio che va da Marigliano a Palma Campania a Brusciano, Alfredo Mazza, medico del Cnr che per primo ha denunciato sul Lancet Oncology l'ecatombe che si sta verificando in questa zona. «I dati sfornati dal Pascale, ospedale in prima linea per la cura e la prevenzione dei tumori, parlano chiaro - dice il dottor Gennaro Esposito dell'associazione Medici per l'Ambiente -. In questi tre comuni c'è il record di tumori al polmone, colon retto, genitali e fegato». Nel triangolo della morte la gente vive in appartamenti, scuole, parchi costruiti con cemento e amianto misto ai veleni dell'industria. Ci vive tutti i giorni e forse non ne è ancora consapevole tanto è stata capillare l'azione delle ecomafie. Lentamente la magistratura sta facendo chiarezza su quelli che fino a ieri erano solo dubbi. In altri casi, invece, la verità non verrà mai a galla perché coperta dalle prescrizioni o da un fitto strato di cemento come avvenuto con un centro commerciale.

«Il pentito Carmine Alfieri durante gli interrogatori ha spiegato con una certa minuziosità il tipo di sversamento che veniva tombato nelle campagne di quella che una volta era la Campania felix - dice l'avvocato Mariafranca Tripaldi - . Eppure nello stesso posto abbiamo costruito un grande centro commerciale (firmato dall'archistar Renzo Piano, ndr). A nessuno pare essere importato che durante gli scavi siano stati rinvenuti bidoni di liquami industriali provenienti dalla Germania, il business criminale del clan Alfieri. Ma ora tutto è stato coperto dal cemento mentre i tumori qui hanno falcidiato intere famiglie».

di Antonio Crispino

6 gennaio 2013 (ultima modifica 9 aprile 2013)

FONTE: corriere.it
http://www.corriere.it/inchieste/nel-triangolo-morte-dove-case-asili-strade-sono-costruiti-rifiuti-tossici/7c27cbf0-5827-11e2-9a31-1eca72c52858.shtml


Articolo che si collega direttamente al precedente postato su questo blog.
Si potrebbero dire tante cose, fare mille considerazioni, ma al di là di tutto una cosa in particolar modo mi viene da dire: che noi uomini siamo i responsabili del nostro Bene così come del nostro male. La cosa triste, è che dal nostro cattivo agire, dal male che creiamo con le nostre stesse mani, spesso sono sopratutto gli innocenti a rimetterci maggiormente. Quale immensa responsabilità hanno i fautori di simili disastri! Meditiamo su tutto questo e manteniamoci sempre sulla strada dell'onestà, dell'ordine morale, della giustizia.... e non dimentichiamoci di denunciare fatti come questi, di farli conoscere, di metterli in luce, per il bene di tutti. Se così faremo, se lo facessimo tutti, cose come queste non accadrebbero mai!

Marco
    

lunedì 17 giugno 2013

«A Caivano veleni in un'area cento volte più grande dell'Ilva»

Don Maurizio Patriciello, il prete anticamorra: «Fermate l'eccidio di massa dei tumori»

Scritto da Giorgio Amico

NAPOLI — C'è un enorme campo di cavolfiori dalle foglie verdi sgargianti. Al centro però un'area molto vasta spicca di un giallo innaturale. L'effetto è assai pittoresco: sembra di camminare in un quadro di Van Gogh. Invece quei cavoli giallo paglierino nella campagna di Caivano, area a Nord di Napoli, sono il prodotto dei veleni sotterrati: cromo esavalente, Pcb, polifenoli, fanghi industriali. La terra restituisce frutti avvelenati anche ai figli e ai nipoti di quei piccoli latifondisti che una ventina d'anni fa, in cambio del denaro della camorra, accettarono di sotterrare nelle loro proprietà le schifezze che arrivavano dall'Acna di Cengio, da Porto Marghera dalle industrie del Veneto. Risultato: l'area di Acerra-Nola-Marigliano che nel 2005 la rivista internazionale The Lancet Oncology attraverso una ricerca di Alfredo Mazza aveva definito «Triangolo della morte», adesso è cresciuta ed è diventata un mostruoso poligono che comprende Caivano, Orta di Atella, Crispano, Cardito, Afragola, Giugliano, Frattaminore.


«FABBRICA DEI CANCRI»
- Mano a mano che i veleni si estendono sottoterra e permeano le falde, l'inquinamento si espande. La «fabbrica dei cancri» è estesa centinaia di volte l'Ilva di Taranto. L'indice di mortalità per tumore al fegato sfiora il 38.4 per gli uomini e il 20.8 per le donne, dove la media nazionale è del 14%. La mortalità è più alta che nel resto d'Italia anche per il cancro alla vescica e al sistema nervoso. Non bastassero i veleni sepolti ci si mettono anche le migliaia di roghi, appiccati per ricavare rame o distruggere le prove di sversamenti abusivi. Soprattutto d'estate liberano quantità enormi di diossine: così il triangolo della morte è diventato anche la «Terra dei fuochi», dove oltre mezzo milione di abitanti è esposto al rischio di ammalarsi per aver mangiato uno di quei cavoli dalle foglie gialle, aver bevuto acqua al Pcb, o per aver inalato quintali di diossina.
«Qui è in atto da anni un vero e proprio biocidio, io volevo fare il prete e curare le anime, invece devo assistere alla morte di centinaia di bambini, giovani mamme, dei miei vicini, del mio amico d'infanzia. Muoiono tutti di cancro: al fegato, al cervello, alla vescica». Don Maurizio Patriciello, ex infermiere al II Policlicnico, è il sacerdote del Parco Verde di Caivano. Da prete voleva occuparsi delle anime, invece continua a fare «l'infermiere» di malati incurabili. Si è dovuto trasformare in una specie di sacerdote-anticancro, megafono umano di una protesta che ora sembra finalmente aver superato i confini della Campania. La guardasigilli Cancellieri pochi mesi fa, da ministra dell'Interno, ha inviato due delegati per esaminare la situazione.


LE DENUNCE
- L'anno scorso il giornale dei vescovi «Avvenire» ha denunciato per primo lo scempio. Poi sono arrivate le televisioni nazionali. Due giorni fa l'europarlamentare Pino Arlacchi è andato a Caivano per rendersi conto di persona. Persino il presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha denunciato pubblicamente «il dramma della Campania dove si muore di tumori più che in altre regioni». Insomma, qualcosa lentamente si muove. Don Maurizio però non è soddisfatto: «Le istituzioni locali non danno risposte convincenti, si fanno un sacco di convegni ma si agisce poco e noi restiamo qui a contare l'ascesa di tumori e a sotterrare bambini nati morti, ce n'è un'impennata».
Fino a pochi anni fa molti medici gettavano acqua sul fuoco. C'era scetticismo sulle denunce dei comitati, sui dati forniti dai medici volontari. Anche perché in Campania manca il registro tumori e di recente la Consulta — come ha scoperto questo giornale — ha bocciato la norma con cui la Regione, sia pure con colpevole ritardo, vuole istituirlo; in pratica perché costerebbe troppo. Intanto i morti per alcuni tipi di tumore aumentano in maniera assolutamente abnorme rispetto alla media nazionale. Allora i figli, le mogli e i mariti hanno creatoo su Facebook il gruppo aperto «Vittime del triangolo della morte» (https://www.facebook.com/groups/349374658488871/). In poche settimane è diventato un vero e proprio registro con migliaia di volti, di nomi e cognomi di persone decedute, di diagnosi terribili. Tutto documentato in un raggelante webcatalogo. «Facciamo parlare i nostri morti così non possono smentirli» dicono a Caivano.
Ricercatori indipendenti hanno avviato studi che dimostrano la concentrazione eccessiva di alcuni tumori, in particolare al fegato e al cervello, dei residenti. L'oncologo dell'istituto Pascale Antonio Marfella non ha dubbi: «In quell'area i maggiori rischi sono rappresentati dalle centinaia di aziende abusive o che evadono il fisco. Fabbriche di scarpe e vestiti che producono per grandi griffe. Ogni chilo di scarpe prodotto si trasforma in mezzo chilo di veleni sotterrati». C'è chi come lo scienziato Antonio Giordano, direttore di un importante istituto per la ricerca oncologica a Filadelfia, ha affermato dagli Stati Uniti: «Non posso tacere e non posso non denunciare cosa sta avvenendo nella mia terra d'origine, mi consta personalmente dopo una serie di studi che abbiamo effettuato. Anche se mi dovessero definire allarmista, anche se mi denunciassero non m'interessa: la mia coscienza si ribella al silenzio». Il dottor Luigi Costanzo, medico di base a Frattaminore, ha da tempo allertato l'Asl: «Seguo 1500 pazienti e ho notato che negli ultimi 5 anni le richieste di codice d'invalidità per patologie oncologiche sono aumentate del 300%, passando da 136 del 2008 a 420 nel 2012».


L'ULTIMO ALLARME - L'ultimo allarme in ordine di tempo arriva dalla stessa Asl di zona. Su internet circola una videointervista realizzata dai comitati al dottor Nunzio Pacilio, dirigente medico di Ostetricia e ginecologia. «Nelle nostre zone aumentano gli aborti spontanei: ne sto registrando uno ogni sette gravidanze». Pacilio ammette che ha deciso di non consigliare più alle donne gravide un'alimentazione a base di verdure e latticini perché teme la contaminazione dei prodotti agricoli e caseari. E pochi giorni fa, sempre a Caivano, la Guardia Forestale in un altro campo coltivato a ortaggi ha trovato pure il toluene, micidiale solvente industriale che non è idrosolubile ed è molto inquinante e ovviamente cancerogeno.
Eppure una soluzione per uscire da quest'incubo ambientale ci sarebbe e non è nemmeno troppo costosa. Il medico di famiglia Luigi Costanzo propone: «Dopo aver esaminato tutti i terreni coltivati, in quelli che risultano inquinati bisognerebbe piantare la canapa che come è noto svolge un'efficacissima azione di disinquinamento del suolo e del sottosuolo». Ma nelle terre dei fuochi e dei veleni non c'è più tempo. Conclude don Maurizio Patriciello: «Sono stanco di celebrare altri funerali di bambini colpiti da tumore, lo Stato intervenga ai suoi massimi livelli per fermare il biocidio. Ora nessuno può più dire io non sapevo…».

di Roberto Russo 

29 maggio 2013

FONTE: vocepertutti.it
http://www.vocepertutti.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=930%3Aa-caivano-veleni-in-unarea-cento-volte-pi%C3%B9-grande-dellilva&Itemid=63


Questo articolo si commenta da solo..... ecco dove porta la sete di potere, di soldi, l'incuria, l'abusivismo, l'egoismo e il menefreghismo: a danni incalcolabili per l'ambiente e per l'uomo! C'è veramente da rimanere attoniti di fronte a certi fatti, a certi dati, a questa moria di persone di cui non una, ma MOLTE persone sono responsabili. E chi certe cose le conosce, ma nonostante questo TACE, è anch'esso responsabile!
Avere cura dell'ambiente, del territorio, significa avere cura di sè stessi, degli altri, e anche delle generazioni future. E' una cosa troppo importante, è una responsabilità che ogni essere umano deve avere, per il bene di tutti. Dove c'è Amore c'è anche il rispetto dell'ambiente..... dove l'Amore non c'è, accadono disastri come questi. Purtroppo.

Marco