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lunedì 15 novembre 2021

La piccola Sara, 3 anni, ha un tumore raro. La bambina e la sua famiglia hanno bisogno dell'aiuto di tutti noi!

Quella di cui voglio parlare oggi, sulle pagine di questo blog, è una storia molto dolorosa e difficile, una vicenda che ha bisogno dell'aiuto e dell'Amore di tante persone!

Sara è una bambina di tre anni e ha un tumore raro e molto grave, un neuroblastoma maligno al quarto stadio, che colpisce soprattutto i bambini al di sotto dei cinque anni, con possibilità di guarigione del 50 %.
Purtroppo la famiglia di Sara, composta dal padre Mattia Cantagalli, 37enne lughese, e dalla sua compagna Maria Valgimigli, 41 anni, residenti a Faenza, sono in una situazione economica estremamente difficile. Papà Mattia e mamma Maria infatti, per poter seguire la loro figlia malata nei suoi continui trasferimenti dentro e fuori dall'ospedale, iniziati nel mese di maggio, hanno perduto il lavoro. Lui e la sua compagna lavoravano per un fast food di Faenza come driver, ovvero si occupavano di fare le consegne a domicilio. Un lavoro non troppo remunerato, che gli consentivano di portare a casa 800 euro al mese in due. Di questa cifra però, ben 450 euro erano spesi per l'affitto, inoltre la coppia si deve occupare anche di un altro figlio, di 11 anni, con tutte le spese che ovviamente si possono immaginare. La coppia, grazie al Cielo, è stata supportata dalle rispettive famiglie, le quali però non possono fare più di tanto, perché anch'esse di ceto piuttosto modesto.
Con la perdita del lavoro dei genitori, con un altro figlio da seguire, con l'affitto da pagare e con i continui via-vai tra Rimini e Faenza per le chemioterapie e le trasfusioni della piccola Sara, la situazione della famiglia si è ulteriormente aggravata e, come se ciò non bastasse, incombe su di loro anche la scadenza del contratto d'affitto. Gli assistenti sociali del loro Comune di appartenenza si sono detti disponibili ad aiutarli a pagare l'affitto, ma bisogna comunque vincere le "reticenze" dei proprietari, non troppo fiduciosi delle rassicurazioni dello Stato. La famiglia Cantagalli è naturalmente inserita nella lista di attesa per poter avere un alloggio popolare da parte del Comune, ma la lista è lunga e, al momento, non ci sono alloggi disponibili.

Quella della famiglia Cantagalli è una situazione difficile, delicata, piena di incognite ed incertezze, ed è per questo che è nata l'idea di chiedere aiuto alla gente, al quel popolo italiano che in tante occasioni si è distinto per altruismo e generosità. Dice a questo riguardo papà Mattia: Racconto tutto questo senza vergogna, nella speranza di ricevere qualche aiuto. Sara oltre alla chemioterapia dovrà affrontare anche l'intervento chirurgico, il trapianto di midollo e la radioterapia. Cure lunghe che porteranno a grosse spese. Spero che la mia storia molto difficile possa raggiungere le persone di buon cuore che ancora esistono, anche un piccolo granello di sabbia può fare la differenza (cit. Ravennatoday).

Per poter aiutare la famiglia Cantagalli nella loro difficile situazione, si può donare un contributo libero al loro
IBAN  IT30X36772223000EM001525165
intestato a Mattia Cantagalli

Per poter seguire l'evoluzione della storia della piccola Sara, è nata anche la pagina Facebook “La piccola Sara, corredata da tante belle fotografie e notizie.
A fianco della famiglia Cantagalli, recentemente, sono scese in capo anche numerose realtà della zona come alcuni commercianti ravennati che hanno deciso di mettere a disposizione del progetto "Aiutiamo Sara" la loro esperienza e i loro prodotti. Al loro fianco è scesa anche in campo l'associazione "Cuore & Territorio", lanciando una campagna di raccolta fondi. Pertanto chi volesse sostenere la famiglia di Sara, potrà effettuare una donazione anche sul Conto Corrente bancario attivato presso la Cassa di Risparmio Ravenna,
IBAN IT 02 F 06270 13100 CC0000027952
intestato a CUORE E TERRITORIO APS
Causale “Aiutiamo Sara”.

Altri eventi solidali sono in fermento, come quello organizzato dal titolare del negozio "Gourmet" che ha organizzato per martedì 16 novembre, al Ristorante "Vecchia Canala", un evento culinario con parte dell’incasso che sarà devoluto alla bambina, e similmente farà lo stesso anche la pizzeria Take Away, che dal 12 al 30 novembre devolverà il 10% degli incassi giornalieri per questa nobile causa.

La Generosità del popolo italiano non si smentisce mai in situazioni come queste, anche se il percorso della piccola Sara è sicuramente ancora lungo, tortuoso e incerto.
Ciascuno di noi può dare il proprio personale contributo, per piccolo o grande che sia, come una goccia che, assieme a tante altre, si trasforma nel mare, un mare di Solidarietà e di Amore per una bimba di 3 anni che lotta per avere una vita normale.
Grazie di vero cuore a chi lo farà!


Marco

lunedì 20 settembre 2021

Inquinamento Elettromagnetico

L’inquinamento elettromagnetico è cresciuto in maniera inarrestabile, pericoloso e invisibile costituendo una minaccia pericolosa per la salute pubblica.

I campi elettromagnetici inquinanti sono milioni di volte superiori a quelli naturali. Con le installazioni e diffusione degli impianti di telecomunicazioni 5G gli effetti nocivi saranno preoccupanti e aggraveranno inevitabilmente i sintomi delle persone affette da elettrosensibilità (EHS).

Bisogna sensibilizzare tutti per fermare e dire STOP al 5G poiché gli effetti nocivi sono a breve e lungotermine con sintomatologia multiforme che colpisce il sistema nervoso centrale: microscosse, disturbi di memoria, disturbi del sonno, concentrazione, etc., etc. Disturbi metabolici, sistema immunitario, poiché il 5G sono una fonte di alte frequenze che interferiscono a livello energetico e su tutti i tessuti, cellule, organi con mutazioni del DNA. Gli effetti a lungo termine sono tumorali: tumori nel sangue, sistema nervoso centrale, etc. Soprattutto nei bambini che sono maggiormente soggetti a rischio di leucemie. Già i cellulari operano alla frequenza di 900 Mhz (oggi 1800) le radiazioni di questa lunghezza d’onda vengono assorbite dai tessuti, (figuriamoci cosa accadrebbe con il 5G). Sono già stati fatti studi sugli effetti pericolosi e nocivi dei campi elettromagnetici all’università di Nottingham (Inghilterra) sono state sottoposte a radiazioni (identiche a quelle emesse dal cellulare) le larve e si è notato che la divisione cellulare risultava accelerata, quindi, una crescita abnorme di cellule che sviluppa tumori cancerogeni.

Bisogna prendere atto che è un continuo proliferare delle malattie ambientali: elettrosensibilità (EHS), sensibilità chimica multipla (MCS) e patologie correlate. Le malattie causate dall’ambiente hanno messo in crisi la salute dell’ambiente e dei suoi abitanti; la maggioranza delle patologie dipendono dal logoramento del sistema immunitario provocato dal degrado ambientale e della incredibile diffusione di sostanze tossiche presenti nell’aria, acqua, cibo, inquinamento elettromagnetico, etc.

La medicina allopatica o “chimica di sintesi” non è più in grado da sola di affrontare le malattie provocate dall’inquinamento elettromagnetico e ambientale. Molti medici hanno ancora oggi una visione meccanicistica, nata con la scienza ai tempi di Cartesio e Newton, supportata dal pensiero scientifico dominante tuttora nella medicina occidentale che considera il corpo come una macchina che può essere analizzata e scomposta nelle sue parti. Fortunatamente, alcuni medici, incominciano ad avere una visione olistica, termine che deriva dalla parola greca “holos” e significa “intero” e cioè che tutti gli organi interagiscono con il TUTTO. Bisogna che i medici siano preparati in medicina ambientale, epigenetica, fisica quantistica, etc. È ormai superato il concetto che la salute dipende soltanto dalla genetica e si incomincia a parlare in termini di epigenetica, poiché l’ambiente in cui viviamo determina la nostra salute, abitudini, comportamento, stile di vita e abitudini alimentari.

Ogni singola cellula del corpo umano contiene nel DNA l’informazione globale del corpo e della mente, grazie alle quali riesce a comunicare e relazionarsi continuamente con il sistema cellulare. Siamo fatti di energia NON separabili tra fisico e spirito, tutto interagisce con il TUTTO e con TUTTI. La medicina in futuro dovrà orientarsi, più di quando non abbia fatto finora sul profilo metabolico individuale del paziente dal momento che NON esiste l’individuo normale o il quadro “normale”.

È così difficile comprendere che il 5G costituisce una seria minaccia per la nostra salute!?
Chiedetelo agli ammalati di elettrosensibilità, sensibilità chimica multipla, etc., quanta sofferenza procurano i sintomi molteplici delle suddette patologie oltre alla privazione delle relazioni sociali, perdita del lavoro, etc. I campi elettromagnetici e inquinamento ambientale sono una minaccia per l’equilibrio interno delle funzioni vitali (omeostasi) nel nostro organismo.

Come si può guarire dalle MALATTIE AMBIENTALI se si continua a inquinare e le condizioni ambientali persistono poiché nessuno tutela la salute dei cittadini?
Se le condizioni di inquinamento ambientali persistono i disturbi si cronicizzano e peggiorano nella misura in cui le nostre forze di adattamento vengono logorate dal continuo bombardamento degli inquinanti. Il continuo logorio di sostanze nocive fa crollare anche la resistenza delle persone più sane e robuste e sono destinate a cedere modificando anche le cellule e DNA. Il miglior PARTITO è quindi la PREVENZIONE che è la messa a punto per neutralizzare il più possibile lo stress ambientale. Oggi l’inquinamento elettromagnetico è talmente elevato che bisogna rafforzare e supportare il sistema immunitario con ottimi integratori per sostenere le funzioni di detossificazione dell’organismo. Altri danni che procura l’inquinamento ambientale sono le anomalie all’apparato riproduttivo, diabete di tipo due, etc.

Non dimentichiamo che stiamo parlando di malattie ambientali e che la salute è il nostro patrimonio e quindi è un nostro DIRITTO essere tutelati da chi dovrebbe far rispettare la COSTITUZIONE art. 32 e art 3. Va ricordato che il DIRITTO alla salute comporta anche il diritto alla salubrità ambientale e prevenzione al DIRITTO dell’integrità dell’individuo. La protezione della salute è stata inserita nella carta dei DIRITTI fondamentali dell’unione europea. Purtroppo!!! In Italia, il mancato riconoscimento delle malattie ambientali e violazioni dell’art. 32 ha fortemente danneggiato gli ammalati aggravando i sintomi per mancanza di cure detossificanti. Ci sono stati giovani morti per mancanza di cure che potevano essere curati e salvati. Colgo l’occasione per ringraziare Maurizio Martucci, Sara Cunial, Davide Barillari e tutti i medici, ammalati e tutte le persone impegnate attivamente per far riconoscere il diritto alla salute e tutela ambientale.


di Filomena Pavese

14 settembre 2021

FONTE: OrticaWeb

martedì 17 agosto 2021

Tribunale di Firenze gli riconosce il tumore da elettrosensibilità, ma l’operaio Enel è già morto!

Dopo 10 anni di attesa, la Corte d’appello di Firenze condanna l’Inail al risarcimento per la malattia professionale a tre ex dipendenti Enel della provincia di Lucca. Una vittoria per l’Inca-Cgil della provincia di Lucca e per i lavoratori coinvolti, anche se purtroppo la sentenza è arrivata postuma.

Con una sentenza finora unica nel suo genere, sarebbe stata accertata l’esistenza di una malattia professionale mai riconosciuta prima. Gli assistiti, vittime di questa patologia, ottengono così il diritto di ricevere un indennizzo proporzionato al grado di menomazione, pari all’85% degli arretrati oltre al diritto alla rendita ai superstiti riconosciuto al coniuge.

La vicenda – spiega la Cgil – inizia nel 2011 quando un nostro assistito, all’epoca 62enne, si è rivolto al Patronato Inca Cgil di Marlia per ottenere assistenza nel riconoscimento di quella che reputava una malattia causata dal suo precedente lavoro. Si trattava di mieloma multiplo micromolecolare, secondo lui derivato dall’esposizione a onde e campi elettromagnetici generati dai piloni dell’alta tensione. L’uomo aveva lavorato infatti alle dipendenze di Enel dal 1974 al 2005: nel corso degli anni si era occupato di installazione e manutenzione di apparecchiature e infrastrutture telefoniche, impianti di alimentazione, macchine di teleoperazione e telecontrollo, apparati di trasmissione ed organi di accoppiamento ad onde convogliate, apparati di radiotrasmissione Vhf, ponti radio Uhf e ponti radio Shf. Gli apparati a onde convogliate (Ocv) erano stati prevalentemente installati presso linee elettriche ad alta tensione, in situazioni di presenza di un forte campo elettromagnetico. Messa in servizio, collaudo e manutenzione dei ponti radio si erano svolte prevalentemente presso ripetitori, in cui erano installati numerosi ricetrasmettitori Vhf, Uhf e Shf, che localmente provocano un forte inquinamento elettromagnetico”.

L’ex operaio dell’Enel aveva quindi richiesto, tramite l’aiuto dell’allora responsabile dell’ufficio Inca di Marlia, Patrizia Bertoncini e del medico legale Silvia Baldi, il riconoscimento della malattia professionale, ma la richiesta venne respinta. È stato così costretto a ricorrere ad un’azione giudiziaria, promossa con il patrocinio dell’avvocata Carla Genovali davanti al tribunale di Lucca. In questa sede la sua causa è stata unita a quella delle vedove di due colleghi che come lui avevano lavorato per buona parte della vita per l’Enel, e che nel frattempo erano deceduti per malattie analoghe.

L’Inail – spiega la Cgil – ha però continuato a contestare le pretese delle parti offese e, nonostante due perizie (una ambientale e l’altra scientifica) favorevoli agli argomenti dei tre lavoratori, il tribunale ha rigettato la domanda basandosi su una terza perizia (medico legale) negativa. La causa è stata quindi portata davanti al tribunale d’Appello di Firenze, dopo che tutti e tre i casi sono stati seguiti da vicino dalla dottoressa Baldi. La Corte d’Appello di Firenze, di fronte alla documentazione depositata e soprattutto alla luce delle perizie, sia ambientale che scientifica, precedentemente ignorate, ha dato per assodata la sussistenza del nesso causale. Ha quindi incaricato un nuovo consulente tecnico di valutare l’entità dei danni riportati dai tre operai, il quale ha riconosciuto la sussistenza delle malattie professionali denunciate. Il Tribunale ha pertanto condannato l’Inail a corrispondere gli indennizzi spettanti”.

Si è trattato – spiega la Cgil – del primo riconoscimento giurisprudenziale inerente a malattie ematiche causate dall’esposizione alle onde elettromagnetiche. L’unica amarezza che rimane agli operatori del Patronato Inca Cgil, al medico legale Silvia Baldi e all’avvocato Carla Genovali, è dovuta all’impossibilità di condividere la soddisfazione per tale risultato con il proprio assistito storico. Purtroppo, infatti, poco prima della pronuncia della sentenza, il promotore della causa è deceduto a causa della malattia professionale denunciata”.


7 agosto 2021

FONTE: Oasi Sana

martedì 2 marzo 2021

Tumori rari. «Colpa dei pozzi»

Casalguidi: l'oncologa Gentilini lancia l'allarme. «I sarcomi sentinelle dei danni ambientali»

di Michela Monti
PISTOIA

«A Casalguidi bisogna indagare sull'inquinamento ambientale, è questo quello che bisogna fare. I sarcomi sono tumori sentinella proprio di questo aspetto e c'è ampia letteratura scientifica che lo dimostra». L'oncologa ambientalista Patrizia Gentilini ne è praticamente certa. L'inquinamento dei pozzi a Casalguidi, la presenza della discarica ma anche un potenziale uso di pesticidi, potrebbero essere le cause alla base dell'abnorme numero di tumori rari registrati nel territorio. «Il cloruro di vinile monomero trovato nei pozzi si forma dai prodotti di discarica – spiega l'oncologa – Nel tempo, materiale come la plastica ad esempio, si trasforma in questa sostanza. Sono convinta che la presenza di questo tipo di tumori stia a significare che in quell'area c'è un significativo squilibrio ambientale. Non servono indugi su questo aspetto». Gentilini poi sottolinea come il cancro sia soltanto in piccola percentuale causato da una predisposizione genetica. «Si continua a presentare il cancro come una malattia genetica che trae origine da mutazioni più o meno casuali dei geni – tuona -. Si tratta di una visione obsoleta e stereotipata su cui sono intervenuta già in passato ed è desolante constatare che si continua a non tenere adeguatamente conto delle più recenti conoscenze scientifiche. In particolare di quelle che derivano dall'epigenetica. Questa disciplina infatti ha ormai ampiamente dimostrato che l'incontrollata proliferazione cellulare che caratterizza il cancro può essere scatenata non solo da mutazioni geniche, ma anche dai processi che alterano le loro funzioni. L'importanza di queste conoscenze è enorme perchè i meccanismi epigenetici sono sotto la diretta influenza degli stimoli ambientali di qualsivoglia tipo, e si attuano in assenza di mutazioni che coinvolgono il genoma. Oramai si ammala una persona su due, vogliamo continuare a parlare di genetica? E' l'inquinamento, l'ambiente che porta ai tumori, indagate su questo a Casalguidi».
Gentilini, medico oncologo ed ematologo, ha lavorato per oltre 30 anni nel reparto di oncologia di Forlì. Ha iniziato a interessarsi alle problematiche ambientali 10 anni fa, in occasione del raddoppio dei due inceneritori di Forlì.

18 ottobre 2019

FONTE: La Nazione

martedì 16 febbraio 2021

La storia di Gian Carlos: il piccolo guerriero che realizza portachiavi per curarsi

Questa è la storia di un bambino messicano che ha deciso di sconfiggere la sua malattia impegnandosi in prima persona per guadagnare i soldi necessari a pagarsi le cure.

La storia di Gian Carlos, un piccolo bambino originario del Messico e malato di cancro, sta commuovendo migliaia di persone in tutto il mondo. Da circa tre anni, il piccolo Gian Carlos sta combattendo la sua battaglia per la vita, ma le cure per debellare il tumore che l'ha colpito sono molto costose e così i suoi genitori riescono a far fronte solo ad una parte delle spese necessarie. Carlos non si arrende, anzi è lui stesso a prendere in mano la situazione e decidere che è arrivato il momento di aiutare i suoi genitori a trovare i soldi necessari per pagarsi le cure di cui ha bisogno.
Partendo da alcuni suoi disegni, decide di realizzare dei bellissimi portachiavi tutti colorati e venderli.

GIAN CARLOS: LA SOLIDARIETA' ARRIVA DAL WEB

Grazie ai suoi genitori che su una pagina Facebook dedicata al figlio e costantemente aggiornata sull'andamento delle cure, Gian Carlos riesce a far conoscere al pubblico i suoi portachiavi e venderli.
La solidarietà delle persone non si fa certo attendere e in breve tempo iniziano ad arrivare richieste di acquisto, nonché migliaia di donazioni in grado di aiutare la famiglia del bambino a sostenere le costosissime cure cui Carlos dovrà sottoporsi per diverso tempo ancora.
La solidarietà arriva non solo dalla gente comune, ma anche da diversi personaggi famosi che grazie alle donazioni di oggetti da mettere all'asta hanno contribuito non poco alla raccolta fondi. Anche una compagnia Facebook, la Donartex, ha dato una mano a Gian Carlos, invitandolo insieme ai suoi genitori a partecipare ad un laboratorio per migliorare le tecniche di realizzazione dei portachiavi, nonché regalandogli una serie di portachiavi di Vip da vendere sulla sua pagina social.
Ora non resta che augurare ogni bene al piccolo Gian Carlos.


17 settembre 2019

FONTE: Mamme.it

mercoledì 10 febbraio 2021

Metodo Di Bella, paziente guarisce dal cancro al pancreas. Il tribunale di Catanzaro: farmaci gratis

Un paziente malato di cancro al pancreas ultimo stadio guarisce con la terapia Di Bella. Il tribunale di Catanzaro riconosce al paziente il diritto di poter avere tutti i farmaci della terapia gratis. Una svolta che ha riacceso i riflettori sul Metodo Di Bella. Il professor Luigi Di Bella non era amato dalla scienza ufficiale e oggi come allora il suo “metodo” continua a scatenare i suoi oppositori. Il professore ha introdotto una nuova concezione terapeutica biologica nella prevenzione e cura del cancro. In passato spesso sono stati i giudici a riconoscere ai malati il diritto di potersi curare con il metodo. Poi è intervenuta la Cassazione che ha messo la parola fine alla possibilità di avere il rimborso delle cure dalle Asl. Ora questa nuova sentenza riaccende le speranze per i malati che si curano con la terapia Di Bella.

Metodo Di Bella, la sentenza del tribunale di Catanzaro

«Con sentenza in data 23.11.2020 il tribunale di Catanzaro – si legge sul sito ufficiale metododibella.org – ha riconosciuto il diritto di un paziente del dottor Di Bella, malato di tumore al pancreas, ad ottenere la somministrazione gratuita dei farmaci da parte dell’Asl. Il tribunale ha riconosciuto inoltre che, nel caso specifico, i farmaci del Mdb sono allo stato attuale e in virtù degli atti documentati, l’unica cura in grado di portare sul paziente “un miglioramento del quadro sintomatico della patologia tumorale, non altrimenti realizzabile coi farmaci elencati in classe a) e b) utilizzati dalla medicina ufficiale per la cura delle patologie tumorali”».

Il caso clinico

Il paziente è Aldo Bencivenni, nel 2017 ha scoperto di avere il cancro al pancreas. Inizialmente si era sottoposto ai cicli di chemioterapia. Ma senza ottenere risultati sperati. Poi si è affidato al Metodo Di Bella. «Le ultime risonanze magnetiche – spiega il dottor Giuseppe Di Bella, figlio del professore – non registrano il tumore. Il tumore al pancreas rappresenta una delle maggiori cause di decessi al mondo. Questo paziente ha iniziato la cura nel 2017. Qui la guarigione e l’assenza di tumore sono documentati oltre che con l’esame del sangue con esami strumentali: sia da una risonanza magnetica che dalla Pet. Parliamo di un esame metabolico e un esame iconografico».

Metodo Di Bella, parla l’avvocato

La vicenda è stata trattata anche da Radio Radio che ha intervistato sia l’avvocato Gianluca Ottaviano che il paziente stesso. «Il signor Aldo non è in condizioni economiche tali da poter sostenere gli elevatissimi costi della terapia. Quindi – ha spiegato il legale – con un ricorso di urgenza abbiamo chiesto l’erogazione del Metodo Di Bella, con costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Purtroppo, tutti i provvedimenti dei vari giudici italiani intervenuti fino al 2011, sono stati contraddetti da una Cassazione graniticamente contraria».

Che cosa riconosce la sentenza

E poi ancora: «Noi stiamo chiedendo che il singolo soggetto venga tutelato. Abbiamo dimostrato il miglioramento graduale fino alla remissione, che poi è stata certificata dagli esami. Si trattava di un quarto stadio, che per la letteratura ufficiale non offre chance di sopravvivenza. Nel caso di specie la terapia ha portato l’effetto benefico».

Il paziente Aldo Bencivenni

Dal canto suo, il paziente Aldo Bencivenni ha sottolineato: «Io ero contrario a fare la chemio terapia, però poi la pressione della famiglia mi ha fatto desistere. Anche se non ero convinto della chemio, perché in testa avevo sempre il Metodo Di Bella. Già nel ’95 mi aveva colpito, quando seguì tutto l’iter in televisione. Quando facevo la chemio stavo malissimo, non era una cosa da tirare avanti. Già al pensiero stavo malissimo. E lasciando la chemio mi dissero “guardi se lasci la chemio tra 6 mesi non c’è più nulla da fare”. Poi ho chiamato il dottor Di Bella e sono stato a Bologna. Il dottore Di Bella mi ordina la cura. Da quel momento ho iniziato subito a sentirmi meglio. Ho continuato e continuo ancora, ormai la faccio a vita».


di Giovanna Taormina

13 dicembre 2020

FONTE: Secolo d'Italia

mercoledì 27 novembre 2019

I genitori di Ginevra, la bimba di Melito operata in Germania: “Continuate ad aiutarci”


La piccola ha voglia di tornare presto a casa

HANNOVER – In queste ore sta facendo commuovere in tanti la foto della piccola Ginevra, postata dai genitori. La piccola nonostante, le normali, complicazioni post interventi accenna tutta la voglia di ristabilirsi per tornare a casa. Per far si che ciò avvenga i genitori hanno chiesto lanciato un nuovo appello d’aiuto, che siamo certi non resterà inascoltato.

I genitori hanno scritto:
Buongiorno a tutti: Ginevra sta bene… a parte complicazioni post operatorie già preventivate (vista la sede della lesione) che comunque sono sotto monitoraggio 24 ore su 24 dai meravigliosi medici della INI.
Purtroppo sono complicazioni di primaria importanza, a livello endocrinologico, ed i medici… stanno lavorando tanto, affinché la situazione divenga stabile, che di conseguenza possa portare alla tanto attesa dimissione dalla clinica.
Dopo le dimissioni a data ancora da destinarsi per le problematiche sopra citate, dovremo rimanere ancora qui ad Hannover per circa due settimane (su decisione dei medici che seguono Ginevra che trova tale decisione d’accordo anche noi genitori)… ed ovviamente le spese fino ad ora affrontate... subiranno un incremento (alloggio, mangiare, auto, vari controlli giornalieri da fare sempre alla INI, biglietti di ritorno, ecc…).
Quindi fino a che non si raggiungerà una stabilità endocrinologica sicura, dovremo restare qui, per il bene di Ginevra, e per una sua assoluta sicurezza!
La fattura finale da parte dell’amministrazione della clinica INI, sarà di conseguenza maggiorata, e la maggiorazione sarà abbastanza importante!
Vi chiediamo di non demordere dall’aiutarci ancora, e di primaria importanza….. continuate a PREGARE incessantemente!
Ringraziamo tutti di ❤️ come fatto fin ora, e confidiamo sempre nel buon Dio e nella vostra umana compiacenza!!!
Vi abbracciamo forte, ma soprattutto vi manda un 😘 enorme la nostra GUERRIERA Ginevra.
Con incondizionato affetto….
Fabio e Stefania…. genitori di Ginevra.


Se volete ancora aiutarci utilizzate la poste pay mia, papà di Ginevra:

FABIO MAZZEI
Codice iban: IT08J3608105138200773000781

Oppure ricarica Postepay N. 5333171095901605
Inestatato a FABIO MAZZEI
Codice.fisc. MZZFBA78A10F839R
Causale: DONAZIONE PER GINEVRA!!!”



di Giovanna Iazzetta

15 novembre 2019

FONTE: Il Meridiano news



Appello molto importante in aiuto alla piccola Ginevra che ha da poco subito un intervento delicatissimo per rimuovere un tumore al cervello, grazie a Dio andato bene. Ma la bambina ha ancora bisogno dell'aiuto di tutti quanti noi, di tanta preghiera e, se possibile, anche di un aiuto materiale. Chi volesse aiutare materialmente la bambina e la sua famiglia lo può fare donando il proprio contributo alle coordinate sopraindicate.
Tante gocce formano l'oceano, e noi possiamo essere quell'oceano di Amore e Solidarietà che possono permettere il completo recupero di questa coraggiosa bambina, tanto desiderosa di poter tornare a casa e di vivere la sua vita.
Un sentito "grazie" di vero cuore a tutti coloro che vorranno aiutarla.

Marco

sabato 3 agosto 2019

"Sono felice, ma ho bisogno di aiuto": il messaggio di Elisa nel giorno del suo compleanno


Elisa Pardini è una bambina colpita da una gravissima forma di leucemia. L'unico modo per salvarla è trovare un donatore pienamente compatibile. Oggi compie 5 anni: l'appello

"Oggi è il mio compleanno. E' il terzo che festeggio qui in cameretta al Bambino Gesù del Vaticano". La piccola Elisa Pardini, originaria di Pordenone, ha passato più di metà della sua vita in ospedale. Colpita da una gravissima forma di leucemia - la leucemia mielomonocitica infantile - cerca un nuovo donatore di midollo osseo dopo che un primo trapianto, compiuto nel dicembre 2018, non è andato a buon fine. "E' fallito forse perché la malattia era forte o perché la compatibilità del donatore individuato non era totale. A pochi mesi da quella operazione Elisa è tornata a stare molto male", racconta il suo papà Fabio, che non smette di combattere accanto alla figlioletta.

Si tratta di una forma di tumore del sangue chemio resistente, affrontabile solo con un trapianto di midollo osseo. La piccola si trova da tempo in cura presso il Bambino Gesù di Roma, insieme ai genitori che non la lasciano mai sola e per questo hanno dovuto abbandonare anche il loro lavoro. Una storia, la sua, che ricorda da vicino quella del piccolo Alex Montresor, che ha scatenato in Italia una vera e propria gara di solidarietà.

Questo il messaggio-appello comparso oggi su "Pardini Fabio per Elisa", la pagina Facebook gestita dal papà della bimba, sulla quale è attiva anche una raccolta fondi: "Mi chiamo Elisa e oggi è il mio compleanno... Compio 5 anni... E' il terzo che festeggio qui in cameretta al Bambino Gesù del Vaticano... Sono molto felice e fortunata perché da ormai quasi due anni e mezzo mamma e papà sono sempre vicino a me senza lasciarmi mai sola... Sono fortunata perché il Professore i Medici gli Infermieri e i Volontari stanno facendo l'impossibile (come del resto per tutti i bambini ammalati) per cercare di guarirmi e salvarmi la vita e di conseguenza anche quella di mamma e papà (sono affetta da Leucemia Mielomonocitica Infantile una leucemia rarissima che colpisce 1/2 bambini su un milione e non si può guarire con nessuna chemioterapia ma solo con il trapianto di midollo osseo, un primo effettuato il 18 dicembre 2018 ma purtroppo non riuscito e sono in aspettativa di trovare un donatore di midollo osseo più compatibile possibile per affrontare un secondo trapianto)".

"Sono fortunata perché tante associazioni e privati hanno aiutato la mia famiglia per andare avanti. Sono fortunata perché tantissime persone tramite il web e i mezzi d'informazione (giornali, tv, personaggi famosi dello spettacolo, dello sport e della politica) hanno conosciuto la mia drammatica vicenda e stanno spronando me e i miei genitori a non arrenderci e grazie anche a questo tantissime persone sono e stanno andando a tipizzarsi o alle ADMO www.admo.it oppure nei centri trasfusionali degli ospedali più vicini per donare il sangue per una eventuale donazione del midollo osseo... Ok adesso vi saluto e vi abbraccio e bacio tutti, vado a festeggiare... vi voglio tanto bene... e spero tanto di passare il prossimo compleanno a casa, con i miei genitori e tanti nuovi amici... P.S. I capelli non sono i miei...c'eravate cascati eh???...".

Come aiutare Elisa Pardini, la bambina affetta da una rara forma di leucemia

Per salvare la piccola Elisa non serve essere eroi. Basta un gesto di generosità, con un minimo sforzo. Prima di tutto occorre fare la "tipizzazione": basta un tampone salivare o un semplice prelievo del sangue che poi verrà inserito nella banca dati. Per verificare la propria compatibilità con la bambina, è sufficiente recarsi all'Admo (l’Associazione dei donatori di midollo osseo), oppure nel centro trasfusionale più vicino. Occorre avere dai 18 ai 36 anni non compiuti, pesare almeno 50 chili e non avere malattie trasmissibili. Dal sangue verranno prelevate, in modo altrettanto semplice, le cellule staminali su cui verrà verificata l'eventuale compatibilità con Elisa o con quella di uno dei tantissimi malati in attesa di trapianto. Una volta inseriti nel registro, si può essere contattati per donare il midollo fino a 55 anni.

Qui il sito dell'Admo, l'Associazione dei donatori di midollo osseo, per avere tutte le informazioni necessarie e verificare la propria compatibilità con la bambina.

Qui la pagina Fb "Pardini Fabio per Elisa", per seguire la lotta dei genitori per la loro bambina.

di Violetto Gorrasi

27 giugno 2019

FONTE: Today

sabato 6 aprile 2019

Raccolta fondi per curare il tumore di Patrick negli Usa: "Aiutateci, non si può abbandonare un sogno di vita a 40 anni"


Bologna, lʼappello della fidanzata Luciana: "Il tempo stringe, non possiamo più aspettare"

Patrick Majda ha 40 anni e vive a Bologna. Nella vita fa l’operaio meccanico, è appassionato di sport e da due anni a questa parte ha trovato l’amore, Luciana Grieco. Purtroppo, però, nel 2018 la sua vita è cambiata, da quando cioè gli è stato diagnosticato un tumore maligno: adenocarcinoma mucinoso al colon con Kras mutato e metastasi al fegato. Dopo un intervento all'Ospedale Maggiore di Bologna e undici cicli di chemioterapia, il tumore è ancora lì. Per via di alcune complicazioni seguite all'operazione, Patrick assume farmaci anticoagulanti che gli impediscono l'accesso ad altre cure chemioterapiche. Al momento in Italia non ci sono altri protocolli standard o sperimentali che possano salvargli la vita. L'unica speranza per Patrick è il Penn Medicine's Abramson Cancer Center Clinical di Philadelphia, ma le cure costano tanto. Per questo la fidanzata ha lanciato una raccolta fondi (clicca qui). L'obiettivo è raggiungere la cifra necessaria: 500mila euro. "Aiutateci, stavamo provando ad avere un bimbo. Non si può abbandonare un sogno di vita a 40 anni", ha dichiarato Luciana a Tgcom24.

Quando è iniziato tutto? Come vi siete accorti del tumore?

La diagnosi è arrivata nel gennaio 2018. C’era stato un primo segnale nel novembre del 2017, quando Patrick aveva avuto dei forti dolori addominali e si era recato al pronto soccorso per capire di cosa si trattasse. L’hanno rimandato a casa senza fargli nessun tipo di accertamento, ma lui non si è arreso: si è rivolto al medico di base e, su consiglio di quest’ultimo, ha fatto una serie di esami. Solo a gennaio, tramite la colonscopia, abbiamo preso consapevolezza di quello che stava succedendo. Da quel momento, abbiamo consultato vari chirurghi e oncologi per capire se procedere prima con la chemio e poi con l’operazione o viceversa. Dopo aver sentito diversi pareri, si è deciso di procedere con l’intervento per rimuovere con urgenza quello che c’era. Il tumore era già esteso.

L’intervento c’è stato, poi Patrick ha trascorso quaranta giorni in ospedale.

Sì, perché l’intervento in sé e per sé è andato bene, ma poi ci sono state delle complicazioni. Ha avuto una trombosi venosa profonda. Questo ha portato a delle ischemie, è stato in coma cinque giorni. Ma, grazie alla sua forza di volontà, è riuscito a venirne fuori. Si è ripreso, ha dovuto fare riabilitazione. Aveva una ridotta capacità sia motoria che linguistica. E finalmente quando è uscito dall’ospedale ha recuperato un po’ le forze e a maggio ha iniziato la chemioterapia.

Ma poi il tumore si è ripresentato…

Già la prima tac di verifica dopo il primo ciclo di chemio ha mostrato che la terapia con Folfox non stava funzionando, i medici hanno cambiato terapia passando al Folfiri, ma purtroppo il tumore si è dimostrato resistente anche a questa chemio. Per le caratteristiche della sua malattia non c'è radioterapia né immunoterapia.

Per questo Patrick è costretto ad andare in Usa. Vi siete informati voi sul centro o ve l’hanno suggerito?

No, no, ci siamo dovuti informare noi. I medici ci hanno detto: "Rivolgetevi a qualche altro centro". Sì, ma a chi? Non hanno saputo rispondere. Fortunatamente, una mia ex collega di Università fa la ricercatrice negli Stati Uniti da diversi anni: è stata lei a mettermi in contatto con il Penn Medicine's Abramson Cancer Center Clinical (Pennsylvania), altrimenti non avrei saputo come comportarmi. Sono stata fortunata perché avevo degli agganci, altrimenti... Tra l’altro, sono ancora in attesa di avere un parere dagli oncologi che dovrebbero seguire Patrick. I protocolli possibili sono tre ed è necessario sceglierne uno. Non abbiamo nessuna consapevolezza di quello che c’è in questi farmaci. Siamo stati proprio abbandonati a noi stessi. Nessuno ci ha aiutato.

La più grande speranza dunque rimangono gli Stati Uniti, per questo ha lanciato la raccolta fondi.

Sì, perché il tempo stringe. Il medico ci ha detto di non aspettare.

Quindi dovreste partire il prima possibile?

Dalla Pennsylvania ci hanno già sollecitato, i dottori hanno visto le carte, mi hanno mandato i possibili protocolli. Il problema è che non c’è modo di partire se si raggiunge solo una parte della cifra. Vogliono tutto il denaro subito.

Patrick continua a lottare?

Lui ha voglia di lottare, ma è stanco, non ne può più, ultimamente sta peggio, è sempre a letto. Finora ha avuto una grinta pazzesca, ma ora è proprio stanco. Però i nostri progetti futuri sono sempre lì.

Come quello di avere un bimbo?


Sì, stavamo provando ad avere un bimbo. Non si può abbandonare un sogno di vita a 40 anni.

La raccolta fondi sta dando i suoi frutti. Patrick sente l’affetto della gente?

Sì. Fa piacere vedere che c’è gente che si attiva, persone che cercano di dare una mano in ogni modo. Devo dire che Patrick è molto riservato e quindi questa iniziativa un po' lo turba. Credo sia anche una questione psicologica: vedere che la speranza è appesa a un qualcosa che non puoi controllare (né la malattia né tanto meno la possibilità di cura) non è facile. Però capisce che è stato utile e spera di trovare il supporto necessario per le cure e per continuare a vivere.

di Giorgia Argiolas

14 febbraio 2019

FONTE: Tg Com 24


Di Patrick Majda e del suo raro tumore maligno, nonchè della raccolta fondi organizzata a suo favore, ha parlato anche la televisione. Ed anche io, nel mio piccolo, tramite le pagine di questo blog, condivido questo accorato appello a suo favore. Invito quindi tutti a donare il proprio "obolo"  a favore di questo ragazzo di 40 anni, che ha ancora tanta voglia di sognare e di vivere. La cifra da raggiungere è grande, ma se saremo in tanti, tutti insieme, nessun traguardo è impossibile!
Per comodità riporto qui sotto le coordinate per poter effettuare un bonifico bancario a favore di Patrick:


IBAN: IT05I0301503200000002905809
Beneficiario: Luciana Grieco
Causale: il vostro pensiero per Patrick


e consiglio vivamente di seguire l'evolversi della situazione di Patrick attraverso la pagina Facebook aperta per lui
"Salviamo Patrick".
Attraverso questa pagina è possibile rendersi conto di come la gente sta partecipando attivamente nell'aiutare questo ragazzo e la sua fidanzata a raggiungere il traguardo prefissato, anche e sopratutto attraverso l'organizzazione di eventi benefici a suo favore.
Ricordiamoci sempre che tante gocce, tutte insieme, formano l'oceano..... e ciascuno di noi può essere quella "goccia" di Solidarietà e Amore che potrà permettere a Patrick di andarsi a curare negli Stati Uniti e continuare a vivere!

Marco

martedì 24 novembre 2015

Dopo la morte della moglie marcia contro l’inquinamento


Carmine Piccolo, ex atleta e insegnante

Attività fisica e benessere. L’efficacia del binomio è provata scientificamente. Ma, attraverso le gambe di Carmine Piccolo – atleta dal glorioso passato e allenatore apprezzato -, la corsa è diventata anche il mezzo per sollecitare più attenzione all’ambiente e anche alla salute. Insegnante di educazione motoria all’istituto Pascal a Manerbio, due anni fa ha perso sua moglie Rosalba. Se l’è portata via una forma rara di leucemia. Un’esperienza che lo ha fatto entrare in contatto con patologie gravi, mielomi e linfomi in forte diffusione nelle aree maggiormente inquinate. E così, il dolore per la scomparsa di Rosalba e la passione per la corsa –
«Da ragazzino sfidavo i motorini sui 100 metri e a Formia ho corso con il mio amico Pietro Mennea» – Lo hanno trasformato nell’ambasciatore della salute pubblica. «No cave, No discariche, basta tumori» e poi l’elenco di tutti i paesi della provincia sui cui territori ci sono cave e discariche. Tutto sulla maglia che indossa girando l’Italia per le corse podistiche e le manifestazioni ambientaliste. «Mi seguono in tanti, ma non faccio politica. Porto un messaggio per sensibilizzare amministratori e cittadini. Domenica sarò a Montirone per protestare contro la realizzazione di una cava. Stasera vado all’assemblea a Calcinato. Hanno problemi di cattivi odori per fanghi non trattati».

(l.g.)

13 novembre 2015

FONTE: Corriere della Sera - Brescia

domenica 8 novembre 2015

Sindaco del Pavese malato di cancro: “Io simbolo della lotta contro l’inquinamento”


Non ha evidenze scientifiche che lo confermino, ma Pietro Scudellari, sindaco di Linarolo, è sicuro che il tumore che da due anni lo ha colpito, è stato causato dall’inquinamento con cui il comune del Pavese è costretto a vivere. Eppure quel pezzo di Pianura Padana sembra un luogo bucolico, ricco e fertile. Ma sotto la superficie ci sono le braci di decenni di agricoltura intensiva che ha utilizzato la chimica per fertilizzare i terreni ed eliminare le erbacce. L’ultima battaglia di Scudellari è contro la pratica di coprire le campagne durante i periodi di riposo vegetativo con fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle grandi città.
“Il fatto – denuncia – è che non sappiamo con certezza cosa ci sia esattamente in quei liquami. Nei depuratori può finirci di tutto e l’Arpa non ha mai effettuato indagini approfondite. E’ ora di smetterla di inondare la nostra campagna con tutte queste porcate”.

di Fabio Abati

28 ottobre 2015


Sono sinceramente contento quando vedo un Sindaco, o un assessore o un rappresentante politico, che denuncia il triste stato delle nostre campagne, sfruttate all'inverosimile per ragioni economiche nonchè continuamente "violentate" dall'uso smodato di pesticidi di ogni tipo e dall'utilizzo di fanghi e liquami di dubbia origine. Certo dispiace, e tanto, che questo Sindaco debba affrontare  una dura battaglia come quella contro il tumore..... ma del resto, non è forse la stessa sorte che tocca milioni di persone in tutto il mondo? E questi tumori non sono forse causati dall'inquinamento ambientale che viene perpetrato in mille modi diversi? E' veramente ora di cambiare registro, di tornare a una concezione più sana e genuina della nostra madre terra, di considerarla come una generosa nutrice che va preservata e salvaguardata in  ogni modo possibile e immaginabile. Bisogna veramente cambiare mentalità e mettere il Bene dell'uomo al di sopra di ogni interesse economico. Potremo mai arrivare a questo?

Marco

lunedì 23 febbraio 2015

Tutta Italia dice "addio" a Eleonora, la ragazza con "la chemio nella borsetta"


PALERMO - Tutti la conoscevano come la ragazza "con la chemio nella borsetta", si chiamava Eleonora e purtroppo ci ha lasciato a causa dal male che l'aveva colpita, un tumore all'intestino con metastasi a fegato e polmone. Se nè andata all'alba di sabato 21 febbraio, dopo una lunga lotta che Eleonora Letizia Futura Marsala, 33 anni, ha combattuto con tutta se stessa.
La giovane ragazza un anno fa aveva aperto un blog, chiamato proprio, "La ragazza con la chemio nella borsetta", aperto per prendere in mano la sua situazione, raccontarsi, esorcizzare il proprio male, scrivendo post dalle corsie degli ospedali e descrivendo la sua vita, con storie, aneddoti e foto delle terapie a cui si sottoponeva.
«Il mio corpo soffre - scriveva - e mi obbliga a fermarmi, ma il mio sorriso continua a splendere sul mio volto. La mia voglia di ridere, scherzare, la mia voglia di amare e soprattutto il mio amore per la vita sono sempre presenti. E' ovvio - concludeva - che ho un po' d'ansia e paura, ma la voglia di vivere e di superare anche questa è più forte di tutto».
Di Eleonora si sono anche occupate l'anno scorso alcuni programmi televisivi come "Le Iene", che l'aveva seguita in una sua giornata tipo, divisa tra ospedali, amici e l'immancabile aggiornamento del blog, e "La vita in diretta", contribuendo molto a far conoscere la sua storia in tutto il paese.

A dare la dolorosa notizia della scomparsa di Eleonora è stata la sorella Valentina attraverso la pagina Facebook della sorella.
«Con un dolore enorme scrivo questo post - ha scritto Valentina -. Purtroppo non è riuscita a vincere la sua guerra. Ma di sicuro ha vinto in molto altro. Ringrazio tutte le persone che l'hanno sostenuta, anche chi non la conosceva. Non sapete quale miracolo compivate ogni giorno anche con un semplice commento nella sua pagina o nel suo blog. Ciao, amore mio Eleonora».

L'ultima volta che Eleonora aveva scritto sulle pagine del suo blog è stato il 31 dicembre scorso, per la fine dell'anno. «Oggi è giorno più triste e al tempo stesso speranzoso di tutto l'anno - scriveva - È arrivato il momento dei bilanci, del guardarsi indietro e soprattutto proiettarsi nel futuro. C'è chi dice che ha avuto un anno meraviglioso, chi dice che ha avuto un anno di merd.... Chi non vuole fare bilanci e chi vuole solo cancellare il passato. Per me quest'anno è stato un anno importante, un anno in più. Chi è malato oncologico sa a cosa mi riferisco».
«Allo scoccare della mezzanotte ti guardi indietro tra amarezza e contentezza di essere ancora li, di aver vissuto e concluso, nel bene e nel male, il 2014 - scriveva - Poi ti giri e ti tuffi nel 2015 carica di speranze, di desideri, di progetti, di sogni, di buoni propositi ed ovviamente anche di paure. Io ne ho molti, chissà quanti si avvereranno, sicuramente il primo è quello di stare in buona, o quantomeno discreta, salute, e per questo posso impegnarmi in prima persona con tutte le mie forze come ho sempre fatto. Anche gli altri progetti e desideri sono molto importanti per me e spero di poterli realizzare, ma per alcuni posso solo aspettare perché non dipendono da me... Per le paure... beh, ho poco da fare... posso solo contrastarle con le mie strategie e sperare che rimangano solo paure». E ancora: «Durante quest'anno ho perso molto, Ho perso un po' di chili (che non guasta mai :D); Ho perso parti del mio corpo per me molto importanti; Ho perso alcuni sogni, che fino a qualche mese fa potevo permettermi di fare, ma adesso ho perso anche questo; Ho perso un po di forza e di energia».
Ha poi aggiunto:
«E allora viviamo ogni momento senza aver paure di fallire, senza aver paura di sbagliare... Viviamo ed assaporiamo la vita minuto per minuto, sempre nel rispetto di noi stessi e degli altri, ma non perdiamo tempo...». Un grande insegnamento di forza, coraggio e speranza per tutti!

Sui social network la morte di Eleonora "la ragazza con la chemio nella borsetta" è stata salutata con centinaia di messaggi di lutto, che certamente continueranno per tanto, tanto tempo ancora.

21 febbraio 2015

FONTI: Yahoo.com, Il Messaggero.it, Today.it


Ho appreso della scomparsa di Eleonora Marsala, conosciuta dai più come "La ragazza con la chemio nella borsetta" appena l'altro giorno e non ho potuto fare a meno di riportarne la dolorosa notizia sulle pagine di questo blog.
C'è sempre dolore quando si apprendono notizie come queste.... dolore per la "bestia" (il tumore) che ti divora fino a strapparti con forza da quella vita nel quale tu riponevi tante speranze e desideri,  e questo, nel caso di Eleonora, è ancor più vero vista la sua giovane età. Dolore dicevo, certamente...... ma a questo sentimento si accompagna anche un senso di Pace, di "leggerezza", persino di "dolcezza", sapendo che ora Eleonora vive tra le Braccia di Dio Padre, in quell'Amore, in quella Gioia, in quella Beatitudibne Eterna a cui l'uomo è stato destinato. Riconosco che la mia Fede in Dio mi aiuta molto in queste situazioni...... diversamente la tristezza, la frustrazione e forse anche il risentimento prenderebbero il sopravvento.
Ho letto in molti articoli che Eleonora sarebbe stata "sconfitta" dal suo tumore..... ma questa è un affermazione che non mi piace affatto, che non mi lascia per nulla daccordo. Ci ha lasciato è vero, ma Eleonora non è affatto stata sconfitta dal suo male, anzi, lei ha vinto, ha proprio VINTO, perchè ha affrontato sempre la sua situazione a testa alta, con coraggio, forza, determinazione e tanto Amore. E' stata coraggiosa e determinata e ha dato tanto coraggio a persone che hanno vissuto e stanno vivendo la sua stessa situazione, divenendo per tutti loro (e non solo.... per tanti, tanti altri ancora), uno splendido esempio e un grande sprone a non lasciarsi andare e a vivere sempre e comunque la vita con gioia e pienezza. E se questa non è una VITTORIA, allora che cos'è? Certo, è chiaro che anche lei ha avuto i suoi momenti di debolezza e di scoramento, tra l'altro mai nascosti sulle pagine del suo blog, ma come poteva essere altrimenti.... era un essere umano anche lei, con tutto il suo carico di sentimenti e umanità, di momenti migliori e peggiori, di gioie e dolori. Tutto questo però la rendevano ancora più umana e vicina alle persone che interagivano con lei e comunque, in ogni situazione, sapeva sempre trovare il lato positivo (non tralasciando mai il suo senso dell'"humor"), non si perdeva mai d'animo e trasmetteva sempre speranza e forza in tutti coloro che la seguivano.

Cara Eleonora ci hai dato dei grandi esempi e il tuo ricordo, sono sicuro, sopravviverà al trascorrere del tempo. Quando si "semina" bene nel corso della propria vita, si lascia sempre una "scia" di Bene nel cuore delle persone che ci hanno conosciuto, e tu questo l'hai fatto, l'hai fatto veramente!
Ora Riposa in Pace cara Eleonora, nei Verdi Pascoli di quell'Amore di Dio, di quella Gioia senza fine che attende ogni uomo di buona volontà. Grazie di tutto !!!

Marco
   

mercoledì 22 ottobre 2014

Sta per morire, ma vuole giocare un'ultima volta


E’ la richiesta di Lauren Hill, ragazza di appena 19 anni a cui è stato diagnosticato un tumore al cervello inoperabile un anno fa: per i medici non supererà dicembre. “Coah, vorrei giocare un’ultima partita”, ha chiesto. E l’Ncaa ha deciso di anticipare di circa due settimane la gara della sua squadra, la Mount Saint Joseph University: Lauren sarà in campo il 2 novembre prossimo

Un anno fa, quando nell’ottobre del 2013 era arrivata in Division III, Lauren Hill sentiva che stava per farcela. Il basket, la sua passione più grande fin da quando era bambina, l’aveva portata a un passo dai professionisti. Una nuova esperienza: il college e nuove amicizie da creare, quindi il sogno dell’Ncaa, da vivere con la squadra femminile della Mount Saint Joseph University.

All’inizio della scorsa stagione, però, circa un mese e mezzo dopo aver festeggiato il suo 18esimo compleanno, ecco che la sua vita cambia completamente. Siamo ancora in fase di preparazione, la stagione non è ancora iniziata. Qualcosa non va: Lauren si sente male. E’ debole, fiacca, sempre stanca. Va a farsi vedere, e quello che i medici le dicono è devastante: tumore al cervello. Maligno e inoperabile. Le danno al massimo due anni di vita.

La giovane ragazza, che praticamente da subito comincia le cure per provare a debellare il brutto male, dimostra grande forza e coraggio. Le sue giornate cambiano all’improvviso, ed è soprattutto “dentro” che Lauren si sente diversa. Ad aiutarla a superare i brutti momenti c’è il basket, che per lei rappresenta una delle poche certezze. “Non ho mai mollato per un secondo – ha detto – nemmeno quando ho ricevuto la diagnosi. Non ho mai pensato di sedermi e non vivere più la mia vita”.

Lauren può continuare a giocare, dicono i medici, almeno fino a quando riuscirà a sostenere lo sforzo fisico. La sua situazione è terminale, e per guarirla si può fare poco, ma se il basket le dà sollievo è giusto che continui a calcare il parquet. Almeno fino a quando se la sentirà. E così la ragazza va avanti un anno intero. Passa l’estate e a fine settembre Lauren si sottopone all’ennesima risonanza di controllo. Il tumore si è esteso, riducendo ulteriormente l’aspettativa di vita della 19enne giocatrice. I medici non le danno molte speranze: potrebbe non salutare l’anno nuovo.


Le compagne di squadre le organizzano una festa a sorpresa lo scorso 1° ottobre. Lauren si sente bene, viva. Torna a casa e dice ai genitori che sotto i vestiti vuole indossare una maglia da gioco. “Mi fa sentire forte”, dice. Il basket, ecco che torna centrale nella vita di Lauren la passione per il suo sport preferito. Nel frattempo la stagione 2014-2015 sta per cominciare. La prima partita della Mount Saint Joseph University vedrà la squadra in campo il 2 novembre, in anticipo di circa due settimane rispetto al previsto. L’Ncaa ha concesso l’anticipo sulla base della richiesta della stessa ragazza. Coach, voglio giocare una partita, la sua speranzosa richiesta. Permesso accordato: la sua squadra potrà anticipare la gara d’esordio. Purtroppo per Lauren adesso il tempo è fondamentale, e anche pochi giorni possono fare la differenza. Tra non molto sarà un angelo, che con tutta probabilità continuerà a giocare a basket. Dovunque sarà.

di Andrea Tabacco

16 ottobre 2014

FONTE: Eurosport.yahoo.com
https://it.eurosport.yahoo.com/notizie/basket-sta-per-morire-vuole-giocare-unultima-volta-091845349--nba.html


Storia di straordinaria intensità, nella quale una giovane ragazza 19enne non si arrende al tumore irreversibile che l'ha colpita e vuole giocare, costi quel che costi, l'ultima partita del suo amato sport. Ma sopratutto, dico io, vuole giocarsi, e cioè VIVERE, fino in fondo e intensamente, la propria vita.
Quanta tenacia, quanta forza, quanto coraggio in questa ragazza ! Pensiamo a lei quando ci lamentiamo per cose di poco conto, quando ci lagnamo per un nonnulla. Questa ragazza di neanche 20 anni ci dà un grande insegnamento: che non bisogna mai arrendersi, che bisogna continuare a lottare per i propri ideali.
Tanti auguri Lauren, per tutto !!!

Marco

sabato 9 agosto 2014

Lorenzo Costantini... un goal verso la vita


Lorenzo Costantini è un ragazzo di vent’anni che, fino ad alcuni mesi fa, si divideva fra i doveri di studente (ha conseguito la maturità scientifica nel 2013) e la passione, il sogno di sempre fin da bambino che per lui stava per diventare una splendida realtà: entrare a far parte del grande mondo del calcio nazionale.

Poi sopravviene un infortunio in allenamento e la necessità di un intervento. Nella fase di preparazione le analisi rivelano però, incredibilmente, una situazione molto più grave del previsto: Lorenzo è affetto da una leucemia linfoblastica acuta di tipo B, una delle forme di leucemie più aggressive che esistono. Questa leucemia si è rivelata resistente alle cure tradizionali quali la chemioterapia, ma anche a molti farmaci sperimentali e al trapianto del midollo dalla sorella Roberta.

La famiglia si trasferisce a Bologna e affida Lorenzo alle cure del Prof. Martinelli e della sua ottima équipe. Ad oggi Lorenzo ha già fatto molte cure, alcuni mesi sono passati ma la guarigione sembra un obiettivo difficile da raggiungere.
La guarigione, sostengono i medici che lo hanno in cura e secondo un’opinione sempre più convintamente condivisa dalla comunità scientifica internazionale, è possibile a Philadelphia, dove il Prof. Carl June sperimenta una nuova terapia che ha già guarito numerosi pazienti.

Dunque Lorenzo dovrà recarvisi presto, prestissimo, approfittando del periodo di remissione della malattia. La cura è gratuita ma il ricovero presso l’ospedale richiede un costo di ben 600.000 dollari (circa 450.000 euro) che la famiglia da sola non può sostenere.
Un altro ragazzo, Tommaso, ricoverato nello stesso ospedale, è già partito grazie alla solidarietà di tantissime persone e in questi giorni si sta sottoponendo a questa sperimentazione che potrà portarlo verso la guarigione.

Per questa ragione, per aiutare Lorenzo e la sua famiglia a raggiungere questa somma molto importante, è stata avviata un iniziativa chiamata “Lorenzo facci un goal” che ha come obiettivo, per l'appunto, quello di raccogliere fondi per Lorenzo Costantini.

Attraverso facebook, ma anche tramite televisioni e giornali, la vicenda di Lorenzo è divenuta molto popolare e tante persone si sono mobilitate in suo aiuto, in particolar modo il mondo dello sport, organizzando aste, raccolte fondi e tante iniziative benefiche. Il popolo italiano, nonostante la crisi in atto, si è dimostarato ancora una volta generoso e solidale verso chi è maggiormente nel bisogno, tanto è, notizia proprio di pochi giorni fa, che è stata raggiunta la somma necessaria al ventenne calciatore di Lanciano per poter partire alla volta degli Stati Uniti e potersi sottoporre a questa cura sperimentale.

La serietà e la correttezza di questa raccolta benefica andata a buon fine, è doveroso sottolinearlo, è stata garantita a Piacenza da Massimo Botti, conosciutissimo ex pallavolista professionista ed ex capitano del Copra, attualmente impegnato con la Canottieri Ongina neopromossa in B1. Botti è il cognato di Costantini ed è proprio lui che si è dato da fare più di ogni altro per far conoscere la situazione di Lorenzo al maggior numero possibile di persone.

In una nota ufficiale pubblicata sul sito di Lorenzo  www.lorenzofacciungoal.com, la famiglia precisa che, visto il raggiungimento dei 600.000 dollari necessari per curare Lorenzo a Philalphia, la raccolta fondi si può ritenere ufficialmente conclusa, e che eventuali nuove offerte verranno utilizzate per le spese di viaggio e di soggiorno di Lorenzo e della famiglia ed eventuali eccedenze saranno destinate ad altre persone bisognose o ad altre onlus. Tutti i fondi raccolti verranno resi noti dettagliatamente sul sito.

La prima importante vittoria è stata raggiunta. Ora Lorenzo, la sua famiglia e la medicina iniziano una nuova partita che il giovane calciatore ha tutte le carte in regola per poter vincere, trascinato dal sostegno e dall’affetto di tutti gli sportivi e di tutte le persone che hanno conosciuto la sua storia e di quelli che ancora la conosceranno. Auguri Lorenzo!

Marco

FONTI: Sito internet di Lorenzo “Lorenzo facci un goal” e Sportpiacenza.it

venerdì 1 agosto 2014

E' morto Lorenzo, il bimbo di 5 anni di Taranto, simbolo della lotta all'inquinamento dell'Ilva


Al piccolo era stato diagnosticato un tumore al cervello a soli tre mesi. E' stato il padre, Mauro Zaratta, a dare l'annuncio su Facebook: «Lorenzino ci ha fatto uno scherzetto... ha voluto diventare un angioletto...»

«Cari amici volevo avvisarvi che Lorenzino ci ha fatto uno scherzetto... ha voluto diventare un angioletto...». L’annuncio del papà su Facebook scuote la rete: ieri sera si è spento Lorenzo Zaratta, di cinque anni, il bimbo di Taranto a cui fu diagnosticata a soli tre mesi dalla nascita una grave forma tumorale al cervello.
Lorenzo, detto Lollo, era diventato martire e simbolo della lotta all’inquinamento nella terra dell’Ilva. Suo padre, Mauro, pochi giorni dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo del Siderurgico (esattamente il 17 agosto 2012), partecipò ad una manifestazione contro l’inquinamento mostrando la foto del figlio intubato in un letto di ospedale.

Un’immagine che ebbe lo stesso effetto di un pugno nello stomaco. Mauro salì sul palco e svelò, con grande dignità, il calvario di suo figlio e della sua famiglia. «Certo, nessuno - raccontò l’uomo - è in grado di dimostrare il nesso di causalita’ tra il tumore di Lorenzo e i fumi dell’Ilva, ma la mia famiglia lavorava lì e i miei nonni, mia mamma sono morti di tumore. Mio suocero anche era all’Ilva e mia moglie, durante la gravidanza, lavorava nel quartiere Tamburi. E tutti sappiamo che da quei camini non esce acqua di colonia, ma gas in grado di modificare il DNA e provocare errori genetici come quello di mio figlio».

Lorenzo non ce l'ha fatta. E una città piange e si commuove. Oggi ai funerali del bimbo, celebrati nella chiesa Regina Pacis della frazione tarantina di Lama, in centinaia hanno dato l’ultimo saluto a Lollo. La piccola bara bianca si è fatta strada tra la folla sotto un cielo plumbeo. Applausi e lacrime. Tante, come se piovesse. Sul web una serie infinita di messaggi di vicinanza e solidarietà alla famiglia Zaratta. E tanta anche la rabbia espressa contro il Siderurgico e la grande industria ritenuta responsabile dell’emergenza sanitaria e ambientale a Taranto.

Il coraggio di Mauro e Lorenzo – e il dolore di tutta la famiglia – sono stati un esempio per tutti noi. Hanno ambedue continuato a lottare contro il cancro fino all’ultimo. Sono stati una risposta dignitosa e forte all’indifferenza di quanti si voltano ancora dall’altra parte per convenienza, ignoranza o, peggio ancora, ignavia”. Così il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti ricorda il bambino e il dolore della famiglia.
Cordoglio anche da parte di Angelo Bonelli, presidente della Federazione dei Verdi, che su Facebook denuncia: “Lo studio epidemiologici Sentieri dice che l’incidenza della mortalità , sulla media regionale , dei bambini e’ aumentata a Taranto del +21% tra i bambini , mentre l’incidenza tumorale e’ aumentata del +54% sempre tra i bambini . Penso ai tanti altri che purtroppo stanno lottando e dovranno lottare per la vita a Taranto a causa dell’inquinamento”.
Lollo – scrive su Facebook Rosella Balestra, del comitato "Donne per Taranto" – era un guerriero, un piccolo guerriero della nostra terra, una terra che gli aveva regalato appena nato un destino ingiusto. Tristezza e rabbia per non aver protetto i figli di questa nostra terra, diventata matrigna e crudele. Il tempo è limitato e tu ce lo hai dimostrato… Dacci la forza per non arrenderci e proteggere ogni bambino”.

Lorenzo aveva compiuto cinque anni lo scorso 27 luglio. Cinque anni in cui il piccolo è stato costretto a sottoporsi alle dolorose cure di chemioterapia, e in cui ha dovuto subire 25 operazioni ed un trasferimento forzato a Firenze, in uno dei migliori reparti di neurochirurgia. Tentativi disperati, che purtroppo non lo hanno salvato.

31 luglio 2014

FONTI: Lastampa.it, Ilfattoquotidiano.it

giovedì 17 luglio 2014

Chanel Bocconi, finalmente la partenza per Boston

Il 21 luglio la trasferta negli States per il ciclo di cure contro la rara forma tumorale

Finalmente la partenza. Per la famiglia Bocconi e soprattutto per la piccola Chanel, quella del 21 luglio è una data speciale perché segna la partenza per Boston per iniziare il ciclo di cure contro la malattia con cui convive e combatte.

Una malattia che prende il nome di fibromatosi aggressiva, rara forma tumorale, contro la quale esistono poche cure mediche ma soprattutto non esistono in Italia. Il delicato ciclo terapico inizierà infatti negli Stati Uniti e precisamente al Children’s Hospital di Boston, grazie a una lunga maratona di solidarietà che ha visto mezza Italia stringersi a fianco della piccola Chanel, della mamma Viviana Cunegondi e del papà Simone Bocconi, per una raccolta fondi che ha avuto dell’incredibile per la quantità e la bontà delle iniziative solidali messe in campo.

Si parte il 21 luglio – ci ha spiegato Simone Bocconi - anche se di preciso non sappiamo quanto rimarremo a Boston. I medici prevedono un minimo di 15 giorni di permanenza, fino ad un massimo di 30. Variano in base a come reagirà Chanel alle cure. Purtroppo di preciso abbiamo poche informazioni dato che dovremo sicuramente tornare in America perché lo sviluppo della malattia non è prevedibile”.

14 luglio 2014

FONTE: senigallianotizie.it
http://www.senigallianotizie.it/1327358793/chanel-bocconi-finalmente-la-partenza-per-boston


Finalmente la tanto attesa, agognata partenza è arrivata: ancora 4 giorni (oggi è il 17 luglio) e la piccola Chanel, assieme alla sua splendida famiglia, partirà alla volta di Boston per intraprendere il primo ciclo di cure contro quella rara forma di tumore, la fibromatosi aggressiva, di cui la bambina è colpita.
Da parte mia seguirò con attenzione l'evolversi della sua situazione, di come andranno le cure e così via..... ma intanto mi sento di ringraziare col CUORE tutte le persone che hanno permesso tutto questo, con la loro generosità e solidarietà, sviluppatasi innanzitutto attraverso un proliferare di manifestazioni benefiche a suo favore.

E adesso buona fortuna piccola Chanel..... e che il Signore ti benedica !

Marco

venerdì 11 luglio 2014

"Il mio tumore": il blog di Eleonora, la ragazza con la chemio nella borsetta

Una giovane palermitana due anni fa ha scoperto di avere il cancro. Adesso ha deciso di raccontare tutto in un blog, che dopo pochi giorni ha già superato le 10 mila visualizzazioni: "Credo che la mia testimonianza possa essere importante per chi legge"

Eleonora sorride, scrive, racconta. Soffre, si rialza, combatte, distribuisce ottimismo. I suoi sguardi non sono richieste d'aiuto, sono segnali di forza. Sempre a testa alta. Eleonora spiega a tutti come si fa. E' una ragazza sveglia e gentile. Si rende conto che la sua esperienza può essere di aiuto ad altri che sono o si potrebbero trovare nella sua stessa condizione. Così Eleonora racconta, chiarisce, puntualizza. E involontariamente risponde senza ricevere domande. Senza farlo pesare. Prende in mano la situazione, come se fosse la prima volta che si sente chiedere come stai, cosa è successo, cosa hai provato, eccetera eccetera.

Eleonora è una ragazza palermitana di 32 anni,
che durante l'inverno di due anni fa ha scoperto di lottare contro un tumore bastardo all'intestino con metastasi a fegato e polmone. Un male arrivato all'improvviso e individuato quasi per caso, e che la porta a cambiare prospettive. Sostenere infiniti cicli di chemioterapia, a collezionare interventi chirurgici, e poi esami, riabilitazioni, lunghe degenze in ospedale. Abbandonare fegato e capelli. Appendice e cistifellea. Ma mai le speranze. Chissà quante volte Eleonora si sarà chiesta "perché proprio a me?".

Poi ha capito che forse prima si accetta la realtà meglio è. "E la realtà ho deciso di guardarla in faccia", spiega lei. Perché in fondo per guarire bisogna reagire ed essere positivi. Anche per questo Eleonora ha deciso di aprire un blog e raccontare cosa gli succede passo dopo passo. Per sfogarsi e trovare conforto nelle parole di chi la legge. "Mi piacerebbe che la mia esperienza possa essere d’aiuto a qualcuno - dice Eleonora -. Una persona che ha provato su di sé una malattia come il tumore cambia visione della vita, cambiano le priorità, gli affetti, le cose essenziali e le cose superflue, che praticamente si invertono in maniera inversamente proporzionale. Ancora non posso definirmi sana nel corpo, ma nell'anima, nello spirito e nella testa lo sono. Anzi, in quelle parti di me non sono mai stata malata. E forse questo è il segreto".

Il blog si chiama http://eleonoraletiziafutura.blogspot.it/.
Qua Eleonora si definisce scherzosamente la ragazza "con la chemio nella borsetta". Posta foto, testimonianze, ricordi da bambina, schegge di memoria. Dopo pochi giorni dalla sua apertura il blog ha superato le 10.000 visualizzazioni. "Credo sia un bel risultato e ciò mi fa pensare che vi è molta richiesta di leggere e sentire messaggi di speranza e di lotta come il mio. Credo che la mia testimonianza possa essere importante per chi legge e per me che scrivo anche perché credo sia fondamentale per qualsiasi guarigione la comunicazione e la condivisione delle emozioni e delle esperienze".
Iniezioni di fiducia. Punture di speranza. Eleonora fa la diretta dall'ospedale, racconta la crudeltà della chemio, le forbici che tagliano gli ultimi capelli. La vita che si affloscia. Ma come lei stessa sostiene "è proprio quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio". E adesso Eleonora vuole solo sorridere.

di Alessandro Bisconti

26 marzo 2014

FONTE: palermotoday.it
http://www.palermotoday.it/cronaca/blog-tumore-eleonora-marsala.html


Ho appreso la storia di Eleonora per caso, in un programma televisivo, e mi sono subito ripromesso che ne avrei parlato sul mio blog. La sua è veramente una storia di quelle da conoscere, da raccontare, per il grande coraggio che Eleonora dimostra nell'affrontare una prova durissima come quella del tumore con metastasi, vissuta con ottimismo, tenacia, speranza, e con l'intento di aiutare altre persone che stanno affrontando lo stesso tipo di prova. E con il suo blog (http://eleonoraletiziafutura.blogspot.it/), che invito tutti a leggere, lei lo fa mirabilmente, affrontando tutti quegli argomenti che possono passare per la testa e per il cuore di coloro che stanno percorrendo la sua stessa, difficile strada. 
"Giù il cappello" mi sento di dire dinanzi a Eleonora e al suo modo di affrontare questo grande tabù che è il cancro..... sopratutto per il grande coraggio e la propositività che dimostra in ogni circostanza. 
Grazie Eleonora, di tutto!

Marco

mercoledì 28 maggio 2014

Addio a Stephen Sutton..... il ragazzo malato di cancro che ha vissuto per gli altri malati


Stephen Sutton non ha fatto in tempo a fare bungee jumping alle cascate Vittoria né ad incidere un disco con la vecchia band e neppure ad andare al Carnevale in Brasile o a visitare l’Australia e Machu Picchu, perché il devastante tumore all’intestino contro cui combatteva da quattro anni ha avuto la meglio sui suoi sogni e se l’è portato via mercoledì 14 maggio. Ma il messaggio che questo coraggioso 19enne di Burntwood, nello Staffordshire, ha affidato al mondo e diffuso grazie alla rete social va oltre la tragedia e racconta di un adolescente allegro e positivo, che non ha mai perso la speranza anche quando, nel dicembre del 2012, i medici gli dissero che il cancro era ormai incurabile.

Inizialmente”, raccontava, “volevo fare il medico. Ma poi ho dovuto essere più realista. Non avevo così tanto tempo. E allora ho pensato di sfruttare la mia condizione per poter aiutare tutti i ragazzi che, come me, soffrono di cancro. E dare una possibilità a tutti loro”.

E così Stephen si è impegnato al massimo per realizzare il suo desiderio più grande: raccogliere fondi a favore della Teenage Cancer Trust (http://www.teenagecancertrust.org/), l’organizzazione che si occupa di adolescenti colpiti dal cancro.
Inizialmente, l’idea era di arrivare a 10mila sterline, ma complici il blog su Facebook , il profilo su Twitter e la pagina aperta su “Just Giving”, le donazioni hanno superato, ad oggi, i 3 milioni di sterline (più di 3,6 milioni di euro), mentre la sua storia commuoveva il mondo e molte celebrità sposavano la sua causa.
«Stephen è stata la persona da cui ho tratto maggiore ispirazione nella mia vita – ha detto il comico Jason Manford – e il suo esempio ha toccato chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo». Parole condivise anche dal Primo Ministro David Cameron e dal leader laburista Ed Milliband nel commosso post d’addio con cui hanno salutato la giovane vita spezzata.

In Stephen, nonostante la dura prova che l'ha colpito, non c'è mai stato spazio per l'autocommiserazione, mai! Non era nel suo spirito. Lui, il coraggio, lo regalava agli altri: per dare una speranza, per vedere sempre positivo, per trasformare la sua tragedia in qualcosa di utile. Lui che non aveva possibilità, ha pensato così di vivere i suoi ultimi anni per darne una ai ragazzi colpiti dal cancro.

Nell’ultima sua fotografia postata sui social network aveva scritto: “E’ l’ultimo pollice in su per me… è una vergogna che sia arrivata così all’improvviso. Non sono riuscito a salutare e a ringraziare tutti. Avevo ancora dei progetti e volevo vedere ancora tante cose. La mia speranza è che qualcuno riesca a portare avanti la raccolta fondi”. Lo aveva scritto il 22 aprile.

«Il mio cuore è pieno d’orgoglio ma anche di dolore per il mio coraggioso e altruista figlio che è morto questa mattina (14 maggio) – ha scritto mamma Jane sulla pagina Facebook – ma il suo spirito e il suo impegno non saranno mai dimenticati e continueranno a vivere in tutti quelli che l’hanno conosciuto».


14 maggio 2014

FONTI: corriere.it, panorama.it


Quando vengo a conoscenza di storie come queste, non posso fare a meno di postarle sulle pagine del mio blog.
Bellissima, intensa e commovente la storia di Stephen..... e ricolma di altruismo e di Amore verso gli altri, sopratutto nei confronti dei più bisognosi. E lui, giovane 19enne che amava così tanto la vita, che aveva così tanti progetti e sogni da realizzare, non ci ha pensato un attimo ad impiegare tutto il tempo che ancora gli rimaneva davanti, per impegnarsi a fondo nella raccolta di fondi a favore dei malati di cancro come lui. E sempre con il sorriso sulle labbra.
Un bellissimo esempio per tutti, una storia da far conoscere a da cui attingere forza e coraggio in ogni situazione della vita.
Grazie Stephen, per tutto.... e grazie a tutti coloro che si impegnano per inseguire valori e ideali così alti.


Marco