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martedì 11 settembre 2012

Lo show delle Paralimpiadi. Londra ha cambiato i Giochi


Record di biglietti venduti, dirette tv e protagonisti da ricordare. Cerimonia di chiusura con i Cold Play: si spegne la fiamma e resta l'emozione

LONDRA
- È andata bene anche e soprattutto perché poteva andare malissimo. Se la buona Olimpiade si vede dalla vigilia, infatti, quella di Londra sarebbe potuta finire in miseria. Prima il flop della sicurezza privata, rattoppata in extremis da un diluvio di soldati, poi gli autisti degli autobus – tanto per dirne una – che a Heathrow perdono la bussola e portano a spasso per ore intere delegazioni di atleti. Non un bel biglietto da visita. Ma la Gran Bretagna, checché se ne pensi, non è la Svizzera, l’intoppo è sempre in agguato. E menomale, vien da dire. I britannici (nonostante tutto) riescono a mantenere il sangue freddo e sono poi capaci di catapultare dall’elicottero la Regina in mondovisione. Da lì innanzi, un tripudio. Tanto che Londra 2012 è riuscita persino a trasformare il brutto anatroccolo Paralimpiadi in uno splendido cigno. E non era scontato.

Che i Giochi dei diversamente abili non fossero più quella fiera della beneficenza di Barcellona 1992 (biglietti gratis per tutti), era chiaro fin dal principio: a Pechino si registrò un pubblico di 3,4 milioni di persone. Peccato che solo 1,8 milioni fossero paganti. A Londra invece i biglietti venduti sono stati 2,7 milioni – record assoluto – e gli incassi totali pari a 45 milioni di sterline.Ovvero 10 in più di quanto preventivato. Per carità, i numeri non sono tutto. Ma veder gareggiare i paratleti in uno stadio olimpico zeppo come al tempo di Usain Bolt fa una certa impressione. Insomma, nella capitale britannica le Paralimpiadi hanno abbandonato le vesti di Cenerentola e sono diventate uno show indipendente. Basti dire che la cerimonia di apertura è stata vista da 11,2 milioni di telespettatori nel solo Regno Unito e che ieri sera, a spegnere la luce, c’erano i Coldplay, Jay-Ze, Rihanna. Gente seria. Non a caso c’era il tutto esaurito benché i biglietti costassero 250-350 sterline l’uno. Un cambio di passo che obbliga Rio 2016 ad accettare la sfida. «La vittoria ai 200 metri di Alan Oliveira ha praticamente spodestato dai tg tutte le notizie di calcio», ha notato il capo del Comitato Paralimpico Internazionale Xavier Gonzalez. «E per essere il Brasile non è cosa da poco».

Certo, in quel caso ha aiutato non poco l’effetto sorpresa: tutti si aspettavano il trionfo di Oscar Pistorius. Anzi, a ben vedere il miracolo di Londra 2012 è legato senza dubbio alle gesta del «bladerunner» sudafricano. Il suo sguardo trasfigurato dalle emozioni, sfoggiato alla partenza della semifinale dei 400 metri delle Olimpiadi, è una delle immagini simbolo di questa estate di sport. Tanto è vero che in quei giorni la vendita dei biglietti delle Paralimpiadi è schizzata alle stelle. Ma a contare non è stato solo l’effetto Pistorius; la straordinarietà dei gesti atletici si è mescolata alla straordinarietà delle storie personali, da Alex Zanardi a MartineWright, la britannica che perse le gambe negli attentati alla metropolitana di Londra e che ha rappresentato il suo Paese al sitting volley. Stando a Stuart Cosgrove, uno dei responsabili di Channel 4, circa i due terzi dei partecipanti a un sondaggio svolto per l’emittente britannica hanno d’altra parte dichiarato che i giochi hanno «cambiato il loro approccio alla disabilità».

Fosse anche solo questo il lascito di Londra 2012 non sarebbe niente male. Tim Hollingsworth, capo della BritishParalympic Association, ha annunciato che a dicembre si terrà un festival dove si cercheranno, tra le altre cose, nuovi talenti. «È stato un viaggio incredibile. Ora la sfida è imparare da tutte ciò che di buono è accaduto a Londra 2012 e non perdere lo slancio».

di Mattia Bernardo Bagnoli

10 settembre 2012

FONTE: lastampa.it
http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/articolo/lstp/467964/


Le Paralimpiadi di Londra si sono concluse, e credo di poter giustamente dire che il successo di questi Giochi è andato oltre le più rosee aspettative.
Non sto qui a soffermarmi sul bottino di medaglie portato a casa dai nostri atleti, nè su chi ha vinto e nè su chi ha perso.... perchè per me tutti gli atleti che hanno partecipato a questa manifestazione sono vincitori, dal primo all'ultimo, vincitori nella vita, perchè nella loro disabilità non si sono ripiegati, e con grande slancio e motivazione hanno saputo affrontare la propria situazione nel migliore dei modi. Tanti atleti, ma sopratutto uomini, dalle storie commoventi, che meriterebbero di essere tutte conosciute, intrise di passione, umanità, fatica, talvolta da momenti altamente drammatici, ma anche da sorprendenti rilanci, resurrezzioni oserei dire.
E dopo questi magnifici Giochi, aspettiamo Rio 2016.... con la consapevolezza che tante altre belle storie di sport e di vita si potranno conoscere e raccontare.

Marco


giovedì 6 settembre 2012

Intervista a Martina Caironi, stella italiana delle Paralimpiadi di Londra


Martina Caironi, velocista e saltatrice in lungo, ha subito l'amputazione alto-femorale della gamba sinistra in seguito ad un incidente stradale nel quale è stata coinvolta nel 2007. E' alla sua prima Paralimpiade. L’abbiamo intervista per sapere come vive questa esperienza.

Siamo con Martina Caironi, 23 anni fra pochi giorni… speriamo un compleanno da festeggiare…

“Speriamo! In ogni caso lo festeggio, questo è poco ma sicuro… speriamo di avere qualcosa in più da festeggiare…”

Domani c’è il salto in lungo e il 5 settembre i 100 metri

Esattamente”

La federazione ha puntato molto su di lei in quanto prima donna amputata monolaterale a scendere sotto i 16″ nei 100 metri quindi… grande risultato!

Spero di poterlo migliorare o comunque confermare perchè le possibilità ci sono e vediamo se l’emozione giocherà a mio favore o contro…”

Sicuramente a favore, la devi trasformare…

Se fosse per me si, però bisogna vedere al momento”

Come ti trovi nel villaggio?

E’ bellissimo, è grande e piccolo allo stesso tempo. Tutti i giorni puoi incontrare le stesse persone o incrociarne delle altre di tutte le nazionalità. Può capitare di giocare un giorno a biliardino con un inglese e un greco, il giorno dopo pranzi con un colombiano o un argentino e ti alleni con una francese…”

Quindi ogni giorno un uomo diverso…

Non un uomo… dicevo al maschile perchè per le categorie basta ci sia un uomo e si dice al maschile… però ci sono atleti ed atlete, ovviamente”

Quindi è bellissimo, divertente...

Divertente… poi sto praticando le mie lingue: l’inglese lo sto riprendendo un pò e lo spagnolo mi sta facendo parlare con tutto il sud america”

Anche perchè il tuo futuro lavoro… qual'è?

Sto studiando per fare la mediatrice culturale, vorrei fare da tramite tra due culture e due lingue e, anche se non studio più l’inglese ma il cinese, l’idea è quella di aiutare a comunicare due persone con due culture e due lingue differenti e qua è il top proprio, si sperimenta tutto quanto”

Hai qualche passione che ti sei portata dall’Italia?

Non ho ancora avuto modo di usarli, ma ho portato qualche cosa di giocoleria magari per dopo la gara perchè prima non mi sembra il caso… anche se per me sarebbe normale. Mi sono portata i kiwido, le palline e i cerchi. Sono principiante ma per chi non ha mai visto nessuno farli sembra strano, sto imparando a fare sempre più trick e poi mi rilassa; qua potrò farlo senza che nessuno mi dica niente…”

Tornando ad un discorso più sportivo, cosa significa l’accorpamento della categoria?

L’accorpamento si ha quando, o per mancanza di atleti in numero sufficiente o per mancanza di iscrizioni… vengono accorpate due categorie quindi con disabilità differenti. Nel caso della gara del salto in lungo verranno accopate la categoria mia, la F42, con la F44 e F43 cioè le ragazze che sono amputate sotto il ginocchio e questo comporterà una serie di punteggi. Questo mi procura, più avversarie… però va bene, meglio essere anche di più per avere più confronto anche stilistico”

E’ una sfida un pò più impegnativa


“Decisamente”

Ma ce la farai a batterle…

“Vedremo… domani sarà dura scalare quei gradini (il podio), ma io darò il meglio e conto molto sulla tecnica, vorrei fare una gara bella, pulita”

Allora tutti insieme a vedere Martina, speriamo vada tutto bene e crepi il lupo

“Crepi, crepissimo, crepissimissimo”

FONTE: http://www.londra2012.abilitychannel.tv/video/intervista-a-martina-caironi-atletica/


E' notizia proprio di qualche ora fa che Martina Caironi, la protagonista di quella bella intervista, ha conquistato la medaglia d'oro con Record del mondo sui 100 m, la disciplina "Regina" dei Giochi. Martina
ha gareggiato nella categoria T42 (quella che comprende le atlete mono e biamputate), e con il tempo di 15”87 si è laureata campionessa paralimpica della distanza più breve e più affascinante dell'atletica, riuscendo ad abbassare di due piccoli ma importanti centesimi il primato del mondo, che già le apparteneva.
Questa bellissima notizia ci parla chiaramente del valore dell'atleta in questione.... l'intervista invece ci dà un pò uno spaccato più umano della persona, dei suoi sogni, di che cosa significa partecipare ad una Paralimpiade.
Al di là dei risultati conseguiti, ogni atleta presente a questi Giochi è sempre e comunque un vincitore.... un vincitore nella propria vita, dove si è saputo superare il proprio limite fisico e "ricostruirsi" una vita che può essere ricchissima sotto ogni punto di vista.

Marco

lunedì 3 settembre 2012

Andrea Vigon - Il cavaliere campione del dressage

Il sogno di ogni atleta sono le Olimpiadi: la realizzazione più alta dell’impegno e della preparazione atletica.

Andrea Vigon, un trentenne dai grandi occhi e dal sorriso aperto e sincero, si prepara per la seconda volta ad affrontarle tale importante evento in una disciplina non facile: il dressage.

Qui si è in due, cavallo e cavaliere, ed è fondamentale un grande allenamento per poter eseguire le figure richieste.

Fino a qui sembra una storia come tante altre, ma vi è una grossa differenza: Andrea è nato con una tetraparesi spastica ed ha iniziato ad andare a cavallo per motivi di riabilitazione, ma in poco tempo è passato all’agonismo.

Lui stesso ammette che andare a cavallo è come poter correre per sentire il vento che accarezza il viso, ma la sua grande forza e la sua grande intelligenza l’hanno portato a risultati importanti.

8 titoli italiani, un bronzo europeo e due 4° posti a Pechino 2008; partecipando 4 volte ai Campionati Europei e a 2 Campionati del Mondo.

Nelle paralimpiadi il paradressage è dressage puro con la richiesta di eseguire figure, ma il cavallo è, in ogni caso, un animale da gestire e preparare ed Andrea è seguito in maniera eccelsa dal suo istruttore Fabrizio Cravero.

Tre, quattro volte la settimana presso la scuderia Araba Fenice di Biella si allena dovendo fare anche qualche chilometro in auto.

Sì, nulla e nessuno può fermare questo ragazzo e in lui credono anche sponsor importanti, dall’Equiplanet che si occupa di prodotti per l’alimentazione e il benessere del cavallo, la Prestige rinomata azienda che produce selle, alla Schokemolhe Sport famosa azienda tedesca per l’attrezzatura di cavallo e cavaliere, senza dimenticare la Regione Valle d’Aosta, residenza di Andrea.

Tutti credono fortemente in Andrea, lui che, comunque lavora in banca e studia all’università, un ragazzo normale anche se il suo fisico non lo è, una persona che, grazie alla sua forza di volontà parteciperà alle paralimpiadi di Londra, anche se, a differenza di Pechino, questa volta solo come riserva.
Sono infatti state scelte 4 atlete per partecipare a queste paralimpiadi, e Andrea, non sorretto forse dalla forma ottimale, vi parteciperà come riserva, pronto comunque a subentrare nel caso dovesse esserci qualche imprevisto.
Essere riserva, non è uguale a fallimento, ma significa comunque essere tra i primi cinque a livello nazionale. Quindi nessuno si piange addosso e, anzi, si accetta la decisione insindacabile del Commissario Tecnico e si continua a lavorare seriamente pensando a tenersi pronti per un eventuale convocazione “all’ultimo minuto”. Soprattutto Andrea inizia a pensare alla programmazione per la stagione 2013; il prossimo anno infatti ci saranno i Campionati Europei in Danimarca, con l'augurio che Andrea e tutto il suo Team possano essere tra i protagonisti.

In bocca al lupo!


FONTI: varieroi.com, ilgiornaledellebuonenotizie.it

Il sito di Andrea Vigon:
http://www.andreavigon.com/

sabato 1 settembre 2012

Sebastian Rodriguez, da terrorista a campione di nuoto paralimpico

Paralimpiadi 2012: Sebastian Rodriguez, mito del nuoto spagnolo paralimpico, lascia passato violento per la gloria della piscina


Una storia da film e chissà che prima o poi qualcuno non lo faccia. E' quella di Sebastian Rodriguez.
Veniva chiamato “Chano” dai suo compagni, Sebastian Rodriguez andò per la prima volta in carcere nel 1975 a 19 anni. Erano appena nati i GRAPO, Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre. Un gruppo terroristico: 82 morti in quasi trent'anni di attività, 30 soltanto nel 1979 di cui 19 civili. Sebastian era uno dei capi. Venne arrestato, si dichiarò prigioniero politico, fu condannato a 84 anni di carcere. “Alla crudeltà fascista si può rispondere con la pistola in pugno, sparando senza rimorso”, diceva dal carcere. Nel 1990, insieme ad altri 43 detenuti, chiese che i detenuti del GRAPO fossero rinchiusi in un solo carcere. Richiesta respinta. Cominciò uno sciopero della fame che durò 432 giorni. Venne alimentato forzatamente. Fece un appello ai suoi compagni del GRAPO: “Non voglio il cibo con la forza, uccidete quel medico”. Per fortuna non gli diedero ascolto. O forse, solo non riuscirono nell'intento. Il suo corpo sviluppò un incapacità ad assimilare proteine. Rimase in carcere 12 anni. Nel 1996 uscì: invalidità permanente e cronica. Venne rilasciato perchè una legge spagnola dice che i malati gravi non devono essere tenuti in prigione. Nel 2007 ha ricevuto la grazia del governo nonostante le proteste da parte della famiglia Padura, parenti di Rafael Padura, un uomo d'affari di Siviglia, che venne assassinato dalla sua banda e che protestò per questo provvedimento dato che Sebastian non ha mai espresso alcun rimorso.

Sebastian tornò a Vigo a vivere con un altro componente del GRAPO, Xosè Luis Fernandez, anche lui in carrozzina dopo uno scontro a fuoco con la polizia. Iniziò a fare sport, a giocare a basket con la carrozzina, ad andare in piscina. Oggi tiene corsi per bambini disabili, vende biglietti della lotteria di Spagna, aiuta un organizzazione di appoggio ai detenuti del GRAPO, nel fine settimana vede la figlia ventenne. Sopratutto nuota. Si allena. E' diventato un campione. Cominciò a vincere. Prima molto spesso... poi sempre.
A Sydney, dopo cinque ori vinti e 4 record del mondo infranti, saputo il suo passato, hanno pensato di togliergli le medaglie. “Fate voi, la mia storia è questa. Voglio solo parlare di sport ora”. E snobbò il ricevimento con Re Juan Carlos. Alla fine il Comitato paraolimpico internazionale stabilì che non aveva infranto nessuna regola ai Giochi e quindi che gli sarebbe stato consentito di tenere i suoi premi.

Ha continuato a vincere medaglie Sebastian, ad Atene e anche a Pechino, in uno dei palmares più straordinari di sempre per atleti paralimpici.

Ma Sebastian non si è fermato qui.... alla veneranda età di 55 anni, è ai nastri di partenza anche di queste paralimpiadi di Londra, la 5° paralimpiade della sua vita, e questo giovedì, appena due giorni fa, ha conquistato la medaglia d'argento nei 50 stile libero classe S5 dietro al brasiliano Daniel Dias che ha realizzato il record del mondo della specialità. La 13° medaglia paralimpica della sua carriera.

Davvero una vita degna di un film quella di Sebastian Rodriguez.

FONTI: books.google.it, guardian.co.uk


La storia di Sebastian Rodriguez è una delle più singolari che mi sia mai capitato di conoscere.
Quest'uomo, prima terrorista, che si è macchiato ripetutamente le mani di sangue, attraverso il carcere, attraverso un forzato sciopero della fame che l'ha portato a diventare un disabile, è poi diventato un grande campione di nuoto paralimpico e, proprio cosa di appena 2 giorni fa, ha conquistato la sua 13° medaglia in ben 5 paralimpiadi disputate.

Tutto questo, credo, ci deve insegnare una cosa: che nessun uomo, anche colui che ha avuto il passato più turbolento e burrascoso possibile, è irrecuperabile.
Ora Sebastian tiene corsi per bambini disabili e fa tante altre cose. Nessuno è veramente irrecuperabile, e tante volte, apparenti disgrazie come il sopraggiungere di una malattia o di una disabilità, possono in realtà trasformarsi in grandi Grazie per noi e trasformare la nostra vita.... in meglio naturalmente.

Marco

giovedì 30 agosto 2012

Alla scoperta di Esther Vergeer, leggenda dello sport paralimpico


Sono moltissime le storie di persone che pur essendo disabili, sono riuscite ad ottenere risultati memorabili nello sport, diventando delle vere leggende per una determinata disciplina sportiva.
È il caso di Esther Vergeer tennista diversamente abile olandese indiscussa numero 1 del ranking mondiale.
Lo sport è sempre stata la sua passione, un amore che è andato ben oltre la paraplegia.
Cresciuta con la racchetta in mano, è la numero 1 del ranking mondiale dall’aprile 1999, ha vinto 42 prove del Grande Slam, 23 Tornei di fine anno e 6 medaglie Paralimpiche, di cui 5 d’oro. È considerata la giocatrice che ha maggiormente dominato uno sport. È imbattuta da 457 incontri e non subisce una sconfitta in singolare dal 30 gennaio 2003.

Esther è affetta da paraplegia da quando ha 8 anni a causa di un intervento chirurgico vicino alla spina dorsale per correggere un’anomalia alle vene che aveva dalla nascita. Le salvarono la vita, ma forse ci fu un errore. Smise di camminare, ma non di sognare: studiò, giocò, fece sport. Non si fece travolgere. “Cominciai a fare tanti sport differenti, dal volley seduti al tennis da tavolo, dalla ginnastica al tennis e, in particolare, al basket in carrozzina, quello che mi appassionava di più.” Giocò diversi anni a basket e venne invitata a far parte del team olandese di basket in carrozzina dove, con la nazionale olandese, riesce a vincere gli Europei del 1997.
Nel 1998 lascia perdere il basket e si concentra a tempo pieno sul tennis dove viene seguita dall'allenatore Marc Kalkman. Diventata un fenomeno e sceglie questo. E fa bene.
La sua prima grande vittoria fu agli US Open 1998 dove, dopo questa vittoria, passò dalla quindicesima alla seconda posizione mondiale. Nello stesso anno vince anche il Master di fine stagione. Fino al 6 luglio 2012 ha vinto 160 tornei nel singolare e 133 nel doppio, con un totale di 679 vittorie e 25 sconfitte nel singolare, e 436 vittorie e 34 sconfitte nel doppio.
Dal 2002 è stata nominata per cinque volte al Laureus World Sports Awards nella categoria Sportsperson of the Year with a Disability, riuscendo a vincere il titolo alla prima nomination e una seconda volta nel 2008.

Tornei dello Slam e Mastrer

In tutta la sua carriera ha partecipato in singolare a 21 tornei dello slam in singolare vincendoli tutti. In totale nei tornei dello Slam ha vinto 9 volte gli Australian Open, 6 volte l'Open di Francia e 6 volte l'US Open.
Nel doppio ha vinto 7 Australian Open, 5 Open di Francia, 3 Wimbledon, 6 US Open riuscendo a completare il Grande Slam per ben due volte nel 2009 e nel 2011, risultato che non le è permesso ottenere nel singolare vista l'inesistenza di un torneo a Wimbledon. Inoltre con la vittoria della medaglia d'oro è riuscita a totalizzare il Grande Slam d'Oro.
Se si fa un confronto globale nel tennis solamente due donne hanno vinto un numero maggiore di slam rispetto a Esther Vergeer, ovvero Margaret Smith Court (64 vittorie) e Martina Navrátilová (59 vittorie).

Nei master ha vinto un totale di 23 tornei di fine anno, 14 nel singolare e 9 nel doppio. Nel singolare ha vinto tutte le edizioni a cui ha partecipato, ovvero dal 1998 al 2011. Nel doppio non ha vinto il titolo in tre occasioni nel 2000, 2004 e 2010, ma può vantare però, come detto, nove titoli in dodici partecipazioni.

Paralimpiadi


Nel 2000 partecipa ai Giochi paralimpici di Sydney dove vince due medaglie d'oro, nel singolare vince il torneo senza mai perdere un set e nel doppio vince in coppia con Maaike Smit.
Nelle paralimpiadi 2004 ottiene nuovamente la doppia medaglia d'oro, mentre nei Giochi paralimpici di Pechino vince la medaglia d'oro in singolare e quella d'argento nel doppio.
In totale può quindi vantare 5 medaglie d'oro e una d'argento su sei tornei sommando singolo e doppio.
Esther partecipa come stella indiscussa anche alle odierne paralimpiadi di Londra, dove tenterà l’impresa di conquistare altre due ori per migliorarsi ancora.


In realtà la sua vittoria più grande Esther l’ha già ottenuta: quella di dimostrare al mondo intero che convivere con la paraplegia è possibile anche senza dover abbandonare le proprie passioni.

Esther, oltre a raccogliere numerose coppe e medaglie per le sue vittorie sportive in ogni parte del mondo, ha anche istituito una fondazione, la “Esther Vergeer Fondazione
. Questa fondazione si occupa di avvicinare e familiarizzare i bambini disabili allo sport. Esther Mytylschool organizza giornate sportive e lascia che i bambini vivano lo sport come puro divertimento, nonostante i problemi legati alla propria condizione fisica.

FONTI: wikipedia.org, lottimista.com, technogym.com, tennisticinese.ch


Sono appena iniziate le Paralimpiadi di Londra, e presento sul mio blog la storia di un vero mito dello sport paralimpico: Esther Veerger.
Penso che sia bello conoscere questi personaggi, questi uomini e donne che hanno saputo ritagliarsi successo e soddisfazioni nello sport, nonostante le proprie disabilità. Esther poi, oltre agli innumerevoli successi in campo sportivo (che si potrebbero accrescere a queste Paralimpiadi) è anche impegnata attivamente nel sociale con la sua Fondazione che si impegna ad avvicinare allo sport bambini disabili. Un esempio anche per questo.

Marco

martedì 28 agosto 2012

Paralimpiadi, a Londra s'accende la «fiamma» dello sport

Cento gli atleti italiani in gara. Da Napoli, Assunta Legnante: si cimenterà nel getto del peso

LONDRA - Lo stadio di Stoke Mandeville sarà la sede della cerimonia ufficiale dell'accensione della Fiamma Paralimpica che avverrà martedì 28 Agosto. Quattro fiamme provenienti da Londra, Belfast, Cardiff ed Edimburgo verranno unite nello stadio per formare la Fiamma Paralimpica prima della staffetta di 24 ore che terminerà il giorno dopo all'Olympic Stadium di Londra. Sir Philip Craven, presidente del Comitato Paralimpico Internazionale, ha detto: «Con l'annuncio del tragitto della staffetta della torcia paralimpica ci si sente più vicini all'inizio delle Paralimpiadi. È straordinario il fatto che cominci da Stoke Mandeville, la culla spirituale del movimento, e sono convinto che il pubblico inglese affluirà in gran numero a supporto di coloro che prendono parte alla staffetta». Il Locog (Comitato Organizzatore di Londra 2012) ha esortato oltre 15.000 autorità locali ad accendere la via verso i giochi paralimpici, raccogliendo le persone per formare alcune lanterne e partecipare ai Flame Festival o creare i propri cosiddetti eventi "Accendi una lanterna".

GLI ITALIANI IN GARA
- l’Italia sarà rappresentata da quasi 100 atleti che voleranno oltre manica per tentare di conquistare un’importante medaglia da aggiungere alle 28 portate a casa durante i Giochi Olimpici. Delle 20 discipline che si disputeranno nei prossimi giorni, gli azzurri si cimenteranno nella pallacanestro in carrozzina, nella vela, nella scherma, nel tiro con l’arco, nell’atletica leggera, nel tennistavolo, nel nuoto, nel tennis in carrozzina, nel ciclismo, nel tiro a segno, nel canottaggio e nell’equitazione. Nel tiro con l’arco saranno dieci gli atleti che scenderanno in campo: Gabriele Ferrandi e Fabio Azzolini gareggeranno nel W1 Compound nelle gare individuali, Alberto Simonelli e Giampaolo Cancelli in quelle del W2 Compound Individuale Open, mentre Oscar De Pellegrin, Mario Esposito, Vittorio Bartoli, Elisabetta Mijno, Veronica Floreno e Mariangela Perna saranno impegnati nelle gare a squadre. Sono invece undici gli azzurri che si sono qualificati per l’atletica leggera: Alessandro Di Lello e Walter Endrizzi faranno la Maratona T46, Andrea Cionna la Maratona T11/12, Alvise De Vidi i 100 metri T51, Riccardo Scendoni i 100, 200, 400 metri T44 e Davide Dalla Palma gli 800, 1500 metri T46. Tra le azzurre invece Martina Caironi sarà impegnata nel salto in lungo e nei 100 metri T42, Elisabetta Stefanini nei 100, 200, 400 metri T12, Oxana Corso nei 100, 200 metri T35, Assunta Legnante nel getto del peso e lancio del disco T11 e la cantante Annalisa Minetti nei 1500 metri T11/12.

DA NAPOLI - Originaria di Frattamaggiore è Assunta Legnante. In carriera ha vinto la medaglia d'argento ai Campionati europei di atletica leggera indoor 2002 e il titolo europeo ai Campionati europei indoor di Birmingham nel 2007. Nel 2006 si è posizionata al quinto posto ai Campionati europei di Göteborg. Soprannominata "Cannoncino" per la potenza delle braccia, la Legnante è alta 189 cm per un peso di 122 kg. Il suo miglior lancio all'aperto lo ha effettuato il 24 settembre 2006 alla Finale Oro dei Campionati italiani di società tenutasi a Busto Arsizio, è stato di 19,04 metri. Il suo miglior risultato indoor l'ha ottenuto nel febbraio del 2002 a Genova ed è stato di 19,20 metri, l'attuale record italiano. Nel 2009 ha deciso di concludere definitivamente la sua carriera a causa dall'aggravarsi dei problemi visivi (principalmente un glaucoma congenito presente fin dalla nascita) che già tempo prima le avevano fatto rischiare l'inidoneità. Il 10 maggio 2012, in una intervista, annuncia la sua volontà di raggiungere il minimo richiesto come misura per la partecipazione alle Paralimpiadi di Londra 2012, sia nel getto del peso che nel tiro del giavellotto. L'11 maggio 2012 ai campionati italiani assoluti paralimpici di atletica leggera batte il record del mondo nel getto del peso (categoria F 11-12) abbattendo il vecchio record di 11,84, per ben due volte con due straordinari lanci di 13,24 e 13,27 metri e si qualifica per le Paralimpiadi di Londra 2012. Sul numero di maggio di Comunicare il Sociale, intervistata per il reportage sul "Dopo di noi", ha dichiarato: "Nessuna ansia per la prima esperienza paralimpica, voglio arrivarci al meglio e sperare in una medaglia"

di Mirko Dioneo

27 agosto 2012

FONTE: corriere.it
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/sociale/2012/27-agosto-2012/paralimpiadi-londra-s-accende-fiamma-sport-2111581046196.shtml


Oggi martedì 28 agosto, sarà accesa la fiamma paralimpica di questi Giochi Paralimpici 2012 di Londra, che inizieranno ufficialmente domani con le prime competizioni.
Invito tutti quanti a guardare questi Giochi, trasmessi da Rai Sport e da Sky, con questi atleti, ma prima di tutto uomini e donne Veri, pieni di coraggio, volontà e determinazione, che non si sono ripiegati sulla propria invalidità o malattia, ma hanno fatto dello sport un modo per vivere pienamente la propria vita. Un esempio veramente per tutti. E con un pò di campanilismo lasciatemi dire..... FORZA ITALIA !

Marco

lunedì 27 agosto 2012

Scherma in carrozzina: Matteo Betti si racconta


Le telecamere di Ability Channel hanno intervistato Matteo Betti, campione Paralimpico della Scherma in Carrozzina durante il raduno della nazionale che si è svolto nei giorni passati presso il centro tecnico federale dell’Acqua Acetosa.

Chiediamo a Matteo Betti come mai ha iniziato a tirare in carrozzina?

“Ho iniziato a tirare di scherma nel 1991 e in carrozzina nel 2005 semplicemente perché prima non conoscevo la scherma in carrozzina e quindi la possibilità di poterla fare, una volta conosciuta ho fatto i primi campionati italiani, dopo di che non l’ho più lasciata.”

Che cosa ti è piaciuto in particolare della scherma in carrozzina?


“Innanzitutto la possibilità concreta, che prima non avevo, di partecipare a una paralimpiade e quindi raggiungere dei risultati di eccellenza, che erano un potenziale, poi certo sono stato bravo e fortunato a raggiungerli e che ho raggiunto finora e quelli che arriveranno in futuro.”

Che cosa è per te la scherma?


“Io ho iniziato a fare scherma a 5 anni, quindi non m’immagino la mia vita senza la scherma.”

Quando sei in pedana come ti concentri, come consideri gli avversari?

“Di fronte a me, penso sempre che ci siano degli atleti che daranno il 100%, e che comunque affrontare per loro un atleta italiano è sempre uno stimolo in più.”

Che cosa provi? Hai paura, hai rispetto, ci vuole un po’ d’incoscienza, di coraggio?


“Rispetto per tutti gli avversari, bisogna avere coscienza anche di chi sono gli avversari, quindi non sottovalutarli, ma nemmeno il contrario. Io paura? Ormai no, emozione ce ne stata tanta per tutte le mie prime tappe, europei, mondiali, Paralimpiadi, adesso c’è solo voglia di arrivare a quei traguardi che inseguo da tanto tempo.”

Se tu volessi lanciare un messaggio ad un giovanissimo che vuole avvicinarsi a questo sport, gli consiglieresti il tuo percorso? Che cosa dovrebbe affrontare? Quali sacrifici?

“Io ho dovuto affrontare tantissimi sacrifici, a partire da quello più grande che è l’investimento personale nel tempo che si crede giusto dedicargli, se una persona sa di avere delle potenzialità; per il resto mi sento di consigliare la scherma più di qualsiasi altro sport, perché è uno sport dove non ci si annoia.”

Si può dire che sia anche un’opportunità la scherma come lo sport in generale per integrarsi con nuove persone? Quindi fare amicizie, in genere un’attività sportiva tende poi a portarti via da quella che è la vita quotidiana, se una persona s’impegna ogni giorno con costanza sei costretto poi a rinunciare a quelli che sono poi i rapporti che ti sono più consueti?

“Se tu guardi ora dove ci stiamo allenando, siamo dentro il centro federale della nazionale assoluta normodotata e in carrozzina, per cui un altro motivo in più, per scegliere la scherma è quello che comunque le due realtà sono assolutamente coese e ben integrate, quindi l’integrazione è un cosa che noi conosciamo bene fin dal 2006 quando abbiamo fatto i primi mondiali e penso che la nostra disciplina sia una delle cose che realmente già adesso ha raggiunto questo risultato.”

Matteo, fuori dalla pedana chi sei, che cosa fai?

“Mi piace il cinema, mi piace leggere, tenermi informato leggendo giornali su internet o comunque blog, questo sono le cose che faccio fuori dalla scherma.

Si dice che ti piace molto il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick?

“E’ solamente il mio film preferito, gli altri cambiano a seconda dei periodi, il Dottor Stranamore è quello che rimane fisso sempre per me.”

C’è un motivo particolare?

“No, assolutamente però trovo che sia il film più bello, il film più bello della storia”

A scuola com’è andata?

“A scuola adesso con l’università è un momento di stasi, mi son sentito di dover interrompere, almeno per il momento, per raggiungere veramente i traguardi che mi sono prefissato, dopo di che avrò sicuramente modo e tempo di riprendere quando avrò più tempo. Io penso che se una persona deve fare una cosa con la serietà, come la sto affrontando io, ci deve mettere tutto se stesso, e quindi per il momento lo studio non riceverebbe questa serietà e allora preferisco affrontare una cosa per volta.”

Per quanto tempo pensi che sarai impegnato con questa intensità nella scherma?

“Non lo so! Sicuramente fino a Londra, dopo di che vediamo, io spero per tantissimo tempo, sicuramente fino a Londra sarò concentrato solo sull’obiettivo.”

Un giorno quando non tirerai più che cosa farà Matteo?


“Non lo so! Perché non mi sono mai trovato senza scherma, sicuramente so che tutto questo un giorno finirà e sicuramente avrò anche tempo di organizzare il mio futuro, dopo il mio presente da atleta. Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente, perché comunque so che potrei dare molto, con il mio bagaglio di esperienza che ho fatto fino ad adesso e quello che riuscirò a fare in futuro, vedremo.”

Tu da Londra che cosa ti aspetti? Senza scaramanzie, senza scongiuri, fino ad oggi hai ottenuto dei risultati importanti, a Pechino non è andata proprio come si sperava, il 5° posto è sempre un risultato di prestigio anche se poi non è sufficiente?

“Non è sufficiente, soprattutto ad una Paralimpiade, certo mantenere fuori la scaramanzia per un atleta, per la persona che sono, è difficile. A Pechino non è andata molto bene, voglio comunque considerare che alla mia prima Paralimpiade si paga anche lo scotto dell’emozione, che non pensavo quando ho affrontato Pechino. I ragazzi me l’avevano detto e in effetti è vero, poi noi sappiamo che le potenzialità ci sono, c’è le abbiamo, noi lavoriamo tutti i giorni per tutto l’anno sapendo di avere queste possibilità, e già è un ottimo risultato, e sicuramente non è ancora abbastanza, quindi noi lo sappiamo e lavoriamo per questo.”

Che cosa stai facendo per controllare l’emozione?

“Mha, ormai, fare qualcosa in particolare niente, so che comunque, via via con le gare, affrontando tanti campionati europei, campionati del mondo, orami sono tre, tante coppe del mondo, si prende coscienza e consapevolezza che comunque diventano sempre più una bella abitudine, quindi affrontare una Paralimpiade, ora che sarà la seconda, sarà un po’ più facile.”

Spada o Fioretto?

“Io sono fiorettista, quest’anno in verità i risultati sono andati molto bene di spada e ho fatto bene di fioretto, per cui, so che questa è una grande fortuna, se una volta una gara va male nell’altra posso sempre prendere un bel risultato, quindi tutti e due.”

Il rapporto con i tuoi compagni di squadra?

“Noi siamo una grande squadra, basti pensare che questo argento che abbiamo preso a squadra, che ci ha qualificati a Londra 2012 prepotentemente, è arrivato dopo un anno in cui una squadra giovanissima formata da persone che hanno cominciato anche da poco a fare scherma è passata dal 10° posto nella classifica mondiale al 2° posto dietro la Cina che è ancora inarrivabile, per qualsiasi nazionale compresi noi. Per tutto il resto abbiamo fatto una squadra bellissima, un risultato bellissimo che non può essere solo dato dalla componente tecnica, perché c'erano squadre molto molto forti e forse tecnicamente anche più forti di noi, però noi abbiamo dimostrato di essere veramente una grande squadra.”

Ringraziamo Matteo Betti per l’intervista con l’augurio di un grande in bocca al lupo e a rivederci a Londra.

2 aprile 2012

FONTE: abilitychannel.tv
http://www.londra2012.abilitychannel.tv/video/scherma-in-carrozzina-matteo-betti-si-racconta/


Mancano solo 2 giorni all'inizio delle Paralimpiadi di Londra e trovo giusto presentare qualche atleta che parteciperà a questa grande manifestazione. Questo è Matteo Betti, campione di scherma che si racconta in questa bella intervista.

Marco

giovedì 16 agosto 2012

Roberto Valori: a forza di bracciate, dallo Stretto di Messina all'Olimpo del nuoto

Storia di tuffi e di vittorie, quella di Roberto Valori, veterano del nuoto paralimpico, campione dei 100sl e dei 50sl. In acqua dai 6 anni, ha scalato le vette del successo sportivo. Oggi, che è al vertice della FINP, non smette di porsi traguardi. Il primo in ordine di tempo è la patente di guida. Il secondo, da consegnare alla storia, è l'ingresso nella FIN, ma dalla porta principale.

ROMA - E' nato a Roma, in una calda giornata di fine luglio del 1963, Roberto Valori, quando le ecografie in gravidanza, per fortuna, erano ancora in una fase pionieristica di sperimentazione, e per l'impiego di massa avrebbero dovuto attendere ancora un decennio. All'epoca, i bambini nascevano gravemente malformati. A Roberto, mancavano le due gambe, ed il braccio sinistro. Caratteristiche che non gli hanno risparmiato sofferenze nel confronto con i coetanei, ma che Roberto, forte di una famiglia attenta e amorevole, e della sua personalità, ha saputo valorizzare comunque nella vita d'atleta, di grande agonista quale è stato. Sue tre edizioni dei Giochi Paralimpici (Toronto, Barcellona, Atlanta), più un Mondiale. Nel 1990, alle competizioni iridate di Assen, in Olanda, si mette al collo un oro nei 100sl e nella staffetta con gli amici Antognazza, Giussani e Pancalli, ed il bronzo nei 50sl. Ai Giochi Estivi del 1992, a Barcellona, la consacrazione nell'olimpo degli atleti disabili, con il bronzo nei 100sl, "in 1'29"65 - ricorda Valori -, quasi due secondi in meno del record del mondo che avevo segnato in batteria la mattina stessa, ma che non mi permise di andare oltre il terzo posto. Comunque ebbi la soddisfazione di scendere sei secondi sotto Assen".

Roberto Valori e l'acqua. Quando è cominciato questo connubio?
Un medico lungimirante mi consigliò di fare nuoto. Era il 1969, io camminavo in ginocchio, ho imparato a farlo subito, con la stessa naturalezza con cui un bimbo impara a stare in piedi, anche se da quattro anni avevo due protesi INAIL, fatte al Centro Vigorso di Budrio, che però mi raschiavano, mi tagliavano e mi facevano soffrire moltissimo. In piscina mi seguiva Giovanni Psiche, un reduce di guerra che aveva perso l'uso delle gambe. L'ho conosciuto al Santa Lucia quando ancora non era un centro cosi' grande. Le prime volte mi mise la ciambella e mi imbottì di galleggianti. Poi pian piano prendevo confidenza con l'acqua e i braccioli diminuivano. Imparai a muovere bene l'unico braccio. L'acqua era diventata il mio ambiente ideale

Il primo ricordo indelebile della tua vita sportiva
Sicuramente quando nel 1976 arrivai a Toronto, alle Olimpiadi per Handicappati, si chiamavano così, il termine ‘paralimpico' non esisteva affatto. Avevo 13 anni, ero il più piccolo tra tutti gli atleti. Per questo ricevetti anche una medaglia d'oro dal Console italiano, che sopra fece incidere "A Robertino". Fu un regalo graditissimo. Quella era la prima volta che dormivo fuori di casa. Mi ci portò Giovanni, anche se la mia categoria non esisteva. Mi fece gareggiare in quella superiore, per dimostrare al mondo che si poteva nuotare anche nelle mie condizioni

Come andò?
Arrivai in finale con l'ottavo tempo. Poi migliorai di tre posizioni, finendo quinto e siglando il record italiano

Ti senti in credito con la tua carriera sportiva? Pensi che avresti meritato di più?

Sicuramente ti riferisci alla medaglia d'oro paralimpica. Vabbè, certo, quello è stato un dispiacere puro, lo ammetto. Ma dal 1988 al ‘96, quando ero più maturo dal punto di vista sportivo, ho dato tutto per cercare di vincerla. Se ho vinto il bronzo a Barcellona, di più vuol dire che non potevo dare. Era il mio massimo

Al di là dell'agonismo, quali altri momenti della tua vita ti hanno lasciato il segno, a parte tua moglie Monica e le tue figlie Camilla e Viola, che dici sempre essere le tue medaglie più belle?

Mi viene in mente la volta che ho attraversato lo Stretto di Messina a nuoto. Era il 1987. E' stata la mia sfida con il mare. Ricordo una giornata di sole abbagliante, un'acqua calda. Ricordo un pescatore locale che prima di partire mi fece mangiare un sacco di arance, diceva che mi avrebbero fatto bene. E così è stato, ancora ne ricordo il sapore dolcissimo. Poi le mogli dei pescatori, che all'arrivo toglievano con l'acqua fredda delle pompe il grasso d'oca che mi ero spalmato per non sentire freddo in acqua. Un'esperienza indimenticabile

Ed il momento più significativo della carriera?
Ai Mondiali di Assen, senza dubbio. L'Olanda mi appariva come il paese delle meraviglie. Una grande civiltà, un posto senza barriere, con una radicata cultura dell'integrazione e dell'accoglienza. Nessuno dei bambini presenti attorno alle vasche si stupiva delle nostre disabilità. Per loro eravamo perfettamente normali. Poi, ripensando ad Assen, mi piace ricordare che in quel tempo CT nazionale era Franco Riccobello, che oggi è Segretario Federale della FINP.

La FINP, appunto, e la tua nuova avventura al suo vertice, come Presidente. Quanto ci hai messo in termini di passione, di esperienza?

Tanto, ovvio. La nascita della Federazione, diciamolo, è stato un approdo naturale. Anche il CIP, non è nato nel 2005, ma è stato pensato e preparato molto prima. Già dal 1996 lo pensavamo, con Luca Pancalli, ed è nato quando già avevamo 9 anni di dirigenza alle spalle. Devo ringraziare la scelta strategica di creare i Dipartimenti sportivi, all'interno del Comitato. Quella è stata tutta esperienza maturata che ci ha permesso di costruire e gestire, oggi, la complessità di una vera Federazione sportiva

La FINP vanta un'età media degli atleti bassissima, e sta raccogliendo frutti con talenti molto giovani. Segno di una meticolosa programmazione.
Devo ammettere che abbiamo una fortuna, rispetto alle altre discipline sportive: i bambini ce li buttano in acqua, come dico sempre io. Il nuoto è considerato propedeutico e riabilitativo, quando si ha una disabilità. Ma abbiamo anche il merito di saper radunare tutti questi giovani nei diversi stage che facciamo e a cui partecipano ragazzi da tutte le società sportive italiane. Grazie al nostro staff tecnico nazionale, guidato egregiamente da Riccardo Vernole, il movimento sta crescendo moltissimo. Il prossimo stage con i piccoli nuotatori sarà presumibilmente a Brescia subito dopo i dopo i Giochi di Londra.

Sogni per il futuro, cose non ancora realizzate?
La prima è guidare, ma mi sto attrezzando, la patente di guida dovrei prenderla a breve. Il mio desiderio più grande, però, è che si riesca un giorno a ottenere un'integrazione vera con la Federazione madre, la FIN. E che questa sia una scelta condivisa, consapevole, non solo una strategia del governo mondiale degli sport paralimpici. Questo è il mio sogno: che noi, che abbiamo cominciato come ‘handicappati' a bordo dell'Hercules C130 dello Stato Maggiore, perché l'ANSPI non poteva permettersi il biglietto aereo per mandarci a gareggiare, entriamo di diritto, e come parte integrante, nel movimento olimpico. Sarebbe la giusta conclusione di un lungo viaggio, durato quarant'anni, che aveva come meta la piena integrazione. (a cura del Cip)

13 agosto 2012

FONTE: superabile.it
http://www.superabile.it/web/it/Paralimpiadi_2012/News/info530408634.html


Sono appena terminate le Olimpiadi di Londra, con grande spiegamento di mezzi e grande coinvolgimento di pubblico (e con l'Italia che si è fatta valere su tanti fronti).... ma la mia attenzione si volge alle Paralimpiadi che inizieranno a giorni, precisamente il 29 agosto.
E' mia intenzione dedicare su questo blog qualche bell'articolo su atleti disabili che parteciperanno a queste Paralimpiadi o che hanno partecipato in altre edizioni precedenti. Roberto Valori, il protagonista di questa intervista, è uno di questi, avendo partecipato a diverse edizioni di Giochi Paralimpici (o Olimpiadi per Hanicappati come venivano chiamate una volta) nel recente passato, ed oggi è Presidente della FINP (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico).
Le storie di questi uomini possano essere di esempio e di sprone a tutte le persone con delle disabilità, affinche ciascuno non si arrenda ai propri limiti, ma ognuno possa trovare la propria strada nella vita, da percorrere con coraggio e determinazione. Perchè una strada, un percorso di vita c'è per tutti.

Marco