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mercoledì 14 marzo 2012

Il nucleare dopo Fukushima


Nel mondo del nucleare c’è un prima e un dopo Fukushima. Il disastro nella centrale giapponese, conseguenza del terremoto e dello tsunami dell’11 marzo 2011, ha cambiato in molti Paesi il destino dell’atomo. Un anno dopo, è tempo di bilanci.

I reattori nel mondo sono 437 in trenta Paesi (altri tre Stati, fra cui l’Italia, hanno avuto il nucleare nel passato ma lo hanno abbandonato). Il record spetta agli Stati Uniti d’America (104 reattori). Seguono Francia (58) e Giappone (50), mentre in tutta l’Africa c’è una sola centrale nucleare, in Sudafrica, a Koeberg, vicino Città del Capo. La tipologia più diffusa è quella Pwr; i reattori nucleari ad acqua pressurizzata.

Nei primi mesi del 2012 si è registrato l’allacciamento di due nuove centrali – entrambe in Corea del Sud di proprietà della Corea Hydro and Nuclear Power co. – secondo i dati dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu. In tutto il 2011 invece gli allacciamenti sono stati più numerosi e hanno riguardato India, Pakistan, Russia, Iran e Cina (in totale Pechino è arrivata a sette, fra cui un mini-reattore da 20 MegaWatt al China Inistitute of Atomic Energy). Hanno cessato le loro attività, oltre ai quattro reattori di Fukushima interessati dal terremoto-tsunami, l’impianto di Oldbury nel Regno Unito e ben otto reattori in Germania. Paese che, entro il 2022 dovrebbe spegnere anche i restanti. Sono stati invece quattro i reattori di cui è iniziata la costruzione, due in India e due sul territorio del suo vicino e rivale, il Pakistan.

Chi ha scelto di puntare sul nucleare in maniera consistente è la Cina che ha ben 26 reattori in costruzione. A seguire Pechino in questa speciale classifica, la Russia, che sta costruendo 10 reattori e l’India dove si stanno realizzando 7 reattori. Quanto al Giappone, il suo atteggiamento è cambiato radicalmente dopo il disastro di Fukushima: la costruzione già in corso di due nuovi reattori è stata arrestata, mentre per la prossima estate è prevista la presentazione di un nuovo piano energetico nazionale, di cui non è ancora noto il mix energetico (cioè quali fonti di energia Tokyo pensi di utilizzare per soddisfare il proprio fabbisogno).

Per capire quanto fosse importante per il Giappone la produzione nucleare, basta ricordare che – prima del disastro ai reattori della Tepco – l’obiettivo nipponico era di arrivare a produrre il 53% del proprio fabbisogno grazie all’energia nucleare entro il 2030. Una quota che nel 2010 era arrivata al 29%. Fra Fukushima Dai-chi e Dai-ni (due impianti a poca distanza), dei dieci reattori esistenti prima del disastro, in tre si è verificato un danneggiamento del nocciolo, di uno è stato lesionato l’edificio e i restanti sei sono stati disattivati. In tutto il Giappone, ad oggi, sono solo due i reattori attivi su 50. Due nuovi erano in costruzione (a Homa, nel Nord del Paese, e il terzo reattore di Shimane, a Matsue), ma i lavori sono stati bloccati.

Nell’ultimo periodo, secondo il Wall Street Journal, la crisi del nucleare in Giappone ha diminuito la capacità di produzione energetica del Paese di circa un quarto. Da marzo 2011 a oggi la percentuale di sfruttamento degli impianti nucleari è crollata. Tanto che, secondo i dati raccolti da Bloomberg, le centrali nucleari operative sono due, ma anche queste andranno incontro a uno spegnimento programmato. Oltre ai reattori già inattivi prima del disastro di Fukushima, il terremoto-tsunami ha danneggiato anche un reattore nell’impianto di Tokai Dai-ni, sede della prima centrale nucleare giapponese, nella prefettura di Baraki, per cui ora si pensa a uno spegnimento definitivo. I restanti 47 reattori giapponesi non producono al momento energia elettrica, non solo per ragioni che dipendono esclusivamente dal terremoto-tsunami. Alcuni stanno subendo controlli di sicurezza, in altri si stanno facendo lavori di adeguamento dopo il terremoto, ma per nessuno è nota al momento una data di riapertura.

Anche la situazione negli Stati Uniti in qualche modo ha tenuto conto del disastro di Fukushima. Secondo Lucas Davis, professore alla Haas School of Business dell’Università della California a Berkeley, le prospettive del mercato della produzione nucleare negli Stati Uniti «erano grigie anche prima dei tragici eventi di Fukushima», come spiega in una sua lunga analisi. Davis parla di 17 domande di costruzione in attesa di risposta per un totale di 26 unità (che possono essere nuove o sostitutive) depositate presso la Nuclear Regulatory Commission americana, ma «è improbabile che vengano costruite più di una manciata di centrali». L’unico reattore in costruzione, secondo i dati Aiea, è quello di Watts-Bar 2 di proprietà della Tennessee Valley Authority. La prima connessione alla rete elettrica è pianificata per il 1° agosto 2012. Viceversa, sono 28 i reattori in status di smantellamento permanente. Sono lontani i tempi degli anni Settanta: nel 1974 erano 54 le centrali nucleari attive negli Stati Uniti e di 197 era programmata la costruzione, ma meno della metà dei reattori ordinati sono stati poi effettivamente costruiti. Nel 1979, con l’incidente alla centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania, ci fu un rallentamento nell’industria. Ad oggi, sono attivi 104 reattori nucleari in 65 siti diversi, che producono circa il 20% del totale dell’energia consumata negli Usa. Di questi nessuno è stato ordinato dopo il 1974.

L’Europa, nell’immediato post-tragedia e nei mesi a seguire ha reagito in maniera diversificata. La scelta di Regno Unito, Repubblica Ceca, Olanda e Finlandia è stata quella di confermare in larga parte i loro programmi, pur tenendo conto di quanto successo a Fukushima. Italia e Svizzera invece hanno rinunciato a nuove costruzioni. Gli elvetici hanno deciso di uscire dal nucleare entro il 2034, mentre per l’Italia c’è stato un referendum che con il 94% dei voti ha abrogato la legge che sanciva la possibilità di produrre energia elettrica grazie al nucleare sul territorio nazionale. Anche la Germania ha deciso di abbandonare l’energia atomica, fissando la data di termine di produzione per il 2022. Nel frattempo Berlino ha fermato la produzione in otto fra i reattori più vecchi. Altri Paesi invece hanno deciso di continuare con i propri progetti: le tre repubbliche baltiche (Lituania, Estonia e Lettonia) proseguono nel loro intento di costruire un reattore nucleare nei pressi del lago Visaginas, in Lituania (dove recentemente è stato spenta la vecchia centrale sovietica di Ignalina). In Francia, grande produttore di energia elettrica dal nucleare e sede di una grande azienda attiva nella costruzione di centrali come Areva, il presidente Nicolas Sarkozy ha espresso la propria intenzione di proseguire lungo il sentiero del nucleare, un settore dove la Francia è leader (produce oltre il 77% della sua energia con l’atomo). All’orizzonte però si avvicinano le elezioni presidenziali e il candidato socialista François Hollande vorrebbe ridurre la percentuale di energia prodotta sfruttando l’energia atomica.

In Russia invece non si fermeranno i progetti della Rosatom, la corporation statale dell’energia atomica, ma è stato deciso di rivedere le misure di sicurezza. L’intenzione di Mosca è di raddoppiare la propria capacità di produzione: al momento sono in costruzione 10 reattori, mentre quelli attivi sono 33, di cui la gran parte nella Russia europea.

Il futuro del nucleare però guarda sempre più ad Est. Passando da Turchia, Emirati Arabi e Vietnam, si arriva ai programmi di sviluppo di India e Pakistan. L’India continua nel proprio percorso, modificando le procedure di controllo post Fukushima. Vuole portare la capacità produttiva dai 28.947 Gigawatt/h del 2011 a oltre 63 mila nel 2020. Il Pakistan invece sta costruendo due reattori da 530 MegaWatt. E andando verso Est si arriva in Cina. Dove in costruzione ci sono 26 reattori, cifra record al mondo per quello che attualmente è il nono produttore mondiale di energia elettrica da nucleare. Al termine degli attuali programmi di costruzione, la Cina avrà più che triplicato la componente energia nucleare nel proprio bilancio energetico.

Ad avere un ruolo sempre più di primo piano sono le grandi imprese sul mercato dei costruttori di reattori nucleari. Fra le aziende in questo campo si trovano molti nomi americani e francesi. Per quanto riguarda questi ultimi è da segnalare Areva, compartecipata dalla Siemens tedesca e da Edf (il produttore francese di energia elettrica), concentrata sullo sviluppo del reattore di modello Epr, un reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata. Tuttavia, la costruzione di questo tipo di reattori si sta rivelando complessa: il primo, che è in via di costruzione a Olkiluoto, in Finlandia, ha subito ritardi e i costi si sono innalzati considerevolmente. Idem nel caso francese di Flamanville. Americane o a partecipazione Usa sono invece la Westinghouse Electric, produttrice del reattore Ap1000, un reattore ad acqua pressurizzata, unico reattore di terza generazione evoluta ad aver ricevuto il Design Certification da parte della Nrc, la commissione sul nucleare Usa, e la General Electric-Hitachi, joint venture fra americani e giapponesi, che ha nell’Esbwr o Economic Simplified Boiling Water Reactor, il suo reattore di più recente sviluppo, di terza generazione evoluta.

Fra i Paesi emergenti dal punto di vista nucleare, in India l’unica società autorizzata a operare sul nucleare nazionale è la NPCIL, l’ente pubblico di sviluppo nucleare indiano, che ha costruito siti di centrali atomiche in sinergia con la Atomic Energy of Canada Ltd e General Electric-Hitachi. Dal 2008 ha firmato accordi con Russia e Usa, e ha visto l’intervento di Westinghouse Electric in alcuni siti. In Cina, invece, è presente la statale China National Nuclear Corporation: quattro reattori sono stati realizzati con l’aiuto della Westinghouse Electric, che ha sede negli Usa, una delle società più importanti che opera su tutti i livelli della filiera, con servizi e know-how per costruire e alimentare una centrale nucleare. Infine va ricordato anche che ogni Paese ha la sua azienda nazionale che collabora con le grandi aziende mondiali per la realizzazione di centrali nucleari, sia per quanto riguarda la componentistica che il know-how.

9 marzo 2012

FONTE: it.notizie.yahoo.com
http://it.notizie.yahoo.com/il-nucleare-dopo-fukushima---inchiesta.html


Bell'articolo che espone quella che è la situazione del Nucleare nel mondo dopo il disastro di Fukushima di un anno fa. Come si evince chiaramente dall'articolo, ogni Stato ha reagito in maniera assai diversa all'evento catastrofico giapponese, e se da una parte Giappone, Stati Uniti e Germania paiono essere in recessione da un punto di vista del nucleare, dall'altra ci sono tanti altri Stati, sopratutto paesi dell'est, che proseguono imperterriti il loro programma di espansione. Sono sopratutto i paesi in via di grande sviluppo ad operare questa scelta, probabilmente per far fronte all'esigenza di un incremento del proprio fabbisogno energetico.

Personalmente trovo che ricorrere al nucleare per produrre energia sia SEMPRE una scelta sbagliata, perchè i rischi sono troppo elevati e poi c'è sempre il problema dello stoccaggio delle scorie radioattive. Fukushima e Chernobyl insegnano a tal riguardo (e non solo questi 2 eventi.... ce ne sono tanti altri, solo di portata minore e quindi meno noti) e non dobbiamo illuderci che ciò che è successo in queste 2 situazioni, non potrà riaccadere anche in futuro. Da questo punto di vista l'Italia, (o meglio, gli italiani) ha dato un segnale forte dichiarandosi fermamente contraria al ritorno del nucleare, e c'è solo da sperare che le cose nel nostro paese non cambino mai. Certo è che lo sviluppo del nucleare nei paesi dell'est è molto preoccupante e sembra proseguire senza sosta.
Se succederanno altri disastri in futuro non potremo proprio incolpare nessuno.... di "tristi" catastrofici esempi purtroppo ne abbiamo già avuti, ma l'uomo, si sa, è molto "lento" a capire dai propri errori.

Marco

martedì 13 marzo 2012

Fukushima, un anno dopo lo tsunami


TOKIO - A quasi un anno dal disastro di Fukushima, che ha cambiato la storia del Giappone, la centrale nucleare è stata messa in sicurezza ma i problemi rimangono enormi e il ritorno alla normalità è un miraggio lontano. Attorno alla centrale è ancora in vigore una zona di esclusione entro un raggio di 20 chilometri, abbandonata dai suoi 80mila abitanti. E l'intera area colpita rimane in ginocchio, con i lavori di decontaminazione che dureranno almeno fino a tutto il 2014, mentre in alcune aree la popolazione non potrà rientrare prima di cinque anni secondo le stime più ottimiste.

Il disastro. L'11 marzo dell'anno scorso, il disastro cominciò con una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 9 che investì il nord est del Giappone. Il sisma provocò uno tsunami di proporzioni gigantesche che spazzò le coste: l'insieme di queste due catastrofì causò 15.800 mila morti nelle prefetture Iwate, Miyagi e Fukushima. Molti corpi, portati via dal mare, non sono più stati ritrovati e i dispersi sono ancora 3.300. Il maremoto ricoprì anche la centrale Daiichi a Fukushima, provocando un black out e la rottura del sistema di raffreddamento dei reattori che innescarono uno dei più gravi incidenti nucleari della storia mondiale, classificato al livello 7, lo stesso di quello di Cernobyl.

L'emergenza radiazioni. Nei giorni successivi, si fuse il nocciolo di tre dei sei reattori della centrale, mentre si susseguivano i tentativi di raffreddamento, anche con acqua di mare. Solo lo scorso 16 dicembre il governo giapponese ha potuto dichiarare la messa in sicurezza dell'intera centrale con il raggiungimento dello stato di blocco a freddo. Ci vorranno ora decenni per smantellare l'impianto, che nel frattempo dovrà essere mantenuto stabile. Intanto, in questi nove mesi, le particelle radioattive hanno inquinato l'aria, il terreno e le acque attorno all'impianto vicino al mare. Con la messa in sicurezza della centrale si è chiusa la fase dell'emergenza. E la successiva decontaminazione non si annuncia nè facile, nè breve.

Contaminazioni. A Fukushima, una città a 55 chilometri dalla centrale, squadre di operai rimuovono la superfice del terreno, quella più contaminata. Per ora la terra radioattiva viene portata in una località segreta di montagna, ma si tratta di una soluzione temporanea e molti abitanti di Fukushima temono che non sia sicura. In settembre il vice ministro dell'Ambiente Hideki Minamikawa aveva ipotizzato la necessità di stoccare 90 milioni di metri cubi di rifiuti radioattivi. Mentre ancora non sono stati chiariti l'entità dei risarcimenti ai sopravvissuti, rimane inoltre un forte interrogativo sull'agricoltura della zona. Secondo un ultimo rapporto dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia Atomica, circa l'1% delle migliaia di analisi regolarmente effettuate sui prodotti alimentari giapponesi continua a mostrare valori superiori alla norma per il cesio 137. E molti genitori giapponesi, anche residenti lontano dalle zone contaminate, sono preoccupati per ciò che mangiano i loro figli, temendo che quantità anche basse di agenti radioattivi si accumulino nel loro organismo.

I dubbi sul nucleare. L'anniversario sarà un'occasione per ricordare i morti, ma anche per riflettere su un evento che ha cambiato il modo di vedere dei giapponesi e portato l'opinione pubblica di tutto il mondo a ripensare ai rischi della scelta dell'energia nucleare. Svizzera e Germania hanno da allora deciso un progressivo abbandono delle centrali, mentre in Italia un nuovo referendum ha ribadito il no dell'elettorato alla scelta nucleare. In Giappone, dove la catastrofe ha portato ad un cambiamento di governo e ad un crollo della fiducia del pubblico verso le istituzioni, è stato abbandonato il progetto di costruzione di altre 14 centrali ed è stata chiusa la centrale di Hamaoka, a sud di Tokio, considerata ad alto richio sismico.

10 marzo 2012

FONTE: ilmessaggero.it
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=185106&sez=HOME_NELMONDO

domenica 12 giugno 2011

Nucleare, appello oncologi: al referendum votare si'

Gli oncologi italiani si schierano compatti contro il nucleare. Come anticipato nei giorni scorsi, arriva oggi dal congresso Asco di Chicago, il piu' importante incontro mondiale di oncologia, l'appello dell'Aiom, l'associazione italiana di oncologia medica, a votare SI' al referendum del 12 e 13 giugno. "Il nucleare e' la cosa piu' cancerogena che esista - sottolinea il presidente dell'Aiom Carmelo Iacono - e non e' controllabile, come ha dimostrato Fukushima. Lasciamo stare le centrali, puntiamo sulle energie alternative, che sono poco inquinanti e non presentano i rischi enormi per la salute che ha il nucleare". Per gli oncologi, insomma, non ci sono dubbi: "Troppi rischi per giustificare i benefici. Anche perche' non rischia solo chi e' vicino alla centrale nel caso, come abbiamo visto non improbabile, di incidente: pensiamo al mare, ai pesci, e quindi alla catena alimentare, le coltivazioni. Gia' la battaglia contro i tumori e' dura, non ci sembra proprio il caso di aumentare ulteriormente i rischi, e che rischi. E sia chiaro, a scanso di equivoci: la nostra non e' una presa di posizione politica, ma esclusivamente tecnica, da scienziati. Non si puo' che andare a votare - conclude Iacono - e votare si'".

4 giugno 2011

FONTE: affaritaliani.it
http://affaritaliani.libero.it/ultimissime/flash.asp?ticker=040611210942&refresh_ce


"Il nucleare è la cosa più cancerogena che esista"... queste sono le parole di Carmelo Iacono presidente dell'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica).
Direi che queste parole dicono già tutto... un ulteriore motivo per andare a votare il referendum e votare SI' per dire NO al nucleare. Per il bene di tutti, e sopratutto per il bene delle generazioni future.

Marco

sabato 11 giugno 2011

"Ho lavorato una vita nel nucleare vi spiego perché voterò sì al referendum"


Oltre due decenni di esperienza nel settore, visitando una sessantina di reattori in tre continenti, con la convinzione che le precauzioni prese negli impianti rendessero impossibile una catastrofe. Poi Three Miles Island, Chernobyl, Fukushima: tre disastri in meno di 30 anni...

Di Alberto Barocas

Dopo essere stato allibito per l'incoscienza delle dichiarazioni di uno scienziato, il professor Battaglia (la pubblicazione di una sua opera scientifica con la prefazione di Silvio Berlusconi parla da sé), su un tema così importante per la sorte dell'umanità, mi sento costretto ad intervenire avendo dedicato tutta la mia vita professionale alla ricerca e sviluppo del nucleare ed essendo stato per lungo tempo "abbastanza" a favore dell'energia nucleare.

Dopo una laurea in Radiochimica presso l'Università di Roma e successivo Corso di Perfezionamento in Fisica e Chimica Nucleare, ho lavorato presso i laboratori di ricerca del plutonio di Fontenay-aux-Roses (Francia) nelle ricerche e tecniche del plutonio per l'impianto di riprocessamento del combustibile nucleare di La Hague. Ritornato in Italia ho partecipato, nei laboratori di ricerca della Casaccia (CNEN, ora ENEA), alla messa a punto degli impianti di separazione del plutonio di Saluggia e successivamente allo studio dei siti nucleari in vista della costruzione di centrali di energia nucleare. Dal 1982 sono stato distaccato dal CNEN presso l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) di Vienna dove mi sono occupato prevalentemente di salvaguardie nucleari, in particolare per i reattori nucleari di potenza e di ricerca nel mondo. Per 22 anni ho avuto la possibilità di visitare ed ispezionare una sessantina di reattori in tre continenti, in particolare in Giappone ed in particolare proprio Fukushima.

Durante l'intera attività ero giunto alla conclusione che le precauzioni utilizzate negli impianti nucleari fossero tali da rendere praticamente impossibile un grosso incidente nucleare. Proprio il Giappone si presentava ai miei occhi come il modello per eccellenza di organizzazione, di perfezione, di attenzione al più piccolo dettaglio: l'energia nucleare o doveva essere realizzata così o non doveva esistere. Ed invece... Three Miles Island, Chernobyl, Fukushima... tre catastrofi in meno di 30 anni.

Oggi sono completamente convinto che i rischi dell'energia nucleari siano tali da consigliarne l'utilizzo solo se non ci fossero sulla Terra altre fonti di energia o dopo una guerra nucleare. Voterò quindi SI al referendum per le seguenti ragioni:

a) la progettazione di una centrale nucleare avviene sulla base di dati statistici puri, cioè su una probabilità estremamente bassa di un grosso incidente, anziché basarsi sul fatto che un incidente anche imprevedibile possa avvenire (per esempio: chi avrebbe mai potuto calcolare statisticamente che otto montanari dell'Afghanistan si potessero impadronire contemporaneamente di quattro jet di linea facendoli convergere sulle Torri di New York, sul Pentagono e sulla Casa Bianca? Chi potrebbe calcolare statisticamente la possibilità dell'impatto di un meteorite?) e quindi progettando nello stesso tempo le soluzioni e le difese: naturalmente questo però aumenterebbe enormemente i costi ed allora bisogna ricordarsi che l'energia nucleare è un'industria come tutte le altre, cioè che vuole fare profitti;

b) gli effetti di un grosso incidente non sono come gli altri: terremoti, inondazioni, incendi fanno un certo numero di vittime e danni incalcolabili, ma tutto questo ha un termine. L'energia nucleare no: gli effetti si propagano per decenni se non secoli, con un disastro anche economico per il Paese colpito. I discendenti delle bombe di Hiroshima e Nagasaki ancora subiscono danni. Altrimenti perché il deterrente di una guerra nucleare funziona talmente? Anche i bombardamenti "classici" causano morti molto elevate, ma non portano a danni simili per generazioni...

c) il blocco dell'energia nucleare in Italia del 1987 ha avuto il torto di fermare di botto non solo le quattro centrali in funzione (Trino Vercellese, Caorso, Latina, Garigliano) e la costruzione di Montalto con spese immani per un pazzesco riadattamento dell'impianto nucleare ad una centrale di tipo classico, ma altresì ogni tipo di ricerca nucleare, anche di eventuali impianti innovativi, creando un pericolo, dato l'impauperamento di una cultura "nucleare": non esistevano più corsi di scienze nucleari, né tecnici, né possibilità di tecnologie di difesa da eventuali incidenti in altre nazioni. E questo non è richiesto dalla rinuncia all'uso di centrali atomiche: la ricerca e lo sviluppo del nucleare dovrebbe poter continuare;

d) la presenza di impianti di produzione di energia nucleare porta ad una militarizzazione delle zone in questione: non c'è trasparenza, ogni dato viene negato all'opinione pubblica. Anche agli ispettori dell'AIEA viene proibito di comunicare con la stampa. Lo dimostra anche quello che è successo a Fukushima: il gestore ha tenuto nascosto per lungo tempo la gravità dell'accaduto. E in un territorio come il Giappone, sottoposto non solo a terremoti ma a tsunami, il costo di una maggiore precauzione per gli impianti di raffreddamento è stato tenuto il più basso possibile senza tenere conto dei rischi solamente per fare più profitto!

e) in tutto il mondo non è stato mai risolto il problema dello smaltimento delle scorie mucleari. Nell'immenso deposito scavato in una montagna di Yucca Mountain in USA si sono dovuti fermare i lavori, il maggiore deposito in miniere di sale della Germania si è dimostrato contaminato con pericoli per le falde acquifere, ecc. Il combustibile nucleare delle nostre centrali fermate è in gran parte ancora lì dopo 25 anni. D'altra parte un Paese come il nostro che non riesce a risolvere il problema dei rifiuti può dare garanzie sui rifiuti nucleari?

f) l'Italia è un paese sismico, dove l'ospedale e la casa dello studente dell'Aquila sono crollate perché al posto del cemento è stata usata sabbia. Può dare garanzie sugli impianti nucleari? E la presenza di criminalità organizzata a livelli preoccupanti può liberarci da particolari preoccupazioni nella scelta e costruzione di centrali atomiche?

g) ultima osservazione: anche se molti minimizzano gli effetti delle radiazioni nucleari, una cosa si può dire con certezza: gli effetti delle radiazioni a bassi livelli ma per tempi estremamente lunghi sugli esseri viventi non sono stati mai chiariti. Non deve essere solo il fumo a preoccupare l'opinione pubblica!

Per tutte queste ragioni penso che in Italia l'uso dell'energia nucleare non sia raccomandabile, perlomeno in questa fase della nostra storia, ed invece un miscuglio di diverse fonti di energia (eolica, solare, idrica, gas, geotermica) potrà sopperire ai nostri bisogni, accompagnato da una maggiore ricerca scientifica ed un diverso modello di vita con maggiore eliminazione degli sprechi. Io voto sì.

10 giugno 2011

FONTE: larepubblica.it
http://www.repubblica.it/ambiente/2011/06/10/news/perch_voter_si_al_referendum_sul_nucleare-17463456/?ref=HREA-1


Bella, preziosa ed esaustiva questa lettera, nella quale un esperto del settore dell'energia nucleare, e sopratutto di centrali nucleari, spiega perchè voterà SI' al referendum sul nucleare.
Tutte le sue motivazioni per dire NO al ritorno del nucleare in Italia le trovo perfettamente condivisibili e assolutamente ragionevoli. E questa lettera, mi ripeto, non l'ha scritta un novellino, ma un vero esperto del campo che ha lungamente lavorato nel settore del nucleare, visitando e ispezionando tante centrali in varie nazioni del mondo tra cui anche il Giappone e sopratutto quella di Fukushima.
Ognuno di noi tragga le sue conclusioni..... da parte mia non esito a dire che voterò anche io SI' per dire NO al ritorno del nucleare in Italia.

Marco

giovedì 9 giugno 2011

Oltre 130 incidenti nucleari in 50 anni. Ecco tutti i disastri di cui nessuno parla.


Quando si parla di incidenti nucleari, la stragrande maggioranza della gente pensa immediatamente a Fukushima e a Cernobyl. Quello che la maggior parte della gente ignora però, è che negli ultimi 50 anni si sono verificati oltre 130 incidenti nucleari, in ogni parte del mondo.
Solo nell'anno 2008, quindi ben prima del disastro di Fukushima, gli incidenti registrati sono stati 5: uno in Giappone, due in Francia, uno in Svezia e uno in Slovenia, di cui uno francese e quello sloveno al confine con l’Italia, quindi per ben due volte abbiamo rischiato di rimanere “cotti” dall’atomo.

Il primo incidente nucleare della storia, se non vogliamo considerare incidenti le due bombe della Seconda Guerra Mondiale, lo registriamo nel lontano 1952, a Chalk River, la prima centrale nucleare canadese, a pochi chilometri da Ottawa. Un errore di un tecnico portò alla semidistruzione del nocciolo del reattore. Questo portò alla dispersione del liquido radiattivo che contaminò le acque, e a diverse esplosioni di idrogeno che contaminarono l’aria. Per fortuna non ci furono vittime perchè la zona era abbastanza isolata. Pochi mesi più tardi negli Stati Uniti ci furono però i primi morti, 4 precisamente, a causa dell’esplosione del reattore Argon. Uno dei più grandi disastri ambientali accaduti, e mai raccontati, almeno da questa parte dell’Oceano, accade solo 3 anni più tardi, nel ’55, quando una nave-appoggio, la Fori-Rosalie della Royal Navy, Inghilterra, affondò nell’Atlantico. Tutto si aggravò perchè quella nave trasportava 1500 recipienti con una tonnellata di residui atomici per ognuno. I danni provocati all’Oceano ancora non sono calcolabili.

Nel complesso in Europa possiamo contare 90 incidenti nucleari, più che in tutto il resto del mondo. I maggiori responsabili di questi incidenti sono i francesi, che hanno 58 centrali nucleari, e detengono il record della nazione europea più disastrosa, secondi nel mondo solo agli Stati Uniti. Molti danni sono stati anche creati dall’Unione Sovietica e dalla Spagna.
E l’Italia? Checchè se ne pensi, anche l’Italia ha dato il suo triste contributo, per ben 9 volte. La prima nel 1964, quando un guasto alla centrale di Garigliano portò quasi alla catastrofe, cioè si sfiorò lo stesso incidente di Cernobyl. Solo che Garigliano non era isolata come la centrale ucraina, ma si trovava nel cuore dell’Italia, e se fosse effettivamente esplosa, ora non saremmo qui a raccontarvelo. Solo 3 anni dopo, nel ’67, a Trino Vercellese un guasto impose la chiusura per 3 anni. Il problema fu che, nonostante non fosse più utilizzata, ci si dimenticò della perdita di trizio radiattivo che proveniva dalla centrale e si scaricava direttamente nel Po. E nessuno in 3 anni fece niente per fermarla. Nel 1969 altro pericolo per l’Italia. Due guasti alla centrale di Latina fecero mancare l’alimentazione alla strumentazione. La prima volta fu trovata una soluzione tutta italiana, e si tentò di arrangiarsi in qualche modo, al secondo ostacolo si decise di chiudere la centrale.
1974, nella centrale di Casaccia si rompe un recipiente che conteneva plutonio. Nessuno ha saputo com’è andata a finire. Il 22 novembre del ’75 per una volta la responsabilità non era nostra. Due navi americane, la portaerei J. F. Kennedy e l’incrociatore Belknap si scontrano vicino la Sicilia. A bordo dell’incrociatore c’erano armi nucleari, ma l’incendio divampato a bordo dopo lo scontro è stato fermato pochi metri prima che raggiungesse il deposito.
1978, Caorso, fughe dalle turbine della centrale nucleare, le valvole non tengono, le strutture portanti che dovrebbero sostenere e contenere i gas radioattivi sono mal progettate e lasciano uscire quantità immani di sostanze pericolose. La centrale verrà chiusa. Nel 2003 gli americani si ripetono. Vicino le coste della Maddalena il sottomarino Hartford s’incaglia nella Secca dei Monaci. La tragedia viene solo sfiorata perchè il comandante riesce a disincagliare la nave prima che il danno diventi irreparabile.
L’evento peggiore è accaduto solo qualche anno fa, ma nessuno ne ha saputo niente. Ancora nella centrale di Casaccia, nonostante l’opposizione del popolo italiano di far entrare materiale radiattivo sul proprio territorio, dalla centrale Enea c’è una fuoriuscita di plutonio. 6 dipendenti (ma c’è chi è pronto a giurare che fossero 14) rimangono contaminati. Le autorità ammettono l’incidente, sempre comunque sotto silenzio, solo 4 mesi dopo l’accaduto.

Tra gli incidenti nucleari più gravi, come se si potesse fare una classifica delle tragedie, ricordiamo quello di Windscale, a 500 km da Londra, quando ci fu una fuga di radioattività pari ad un decimo della bomba atomica sganciata su Hiroshima. La nube radioattiva arrivò fino in Danimarca e le autorità, per difendere la propria popolazione dalla radiattività della zona colpita, pari a 20 volte in più del normale, vietò di bere latte in un raggio di 50 km, facendo gettare 600 mila litri di latte ogni giorno. Pochi giorni dopo un’altra centrale inglese, quella di Sellafield, fu colpita da un incendio, generando una nube radioattiva che attraversò l’Europa causando almeno 300 morti (ufficiali, quindi vi lascio immaginare quanti possano essere quelli reali). L’anno dopo tra gli Urali un’esplosione di scorie radioattive fece centinaia di morti e migliaia di contaminati. Migliaia di km ancora oggi sono recintati. Uno scontro tra un B-52 e un B-28 americani nel 1966 fece cadere 4 bombe all’idrogeno su Palomares, in Spagna. Due esplosero. Non ci furono morti accertati, ma ancora oggi quelle zone sono radiattive e la gente continua a coltivare tranquillamente, senza sapere a cosa va incontro. Nel ’68 un incidente simile al precedente, stavolta in Groenlandia, porta ad ammalarsi di cancro le circa 100 persone destinate a bonificare l’area. A Tallin (Urss), nel ’76, salta in area una centrale nucleare sotterranea, provocando la morte di oltre 100 persone e contaminando centinaia di migliaia di km con Iodio 131. L’anno successivo a El Ferrol, Spagna, una fuga radioattiva contamina un centinaio di persone. Peggio ancora quello che accade tre anni dopo nel Tennessee, dove la fuoriuscita di uranio riesce a contaminare 1000 persone, mentre oltre 300 persone vengono contaminate nell’81 per lo stesso problema in Giappone, a Tsuruga. Nel 1997 un incidente tra un trattore e un camion che trasporta isotopi radioattivi fa fuoriuscire sostanze tossiche che innalzano il livello di radioattività della zona di 25 volte più del normale. Nel ’99 in Giappone una serie di esplosioni nella centrale di Tokaimura portano alla morte di 3 persone e alla contaminazione di altre 450, di cui 119 molto gravi, e alla fuoriuscita di uranio. Intorno alla centrale si rilevano valori tra i 10 e i 20 mila volte superiori alla norma.

Alla fine, escludendo il disastro di Fukushima le cui conseguenze sono ancora da valutare, possiamo contare circa 3.400 morti a causa dell’atomo (di cui 2500 solo a causa di Cernobyl), più un numero imprecisato di contaminati, che è impossibile da stimare. Sono in realtà numeri enormemente in difetto poichè è impossibile quantificare il numero dei decessi reali avvenuti nel tempo a causa delle radiazioni. Per la sola Chernobyl infatti, la New York Academy of Sience ha stabilito che sono almeno 1 milione i morti effettivi, più altre 250mila vittime in Europa per tumori e leucemie causati dalla nube tossica.
Dopo i numerosi incidenti, peraltro non più gravi di altre parti del mondo, accaduti in Germania, è stato deciso di chiudere gradualmente tutte le 19 centrali nucleari sul territorio. La prima è stata chiusa nel 2001, l’ultima lo sarà entro la fine del 2022.


Questi, in ordine cronologico, gli incidenti nucleari registrati dal 1952 al 2004

1952 Chalk River (Canada). L'errore di un tecnico provocò una reazione che portò alla semidistruzione del nocciolo del reattore.

1952 USA. Un incidente con reattore Argon. 4 morti accertati.

1955 Febbraio, Atlantico. La nave appoggio Fori-Rosalie della Royal Navy affonda nell'Atlantico 1500 recipienti contenenti ciascuno una (1) tonnellata di residui atomici a 1.600 Km dalle coste inglesi e a 2.000 metri di profondità.

Ottobre 1957 Windscale (GB). Fusione del nocciolo (l'incidente più grave che possa accadere in una centrale). Il reattore viene inondato. Fuga di radioattività pari al 1/10 della bomba atomica di Hiroshima. La nube radioattiva arriva fino in Danimarca. La radioattività su Londra si eleva 20 volte oltre il valore naturale (Londra dista da Windscale 500 km). Il consumo di latte è vietato in un raggio di 50 km (ogni giorno vengono gettati 600.000 litri di latte).

1957 Sellafield (Gran Bretagna). Un incendio nel reattore dove si produceva Plutonio per scopi militari generò una nube radioattiva imponente. La nube attraversò l'intera Europa. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all'incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato.

1957 Kyshtym (Unione Sovietica). Un bidone di rifiuti radioattivi prese fuoco ed esplose contaminando migliaia di Kmq di terreno. Furono esposte alle radiazioni circa 270.000 persone.

1958 Usa. Un incidente a Oak Ridge: 12 persone investite dalle radiazioni.

1958 zona Urali (Urss). Catastrofe nucleare a causa dell'esplosione di un deposito di scorie radioattive. Centinaia di morti. Decine di migliaia di contaminati. Migliaia di km. ancora oggi recintati.

1961 Idaho (Usa). Esplosione del reattore: 3 morti. Non si sono contati gli intossicati dentro e fuori l'impianto. Il grado di contaminazione dei corpi dei deceduti risultò così alto che le teste e le mani furono tagliate e sepolte in un deposito di scorie radioattive. L'impianto è stato definitivamente chiuso.

1964 Usa. Incidente al reattore Wood River: (1) un morto.

1964 Garigliano (Italia). Guasto al sistema di spegnimento di emergenza del reattore. Si è andati vicino alla catastrofe.

1966 Belgio. Il fisico Ferdinand Janssen intossicato viene portato all'ospedale Curie di Parigi.

1966 Ottobre, Lagoona Beach (Usa). Alcune piastre di protezione si staccano e bloccano il circuito di raffreddamento del reattore auto-fertilizzante Enrico Fermi (61 Mw) per cui si ha surriscaldamento; il dispositivo di arresto automatico non funziona; il reattore riprende la sua attività soltanto nel 1970; e nel 1972 viene fermato definitivamente.

1967 Trino Vercellese (Italia). Fessurazione di una guaina d'acciaio di una barra di combustibile con conseguente chiusura della centrale per 3 anni. Per buona parte di questo tempo la centrale ha scaricato nelle acque del Po Trizio Radioattivo.

1967 Francia. Fusione di elementi combustibili nel cuore del reattore di Siloe (Grenoble). Ciò provoca la liberazione di Iodio 131 e Cesio 137 nell'acqua di raffreddamento del reattore. Si liberano gas radioattivi nell'aria.

1968 Den Haag (Olanda). Per un «errore tecnico» si libera nella centrale Up 2 del materiale radioattivo. La radioattività nell'aria della città supera di 100 volte i limiti «accettabili».

1968 Gennaio, Chooz (Belgio). Grave incidente nel reattore ad acqua leggera. La riparazione è durata 2 anni e 2 mesi. Nel 1970 il reattore è guasto di nuovo.

1968 Agosto, Brenìllis (Spagna). La centrale si blocca completamente. La riparazione è durata 3 anni.

1968 Francia. Il reattore di Monts Arreé si arresta per un incidente. Periodo di riparazione: 3 mesi.

1969 Garigliano (Italia). Sette arresti alla centrale per guasti.

Febbraio 1969 Latina (Italia). Arresto alla Centrale di Latina per mancanza di alimentazione alla strumentazione. (A Marzo si avrà ancora un grosso guasto alla stessa centrale).

Gennaio 1969 Lucens (Svizzera). Dopo sole 7 ore di funzionamento si ha surriscaldamento con rottura di guaine ed infiltrazione di acqua contaminata nel sotterraneo. La grotta contenente la centrale è stata murata definitivamente.

1969 Germania. Per fessurazioni molteplici delle turbine il reattore Gundremmingen sul Danubio viene chiuso per 3 anni.

1969 Usa. Incendio nel reattore di Rocky-Flats. Durante l'incendio si perde Plutonio.

1969 Francia. Parecchi chilogrammi di Uranio vanno persi durante un incidente a Saint Laurent des Eaux. Le riparazioni durano parecchi mesi.

1970 Belgio. Altro incidente nel cuore del reattore di Chooz.

1970 Chicago (Usa). L'impianto Edison perde 200.000 litri di acqua contaminata.

1970 Usa. Il reattore da 600 Mw Dresden 2 sfugge completamente al controllo per 2 ore per un guasto ad una apparecchiatura di controllo.

1971 Den Haag (Olanda). Rottura di un tubo per il convoglia-mento di acqua radioattiva.

1971 Kansas. Si scopre che la miniera di sale scelta per lo stoccaggio delle scorie radioattive, al riparo dell'acqua, è piena di buchi e l'AEC (Ente USA per l'Energia Nucleare) è costretto a improvvisare dei piani di stoccaggio in superficie.

1971 Francia. Fournier rivela in «Charlie Hebdo» n. 14 che un tecnico del centro nucleare di Saclay ha tentato, due anni prima, di suicidarsi dando fuoco al laboratorio in cui lavorava.

1972 Francia. Due militanti del gruppo ecologico «Survivre et Vivre» scoprono che più di 500 fusti di residui radioattivi su 18.000 conservati all'aperto al centro di ricerche nucleari di Saclay, hanno larghe fenditure che lasciano così sfuggire la radioattività.

1972 Francia. Un operaio portoghese che non conosce i segnali di pericolo lavora parecchie ore in una sala irradiata del centro di Saclay.

1972 Francia. Ancora al centro di Saclay sfuggono dieci metri cubi di liquidi radioattivi.

1972 Usa. Due lavoratori nell'impianto di Surry muoiono per l'esplosione dei tubi di un sistema di sicurezza mentre ispezionano tubi già difettosi.

1973 Marzo, Chinon (Francia). Arresto definitivo della centrale nucleare di Chinon I, dopo soli 11 anni di funzionamento. Di fatto la centrale ha mosso le turbine per 43.000 ore, ossia per 5 anni.

1973 Hanford (Usa). La AEC ammette che nei 15 anni precedenti si sono verificati 15 incidenti in cui si sono liberati liquidi radioattivi per un totale di 1.600.000 litri.

1973 Settembre, La Hague (Francia). Fuga di gas radioattivo. 35 lavoratori sono contaminati di cui 7 gravemente.

1973 Settembre, Windscale (GB). Nell'officina di ritrattamento si ha un rigetto di radioattività. 40 lavoratori sono contaminati.

1973 Novembre, Hanford (Usa). Si ha la (17^) diciassettesima fuga di liquidi radioattivi. Gli accumuli di Plutonio in una fossa vicino alla città sono così grandi da rendere possibile una reazione a catena.

1973 Dicembre (Usa). Di 39 reattori, negli Usa, 13 sono fuori servizio. Brown's Ferry lavora al 10%, Peach Botton al 2%, Connec 2 al 20%.

1973 Den Haag (Olanda). 35 addetti agli impianti sono intossicati (7 in modo molto grave). Nubi di gas radioattivo si diffondono per 15 minuti sulla campagna.

1974 Usa. Da un'inchiesta risulta che più di 3.700 persone che avevano accesso ad armi atomiche hanno dovuto essere licenziate. Motivi: demenza, decadimento intellettuale, alcolismo.

1974 Sevcenko (Urss). Reazione tra il Sodio (usato come liquido refrigerante) e l'Acqua con generazione di Idrogeno e Soda Caustica (che a sua volta corrode il circuito di trasporto del fluido). Il risultato è una grossa esplosione.

1974 Aprile, (Austria). Qualcuno contamina volontariamente il treno Vienna-Linz con Iodio 131 e Iodio 113. Dodici (12) persone vengono ricoverate. Gli autori dell'attentato non sono mai scoperti.

1974 Maggio, Casaccia (Italia). Si spacca un recipiente contenente Plutonio. Non si sa altro.

1974 Maggio, (Usa). L'USAEC comunica che 861 anomalie si sono prodotte nel 1973 nei 42 reattori in funzione; che 371 avrebbero potuto essere serie e che 18 lo furono realmente (di cui 12 con fuga di radioattività).

1974 Usa. Una nube radioattiva di Trizio si forma per una fuga di gas da un condotto della centrale di Savannah Mirex, in Carolina. La nube va lentamente alla deriva ad una altezza di 70 metri.

1974 Francia. A 60 anni dall'avvio di una fabbrica di Radio, nonostante il suo smantellamento, si libera ancora una radioattività significativa. L'acquirente del terreno di Gyf-sur-Yvette sul quale la fabbrica è situata scopre in vari punti fonti radioattive che superano 50 volte la dose massima consentita.

1974 Belgio. L'acqua della condotta Visé, captata nel Pletron, contiene da 2 a 3 volte più Radon 22 (gas radioattivo) del massimo ammesso per una popolazione adulta vicina ad una centrale.

1975 Gennaio, Usa. Viene ordinata la chiusura di 23 reattori per guasti nel sistema di raffreddamento, vibrazioni anormali e piccole fughe di gas radioattivo.

1975 Germania. Il 19 Novembre muoiono 2 operai nel reattore di Gundremmingen. I due dovevano riparare una valvola. Escono 4 litri di vapore radioattivo ad una pressione di 60 atmosfere e ad una temperatura di 270°C.

1975, 22 Novembre, Italia. Due (2) navi americane, la portaerei J.F.Kennedy e l'incrociatore Belknap, a bordo della quale vi erano armi nucleari, (come testimonia l'allarme in codice 'broken arrow' che fu lanciato dal comandante della sesta flotta americana e che indica appunto un incidente che vede coinvolte armi nucleari) si scontrano al largo della Sicilia. La Belknap prese fuoco e fu gravemente danneggiata, ma l'incendio venne fermato a pochi metri dal magazzino che conteneva le armi atomiche.

1975 Marzo, Brown's Ferry (Usa). Per cercare correnti d'aria nella cabina di comando della centrale viene usata una candela che appicca il fuoco a tutti i cavi elettrici bloccando tutti i sistemi di sicurezza. Si riesce a rimediare fortunosamente (per un resoconto più dettagliato di questo grave incidente vedi il «Corriere della Sera» del 2/7/1977, p. 3.). Secondo il calcolo delle probabilità questo incidente può verifi-carsi in un caso su mille miliardi!

1976 Gennaio, Germania. Sempre a Gundremmingen la neve caduta in abbondanza spezza le linee elettriche che convogliano l'energia prodotta nel reattore. Questo, spento con la procedura d'emergenza, fu soggetto ad una tale pressione interna che le valvole di sicurezza si aprirono e liberarono vapore radioattivo.

1976 Windscale (GB). Il reattore contamina di Iodio 131 centinaia di miglia di territorio.

Ottobre 1976 Tallin (Urss). Salta in aria una centrale atomica sotterranea: almeno cento persone sono morte. Le autorità sovietiche negano ma dopo il 25 Ottobre, e per una settimana almeno, il quotidiano Russo ha pubblicato una decina di necrologi ogni numero (Per un resoconto più dettagliato di questo incidente vedi «Panorama» de 30/11/1976, p. 145.).

1977 Bulgaria. Nella centrale di Klozodiy, a causa di un terremoto, salta la strumentazione di controllo del reattore. Grazie ai tecnici che sono riusciti a fermare la reazione, l’Europa ha evitato conseguenze gravissime.

1977 Aprile, El Ferrol (Spagna). Fuga radioattiva. Più di 100 persone contaminate.

1978 Maggio, Caorso (Italia). Il giorno del collegamento della centrale con la rete elettrica (26 Maggio '78) si sono avute fughe limitate nel reparto turbine. Ci sono valvole che non tengono, strutture portanti, come i tiranti che sostengono i tubi del gas radioattivo, mal progettati con calcoli sbagliati.

1979 Three Mile Island, Harrisburgh, Usa. Il surriscaldamento del reattore provocò la parziale fusione del nucleo rilasciando nell'atmosfera gas radioattivi pari a 15000 terabequerel (TBq). In quella occasione vennero evacuate 3.500 persone.

1982 USA. Nella centrale di Giuna, uno dei tubi del sistema refrigerante sì fessura e scarica acqua bollente radioattiva.

1982 USA. Dopo l’incidente di Giuna si scoprono in altre sette centrali oggetti di metallo dimenticati nelle condotti. Molti impianti sono così fermati perché ritenuti poco sicuri.

1986 Chernobyl, Unione Sovietica. L'incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l'esplosione del vapore radioattivo. Si levò al cielo una nube pari a 12.000.000 di TBq di Materiale Radioattivo disperso nell'aria (per avere un'entità del disastro confrontate questo valore con i 15.000 Tbq del precedente incidente nucleare registrato nel 1979 a Three Mile Island negli Usa). Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2.500 nel periodo successivo per malattie e cause tumorali. L'intera Europa fu esposta alla Nube Radioattiva e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono dati ufficiali sui decessi complessivi ricollegabili a Chernobyl dal 1986 ad oggi.

1989 Finlandia. Avaria nel sistema di controllo nella stazione di Olkiluoto.

1990 Germania. Infiltrazione di tritio nella stazione nucleare di Kruemmel.

1991 Finlandia. Spegnimento manuale dovuto ad un incendio nella stazione di Olkiluoto.

1991 Germania. Incidente durante il rifornimento di carburante nella stazione di Wuergassen.

1992 Germania. Avaria nel sistema di raffreddamento nella centrale di Brunsbuttel.

1995 Germania. L'Alta Corte Tedesca decide che la licenza di attività concessa alla stazione di Mülheim-Kärlich è illegale, a causa della mancata considerazione, in fase di concessione, del rischio di terremoto nella zona.

1996 Germania. Un programma della TV Tedesca, Monitor, svela che la Siemens ha compiuto numerosi errori durante la costruzione della stazione di Kruemmel.

1997 Germania. 20.000 dimostranti si affollano presso il deposito di scorie radioattive di Gorleben per manifestare contro il trasporto di scorie nucleari.

1997 Germania. Un treno trasportante liquido nucleare deraglia di fronte alla stazione di Kruemmel.

1999, 8 Gennaio, Francia. Centrale di Cruas Meysse, 65 persone evacuate dopo che si sono accese le luci d’allarme radioattivo.

1999, 11 Marzo, Francia. Centrale del Tricastin, un (1) contaminato.

1999, 16 Giugno, Russia. Centrale di Seversk, 2 contaminati per fuga radioattiva.

1999, 23 Giugno, Ucraina. Centrale di Rivno, principio incendio.

1999, 4 Luglio, Ucraina. Centrale di Zaporozhie (Ucraina), bloccato un reattore per precauzione.

1999, 12 Luglio, Giappone. Centrale Tsuruga, bloccato reattore per una perdita acqua.

1999, 17 Luglio, Ucraina. Centrale di Cernobyl, 3 operai contaminati.

1999 Tokaimura, Giappone, 1999. Un incidente in una fabbrica di Combustibile Nucleare attivò la reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono all'istante mentre altre 450 furono esposte alle radiazioni (119 in modo grave). La mattina di giovedì le autorità rivelano che, a causa di una fuoriuscita d’uranio, si è innescata una fissione incontrollata nel nocciolo del reattore. Alle 10:30 scatta l’allarme, alcuni operai sono stati contaminati in modo molto grave. Alle 12:41 la Polizia crea un 'cordone' intorno alla centrale, si capisce che l’incidente sta diventando più grave del previsto. Alle 15:18 alcune famiglie residenti nei pressi della centrale vengono evacuate. Alle 21:00 si tiene una riunione di emergenza e il governo comprende a questo punto la gravità dell’incidente; oltre 300000 persone invitate a stare in casa. Alle 24:00 la radioattività attorno e dentro all’impianto raggiunge livelli tra le 10 e le 20 mila volte superiore alla norma. Alle 02:30 del giorno seguente 18 tecnici operi nell’impianto accettano una missione da veri 'kamikaze', devono entrare nell’impianto per fermare la reazione a catena, ben consapevoli che, terminata la missione, non sarebbero più stati gli stessi. Alle 06:00 le autorità affermano che la radioattività è scesa a zero (0). Dopo si accerterà che è stato un errore umano, i tecnici stavano infatti trasportando, all’interno dell’edificio dove si tratta l’Uranio usato come combustibile nella vicina centrale nucleare, due barili di miscela di Uranio-Acido Nitrico (che venivano miscelati a mano, con un rudimentale imbuto, di 30 kg ognuno: questi sono involontariamente caduti terra ed essendosi miscelati, hanno innescato la reazione. I tecnici che hanno fermato la reazione sono all’ospedale in gravissime condizioni.

1999, 2 Ottobre, Ucraina. Centrale di Khmelitskaya, blocco del reattore per malfunzionamento.

1999, 4 Ottobre, Corea del sud. Centrale di Wolsong, 22 operai contaminati.

1999, 5 Ottobre, Finlandia. Centrale Loviisa, perdita di Idrogeno.

1999, 8 Ottobre, Giappone. Deposito di scorie a Rokkasho, fuoriuscita radiazioni.

1999, 20 Ottobre, Francia. Superphenix, un incidente arresta lo scarico di materiale radioattivo.

1999, 27 ottobre, USA. 'I bambini statunitensi residenti vicino le centrali nucleari di New York, New Jersey e Florida hanno nei denti un 'radioisotopo' (lo Stronzio 90) che li espone ad un rischio tumore molto alto'. Così Ernest Sternglass, professore di radiologia all'università di Pittsburgh ha esordito nell'ultima conferenza stampa del progetto no-profit di 'radioprotezione e salute pubblica'. Lo sconcertante risultato è stato ottenuto dai ricercatori statunitensi che hanno analizzato 515 bambini residenti negli Stati di New York, New Jersey e Florida. I livelli di radioattività rilevata nei campioni, raccolti dal 1979 al 1992, erano molto vicini a quelli osservati a metà degli anni '50 quando Stati Uniti e Unione Sovietica, in piena guerra fredda, si dilettavano negli esperimenti con le armi invisibili. Secondo i responsabili del progetto i livelli di radioattività dovevano invece essere scesi intorno allo zero. 'Se gli esperimenti nucleari sia di superficie, sia sotterranei sono effettivamente terminati, i primi sospetti cadono sui reattori nucleari e sui relativi incidenti', ha detto Sternglass, che ha aggiunto: 'II mondo è troppo piccolo per gli incidenti nucleari'. I responsabili del progetto attribuiscono parte di questa radioattività al disastro avvenuto nel 1979 a Three Mile Island e a quello di Chernobyl nel 1986. Ci sono documenti federali che testimoniano la fuga nucleare dal reattore di Suffolk (New York) nei primi anni '80.

1999, 18 Novembre, Scozia. Centrale di Torness, un tornado precipita a meno di 800 metri dall’impianto.

1999, 13 Dicembre, Russia. Centrale Zaporozhe, fermato reattore.

2000, 5 Gennaio, Francia. Centrale di Blayais, una tempesta costringe a fermare 2 reattori per allagamento.

2000, 15 Febbraio, USA. Reattore Indian Point 2, fuga vapore radioattivo.

2001 Germania. Esplosione di una parte dell'impianto di Brunsbuettel.

2004, 9 agosto, Giappone. Nel reattore numero 3 nell’impianto di Mihama, 350 chilometri a ovest di Tokyo, una fuoriuscita di vapore ad alta pressione, con una temperatura superiore ai 200 gradi, è costata la vita a quattro (4) operai. Altri sette operai sono in condizioni molto gravi. Si è trattato del più tragico incidente nella storia dello sfruttamento dell'energia nucleare a fini civili in Giappone. L’azienda Kansai Electric Power, che gestisce la centrale, si è affrettata a comunicare che : 'Non c’è stata contaminazione radioattiva!'.

2004, 9 agosto, Giappone. altra centrale non precisata. A quanto ha riferito l'agenzia Kyodo, le fiamme sono divampate nel settore dove vengono smaltite le scorie, adiacente al reattore numero 2, in un impianto situato nella prefettura di Shimane. Anche in questo caso non c’è stata alcuna fuga radioattiva...

2004, 9 agosto, Giappone. Incidente nella centrale nucleare della Tokyo Electric Power Company (Tepco), la più grande impresa produttrice di energia in Giappone. La società ha comunicato che il generatore dell’impianto di Fukushima-Daini è stato fermato per una perdita di acqua.

FONTI: ecologiae.com, cipiri6.blogspot.com



Credo che i dati espressi in questo lungo ed esauriente scritto parlino da soli: non esistono centrali nucleari sicure e l'incidente, la disattenzione, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo. Oltre a tutto questo però, oltre alla possibilità di avere degli incidenti, cosa possibilissima anche in centrali di ultima generazione come dimostrato con il disastro di Fukushima, è stato dimostrato che il nucleare fa male alla salute anche se non ci sono incidenti! Da studi recentemente fatti, emerge infatti che vi è un significativo aumento di casi di leucemie e tumori infantili in bambini che vivono nelle vicinanze delle centrali nucleari. E poi c'è il problema delle scorie nucleari, rifiuti pericolosi che rimangono radioattivi per secoli o addirittura per millenni! Nessuno sa come mettere in sicurezza queste scorie o come finanziare un sistema di gestione di queste scorie radioattive che regga per millenni. Insomma, i problemi legati alle centrali nucleari sono molteplici e gravi, e non è veramente pensabile che questa possa essere la strada per avere energia in fututro. Riflettiamo su tutto questo, riflettiamo e facciamo il nostro dovere di bravi cittadini che vogliono vivere in un mondo migliore, andando a votare al referendum del 12 e 13 giugno.

Marco

mercoledì 8 giugno 2011

Nucleare, la Germania chiuderà tutti i reattori entro il 2022

Dalla Germania arriva lo stop definitivo al nucleare. Dopo una riunione di 12 ore, terminata questa mattina, il governo tedesco ha annunciato l’abbandono all’atomo entro la fine del 2022, tra poco più di 11 anni. Così la cancelliera Angela Merkel ha ufficializzato la sua promessa di rendere la Germania un paese all’avanguardia nel campo delle energie rinnovabili. “Una grane sfida” per il Paese, ha spiegato la cancelliera, ma che comporta anche “enormi possibilità” per le generazioni future.

L’uscita dal nucleare entro il 2022 non è però una novità del governo in carica. Già nel 2011, la coalizione di centrosinistra guidata da Gerhard Schroeder aveva approvato un piano simile. Ma un anno fa, su proposta dell’esecutivo Merkel, la legge era stata stracciata per essere sostituita con un pacchetto che prevedeva di tenere in vita gli impianti fino al 2035. Almeno 12 anni in più.

L’opposizione era insorta e anche alle urne la scelta non aveva pagato la cancelliera. Come nel maggio 2010 quando, nel Nord Reno-Westfalia, la Cdu – il partito della Merkel – è passata dal 44,8 per cento del 2005 al 34,6, mentre i Verdi hanno quasi raddoppiato dal 6,2 al 12,1 per cento. A questa sconfitta ne sono poi seguite altre nell’anno in corso, anche e soprattutto dopo il disatro nucleare della centrale giapponese di Fukushima.

Proprio l’incidente atomico nipponico aveva spinto la cancelliera Merkel a prendere tempo: una moratoria di tre mesi sul nucleare, poi trasformata nella chiusura definitiva dei sette impianti più vecchi della Germania, più uno già chiuso nel 2009 per problemi tecnici e che quindi non tornerà a funzionare. Così, nel Paese, resteranno attive nove centrali su 17. “Il nostro sistema energetico deve essere cambiato radicalmente – ha dichiarato Angela Merkel -, vogliamo che l’elettricità del futuro sia sicura e, allo stesso tempo, affidabile ed economica”. Nella nuova tabella di macia del governo, altri sei impianti verranno chiusi nel 2021 e gli ultimi tre l’anno dopo. “Non ci saranno revisioni”, ha rassicurato anche il ministro dell’Ambiente, Norbert Roettgen.

Ancora non soddisfatti però l’opposizione e gli attivisti. Per Greenpeace il 2022 è troppo lontana, una data giudicata “assolutamente inaccettabile” che andrebbe diminuita almeno di cinque anni. Mentre l’opposizione – Spd e Verdi – non ha nascosto il suo scetticismo. Per Sigmar Gabriel, leader della Spd, il governo ha sbagliato a delegare finora il controllo politico del processo ad altri – come l’Autorità per l’elettricità e il gas – oppure al libero mercato. Angela Merkel dovrebbe poi spiegare, è la richiesta della co-presidente dei Verdi, Claudia Roth, come intende compensare la mancata produzione di energia nucleare e risolvere il problema dello stoccaggio permanente delle scorie.

30 maggio 2011

FONTE: ilfattoquotidiano.it
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/30/nucleare-la-germania-chiudera-tutti-i-reattori-entro-il-2012/114609/


Non so quanto questa decisione di chiudere tutte le centrali nucleari presenti sul suolo tedesco sia stata motivata da questioni, per così dire, "elettorali", rimane il fatto che la Germania va assolutamente apprezzata per questa decisione e spero sinceramente che anche le altre nazioni europee prendano esempio e decidano anch'esse di rinunciare al nucleare.
L'Italia in questo senso è in una posizione molto vantaggiosa.... da molti anni abbiamo abbandonato la strada dell'atomo e mi auguro CON TUTTO IL CUORE che non si voglia tornare indietro, intraprendendo quindi una strada diametralmente opposta rispetto a quella che sta seguendo la Germania. A tal riguardo ognuno di noi può fare molto in proposito, andando a votare il 12 e 13 giugno, votando SI' per dire NO al ritorno del nucleare in Italia. Facciamolo tutti quanti, ognuno di noi si renda attivamente partecipe per rendere migliore il paese in cui viviamo.

Marco

venerdì 15 aprile 2011

Con la pioggia pericolo radiazioni in Europa

Secondo l'Organizzazione Non Governativa francese Criirad in Europa si pongono seri rischi di contaminazione nucleare. Il maggior pericolo è nell'acqua piovana. Secondo i Verdi europei i controlli sono troppo scarsi


Rischio contaminazione in Europa - L'Ong francese CRIIRAD, specializzata nella sicurezza nucleare, avverte che "il rischio di radiazioni in Europa non è più negabile". Per tranquillizzare
i cittadini francesi, l'associazione ha redatto un documento che fa il punto sui maggiori pericoli per la salute. Tra questi, soprattutto il contagio da acqua piovana: non berla e maggiori controlli nel suo impiego per fini industriali e agricoli. Sempre secondo l'Ong, le autorità competenti dovrebbero aumentare i controlli su alimenti come latte e formaggi fresco, e verdure a foglia larga, i più soggetti all'assorbimento dello Iodio 131, una sostanza pericolosa contenuta nelle scorie radioattive e rilasciata nell'atmosfera dopo il disastro di Fukushima in Giappone. Questo elemento può provocare serie patologie come il cancro della tiroide.

In Francia - Una settimana fa la CRIIRAD e l'Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire (IRSN) avevano rilevato pericolose concentrazioni di Iodio 131 nell'acqua piovana nel sud est della Francia e nei campioni di latte fresco di alcuni allevamenti prelevati il 28 marzo. Il tutto sarebbe dovuto alla nube contenete radiazioni arrivata nelle settimane scorse sui cieli del vecchio continente.

La risposta dell'UE - Intanto l'European Food Safety Authority basata a Parma ha specificato di non essere coinvolta nel controllo della radioattività degli alimenti ma di essere comunque a disposizione. La risposta dell'Ue è al momento veicolata dal Dipartimento per l'Energia della Commissione europea con il supporto del Joint Research Centre europeo. Il 25 marzo, dopo la certezza che la catena alimentare in Giappone sia stata contaminata dalle radiazioni, l'Ue ha aumentato i controlli sulle importazioni da qualche regione del Giappone. Il Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha dichiarato che queste misure sono "fin troppo leggere" rispetto ai limiti che il Giappone stesso ha imposto per i consumi interni.

13 aprile 2011

FONTE: terranuova.it
http://www.aamterranuova.it/article5749.htm

mercoledì 13 aprile 2011

Fukushima, un mese dopo il disastro

A un mese dal disastro di Fukushima il quadro dell’incidente nucleare ricorda vividamente la situazione post Cernobyl in Ucraina. A distanza di 25 anni, a distanza di migliaia di chilometri e in due contesti culturalmente e tecnologicamente quanto mai diversi, la situazione sanitaria e ambientale sembra essere proprio la stessa, come pure le modalità di intervento.

L’allarme e l’evacuazione della popolazione.

A Chernobyl dopo l'incidente il governo ucraino fece evacuare un'area di 30 km intorno al reattore, mentre i danni ingenti si sono registrati in un perimetro assai maggiore che si è esteso in gran parte dell'Europa e in realtà, i 30 km di perimetro rappresentavano solamente un ottavo dell'area totale affetta da contaminazioni.

La popolazione dell'ex Unione sovietica non è stata adeguatamente informata dei forti rischi legati alla contaminazione radioattiva e per questo motivo molti cittadini ignari del pericolo atomico stanno pagando con la propria salute gli effetti della radioattività. Tutto questo, naturalmente, perché si è voluto tenere all’oscuro la popolazione per paura di dover gestire una situazione senza via d’uscita.

In Giappone, nonostante la tecnologia d’avanguardia e l’alto livello d'informazione del paese, troviamo stesse situazioni e stesse procedure. Il governo ha allertato solo la popolazione residente fino a 30 km dalla centrale, mentre le radiazioni sono arrivate fino a Tokyo (la capitale che conta oltre 13 milioni d'abitanti e che dista circa 240 km), contaminando in parte acqua e cibo. Anche a Fukushima la gestione del disastro è stata segnata da reticenze e disinformazioni, con una responsabilità diretta sia del Governo che della Tepco: la compagnia giapponese che controlla la centrale nucleare di Fukushima e che non solo non ha fornito informazioni chiare e dettagliate, ma ha anche cercato di minimizzare le conseguenze dell'incidente nei primi giorni, contraddicendosi poi più volte fino a esprimere in modo chiaro, nelle ultime settimane, la sua incapacità di controllo negli interventi.

“È semplicemente agghiacciante ripercorrere le tappe e gli eventi che si sono succeduti 25 anni fa con l'esplosione nella centrale di Chernobyl attraverso ciò che è successo nella centrale di Fukushima solo un mese fa – dichiara il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Ci sono moltissime similitudini che ci fanno capire quanto sia tecnicamente e scientificamente insufficiente, ancora oggi, la capacità d'intervento in caso d'incidente nucleare. La situazione attuale di Cernobyl e gli eventi che sono succeduti in quei territori fino ad ora ci fanno guardare all'incidente giapponese con timore e rassegnazione. Le previsioni sul futuro di Fukushima sono parecchio desolanti: a distanza di un quarto di secolo e in un contesto totalmente differente - dal punto di vista politico, sociale, culturale e soprattutto tecnologico – si ripete la stessa storia: il territorio gravemente contaminato, una dieta zeppa di radionuclidi, l’abbandono totale della ricerca e degli aiuti per le popolazioni vittime del disastro, una crescita esponenziale delle patologie legate alla contaminazione, che aumenteranno sempre più col passare dei decenni”.

La contaminazione.

Il disastro provocato dall'esplosione del reattore di Chernobyl non ha causato solamente morte e distruzione in maniera diretta, nell'immediato, ma ha fatto danni anche e soprattutto a distanza di 25 anni. Sono ancora più di 7 milioni le persone esposte al rischio della contaminazione e costrette a mangiare cibo radioattivo e a bere acqua radioattiva, con un significativo abbassamento delle difese immunitarie e conseguente moltiplicazione di numerose patologie, prime tra tutte quelle legate ai tumori tiroidei. Il pericolo maggiore arriva dal cibo prodotto in loco, nel quale si registrano alte quantità di Cesio 137 e le vittime principali di questa tragedia sono i bambini, condannati, secondo le previsioni della letteratura medica, ai picchi esponenziali delle patologie che saliranno fortemente nei prossimi decenni. Anche a Fukushima c'è stata una contaminazione molto significativa delle derrate alimentari, che ha provocato un allarme diffuso in assenza di informazioni dettagliate e sicure fornite alla popolazione coinvolta. E' evidente, ad oggi, l'incapacità di un controllo preciso e accurato da parte delle autorità governative sia della contaminazione delle derrate alimentari e della falda acquifera, che per quella, assai significativa, dell'ecosistema marino.

Gli incidenti e le soluzioni messe in campo.

Nel reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, del tipo Rbmk, divampò un incendio che provocò il cedimento del tetto superiore costituito da ben 2.700 tonnellate di cemento armato. Il reattore si trasformò in un violento vulcano in esplosione per l'effetto camino creato dalla spaccatura del tetto afflosciato su se stesso che scoperchiò il nocciolo in attività.

Nel disastro di Fukushima la gravità dell'incidente rasenta quella di Chernobyl (livello 7) con conseguenze che ancora oggi non si riescono a prevedere, in una situazione che è in continua evoluzione. Oggi come allora, in Giappone come in Ucraina, si pensa di chiudere l'erogazione di energia per la centrale senza prevedere soluzioni per il contenimento dell'emergenza radioattiva se non con la realizzazione di un sarcofago in cemento armato. Soluzione che in Ucraina doveva essere solo temporanea e che oggi invece rappresenta un triste monumento, altamente a rischio per le crepe causate dal tempo, all’impossibilità di risolvere il disastro nucleare.

Anche a Fukushima come per Chernobyl sono stati utilizzati tecnici e persone di “buona volontà” (i cosiddetti liquidatori) per cercare di arrestare i processi attivati all'interno del reattore, con conseguenze gravissime (diciamo pure letali) per la salute delle persone che sono state direttamente coinvolte. Oggi come allora si è cercato di utilizzare mezzi di fortuna, come elicotteri o cannoni spara acqua, per arginare un incidente di altissima gravità al quale non si è in grado di dare risposte se non in modo precario e artigianale. Anche in questo caso, in prima linea i pompieri e i più affidabili tecnici della centrale che con turni brevi di lavoro si cerca di salvaguardare dalla fortissima contaminazione radioattiva.

“La tragedia di Fukushima - ha concluso Cogliati Dezza – ha costretto i governi dell’Occidente a rivedere i piani energetici, a frenare l’aumento delle centrali nucleari e a cercare, anzi, altre vie per produrre energia. Da questo punto di vista, molti Paesi dovranno affrontare disagi e spese straordinarie per dismettere gli impianti, smaltire le scorie, convertire gli occupati. L’Italia invece, grazie al referendum vinto nel 1987, potrà giocare un ruolo d’avanguardia e far valere positivamente il suo vantaggio tecnologico e occupazionale a tutto vantaggio delle fonti rinnovabili. Il voto referendario del 12 e 13 giugno sarà l’occasione per confermare questo vantaggio”.

FONTE: legambiente.eu
http://www.legambiente.eu/dettaglio.php?tipologia_id=3&contenuti_id=2585


Fukushima e Chernobyl.... sono passati 25 anni, ma questi 2 disastri epocali hanno delle similitudini davvero inquietanti che ci devono far pensare.....
Non voglio spendere tante parole in quanto l'articolo in questione si commenta, ahinoi, da solo.... e Dio solo sa quali e quante saranno le conseguenze di questo disastro a lungo termine. Solo una cosa vorrei dire... il 12 e 13 giugno dovremo votare se vogliamo o meno il nucleare in Italia.... credo che, alla luce di questi recenti tragici avvenimenti, non dovrebbe essere difficile scegliere sensatamente. E non pensiamo che in Italia una cosa del genere non potrebbe avvenire... non ci sono solo i terremoti a provocare dei disastri come questo! Andiamo quindi a votare e votiamo con buon senso.... ognuno di noi può decidere per il bene o per il male della nostra società.

Marco

domenica 3 aprile 2011

Fukushima, l'esperto: a un passo da catastrofe, peggiore della fusione

2 aprile 2011
Secondo Sergio Ulgiati, professore di Chimica a Napoli, la situazione in Giappone sarebbe tutt’altro che tranquilla


“Speriamo che non accada altro, anche perche’ cio’ che sta accadendo e’ gia’ quanto di peggio potesse succedere a una centrale nucleare. Siamo a un passo dall’evento piu’ catastrofico della fusione, nonostante io mantenga ancora qualche speranza negli interventi di contenimento. Dobbiamo imparare da questa esperienza”. E’ Sergio Ulgiati, professore di Chimica ambientale all’Universita’ Parthenope di Napoli e membro del comitato scientifico del WWFItalia, a definire all’AdnKronos “la situazione della centrale atomica di Fukushima non buona e con poco o nulla che noi possiamo fare, a parte aiutare con tutti i mezzi il popolo giapponese a risollevarsi”.

NON BASTA - “Lo sforzo eroico delle poche centinaia di tecnici impegnati nel tentativo di raffreddamento e di chiusura delle crepe – sottolinea Ulgiati – e’ degno della massima ammirazione e l’unica speranza e’ che riescano nel loro intento di contenere il danno. Questi tecnici sono ben consapevoli dei rischi a cui vanno incontro, perche’ sanno perfettamente di contrarre malattie da radiazione, ma sono gli unici a poter intervenire direttamente”. “Se il nocciolo fonde usciranno ancora piu’ radionuclidi – spiega Ulgiati – e a quel punto sarebbe impossibile arrestare una contaminazione ancora maggiore. Una eventuale esplosione del contenitore del combustibile, a causa dell’aumento di pressione o della formazione e combustione di idrogeno causerebbe conseguenze di estrema gravita’. L’unica cosa che possiamo fare e’ imparare la lezione, pensando al futuro del nostro Paese e del mondo. Trovo tragico – conclude l’esperto – che ci sia ancora qualcuno che sostiene che il nucleare e’ sicuro: per questi incidenti ci saranno migliaia e migliaia di persone che subiranno ingenti danni e gia’ ora interi settori dell’economia vengono pesantemente danneggiati con altre gravi conseguenze sulla vita di milioni di persone: dobbiamo imparare da tutto cio’.”

USA - Intanto un team di 15 super esperti Usa nel controllo di radiazioni e’ giunto nel pomeriggio alla base aerea di Yokota, poco lontana da Tokyo, per aiutare il Giappone a fronteggiare la sua peggiore crisi nucleare. Si tratta dei tecnici della Initial Response Force (Irf), una divisione speciale di base a Indian Head, nel Maryland, che include personale altamente specializzato in operazioni di pericolo estremo, come quelli segnati da fattori di contaminazione chimica, biologica e nucleare. Lo scopo dell’iniziativa, annuncia nei giorni scorsi, e’ di fornire supporto nel monitoraggio per rilevare e identificare gli agenti radioattivi, e condurre anche ricerche, salvataggi e decontaminazione del personale provvedendo a cure mediche d’urgenza.

FONTE: giornalettismo.com
http://www.giornalettismo.com/archives/120110/fukushima-lesperto-a-un-passo-da-catastrofe-peggiore-della-fusione/


Trovo estremamente eloquenti le parole del Prof. Ulgiati a proposito del disastro che sta avvenendo in Giappone alla centrale nucleare di Fukushima: "Trovo tragico che ci sia ancora qualcuno che sostiene che il nucleare è sicuro..... dobbiamo imparare da tutto ciò". Già, imparare... ma l'uomo è capace di imparare dai propri errori? Non bastava Chernobyl? No, non bastava... e temo che non basterà neppure Fukushima per imparare.
Le Centrali Nucleari sono troppo, veramente troppe pericolose, e non ci si illuda che le Centrali di ultima generazione siano inattaccabili da qualsiasi problema. Le Centrali Nucleari sono come bombe a orologeria, pronte a esplodere se qualcosa dovesse andare storto.... con conseguenze disastrose per l'umanità intera. E' un rischio davvero troppo grande per avere energia.

Vorrei infine spendere qualche parola per gli uomini che, a rischio della propria vita, stanno operando nella centrale per raffreddare e chiudere le crepe formatesi. Onore e merito a tutti questi uomini, veri eroi degni di ogni ammirazione, per il lavoro davvero impagabile che stanno facendo, ben sapendo che ne pagheranno care le conseguenze a livello di salute per via delle intensissime radiazioni presenti. Onore e merito a voi, coraggiosi uomini pieni di altruismo.... non si potrà mai ringraziarvi abbastanza per quello che state facendo.

Marco