Dopo 10 anni di attesa, la Corte d’appello di Firenze condanna l’Inail al risarcimento per la malattia professionale a tre ex dipendenti Enel della provincia di Lucca. Una vittoria per l’Inca-Cgil della provincia di Lucca e per i lavoratori coinvolti, anche se purtroppo la sentenza è arrivata postuma.
Con una sentenza finora unica nel suo genere, sarebbe stata accertata l’esistenza di una malattia professionale mai riconosciuta prima. Gli assistiti, vittime di questa patologia, ottengono così il diritto di ricevere un indennizzo proporzionato al grado di menomazione, pari all’85% degli arretrati oltre al diritto alla rendita ai superstiti riconosciuto al coniuge.
“La vicenda – spiega la Cgil – inizia nel 2011 quando un nostro assistito, all’epoca 62enne, si è rivolto al Patronato Inca Cgil di Marlia per ottenere assistenza nel riconoscimento di quella che reputava una malattia causata dal suo precedente lavoro. Si trattava di mieloma multiplo micromolecolare, secondo lui derivato dall’esposizione a onde e campi elettromagnetici generati dai piloni dell’alta tensione. L’uomo aveva lavorato infatti alle dipendenze di Enel dal 1974 al 2005: nel corso degli anni si era occupato di installazione e manutenzione di apparecchiature e infrastrutture telefoniche, impianti di alimentazione, macchine di teleoperazione e telecontrollo, apparati di trasmissione ed organi di accoppiamento ad onde convogliate, apparati di radiotrasmissione Vhf, ponti radio Uhf e ponti radio Shf. Gli apparati a onde convogliate (Ocv) erano stati prevalentemente installati presso linee elettriche ad alta tensione, in situazioni di presenza di un forte campo elettromagnetico. Messa in servizio, collaudo e manutenzione dei ponti radio si erano svolte prevalentemente presso ripetitori, in cui erano installati numerosi ricetrasmettitori Vhf, Uhf e Shf, che localmente provocano un forte inquinamento elettromagnetico”.
L’ex operaio dell’Enel aveva quindi richiesto, tramite l’aiuto dell’allora responsabile dell’ufficio Inca di Marlia, Patrizia Bertoncini e del medico legale Silvia Baldi, il riconoscimento della malattia professionale, ma la richiesta venne respinta. È stato così costretto a ricorrere ad un’azione giudiziaria, promossa con il patrocinio dell’avvocata Carla Genovali davanti al tribunale di Lucca. In questa sede la sua causa è stata unita a quella delle vedove di due colleghi che come lui avevano lavorato per buona parte della vita per l’Enel, e che nel frattempo erano deceduti per malattie analoghe.
“L’Inail – spiega la Cgil – ha però continuato a contestare le pretese delle parti offese e, nonostante due perizie (una ambientale e l’altra scientifica) favorevoli agli argomenti dei tre lavoratori, il tribunale ha rigettato la domanda basandosi su una terza perizia (medico legale) negativa. La causa è stata quindi portata davanti al tribunale d’Appello di Firenze, dopo che tutti e tre i casi sono stati seguiti da vicino dalla dottoressa Baldi. La Corte d’Appello di Firenze, di fronte alla documentazione depositata e soprattutto alla luce delle perizie, sia ambientale che scientifica, precedentemente ignorate, ha dato per assodata la sussistenza del nesso causale. Ha quindi incaricato un nuovo consulente tecnico di valutare l’entità dei danni riportati dai tre operai, il quale ha riconosciuto la sussistenza delle malattie professionali denunciate. Il Tribunale ha pertanto condannato l’Inail a corrispondere gli indennizzi spettanti”.
“Si è trattato – spiega la Cgil – del primo riconoscimento giurisprudenziale inerente a malattie ematiche causate dall’esposizione alle onde elettromagnetiche. L’unica amarezza che rimane agli operatori del Patronato Inca Cgil, al medico legale Silvia Baldi e all’avvocato Carla Genovali, è dovuta all’impossibilità di condividere la soddisfazione per tale risultato con il proprio assistito storico. Purtroppo, infatti, poco prima della pronuncia della sentenza, il promotore della causa è deceduto a causa della malattia professionale denunciata”.
7 agosto 2021
FONTE: Oasi Sana
Con una sentenza finora unica nel suo genere, sarebbe stata accertata l’esistenza di una malattia professionale mai riconosciuta prima. Gli assistiti, vittime di questa patologia, ottengono così il diritto di ricevere un indennizzo proporzionato al grado di menomazione, pari all’85% degli arretrati oltre al diritto alla rendita ai superstiti riconosciuto al coniuge.
“La vicenda – spiega la Cgil – inizia nel 2011 quando un nostro assistito, all’epoca 62enne, si è rivolto al Patronato Inca Cgil di Marlia per ottenere assistenza nel riconoscimento di quella che reputava una malattia causata dal suo precedente lavoro. Si trattava di mieloma multiplo micromolecolare, secondo lui derivato dall’esposizione a onde e campi elettromagnetici generati dai piloni dell’alta tensione. L’uomo aveva lavorato infatti alle dipendenze di Enel dal 1974 al 2005: nel corso degli anni si era occupato di installazione e manutenzione di apparecchiature e infrastrutture telefoniche, impianti di alimentazione, macchine di teleoperazione e telecontrollo, apparati di trasmissione ed organi di accoppiamento ad onde convogliate, apparati di radiotrasmissione Vhf, ponti radio Uhf e ponti radio Shf. Gli apparati a onde convogliate (Ocv) erano stati prevalentemente installati presso linee elettriche ad alta tensione, in situazioni di presenza di un forte campo elettromagnetico. Messa in servizio, collaudo e manutenzione dei ponti radio si erano svolte prevalentemente presso ripetitori, in cui erano installati numerosi ricetrasmettitori Vhf, Uhf e Shf, che localmente provocano un forte inquinamento elettromagnetico”.
L’ex operaio dell’Enel aveva quindi richiesto, tramite l’aiuto dell’allora responsabile dell’ufficio Inca di Marlia, Patrizia Bertoncini e del medico legale Silvia Baldi, il riconoscimento della malattia professionale, ma la richiesta venne respinta. È stato così costretto a ricorrere ad un’azione giudiziaria, promossa con il patrocinio dell’avvocata Carla Genovali davanti al tribunale di Lucca. In questa sede la sua causa è stata unita a quella delle vedove di due colleghi che come lui avevano lavorato per buona parte della vita per l’Enel, e che nel frattempo erano deceduti per malattie analoghe.
“L’Inail – spiega la Cgil – ha però continuato a contestare le pretese delle parti offese e, nonostante due perizie (una ambientale e l’altra scientifica) favorevoli agli argomenti dei tre lavoratori, il tribunale ha rigettato la domanda basandosi su una terza perizia (medico legale) negativa. La causa è stata quindi portata davanti al tribunale d’Appello di Firenze, dopo che tutti e tre i casi sono stati seguiti da vicino dalla dottoressa Baldi. La Corte d’Appello di Firenze, di fronte alla documentazione depositata e soprattutto alla luce delle perizie, sia ambientale che scientifica, precedentemente ignorate, ha dato per assodata la sussistenza del nesso causale. Ha quindi incaricato un nuovo consulente tecnico di valutare l’entità dei danni riportati dai tre operai, il quale ha riconosciuto la sussistenza delle malattie professionali denunciate. Il Tribunale ha pertanto condannato l’Inail a corrispondere gli indennizzi spettanti”.
“Si è trattato – spiega la Cgil – del primo riconoscimento giurisprudenziale inerente a malattie ematiche causate dall’esposizione alle onde elettromagnetiche. L’unica amarezza che rimane agli operatori del Patronato Inca Cgil, al medico legale Silvia Baldi e all’avvocato Carla Genovali, è dovuta all’impossibilità di condividere la soddisfazione per tale risultato con il proprio assistito storico. Purtroppo, infatti, poco prima della pronuncia della sentenza, il promotore della causa è deceduto a causa della malattia professionale denunciata”.
7 agosto 2021
FONTE: Oasi Sana
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