giovedì 15 novembre 2012

Taranto produce tumori. Più 419% di ammalati

NELLA CITTÀ DELL’ILVA PICCO TRA LE DONNE COLPITE ALLO STOMACO.

Sarà stato un caso e, come si sa, a pensar male spesso ci si indovina ma i dati scioccanti sull’incremento dei tumori a Taranto, in possesso della Procura da mesi, sono stati resi noti dal Ministro della Salute Renato Balduzzi il giorno prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e dopo l’approvazione del testo dalla Conferenza di Servizi.
Numeri che tratteggiano i contorni di una strage, quelli emersi dallo Studio Sentieri, promosso dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità, che potrebbero salire visto che l’aggiornamento è relativo agli anni 2003-2009.

L’epidemologia è una scienza esatta e i risultati non sono soggetti ad interpretazione: a Taranto, rispetto al resto della Regione, c’è il 14% in più di mortalità, e nella globalità dei tumori è indicata una incidenza superiore del 30%, sia per maschi che per femmine, con un dettaglio di alcuni tumori che incidono maggiormente nel sesso maschile come quello del polmone con valori del 50% in più, come i linfomi che addirittura arrivano anche al 60% in più, i tumori della pleura al 100% in più e così via. Per le donne si arriva nel tumore allo stomaco al 100% in più, mentre rispetto alla media della provincia, a Taranto la possibilità di morire di tumore degli uomini è del 419%. E nei bambini viene riscontra la più alta incidenza di malattie e di mortalità nel primo anno di vita.
Il perché è purtroppo scontata: a Taranto c’è un concentrato di sostanze inquinanti prodotte dall’Ilva come benzene, benzopirene e diossina, che altrove non ci sono.

Non sono mancati interventi duri durante la conferenza in Prefettura a cui hanno partecipato oltre al Ministro Balduzzi, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, PeaceLink, Altamarea, Ail, del Tribunale del Malato e dei Cittadini Liberi e Pensanti.
Secondo Patrizio Mazza, Primario dell’oncologia dell’Ospedale Moscati di Taranto:
Il Ministro della Salute non ha fornito risposte risolutive avallando la linea del ministro dell’ambiente Clini tutta tesa a depotenziare la valenza sanitaria del problema e ad esaltare l’importanza dell’AIA per la sussistenza dell’ILVA che non soddisfa alle esigenze sanitarie”. Aia che sempre secondo il dottor Mazza “inciderà solo in parte sulla riduzione delle polveri causa delle malattie respiratorie, ma non sugli inquinamenti cancerogenetici che con la riduzione della produzione di acciaio a 10-12 tonnellate continueranno ad essere prodotti seppure spalmati. Il che vuol dire una quantità enorme di sostanze nocive in un sito già altamente inquinato”.
Il Ministro ha poi detto che “vedrà nei meandri del Ministero che presiede di trovare fondi da far arrivare a Taranto per migliorare le strutture e il livello delle cure”, parole incredibili per il dottor Mazza: “forse troverà più soldi per curare mentre continuano a non fare niente per interrompere la causa delle malattie”.

Basti pensare che a Taranto, il danno annuo stimato per la cura, la diagnostica, il mancato lavoro e quanto ruota attorno alle malattie legate all’inquinamento, è di 250milioni di euro, pari al monte salari degli operai dell’Ilva. La soluzione per il dottor Mazza è una sola: chiudere l’Ilva quanto prima:

In tre anni si possono creare alternative, studiare progetti di riassorbimento dei lavoratori. Ma nulla viene a prevalere se la volontà politica è quella di tenere in vita l’Ilva”. E aggiunge che un altro paradosso è il centro della salute, finanziato dalla Regione Puglia a fianco dell’Ilva, per monitorare l’inquinamento:
Voi inquinate e noi misuriamo”.

Sul fronte giudiziario il Tribunale del riesame ha esaminato il ricorso dei legali dell'Ilva contro il secondo no del gip Patrizia Todisco alla rimessione in libertà di Emilio Riva, del figlio Nicola e dell’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, agli arresti domiciliari dal 26 luglio, nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell'azienda. Giorni addietro si è svolta l’udienza sull'appello presentato dalla Procura per far sospendere l'immediata esecutività dell'ordinanzadel tribunale in cui venne disposto il reintegro del presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, nella funzione di custode giudiziario degli impianti sequestrati.

di Sandra Amurri

23 ottobre 2012 (ultima modifica 14 novembre 2012)

FONTE: facebook.com
https://www.facebook.com/notes/sandra-amurri/taranto-produce-tumori-piu-419-di-ammalati/10151202571592512

 

Ci tengo molto a mettere una cosa in chiaro a proposito della mia posizione nei confronti dell'Ilva: io sono favorevole alla chiusura dell'impianto, assolutamente, fautore di tante, troppe morti a causa dell'altissimo inquinamento che essa produce..... ma nutro la più alta solidarietà nei confronti dei tanti operai che vi lavorano, per i quali non vorrei mai che rimanessere senza lavoro, senza stipendio e con una famiglia a carico da sfamare. Ma come sottolineato dal dott. Mazza, nel giro di 3 anni si possono creare alternative lavorative, studiare progetti di riassorbimento dei lavoratori..... si può insomma provvedere al reintegro dei tanti lavoratori impegnati nel complesso siderurgico. E questo reintegro può incominciare dal notevole lavoro che occorrerebbe per smantellare l'enorme fabbrica, nonchè nel bonificare tutto il territorio circostante, irrorato dai veleni emessi dallo stabilimento per tanti decenni.
Insomma, se c'è la volontà, una situazione si trova per questi lavoratori! Ma questo stabilimento, obsoleto per i canoni odierni, deve chiudere, perchè non può essere più ammissibile un simile inquinamento in una società, in un mondo già fin troppo saturi di agenti inquinanti. Certe scelte sono indubbiamente difficili, e non senza conseguenze, ma al giorno d'oggi assolutamente necessarie !

Marco

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