E’ forte, è bella, è giovane (22 anni), è una surfer di livello mondiale. E ha un braccio solo.
Bethany è nata alle Hawaii e vive con i suoi due fratelli nella baia di Kauai. Ha iniziato a fare surf prima che a camminare, ereditando la passione da entrambi i suoi genitori, surfisti provetti. A otto anni era la più forte surfista under16 dell’isola, a 12 era la più forte surfista under16 dell’arcipelago, destinata a diventare la numero uno assoluta in pochissimo tempo.
Bethany aveva una capacità innata e non comune: fluidità, equilibrio, unita a una grande sensibilità nata dalla sua capacità di sapere interpretare l’onda, intuendo il suo ‘gas’, la sua evoluzione. Un dono naturale incentivato da allenamenti di 5-6 ore che Beth dedicava quotidianamente alla tavola. La sua passione era il mare aperto perché quando vivi in un posto benedetto come le Hawaii la tentazione di vivere il mare nella sua completezza è troppo forte.
Ma a soli 13 anni l’elemento naturale di Beth si scatena contro la ragazza: alle 7.30 del mattino, dopo quasi un’ora di allenamento, Beth sta prendendo fiato sulla tavola con il braccio sinistro accoccolato sull’acqua. Uno squalo tigre di 8 metri la attacca, le strappa il braccio all’altezza della spalla e la trascina sul fondo. Due centimetri più in là e Beth sarebbe morta: la ragazza scalcia lo squalo sul muso e il bestione si allontana. Lei si arrampica fino alla tavola e chiede aiuto: sviene. Arriva in ospedale incosciente e quasi dissanguata, ha perso il 65% del suo sangue ma per il braccio non c’è niente da fare. La ferita viene ricucita, il moncone amputato.
Pochi giorni dopo un grosso squalo tigre viene catturato nei pressi dello stesso spot, ma non vi è certezza che sia lo stesso squalo che l’aveva attaccata.
Otto giorni dopo Beth è sulla spiaggia, due settimane dopo è sul surf a capire come mantenere l’equilibrio con un braccio solo: rinforza la sua muscolatura in modo asimmetrico per dare consistenza dove c’è bisogno e resetta tutto quello che aveva imparato per riprogrammare allenamenti, stile e sensibilità. Gli sforzi sono grandissimi, Beth ha dovuto creare e imparare a utilizzare una tavola speciale, un po' più lunga e bilanciata diversamente. Ma quando il cuore ti dice ciò che è giusto fare così, non esistono ostacoli.
Nel 2004 Bethany vince il Best Comeback Athlete ESPY Award. Nel 2005 ottiene il primo posto nel National Scholastic Surfing Association. Nel 2008 inizia a gareggiare nella Association of Surfing Professionals, coi migliori surfisti del mondo e arriva seconda. E questi sono solo alcuni dei risultati che ha ottenuto.
Il suo libro, “Soul Surfer” è diventato un besteller e nel 2011 è stato realizzato anche un film nel quale la giovanissima Anna Sophia Robb interpreta il ruolo di Beth mentre Dennis Quaid ed Hellen Hunt sono i suoi genitori.
Ai giornalisti che le chiedevano se era orgogliosa di quello che aveva fatto, e di essere lo spunto per un film, Bethany ha risposto con grande maturità: “Cosa dovrei fare… ringraziare lo squalo perché mi ha fatto diventare forse anche più famosa di quello che potevo essere diventando una surfista? Non sono orgogliosa né del film, né del fatto che mi chiedano di posare per una linea di abbigliamento o di firmare un profumo. Sono orgogliosa di essere quello che sono, e sono felice di poter vivere la mia vita con pienezza. Invito tutti i ragazzi che vivono un’esperienza traumatica come la mia, qualunque essa sia, a fare quello che ho fatto io: zittire la rabbia e dare sfogo alla propria energia positiva. Volevo solo fare surf, lo avrei fatto anche con una gamba sola e se non avessi avuto le gambe avrei trovato il modo di fare surf sulle braccia…”.
FONTI: vip.it, surfcorner.it, wikipedia.org
Dopo la storia di Philippe Croizon, un uomo senza arti che attraversa a nuoto lo stretto di Bering, pubblico ora la storia di Bethany Hamilton, surfista di livello internazionale che pratica lo sport che tanto ama senza un braccio!
A parte l'oggettiva difficoltà che si deve affrontare nel praticare uno sport come il surf (in cui l'equilibrio è fondamentale) senza un braccio, ciò che stupisce veramente della sua storia, è il fatto che questo arto le è stato mutilato da uno squalo, e sopratutto di come Bethany si sia ripresa dall'incidente e dallo shock subito in tempi brevissimi e con coraggio e determinazione straordinari abbia ripreso a praticare il suo sport del cuore, con risultati eccezzionali considerando la sua menomazione.
C'è veramente di che rimanere ammirati di fronte alle storie di queste persone.... io perlomeno non posso non esserlo. Forse quando ci sentiamo scoraggiati davanti a certe avversità che si pongono dinanzi alla nostra vita, dovremmo per un attimo riflettere sulle storie di queste persone.... e chissà che il tutto non inizi ad apparirci sotto una forma ben diversa.
Marco
Bethany è nata alle Hawaii e vive con i suoi due fratelli nella baia di Kauai. Ha iniziato a fare surf prima che a camminare, ereditando la passione da entrambi i suoi genitori, surfisti provetti. A otto anni era la più forte surfista under16 dell’isola, a 12 era la più forte surfista under16 dell’arcipelago, destinata a diventare la numero uno assoluta in pochissimo tempo.
Bethany aveva una capacità innata e non comune: fluidità, equilibrio, unita a una grande sensibilità nata dalla sua capacità di sapere interpretare l’onda, intuendo il suo ‘gas’, la sua evoluzione. Un dono naturale incentivato da allenamenti di 5-6 ore che Beth dedicava quotidianamente alla tavola. La sua passione era il mare aperto perché quando vivi in un posto benedetto come le Hawaii la tentazione di vivere il mare nella sua completezza è troppo forte.
Ma a soli 13 anni l’elemento naturale di Beth si scatena contro la ragazza: alle 7.30 del mattino, dopo quasi un’ora di allenamento, Beth sta prendendo fiato sulla tavola con il braccio sinistro accoccolato sull’acqua. Uno squalo tigre di 8 metri la attacca, le strappa il braccio all’altezza della spalla e la trascina sul fondo. Due centimetri più in là e Beth sarebbe morta: la ragazza scalcia lo squalo sul muso e il bestione si allontana. Lei si arrampica fino alla tavola e chiede aiuto: sviene. Arriva in ospedale incosciente e quasi dissanguata, ha perso il 65% del suo sangue ma per il braccio non c’è niente da fare. La ferita viene ricucita, il moncone amputato.
Pochi giorni dopo un grosso squalo tigre viene catturato nei pressi dello stesso spot, ma non vi è certezza che sia lo stesso squalo che l’aveva attaccata.
Otto giorni dopo Beth è sulla spiaggia, due settimane dopo è sul surf a capire come mantenere l’equilibrio con un braccio solo: rinforza la sua muscolatura in modo asimmetrico per dare consistenza dove c’è bisogno e resetta tutto quello che aveva imparato per riprogrammare allenamenti, stile e sensibilità. Gli sforzi sono grandissimi, Beth ha dovuto creare e imparare a utilizzare una tavola speciale, un po' più lunga e bilanciata diversamente. Ma quando il cuore ti dice ciò che è giusto fare così, non esistono ostacoli.
Nel 2004 Bethany vince il Best Comeback Athlete ESPY Award. Nel 2005 ottiene il primo posto nel National Scholastic Surfing Association. Nel 2008 inizia a gareggiare nella Association of Surfing Professionals, coi migliori surfisti del mondo e arriva seconda. E questi sono solo alcuni dei risultati che ha ottenuto.
Il suo libro, “Soul Surfer” è diventato un besteller e nel 2011 è stato realizzato anche un film nel quale la giovanissima Anna Sophia Robb interpreta il ruolo di Beth mentre Dennis Quaid ed Hellen Hunt sono i suoi genitori.
Ai giornalisti che le chiedevano se era orgogliosa di quello che aveva fatto, e di essere lo spunto per un film, Bethany ha risposto con grande maturità: “Cosa dovrei fare… ringraziare lo squalo perché mi ha fatto diventare forse anche più famosa di quello che potevo essere diventando una surfista? Non sono orgogliosa né del film, né del fatto che mi chiedano di posare per una linea di abbigliamento o di firmare un profumo. Sono orgogliosa di essere quello che sono, e sono felice di poter vivere la mia vita con pienezza. Invito tutti i ragazzi che vivono un’esperienza traumatica come la mia, qualunque essa sia, a fare quello che ho fatto io: zittire la rabbia e dare sfogo alla propria energia positiva. Volevo solo fare surf, lo avrei fatto anche con una gamba sola e se non avessi avuto le gambe avrei trovato il modo di fare surf sulle braccia…”.
FONTI: vip.it, surfcorner.it, wikipedia.org
Dopo la storia di Philippe Croizon, un uomo senza arti che attraversa a nuoto lo stretto di Bering, pubblico ora la storia di Bethany Hamilton, surfista di livello internazionale che pratica lo sport che tanto ama senza un braccio!
A parte l'oggettiva difficoltà che si deve affrontare nel praticare uno sport come il surf (in cui l'equilibrio è fondamentale) senza un braccio, ciò che stupisce veramente della sua storia, è il fatto che questo arto le è stato mutilato da uno squalo, e sopratutto di come Bethany si sia ripresa dall'incidente e dallo shock subito in tempi brevissimi e con coraggio e determinazione straordinari abbia ripreso a praticare il suo sport del cuore, con risultati eccezzionali considerando la sua menomazione.
C'è veramente di che rimanere ammirati di fronte alle storie di queste persone.... io perlomeno non posso non esserlo. Forse quando ci sentiamo scoraggiati davanti a certe avversità che si pongono dinanzi alla nostra vita, dovremmo per un attimo riflettere sulle storie di queste persone.... e chissà che il tutto non inizi ad apparirci sotto una forma ben diversa.
Marco
Big beautiful
RispondiEliminaSalve signora signore
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