BARI – Non possono andare a cinema, viaggiare, indossare gioielli, lavarsi con il sapone, usare detersivi e deodoranti. Parliamo delle persone affette da MCS (Multiple Chemical Sensitivity), la Sensibilità Chimica Multipla, una “patologia” che sarebbe legata all’inquinamento ma che non viene riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le persone affette da questo disturbo sono considerate alla stregua di “malati immaginari”, gente “autosuggestionata” che rifiuta di compiere atti normali.
Ma per loro stare a contatto con tanta gente o utilizzare prodotti chimici, vuol dire andare incontro a problemi respiratori e intestinali, debolezza, mal di testa cronico, allergie. Molti rifiutano di uscire di casa e se lo fanno utilizzano una mascherina.
Non essendo riconosciuta come malattia, per la MCS non sono previsti né ricerca scientifica, né farmaci e quindi a chi ne è affetto non resta che seguire terapie sperimentali proposte da qualche medico “controcorrente”. In Italia c’è il professor Giuseppe Genovesi, del Policlinico Umberto I di Roma, ai quali i malati di Sensibilità Chimica Multipla stanno facendo riferimento.
Uno di questi è Joe Pompilio, 50enne di Triggiano, in provincia di Bari, che soffre di MCS e che ha deciso di raccontarci la sua esperienza.
Signor Pompilio, come vive in Italia una persona che soffre di Sensibilità Chimica Multipla?
È costretta a condurre una vita molto sacrificata. Non esistono molte attività di svago per chi è affetto da MCS. Io non vado al cinema da anni, per esempio, perché non posso frequentare posti molto affollati. E per lunghi periodi resto addirittura chiuso in casa. Si corre il rischio di perdere gli amici e di rimanere soli. A me è capitato così. Ci si deve accontentare di sopravvivere, senza pretese.
Quando ha scoperto di avere l'MCS?
Tutto è cominciato 18 anni fa e i 15 anni prima di incontrare il professor Genovesi sono stati per me un calvario. Mi scambiavano per pazzo e mi riempivano di farmaci senza riuscire a capire perché stessi male, rischiando di farmi morire. Ho rischiato di lasciarci le penne ben quattro volte. Poi, appena mi sono rivolto al professore, circa tre anni fa, ho saputo definire il mio stato con chiarezza.
Come si è ammalato?
Anche se non posso saperlo con certezza, ipotizzo che tutto sia dovuto al fatto che ero professore di chimica e fisica e, in laboratorio, ero spesso a contatto con metalli e composti di sostanze che ora sarebbero per me fatali. In più avevo ben 13 denti ricostruiti con piombo, mercurio e argento, cosa che spiega l'elevata presenza di tali sostanze nel mio corpo. Tutti i malati di MCS, presentano infatti un'altissima quantità di metallo nei fluidi corporei, soprattutto nel sangue.
Si può guarire?
Guarire del tutto non si può, perché in Italia non esistono neanche negozi specializzati nella vendita di prodotti dedicati a noi malati. Ci sono però metodi sperimentali che possono migliorare la situazione. Io personalmente sto seguendo quello del dottor Paul Zelig, che ha il nome di “Genesi”. E’ a costo zero e consiste nel porre sulla propria pancia pesi da 20/25 kg che, premendo, staccano le tossine. Poi, con acqua calda, va eseguito il drenaggio per eliminarle completamente. L'unico problema è che è efficace solo per i primi stadi della malattia (in totale se ne contano quattro).
Come si affronta questo tipo di “malattia”?
Ci vuole molta forza di volontà e il coraggio di sperimentare su sè stessi nuove terapie. È davvero impegnativo sia a livello fisico, sia a livello economico, convivere con l'MCS. Non possiamo utilizzare medicinali, tranne quando è inevitabile. Poi bisogna comprare un filtro per l'aria per la propria abitazione e disinfettarla dappertutto con acqua calda e limone, per esempio. E spendere tanti soldi per i cibi “giusti” e per le cose che ci servono, come le mascherine, con le quali dobbiamo camminare per strada, rischiando di essere allontanati, scherniti e derisi dalla gente che incontriamo. E, a seconda dei vari periodi, in cui i sintomi si acuiscono o diminuiscono, bisogna usare una maschera diversa. Quella ideale è di ceramica, ma costa 800 euro e viene venduta esclusivamente in Germania.
Quindi in Italia è problematico procurarsi i mezzi necessari per affrontare l’MCS…
Sì, perché in Italia l' MCS non è considerata una malattia. Solo il Lazio e l'Abruzzo offrono parziali risarcimenti ai malati di MCS. Per fortuna ci sono molte associazioni che si occupano della tutela di chi soffre di questa patologia, come “Amici dell'MCS” e “Amica” , ma secondo me dovrebbero collaborare di più fra loro, smettere di fare a gara per chi ha più malati iscritti e sforzarsi di diffondere la conoscenza su questa malattia. Secondo molti studiosi infatti sono sempre di più le persone a rischio.
Quali sarebbero le categorie di persone più a rischio?
I tecnici che operano nel settore chimico, i militari, gli estetisti e i parrucchieri, a causa del contatto giornaliero con metalli come il piombo e con sostanze presenti in alcuni prodotti, come quelli per le unghie e per le tinture per capelli. Secondo l’associazione “Amica” il 5% della popolazione italiana, tre milioni di persone, sarebbero già affetti da MCS. Non c’è da stare tranquilli.
di Mariangela Dicillo
17 marzo 2014
FONTE: barinedita.it
http://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n1241-mcs-malattia-dell-inquinamento-non-riconosciuta--%C2%ABin-tanti-a-rischio%C2%BB
Non essendo riconosciuta come malattia, per la MCS non sono previsti né ricerca scientifica, né farmaci e quindi a chi ne è affetto non resta che seguire terapie sperimentali proposte da qualche medico “controcorrente”. In Italia c’è il professor Giuseppe Genovesi, del Policlinico Umberto I di Roma, ai quali i malati di Sensibilità Chimica Multipla stanno facendo riferimento.
Uno di questi è Joe Pompilio, 50enne di Triggiano, in provincia di Bari, che soffre di MCS e che ha deciso di raccontarci la sua esperienza.
Signor Pompilio, come vive in Italia una persona che soffre di Sensibilità Chimica Multipla?
È costretta a condurre una vita molto sacrificata. Non esistono molte attività di svago per chi è affetto da MCS. Io non vado al cinema da anni, per esempio, perché non posso frequentare posti molto affollati. E per lunghi periodi resto addirittura chiuso in casa. Si corre il rischio di perdere gli amici e di rimanere soli. A me è capitato così. Ci si deve accontentare di sopravvivere, senza pretese.
Quando ha scoperto di avere l'MCS?
Tutto è cominciato 18 anni fa e i 15 anni prima di incontrare il professor Genovesi sono stati per me un calvario. Mi scambiavano per pazzo e mi riempivano di farmaci senza riuscire a capire perché stessi male, rischiando di farmi morire. Ho rischiato di lasciarci le penne ben quattro volte. Poi, appena mi sono rivolto al professore, circa tre anni fa, ho saputo definire il mio stato con chiarezza.
Come si è ammalato?
Anche se non posso saperlo con certezza, ipotizzo che tutto sia dovuto al fatto che ero professore di chimica e fisica e, in laboratorio, ero spesso a contatto con metalli e composti di sostanze che ora sarebbero per me fatali. In più avevo ben 13 denti ricostruiti con piombo, mercurio e argento, cosa che spiega l'elevata presenza di tali sostanze nel mio corpo. Tutti i malati di MCS, presentano infatti un'altissima quantità di metallo nei fluidi corporei, soprattutto nel sangue.
Si può guarire?
Guarire del tutto non si può, perché in Italia non esistono neanche negozi specializzati nella vendita di prodotti dedicati a noi malati. Ci sono però metodi sperimentali che possono migliorare la situazione. Io personalmente sto seguendo quello del dottor Paul Zelig, che ha il nome di “Genesi”. E’ a costo zero e consiste nel porre sulla propria pancia pesi da 20/25 kg che, premendo, staccano le tossine. Poi, con acqua calda, va eseguito il drenaggio per eliminarle completamente. L'unico problema è che è efficace solo per i primi stadi della malattia (in totale se ne contano quattro).
Come si affronta questo tipo di “malattia”?
Ci vuole molta forza di volontà e il coraggio di sperimentare su sè stessi nuove terapie. È davvero impegnativo sia a livello fisico, sia a livello economico, convivere con l'MCS. Non possiamo utilizzare medicinali, tranne quando è inevitabile. Poi bisogna comprare un filtro per l'aria per la propria abitazione e disinfettarla dappertutto con acqua calda e limone, per esempio. E spendere tanti soldi per i cibi “giusti” e per le cose che ci servono, come le mascherine, con le quali dobbiamo camminare per strada, rischiando di essere allontanati, scherniti e derisi dalla gente che incontriamo. E, a seconda dei vari periodi, in cui i sintomi si acuiscono o diminuiscono, bisogna usare una maschera diversa. Quella ideale è di ceramica, ma costa 800 euro e viene venduta esclusivamente in Germania.
Quindi in Italia è problematico procurarsi i mezzi necessari per affrontare l’MCS…
Sì, perché in Italia l' MCS non è considerata una malattia. Solo il Lazio e l'Abruzzo offrono parziali risarcimenti ai malati di MCS. Per fortuna ci sono molte associazioni che si occupano della tutela di chi soffre di questa patologia, come “Amici dell'MCS” e “Amica” , ma secondo me dovrebbero collaborare di più fra loro, smettere di fare a gara per chi ha più malati iscritti e sforzarsi di diffondere la conoscenza su questa malattia. Secondo molti studiosi infatti sono sempre di più le persone a rischio.
Quali sarebbero le categorie di persone più a rischio?
I tecnici che operano nel settore chimico, i militari, gli estetisti e i parrucchieri, a causa del contatto giornaliero con metalli come il piombo e con sostanze presenti in alcuni prodotti, come quelli per le unghie e per le tinture per capelli. Secondo l’associazione “Amica” il 5% della popolazione italiana, tre milioni di persone, sarebbero già affetti da MCS. Non c’è da stare tranquilli.
di Mariangela Dicillo
17 marzo 2014
FONTE: barinedita.it
http://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n1241-mcs-malattia-dell-inquinamento-non-riconosciuta--%C2%ABin-tanti-a-rischio%C2%BB
Nessun commento:
Posta un commento