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domenica 17 novembre 2013

LA STORIA - Suor Cecilia e Laura Salafia, la libertà di due strane "prigioniere"

Due donne libere. E liete. Anche se agli occhi del mondo appaiono come “recluse”. L’una, Laura, prigioniera del proprio corpo in una stanza d’ospedale. L’altra, Cecilia, prigioniera della propria vocazione, dietro le sacre grate della clausura in un monastero benedettino.
Eppure quanta letizia c’è nelle loro parole, quanta voglia di godersi fino in fondo la vita, quanta capacità di perdonare e di cogliere l’essenziale dei fatti e delle circostanze!
Laura e Cecilia si sono incontrate la prima volta il 29 gennaio del 2012, quando la suora benedettina ottenne il permesso di uscire dalla clausura e visitare all’ospedale Cannizzaro la studentessa di Sortino. Ma era già come se le due si conoscessero da tempo. Per lo meno da quando accadde “l’incidente” che portò il nome di Laura Salafia sulle pagine della cronaca nazionale (Laura lo chiama così quel terribile giorno degli inizi di luglio del 2010 in cui all’uscita dall’Università si ritrovò, vittima innocente, nel mezzo di una sparatoria e fu raggiunta da una pallottola che lesionò il suo midollo spinale paralizzandola dal collo ai piedi) e le benedettine di Catania cominciarono a pregare ogni giorno per quella ragazza, che neppure conoscevano.
Anzi, a mettere le suore sulle tracce di Laura era stato allora un ergastolano, che sconta la sua pena in una casa circondariale di Milano e che leggendo sul quotidiano La Sicilia la vicenda della Salafia aveva scritto alle monache benedettine perché pregassero per la guarigione della giovane. Da quel momento è nato un rapporto epistolare che ha coinvolto anche Laura e che, misteriosamente, ha prodotto nell’ergastolano un cammino di Fede.
Il secondo incontro di Laura e Cecilia, specialissimo e per nulla riservato, s’è consumato nei giorni scorsi in un teatro dei salesiani davanti a oltre duecento studenti del liceo classico statale “Nicola Spedalieri” di Catania.
Di questa singolare amicizia suor Cecilia dice: «Siamo due persone apparentemente diverse, ma accomunate da una mano misteriosa che ci ha fatto incontrare. Questa mano di cui vi parlo è la mano di Gesù vivo e presente».
Quanta fatica per realizzare questo secondo incontro, e quanta determinazione soprattutto da parte delle due protagoniste. Suor Cecilia ha lasciato il silenzio della clausura, col permesso della priora madre Giovanna, per immergersi nel caos della città e rendere testimonianza della sua vita. Per Laura c’era bisogno di una équipe medica e infermieristica che l’accompagnasse, di un permesso speciale per uscire dalla struttura ospedaliera e, perché no, del coraggio di affrontare a viso aperto giovani fra i 14 e i 19 anni pieni di domande, anche scomode.

24 marzo 2013

di Giuseppe di Fazio

FONTE: ilsussidiario.net


Due donne, Laura e Cecilia, 2 storie, 2 vite molto diverse tra loro, ma un unico comune denominatore: la grande Fede e il grande Amore per Gesù Cristo! E da questo comune Amore è nata un intensa amicizia che, sono sicuro, non finirà mai, neppure con questa vita.
Meraviglioso!

Marco

mercoledì 13 novembre 2013

La storia di Laura Salafia, colpita da un proiettile vagante e rimasta paralizzata


Un colpo di pistola esplode nelle vie cittadine catanesi. Il proiettile, sparato durante una lite, vaga impazzito e va a colpire Laura Salafia, una studentessa che poco prima ha sostenuto un esame universitario. La giovane, che usciva dalla facoltà di Lettere e Filosofia si accascia… la situazione è grave. La pallottola ha colpito la spina dorsale, la corsa in un ospedale di Catania e poi il trasferimento nell’unità spinale di Montecatone nei pressi di Imola. Ben diciotto mesi di ricovero per poi essere trasferita a Catania all’ospedale Cannizzaro nell’Unità spinale unipolare, altri diciotto mesi per curarla e donarle una vita più dignitosa. Il colpo di arma da fuoco, purtroppo, ha colpito un punto che l’ha resa invalida per sempre, è paralizzata dal collo in giù: muove solo la testa.

La vita di Laura, con la tragedia che è avvenuta nel 2010, è completamente stravolta, ma la giovane, che ora ha 36 anni, ha una voglia di vivere straordinaria e di donarsi alla gente. “Credo sia giusto occuparsi degli altri – spiega Laura- chi più di me può capire quanto sia importante donare se stessi! Far capire che c’è sempre un aspetto positivo in ogni circostanza, anche la più nera! Ho sempre amato la vita nella sua interezza, sia il bello, sia il brutto. Nulla è perduto anche quando si è nelle mie condizioni”.

Laura, più volte, quando era ricoverata all’ospedale Cannizzaro incontrava un giovane africano che aveva perso l’uso delle gambe, e gli parlava di speranza, di Fede. Quando era il momento delle visite dei parenti al loro reparto, lo coinvolgeva, poiché il ragazzo era solo, facendolo sentire amato. Il giovane, un ragazzone che faceva basket, piano piano, recuperò la voglia di vivere grazie anche a Laura, che gli aveva regalato amicizia e speranza. Laura ha una parola di fiducia per tutti e nel reparto ha dato conforto anche a una donna romena. “Ho cercato di rallegrare le loro giornate – spiega Laura - nei momenti delle visite coinvolgevo chi era solo, senza parenti. I miei amici la domenica venivano con gli strumenti musicali e diventava un momento di festa. I pazienti potevano fare qualcosa di diverso, non c’erano solo momenti di noia, di sconforto, ma anche spazi di gioia.

La vicenda di Laura è molto nota a Catania, di lei si sono interessati in tanti, in particolare il quotidiano “La Sicilia” che l’ha sostenuta con vari articoli. Il comune di Catania nell’ambito di un piano integrato di “domicilio protetto” in collaborazione con l’Asp le ha dato una casa nel centro di Catania (per stare nei pressi dell’Unità spinale del Cannizzaro) e poi tante, tante, persone che sono andate a trovarla. “Io sento la mano del Signore sul mio capo - spiega Laura - che mi dà la forza di affrontare tutto questo. Ho sempre cercato di offrire gioia a chiunque, ogni persona che mi viene a trovare la accolgo con un sorriso”.
In tanti fanno visita a Laura, e quando si allontanano sono più ricchi dentro: la serenità che sprigiona, la semplicità e la profondità delle sue parole ci fanno interrogare sui valori importanti della vita.

6 novembre 2013

FONTE: disabilitasenzabarriere.it


Una storia che difinire "stupenda" è dire poco! Sono letteralmente ammirato dalla forza, dal coraggio, dalla Fede e dall'Amore dimostrati da Laura, così vivace, così positiva nonostante la grave e permanente invalidità che l'ha colpita. Più di ogni altra cosa comunque, contano le sue parole: "Credo sia giusto occuparsi degli altri... chi più di me può capire quanto sia importante donare se stessi! Far capire che c’è sempre un aspetto positivo in ogni circostanza, anche la più nera!"
Parole semplici ma meravigliose, che dicono veramente tutto!
Grazie Laura per lo splendido esempio che ci dai.... grazie di tutto!

Marco