Visualizzazione post con etichetta Linfoma di Hodgkin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Linfoma di Hodgkin. Mostra tutti i post

lunedì 17 settembre 2012

Alice, malata terminale, esaudisce tutti i desideri della sua lista

La sedicenne inglese con una battuta di avvistamento balene ha esaudito il 17° sogno prima di morire

MILANO – Questa estate Alice ha potuto spuntare il diciassettesimo elemento della sua lista dei desideri: l’elenco delle cose che avrebbe tanto voluto provare almeno una volta nella vita, prima che la sua malattia, il linfoma di Hodgkin, non le permetta più di vivere. E questa estate, volata a Vancouver dalla Gran Bretagna, dove la 16enne vive, ha potuto vedere le balene nel loro habitat naturale partecipando, a bordo di una imbarcazione, a una gita di “whale watching” tanto comune in Canada così come nel nostro Mediterraneo. La sua lista, ora terminata, è un successo da grande schermo, che tanto ricorda The bucket list (“Non è mai troppo tardi”), il film uscito in Italia nel 2008 che racconta la storia di due malati terminali (Nicholson e Freeman) davanti alla loro personale lista dei desideri da esaudire prima di morire.

UNA LISTA DI PICCOLI SOGNI - Ma per Alice è tutto vero: lo scorso anno, ancora quindicenne, con l’aiuto della madre e della sorella decide di stilare l’elenco delle cose da fare prima di dichiararsi sconfitta dalla malattia. Apre un blog dove racconta la sua storia e dove pubblica questi 17 piccoli desideri da ragazzina normale, con molta voglia di vivere e di non pensare al dolore e al decorso cronico del suo male. In quell’elenco ci sono i sogni di una adolescente: poter andare al ballo di fine anno con i suoi compagni, visitare la fabbrica di cioccolato di Cadbury a Birmingham in perfetto stile Willy Wonka, fare un servizio fotografico con la sua famiglia, partecipare a una mostra canina con il suo Labrador, andare in Kenya (anche questo esaudito, nonostante il parere negativo dei medici a viaggi lunghi e pericolosi), farsi fare un massaggio alla schiena, nuotare con gli squali, avere una serata privata al cinema con il ragazzo del suo cuore, fare campeggio, e così via. Ma accanto ai sogni di ragazza normale, compaiono quelli da persona che fa i conti con il suo male e cerca, in ogni modo, di aiutare la ricerca e il mondo a trovare il modo per curarlo. Per questo nella lista ci sono anche desideri come semplificare le procedure per diventare donatori di midollo osseo, acquistare una roulotte da usare per fare campagne informative sulla lotta al cancro, raccogliere fondi per la ricerca.

LA RETE IN AIUTO – Un po’ per caso la sua lista finisce su Facebook e Twitter, in pochi giorni l’hashtag #alicebucketlist diventa top trend nella classifica del micro-social e piovono aiuti e solidarietà da tutto il mondo. Se ne accorgono anche molti personaggi famosi (tra cui i Take That, che esaudiscono il sogno di Alice di incontrarli), come il Primo ministro inglese Cameron e su Ulverston, dove Alice vive con la sua famiglia, convergono pensieri di affetto, fondi per la malattia, proposte di aiuto. In solo un anno, per esempio, si iscrivono alle liste nazionali dei donatori di midollo osseo in 40mila. Mentre la lista di Alice, inaspettatamente, viene spuntata per intero, e lei stessa, incredula, commenta ai giornalisti: «È stato incredibile perché inizialmente non credevo nemmeno che la mia lista sarebbe mai stata pubblicata; infatti non pensavo neppure di fare metà delle cose che ho scritto, e invece, ora le ho esaudite tutte».

di Eva Perasso

4 settembre 2012 (modifica il 10 settembre 2012)

FONTE: corriere.it
http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/12_settembre_04/alice-malata-terminale-lista-desideri_21327ac2-f67c-11e1-ac56-9abd64408884.shtml


Davvero una bella storia, che pubblico con molto piacere sul mio blog.
E' sorprendente vedere come una storia toccante come quella di Alice, genera una vera catena di solidarietà.... personaggi famosi che si mobilitano, fondi, aiuti, addirittura un incremento nelle donazioni di midollo osseo. Beh, personalmente la cosa non pò che farmi tanto piacere. E così la vicenda di Alice, cui auguro tutto il Bene di questo mondo, potrà essere di aiuto a tanti altri malati. E' proprio vero che il Bene fatto genera sempre altro Bene. Non dimentichiamolo mai.

Marco

sabato 17 dicembre 2011

Segnali d'allarme sulla salute per gli inceneritori

COMUNICATO STAMPA

Sono stati presentati ieri a Bologna i risultati definitivi dello studio Moniter, studio avviato nel 2007 dalla Regione Emilia Romagna per indagare gli effetti sull’ambiente e sulla salute nelle popolazioni residenti in prossimità degli 8 inceneritori presenti sul territorio regionale. Tali risultati, in particolare l’incremento dei linfomi non Hodgkin nella coorte di Modena, appaiono come segnali di allarme circa l’esistenza di ricadute negative per la salute nelle popolazioni esposte alle emissioni di questi impianti ed appaiono coerenti con altre segnalazioni emerse dalla letteratura.

Abbiamo infatti appreso che ai rischi già segnalati di “piccoli per età gestazionale” (ovvero di neonati di di peso inferiore alla nascita di quanto ci si sarebbe aspettato) e di “nascite pretermine
, si aggiunge anche un “andamento crescente della prevalenza di aborti spontanei in relazione ai livelli di esposizione”, un “andamento crescente con l’esposizione a carico della totalità delle malformazioni” .

Inoltre la “mortalità per tumore a fegato e pancreas nei maschi è significativamente associata nel livello di esposizione più elevato” e si registrano inoltre incrementi anche di incidenza per tumore al pancreas nei maschi e, nella coorte di Modena più a lungo indagata, incrementi per tumore al polmone nei maschi, tumore al colon, ovaio ed endometrio nelle femmine e linfomi non Hodgkin in entrambi i sessi.

Segnaliamo che tali rischi, visti i tempi di latenza delle patologie tumorali, potrebbero non essersi ancora manifestati in maniera totale nelle altre coorti che non risultano altrettanto indagate come quella di Modena per quanto attiene l’esposizione temporale.

Inoltre non ci sembra che siano stati indagati effetti a breve termine, in particolare nei bambini, quali i ricoveri per patologie respiratorie e cardiache, indicatori eccellenti di danni immediati alla salute umana e “premonitori” dei danni a più lungo termine.

Ricordiamo che un recente studio condotto a Seoul su 4 inceneritori che rispettano i limiti emissivi ha valutato – per soli 4 inquinanti (PM10, NOx, SO2, CO) – un carico complessivo di morti e malati di ben 297/persone anno!

Se poi si tiene conto che in letteratura gli studi che hanno prodotto i risultati più significativi hanno indagato popolazioni residenti entro 10 km e sono stati condotti su decine di impianti (nel Moniter indagati 8 impianti per un raggio di 4 km ciascuno), le nostre preoccupazioni non possono che aumentare. Spiace inoltre constatare che nello studio Moniter, costato 3 milioni e 400 mila euro e che ha previsto sofisticate indagini ambientali, la ricerca della diossine sia stata fatta nel particolato aereo e non in polli o altri matrici viventi dove effettivamente questi inquinanti si accumulano come esami autonomamente condotti a Forlì hanno evidenziato.

Non può quindi che destare profondo sconcerto la rassicurazione a pieno campo operata dai decisori politici con il comunicato stampa emesso dalla Giunta Regionale che letteralmente recita:
l’indagine epidemiologica condotta nell’ambito di Moniter non mostra un incremento del rischio nè per patologie tumorali, nè per la mortalità in generale. Rimane solo la conferma di un aumento delle nascite pre termine…. Anche questo dato rimane tuttavia entro la media regionale e non è correlato a nessun aumento di rischio per la salute dei neonati”.

A nostro avviso, ma evidentemente anche per il Presidente del Comitato Scientifico che ha invitato a ritirare il comunicato suddetto, i risultati di Moniter sono quanto meno segnali da non sottovalutare, tanto più che viviamo nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate del pianeta.

Pertanto, in accordo con i colleghi di Seoul non possiamo che ribadire che:
nessun ulteriore aggravio per la salute umana proveniente dall’incenerimento dei rifiuti può essere considerato accettabile” .

Sezione ISDE Bologna

Sezione ISDE Ferrara

Sezione ISDE Forlì

Sezione ISDE Parma

Sezione ISDE Piacenza


3 dicembre 2011

FONTE: parmadaily.it
http://www.parmadaily.it/Notizie/Dettaglio.aspx?pdi=50062&pda=CTT


Il Comincato Stampa emesso dai medici ISDE (Associazione Medici per l'Ambiente) riferito allo studio Moniter
per indagare gli effetti sull’ambiente e sulla salute nelle popolazioni residenti in prossimità degli 8 inceneritori presenti in Emilia Romagna, deve indurci a riflettere.
In tempi di conclamata crisi e in un mondo sempre più inquinato e le cui risorse, sopratutto petrolifere, non sono eterne, quale può essere il senso di costruire o di tenere in vita gli inceneritori? I loro deleteri effetti sull'ambiente e salute dell'uomo sono evidenziati da un enorme numero di studi, perchè quindi continuare a perseguire questa strada, quando esistono delle alternative? E l'alternativa, l'ho già scritto tante volte, è sopratutto quella di NON PRODURRE RIFIUTI, o di produrne il minor quantitativo possibile, e per quelli che inevitabilmente si fanno, di incentivare al massimo la raccolta differenziata per il loro riciclaggio e quindi riutilizzo. In una parola l'alternativa si chiama Strategia Rifiuti Zero, di cui tanto ho già parlato su questo blog (
http://marco-lavocedellaverita.blogspot.com/2011/11/strategia-rifuti-zero-che-cose.html) e che vorrei venisse adottata in ogni Comune e Provincia d'Italia.

Il mio grande rammarico invece è nel constatare che in certe luoghi si va esattamente nella direzione opposta, e questo è proprio quello che sta accadendo nella mia città, Parma, dove sta sorgendo un enorme inceneritore che potrà bruciare 130mila tonnellate di rifiuti l'anno. Io ripeto e ripeterò questo quesito in eterno... perchè realizzare un nuovo inceneritore, per di più a Parma, la città ribattezzata Food Valley per le sue prelibatezze culinarie, nonchè in Pianura Padana, uno dei luoghi più inquinati del mondo, quando se ne potrebbe fare assolutamente a meno? E SE NE PUO' FARE A MENO, come difatti hanno fatto i vicini di casa di Reggio Emilia che hanno rinunciato all'inceneritore, perchè inquinante, antieconomico e quindi INSENSATO.
Da parte mia spero ancora che questo assurdo progetto, che tanto nuocerà alla città e non solo, possa ancora essere fermato, e se questo non accadrà tutte le persone che lo hanno voluto, l'hanno difeso, l'hanno incentivato, saranno TUTTI quanti responsabili delle sue conseguenze. Che purtroppo inevitabilmente ci saranno (e non saranno certamente buone), come ci sono per qualsiasi altro stabilimento che brucia rifiuti in Italia e nel mondo.

Marco

giovedì 8 settembre 2011

Lo Stato pagherà per la morte di Melis. La madre: "Era quello che voleva Valery"


Secondo i giudici di Cagliari l'Esercito sapeva dei rischi a cui erano esposti i soldati nei Balcani e non fece nulla per proteggerli. L'inchiesta penale è stata archiviata. La madre di Valery: "Mio figlio si era battuto per questo quando era in vita, noi abbiamo continuato la sua battaglia".

"Stavamo aspettando da sette anni questo risultato e finalmente è arrivato. Era ciò che voleva mio figlio: che fosse riconosciuta la causa del suo male. I soldi non lo faranno ritornare. Valery si è battuto per questo quando era in vita e noi abbiamo continuato la sua battaglia". Parla adagio Marie Claude Melis, di origine francese, mentre commenta la decisione del Tribunale civile di Cagliari che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire con 584 mila euro i familiari di Valery Melis, il militare di Quartu morto nel febbraio 2004 dopo una lunga malattia che lo aveva colpito quattro anni prima, di ritorno da una missione in Kosovo. Il giudice Vincenzo Amato ha anche ritenuto responsabile l'Esercito di essere stato a conoscenza dei rischi a cui i soldati andavano incontro negli anni Novanta, durante le missioni balcaniche. "Deve ritenersi - scrive il giudice - che il linfoma di Hodgkin sia stato contratto dal giovane Valery Melis proprio a causa dell'esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani, atteso che proprio i detriti reperiti nel suo organismo hanno ben più che attendibilmente causato alterazioni gravi alle cellule del sistema immunitario come rilevato con frequenza di gran lunga superiore della media per i militari rientrati dai Balcani". Parla di "sentenza storica" l'avvocato della famiglia, Ariuccio Carta, mentre la madre del ragazzo, Marie Claude Melis, ha ricordato la lotta del figlio contro il male: "Valery era convinto di farcela, purtroppo non è stato così". Lo Stato dovrà pagare 233.776 euro a testa ai genitori del militare e 55.444 ad ognuno dei due fratelli, più 23 mila euro di spese processuali. Dopo l'archiviazione dell'inchiesta della Procura, condotta dall'ex procuratore aggiunto di Cagliari Mario Marchetti, la sentenza del Tribunale civile sembra puntare comunque l'indice sull'Esercito: "Nonostante fosse stato preavvertito da altro comando alleato - ha proseguito il giudice Amato - non aveva fornito alcuna informazione del pericolo e dall'altro non aveva adottato alcuna misura protettiva per la salute, così esponendo Valery Melis alla contaminazione". Il militare morì a 27 anni, il 4 febbraio 2004, dopo aver a lungo combattuto contro il linfoma che lo aveva colpito: nel 1997 e nel 1999 aveva partecipato alle missioni in Albania e Kosovo, nel contingente interforze che partecipò alla guerra nei Balcani. Molti altri soldati sardi si sono ammalati di ritorno da missioni in scenari internazionali: fra questi il maresciallo Marco Diana, che continua la sua battaglia, e Salvatore Vacca, fante del 151/o Reggimento della Brigata Sassari, scomparso a 23 anni nel settembre 1999 per una leucemia acuta.

VITTIME DELL'URANIO - "La sentenza di Cagliari è la quarta in questo senso, quindi sulla vicenda si sta affermando una incoraggiante giurisprudenza, anche se solo nel campo civile. Adesso c'è da augurarsi che il Ministero della Difesa non si opponga anche in questo caso e che riconosca ai familiari di Valery Melis quel che gli è dovuto". Lo ha detto Francesco Palese, ideatore e curatore del portale Vittimeuranio.com. Commentando la sentenza del Tribunale civile di Cagliari, che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di Melis, uno dei tanti militari, almeno 200, che hanno perso la vita per possibile contaminazione da uranio impoverito, Palese si è augurato la pronuncia del Tribunale civile serva da segnale, un invito a venire allo scoperto e a pretendere i diritti per "i tantissimi ragazzi che continuano a soffrire nel silenzio. Si parla di almeno 1500 malati - conclude Palese - sparsi in tutta Italia, in particolare al Sud".

13 agosto 2011

FONTE: unionesarda.it
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/231988





Notizie come queste fanno grande piacere perchè quello dell'uranio impoverito è un argomento ancora troppo poco conosciuto, nonostante le tante vittime che ci sono state a causa sua (oltre ai tantissimi malati), in particolar modo tra i militari. Questa causa vinta non riporterà in vita Valery, ma rende comunque giustizia alla famiglia Melis che per diversi anni si sono tenacemente battuti per veder riconosciuta la causa della malattia del loro figlio come lo stesso Valery desiderava.

Marco