“I veleni nascono dal lavoro nero: inevitabile che lo smaltimento degli scarti
sia illegale”
NAPOLI - «La Terra dei fuochi è l’altra faccia della tragedia di Prato, un problema non solo nazionale ma mondiale. Per questo auspico che la data del 3 dicembre diventi la giornata per la tutela della dignità del lavoro e di conseguenza dell’ambiente». L’oncologo Antonio Marfella è una delle voci storiche della protesta contro l’avvelenamento dei terreni in Campania e di sue dichiarazioni sono pieni i faldoni delle Procure e i resoconti stenografici del Parlamento. Eppure la sua chiave di lettura spiazza. «Perché il problema reale è il traffico illegale di rifiuti industriali. Ora conosciamo la vera emergenza e sappiamo che lo Stato ha preferito chiudere gli occhi piuttosto che affrontarla». Un dramma dai numeri impietosi: ad Acerra, uno dei Comuni della Terra dei fuochi, dal 2009 al 2012 le esenzioni da ticket per tumori maligni sono aumentate dell’81,2%. Nel solo triennio 2009-2011 i bambini con tumore nella provincia di Napoli sono stati 1.519, in quella di Caserta 342.
Il ragionamento di Marfella è logico: se una ditta produce in nero un manufatto in pelle, gli scarti dovranno per forza essere smaltiti illegalmente, quindi bruciati nelle campagne tra Caserta e Napoli. E se in provincia di Napoli si registra il più alto numero d’illegalità diffusa in ambito lavorativo allora il conto torna. «Il problema dei roghi tossici – spiega Marfella – non va confuso con la gestione dei rifiuti urbani». Ancora qualche numero: nel 2012 in Italia (dati Ispra) sono stati prodotti 138 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 10 altamente tossici, contro i 29 milioni di rifiuti urbani. A questa cifra va aggiunta la quota in «nero», ossia i rifiuti speciali prodotti dall’economia sommersa. «Se questi scarti di lavorazione non saranno più bruciati nella Terra dei fuochi, – continua Marfella – alimenteranno un traffico mondiale. Ritorneranno forse in Cina per poi approdare ancora in Italia sotto forma di giocattoli fatti con plastica tossica».
E la soluzione? Marfella ha la sua: «Per spegnere la Terra dei fuochi occorre avere il coraggio di abbassare le tasse sulle imprese e consentire di far emergere quel sommerso che sversa rifiuti speciali dove capita». E le bonifiche? E l’Esercito? Per Marfella basta dividere i terreni inquinati da quelli non inquinati. Terreni (in Campania sono 800 ettari su 700mila) che potrebbero essere riconvertiti per produrre canapa o per creare spazi verdi. «Un giardino dei giusti, con alberi donati da tutti i Comuni della Campania – continua Marfella – per riabilitare anche all’estero l’immagine della nostra regione e dell’Italia tutta». Ma bisogna fare presto, perché il rischio è che la lentezza dell’azione di contenimento dell’avvelenamento del territorio si scontri con le nuove tecniche adottate della criminalità ambientale. Nelle fabbriche dove tutto è fuorilegge, gli scarti, ormai, non si bruciano più. Troppo rischioso. Meglio obbligare chi lavora lì a portare a casa la sua quantità di rifiuti speciali utilizzando, poi, il sacchetto di casa per farli scomparire.
di Antonio Salvati
4 dicembre 2013
FONTE: lastampa.it
Il ragionamento di Marfella è logico: se una ditta produce in nero un manufatto in pelle, gli scarti dovranno per forza essere smaltiti illegalmente, quindi bruciati nelle campagne tra Caserta e Napoli. E se in provincia di Napoli si registra il più alto numero d’illegalità diffusa in ambito lavorativo allora il conto torna. «Il problema dei roghi tossici – spiega Marfella – non va confuso con la gestione dei rifiuti urbani». Ancora qualche numero: nel 2012 in Italia (dati Ispra) sono stati prodotti 138 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 10 altamente tossici, contro i 29 milioni di rifiuti urbani. A questa cifra va aggiunta la quota in «nero», ossia i rifiuti speciali prodotti dall’economia sommersa. «Se questi scarti di lavorazione non saranno più bruciati nella Terra dei fuochi, – continua Marfella – alimenteranno un traffico mondiale. Ritorneranno forse in Cina per poi approdare ancora in Italia sotto forma di giocattoli fatti con plastica tossica».
E la soluzione? Marfella ha la sua: «Per spegnere la Terra dei fuochi occorre avere il coraggio di abbassare le tasse sulle imprese e consentire di far emergere quel sommerso che sversa rifiuti speciali dove capita». E le bonifiche? E l’Esercito? Per Marfella basta dividere i terreni inquinati da quelli non inquinati. Terreni (in Campania sono 800 ettari su 700mila) che potrebbero essere riconvertiti per produrre canapa o per creare spazi verdi. «Un giardino dei giusti, con alberi donati da tutti i Comuni della Campania – continua Marfella – per riabilitare anche all’estero l’immagine della nostra regione e dell’Italia tutta». Ma bisogna fare presto, perché il rischio è che la lentezza dell’azione di contenimento dell’avvelenamento del territorio si scontri con le nuove tecniche adottate della criminalità ambientale. Nelle fabbriche dove tutto è fuorilegge, gli scarti, ormai, non si bruciano più. Troppo rischioso. Meglio obbligare chi lavora lì a portare a casa la sua quantità di rifiuti speciali utilizzando, poi, il sacchetto di casa per farli scomparire.
di Antonio Salvati
4 dicembre 2013
FONTE: lastampa.it
Una situazione che si commenta da sola: quasi 2000 bambini con tumore nelle province di Napoli e Caserta in appena 2 anni. Una vera ecatombe, causati dagli interramenti e dai roghi di rifiuti tossici e non (provenienti non solo da questi luoghi, ma da tutt'Italia), che avvengono in questi posti, denominati appunto "Terra dei fuochi".
Un autentico disastro, ambientale e umano, un dramma che si continua a perpetrare, giorno dopo giorno, causato dalla criminalità organizzata, ma anche dal menefreghismo e dall'inerzia delle istituzioni, nonchè da tutti quegli imprenditori (del nord e del sud) che preferiscono rivolgersi a queste società in mano a organizzazioni criminali deputate allo smaltimento abusivo di rifiuti, piuttosto che pagare le (onerose... bisogna dirlo) tasse che riguardano appunto lo smaltimento dei rifiuti.
Le conseguenze di tutto questo, se non si prenderanno serissimi e urgenti provvedimenti, continueranno per anni e decenni ancora, e non solo in questi posti, ma in tutt'Italia.
Marco
Un autentico disastro, ambientale e umano, un dramma che si continua a perpetrare, giorno dopo giorno, causato dalla criminalità organizzata, ma anche dal menefreghismo e dall'inerzia delle istituzioni, nonchè da tutti quegli imprenditori (del nord e del sud) che preferiscono rivolgersi a queste società in mano a organizzazioni criminali deputate allo smaltimento abusivo di rifiuti, piuttosto che pagare le (onerose... bisogna dirlo) tasse che riguardano appunto lo smaltimento dei rifiuti.
Le conseguenze di tutto questo, se non si prenderanno serissimi e urgenti provvedimenti, continueranno per anni e decenni ancora, e non solo in questi posti, ma in tutt'Italia.
Marco
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