Laconi, il racconto di Agnese Melosu, da 18 anni convive con la Sensibilità Chimica Multipla
Una sindrome che costringe all’isolamento dal mondo e dagli affetti. Una patologia particolarmente invalidante e, per i pazienti sardi, ancora più difficile da gestire e affrontare. Si tratta della Sensibilità Chimica Multipla (MCS), che ogni anno registra sempre più casi nell’Isola, alcuni dei quali anche nel Sarcidano. Pazienti che non vogliono più sentirsi invisibili, come è stato finora, e che chiedano siano loro garantiti adeguati livelli di assistenza. «Convivo con questa malattia ormai da 18 anni – racconta Agnese Melosu, 61 anni, originaria di Laconi, ma residente a Nurallao – e le difficoltà sono tante e noi sardi siamo i più penalizzati rispetto a tutto il resto d’Italia». Per affrontare le cure bisogna andare all’estero, con notevole dispendio economico e soprattutto con grande difficoltà per pianificare il viaggio, perché ogni ambiente deve essere bonificato. I pazienti, infatti, possono andare incontro a reazioni e crisi anche molto gravi se entrano in contatto con varie sostanze di uso comune come detergenti, saponi, profumi, disinfettanti, pesticidi, ma anche gas di scarico, micro polveri e campi elettromagnetici. La malattia sembra sia causata da una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze estranee all’organismo per via di una carenza genetica. Attualmente la patologia non è inserita tra quelle riconosciute dal nostro sistema sanitario nazionale ai fini del diritto a prestazioni socio assistenziali e solo alcune Regioni hanno dato riconoscimento alla malattia; tra queste non c’è però la Sardegna. Per un soggetto affetto da MCS è problematico entrare in una qualunque struttura sanitaria senza rischiare di venire in contatto con sostanze chimiche scatenanti. «Due anni fa – racconta Agnese – sono stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico; mentre altri ospedali si sono rifiutati di operarmi, proprio per via della MCS, l’intervento è stato eseguito all’Oncologico di Cagliari nel rispetto del protocollo di ospedalizzazione per pazienti chimicamente sensibili. L’intervento è ben riuscito principalmente grazie alla professionalità e umanità del personale medico e paramedico che non smetterò mai di ringraziare. La mia battaglia – conclude Agnese – è soprattutto per i giovani affetti da questa patologia perché venga data loro la possibilità di veder migliorare la qualità della vita. Vorrei si continuasse a tenere alta l’attenzione su questa patologia».
Ivana Fulghesu
FONTE: La Nuova Sardegna
2 Febbraio 2017
Nessun commento:
Posta un commento