Federica Maspero, campionessa dei 100 e 200 metri piani, bi-amputata, quindi una freccia del nostro sport, ha cominciato grazie allo sport una nuova vita, è un tipico esempio di come lo sport veramente possa aiutare le persone a ritrovare fiducia, coraggio e voglia di vivere.
Si è vero, ho iniziato a fare sport circa due anni fa, e grazie a questo penso di aver ritrovato buona parte della mia vita, sia sociale e sia sportiva sicuramente, e poi credo che lo sport sia sicuramente una palestra di vita, penso che sia una parte fondamentale della vita di tutti.
Per cominciare a fare sport hai dovuto essere una ragazza parsimoniosa, perchè per correre servivano le protesi, e le protesi, ahi, non le regalano e l’ASL non le passa, e quindi che cosa è successo?
Ho iniziato a correre esattamente quando ho avuto la possibilità di pagarmi le protesi, per cui ho lavorato quattro anni in ospedale come medico e quando ho avuto i soldi da parte, una mattina ho deciso che era il momento, avevo quasi finito gli studi, quindi avevo i soldi a sufficienza per pagarmi le protesi e ad Aprile del 2011 me le sono comperate.
Quando è stata la tua prima gara?
I primi di maggio del 2011, esattamente un mese dopo che avevo indossato le protesi da corsa. Posso dire che è stato un inizio assolutamente non con la voglia di fare agonismo, poi l’agonismo ti viene, un pò perchè io caratterialmente c’è l’ho nel sangue e poi perchè di fatto ti viene, l’adrenalina che ti viene durante una gara non la provi in altre circostanze della vita e questo comunque ti aiuta a gestire anche altre situazioni al di la dello sport, molto difficili perchè devi avere self control.
Vogliamo spiegarlo cosa hai vissuto in quei momenti? Sei entrata in pista, hai messo le protesi, gli attimi prima dello start e anche gli attimi dopo, se hai pensato a qualcosa mentre correvi?
La cosa a cui penso sempre quando corro è che mi sento un persona molto libera, e quindi al di la dell’adrenalina che respiri che è una cosa abbastanza fastidiosa e insopportabile prima della gara, perchè hai l’ansia di non farcela, o di non arrivare o arrivare per ultima, magari succede qualcosa nella gara, tale per cui fai fatica ad arrivare in fondo anche se 100 metri o 200 metri sembrano pochi, in realtà quando li percorri ad alta velocità sono molto impegnativi. La cosa bella è che al di là di tutta quest’ansia e di questa adrenalina quando poi corri hai la sensazione di essere proprio libera e di avere la tua vita in mano proprio al 100% e questa sensazione, dopo che uno ha provato una malattia, come l’ho provata io, sinceramente è una cosa impagabile, e quindi ti da la forza di dire: va bene sopporto quel quarto d’ora di adrenalina, ma poi tutto quello che ti viene reso dopo e qualcosa di assolutamente grande.
Vogliamo provare a fare un salto indietro e raccontare che cosa è successo?
Il giorno del mio 24esimo compleanno sono entrata in coma a causa di una infezione batterica molto grave, nel giro di circa 10 ore sono stata ricoverata d’urgenza in ospedale con la diagnosi di setticemia e mi sono svegliata circa dopo 8 settimane, due mesi dopo, più o meno verso i primi di Gennaio senza le gambe, senza le dita, piena di cicatrici con una vita da ricostruire. Quindi, dopo ho iniziato un percorso di riabilitazione e ovviamente non potendo fare grosse cose, perchè ero sempre in casa o alla clinica per fare la riabilitazione, nel pomeriggio ho ripreso dopo circa 5 mesi a studiare e il mio obiettivo era quello di diventare un medico, nel senso che io ero sta male e quindi volevo comunque, siccome di fatto avevo mantenuto integra la parte più importante di quella che poteva essere la mia vita, cioè il cervello, ho detto: va bene, tanto vale che sfruttiamo quello che mi è successo per aiutare gli altri, e quindi alla fina ho deciso comunque di continuare a fare il medico, perchè comunque è la scelta della mia vita ed è quello che mi piace fare.
Quindi sei diventata un Oncologo?
Per cominciare a fare sport hai dovuto essere una ragazza parsimoniosa, perchè per correre servivano le protesi, e le protesi, ahi, non le regalano e l’ASL non le passa, e quindi che cosa è successo?
Ho iniziato a correre esattamente quando ho avuto la possibilità di pagarmi le protesi, per cui ho lavorato quattro anni in ospedale come medico e quando ho avuto i soldi da parte, una mattina ho deciso che era il momento, avevo quasi finito gli studi, quindi avevo i soldi a sufficienza per pagarmi le protesi e ad Aprile del 2011 me le sono comperate.
Quando è stata la tua prima gara?
I primi di maggio del 2011, esattamente un mese dopo che avevo indossato le protesi da corsa. Posso dire che è stato un inizio assolutamente non con la voglia di fare agonismo, poi l’agonismo ti viene, un pò perchè io caratterialmente c’è l’ho nel sangue e poi perchè di fatto ti viene, l’adrenalina che ti viene durante una gara non la provi in altre circostanze della vita e questo comunque ti aiuta a gestire anche altre situazioni al di la dello sport, molto difficili perchè devi avere self control.
Vogliamo spiegarlo cosa hai vissuto in quei momenti? Sei entrata in pista, hai messo le protesi, gli attimi prima dello start e anche gli attimi dopo, se hai pensato a qualcosa mentre correvi?
La cosa a cui penso sempre quando corro è che mi sento un persona molto libera, e quindi al di la dell’adrenalina che respiri che è una cosa abbastanza fastidiosa e insopportabile prima della gara, perchè hai l’ansia di non farcela, o di non arrivare o arrivare per ultima, magari succede qualcosa nella gara, tale per cui fai fatica ad arrivare in fondo anche se 100 metri o 200 metri sembrano pochi, in realtà quando li percorri ad alta velocità sono molto impegnativi. La cosa bella è che al di là di tutta quest’ansia e di questa adrenalina quando poi corri hai la sensazione di essere proprio libera e di avere la tua vita in mano proprio al 100% e questa sensazione, dopo che uno ha provato una malattia, come l’ho provata io, sinceramente è una cosa impagabile, e quindi ti da la forza di dire: va bene sopporto quel quarto d’ora di adrenalina, ma poi tutto quello che ti viene reso dopo e qualcosa di assolutamente grande.
Vogliamo provare a fare un salto indietro e raccontare che cosa è successo?
Il giorno del mio 24esimo compleanno sono entrata in coma a causa di una infezione batterica molto grave, nel giro di circa 10 ore sono stata ricoverata d’urgenza in ospedale con la diagnosi di setticemia e mi sono svegliata circa dopo 8 settimane, due mesi dopo, più o meno verso i primi di Gennaio senza le gambe, senza le dita, piena di cicatrici con una vita da ricostruire. Quindi, dopo ho iniziato un percorso di riabilitazione e ovviamente non potendo fare grosse cose, perchè ero sempre in casa o alla clinica per fare la riabilitazione, nel pomeriggio ho ripreso dopo circa 5 mesi a studiare e il mio obiettivo era quello di diventare un medico, nel senso che io ero sta male e quindi volevo comunque, siccome di fatto avevo mantenuto integra la parte più importante di quella che poteva essere la mia vita, cioè il cervello, ho detto: va bene, tanto vale che sfruttiamo quello che mi è successo per aiutare gli altri, e quindi alla fina ho deciso comunque di continuare a fare il medico, perchè comunque è la scelta della mia vita ed è quello che mi piace fare.
Quindi sei diventata un Oncologo?
Sono diventata prima un medico e poi sono diventata un Oncologo, ho ragiunto prima la Laurea e poi ho fatto gli studi di specializzazione in oncologia, perchè alla fine l’oncologia è sempre quel ramo che dici: oddio, fai l’oncologo spero di non aver mai bisogno di te! E’ vero, però alla fine dei conti è un confronto diretto con le problematiche serie della vita che io ho sperimentato esattamente 10 anni fa, per cui penso che non avrei mai potuto fare altro a livello di capacità lavorative, però di fatto quello che poi ho dentro, il paziente a cui posso dare di più è sicuramente il paziente che ha paura della morte.
Quindi è cominciato un giro per il mondo, abbiamo lasciato Cantù per Milano, poi siamo andati a Verona, fino negli Stati Uniti?
Si, ho proseguito gli studi, ho fatto un anno a Milano, sono stata un anno a Verono dove ho iniziato la specializzazione e durante la specializzazione mi hanno dato la possibilità di andare a studiare negli Stati Uniti e quella è stata una grande prova, nel senso che lì ho dovuto dimostrare a me stessa e a tutti che ero in grado di farcela da sola, perchè ho fatto praticamente otto mesi a Philadelphia da sola. Certo, poi li mi sono creata degli amici, facevo un lavoro che non era il mio, io solitamente lavoravo con i pazienti e invece lì lavoravo in laboratorio con le cellule, quindi anche la mia manualità è stata messa a dura prova, e in realta dopo questi otte mesi ho pianto tantissimo tornando in Italia. Ora sono contentissima di essere in Italia, però è stata una esperienza veramente formativa, lì ho imparato ad autogestirmi su quali potevano essere i problemi con le protesi, lì non avevo la macchina, dovevo camminare, prende i mezzi, fare comunque tutto a piedi, andare a far la spessa, portare le borse, tutto a piedi, e c’e l’ho fatta, è stata una grande rivalsa nella vita, proprio un successo.
Com’è Federica con gli amici e nella vita privata?
Sono esattamente come sono con i pazienti, sono sempre sopra le righe, nel senso che ho molta energia dentro da dare. Io tendenzialmente sono una persona poco quieta, molto poco tranquilla e abbastanza esplosiva, quindi nel bene o nel male questa cosa viene fuori, questo mi serve perchè credo che la vita vada vissuta veramente ogni singolo istante e questa cosa mi porta sempre ad essere una persona molto poco tranquilla e che cerca sempre di spronare gli altri a fare anche in situazioni difficili.
Allora tutta questa energia la mettamo nello sport, dove vogliamo arrivare?
Io quest'anno ho un obiettivo molto ambizioso, dato che l’anno scorso c'erano le Paralimpiadi ed ho raggiunto i minimi A per andarci, poi ovviamente c'era la ranking list, ero comunque dodicesima, non c’era spazio per me, anche perchè ero assolutamente immatura per andarci, in realtà. Questanno mi sento più pronta, sto facendo comunque degli allenamenti molto più costanti, più articolati proprio a livello di preparazione, mi stanno dando una mano molte persone in questo, spero di arrivare comunque ai minimi per i Mondiali di Francia e poi chissà, arrivarci ai Mondiali, questo mi piacerebbe proprio tanto.
Federica speriamo di vederti in queste grandi gare e in queste grandi manifestazioni e quindi di rivedere questo tuo sorriso bellissimo, ti facciamo un grandissimo in bocca a lupo e grazie per essere stata con noi.
FONTE: abilitychannel.tv
http://www.abilitychannel.tv/special-video/federica-maspero-correre-per-sentirsi-libera/
Gran bella storia quella di Federica Maspero, una donna che non solo ha acquisito autonomia e libertà attraverso lo sport, nonostante una grave malattia che da un coma profondo l'ha portata alla perdita delle gambe e delle dita, ma che si è anche dedicata professionalmente all'aiuto degli altri attraverso la sua professione di Medico oncologo.
Un bellissimo esempio, una storia da conoscere e condividere.
Marco
Gran bella storia quella di Federica Maspero, una donna che non solo ha acquisito autonomia e libertà attraverso lo sport, nonostante una grave malattia che da un coma profondo l'ha portata alla perdita delle gambe e delle dita, ma che si è anche dedicata professionalmente all'aiuto degli altri attraverso la sua professione di Medico oncologo.
Un bellissimo esempio, una storia da conoscere e condividere.
Marco
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