IL CASO. Dopo la donna di Vicenza, una madre di Caldogno è aggredita dall'intossicazione. L'impossibilità di tollerare le sostanze chimiche ha sconvolto la vita di una trentanovenne. Ma la malattia non è riconosciuta
Vicenza. Ancora un caso di MCS, patologia causata dall'impossibilità di tollerare una grande quantità di sostanze di uso comune e di varia origine, soprattutto chimica. Ancora una giovane donna di 39 anni, un'altra vicentina che questa volta ha deciso di uscire allo scoperto per denunciare la sua «condanna» ma anche gridare il suo diritto a curarsi, la possibilità di favorire centri di cura in Italia che oggi non esistono, l'impegno della sanità pubblica veneta di riconoscere la malattia come tale e pertanto di facilitare i percorsi di cura e di ricerca.
Cinzia Pegoraro di Caldogno, ridotta a 47 chili, è in grosse difficoltà. «Nell'ultimo anno sto sempre più male, non esco quasi più di casa».
La mascherina ai carboni attivi è sempre a portata di volto, come lo è per V. M., la vicentina che da qualche anno abita a Padova e la cui storia, pubblicata domenica sul Giornale di Vicenza, ha destato stupore e turbamento. C'è chi si è riconosciuto nei sintomi della donna e nella lenta agonia a cui si sente condannata, chiusa nella sua casa da dove ha fatto sparire tutto per non sentire gli odori che la fanno stare male, così male da non connettere più, da sentire formicolii ovunque, gambe doloranti, gola seccata. A peggiorare sempre di più da trascinarsi per camminare, dormire sul pavimento, mangiare pochi selezionati alimenti perché «l'odore del detersivo lo sento dappertutto».
Anche la storia di Cinzia è angosciante. Ha cambiato tre volte case: da San Lazzaro a Vicenza dove respirava troppi gas di scarico si è spostata a Vigardolo, dove le travi della bella abitazione che sembrava il suo rifugio perfetto, erano diventate una trappola di morte per via dei trattamenti del legno, ma anche per i vicini che stendevano i panni con l'odore di bucato fresco. Fino ad arrivare un anno fa alla nuova lottizzazione di Caldogno in una casetta nuova su misura, ovunque mattonelle e tinture atossiche, tubi senza poliuretano, riscaldamento a pavimento. Ma non basta perché Cinzia sta sempre peggio.
Il quadro che le ha dipinto l'immunologo Giuseppe Genovesi, lo stesso luminare che ha visitato V. M., lo stesso peraltro che ha emesso la diagnosi alla bimba trevigiana di 5 anni, gravissima e in cura a Londra, è sempre la stessa: MCS, Sensibilità Chimica Multipla.
L'unica cura è quella di evitare le sostanze chimiche, oppure seguire cicli disintossicanti e di desensibilizzazione nei centri di Dallas e Londra, ma costano cari.
Cinzia è mamma di due splendide ragazze, che se la coccolano: «Vado avanti per loro, per la mia famiglia». Le sorelle quando tornano da scuola o dalle loro attività sportive si cambiano in garage e si lavano prima di salire dalla mamma. Con il marito racconta di aver litigato tanto, all'inizio non la capiva, ora è dalla sua parte e le dà una mano, così come viene aiutata dai parenti. È sostenuta dall'associazione Anchise, che ha di recente promosso un convegno sulle malattie ambientali a Pieve di Cadore e ne sta organizzando un altro per i prossimi mesi in Veneto. A tutti i medici e ai relatori partecipanti l'associazione raccomanda sempre «di non indossare profumi, deodoranti, colonie, dopobarba, creme profumate, gel, lacca, indumenti lavati con ammorbidenti, affinché i presidenti e i vicepresidenti di associazioni, chimicamente sensibili, possano partecipare all'evento». Per scongiurare una morte lenta.
Roberta Bassan
21 luglio 2011
FONTE: ilgiornaledivicenza.it
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/272066_mcs_un_altro_dramma_a_vicenza/
Vicenza. Ancora un caso di MCS, patologia causata dall'impossibilità di tollerare una grande quantità di sostanze di uso comune e di varia origine, soprattutto chimica. Ancora una giovane donna di 39 anni, un'altra vicentina che questa volta ha deciso di uscire allo scoperto per denunciare la sua «condanna» ma anche gridare il suo diritto a curarsi, la possibilità di favorire centri di cura in Italia che oggi non esistono, l'impegno della sanità pubblica veneta di riconoscere la malattia come tale e pertanto di facilitare i percorsi di cura e di ricerca.
Cinzia Pegoraro di Caldogno, ridotta a 47 chili, è in grosse difficoltà. «Nell'ultimo anno sto sempre più male, non esco quasi più di casa».
La mascherina ai carboni attivi è sempre a portata di volto, come lo è per V. M., la vicentina che da qualche anno abita a Padova e la cui storia, pubblicata domenica sul Giornale di Vicenza, ha destato stupore e turbamento. C'è chi si è riconosciuto nei sintomi della donna e nella lenta agonia a cui si sente condannata, chiusa nella sua casa da dove ha fatto sparire tutto per non sentire gli odori che la fanno stare male, così male da non connettere più, da sentire formicolii ovunque, gambe doloranti, gola seccata. A peggiorare sempre di più da trascinarsi per camminare, dormire sul pavimento, mangiare pochi selezionati alimenti perché «l'odore del detersivo lo sento dappertutto».
Anche la storia di Cinzia è angosciante. Ha cambiato tre volte case: da San Lazzaro a Vicenza dove respirava troppi gas di scarico si è spostata a Vigardolo, dove le travi della bella abitazione che sembrava il suo rifugio perfetto, erano diventate una trappola di morte per via dei trattamenti del legno, ma anche per i vicini che stendevano i panni con l'odore di bucato fresco. Fino ad arrivare un anno fa alla nuova lottizzazione di Caldogno in una casetta nuova su misura, ovunque mattonelle e tinture atossiche, tubi senza poliuretano, riscaldamento a pavimento. Ma non basta perché Cinzia sta sempre peggio.
Il quadro che le ha dipinto l'immunologo Giuseppe Genovesi, lo stesso luminare che ha visitato V. M., lo stesso peraltro che ha emesso la diagnosi alla bimba trevigiana di 5 anni, gravissima e in cura a Londra, è sempre la stessa: MCS, Sensibilità Chimica Multipla.
L'unica cura è quella di evitare le sostanze chimiche, oppure seguire cicli disintossicanti e di desensibilizzazione nei centri di Dallas e Londra, ma costano cari.
Cinzia è mamma di due splendide ragazze, che se la coccolano: «Vado avanti per loro, per la mia famiglia». Le sorelle quando tornano da scuola o dalle loro attività sportive si cambiano in garage e si lavano prima di salire dalla mamma. Con il marito racconta di aver litigato tanto, all'inizio non la capiva, ora è dalla sua parte e le dà una mano, così come viene aiutata dai parenti. È sostenuta dall'associazione Anchise, che ha di recente promosso un convegno sulle malattie ambientali a Pieve di Cadore e ne sta organizzando un altro per i prossimi mesi in Veneto. A tutti i medici e ai relatori partecipanti l'associazione raccomanda sempre «di non indossare profumi, deodoranti, colonie, dopobarba, creme profumate, gel, lacca, indumenti lavati con ammorbidenti, affinché i presidenti e i vicepresidenti di associazioni, chimicamente sensibili, possano partecipare all'evento». Per scongiurare una morte lenta.
Roberta Bassan
21 luglio 2011
FONTE: ilgiornaledivicenza.it
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/272066_mcs_un_altro_dramma_a_vicenza/
Nessun commento:
Posta un commento