26 anni, già affetto da nevralgia del pudendo, gli è stata diagnosticata una sindrome dolorosa regionale complessa ora diffusasi in tutta la parte destra del corpo. Vana un’operazione subita a gennaio. Ha scritto agli amici: «Non posso né camminare né stare fermo, sono disperato»
Laddove non sono arrivate medicine, terapie e perfino una delicata operazione chirurgica, Antonio Pizzarella spera possa giungere la viralità dei social network. È a Facebook che il 26enne padovano, studi classici e una laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna, ha affidato la sua storia affinché possa incrociare lo sguardo della persona giusta: qualcuno che sia in grado di offrirgli una via d’uscita dal patimento.
Già affetto per lungo tempo da nevralgia del pudendo, è costretto a letto da quasi un anno e mezzo a causa di una sindrome dolorosa regionale complessa (Crps) diagnosticatagli a settembre 2020: una condizione di dolore neuropatico cronico gradualmente peggiorato di ricovero in ricovero fino a rendergli pressoché impossibile permanere in qualsiasi posizione e svolgere ogni tipo di attività.
Il male ha ormai raggiunto un’intensità tale da rendergli insopportabile anche solo indossare dei vestiti o coprirsi con un lenzuolo.
Una luce in fondo al tunnel sembrava essersi accesa il 15 gennaio, quando un luminare della materia era appositamente sceso dal Belgio per un intervento che si auspicava potesse essere risolutivo. Al contrario, il dolore, fino a quel momento localizzato nell’area pelvica, si è poi esteso all’intera parte destra del corpo.
L'appello
«Mi fa tanto male la faccia, la nevralgia si estende fino ai denti — ha scritto sabato ai suoi più cari amici in un messaggio successivamente diffuso su Facebook —. Sono disperato, nonostante il dolore lancinante oggi ho macinato chilometri in casa perché non potevo più stare fermo ma ormai non posso né camminare né stare immobile. Ormai è troppo avanti. Mi hanno aumentato i farmaci al massimo ma niente, e questa volta non fanno più effetto i vari integratori. La carnitina non fa più effetto da quando il nervo si è reincastrato. Non posso più sentire alcun suono».
Da qui la necessità di un immediato appello sul web: «Durante questo anno e mezzo Antonio e i suoi genitori ne hanno provate tante: visite in molti ospedali italiani, medici esperti in materia che hanno dato le loro opinioni a riguardo, psicologi e psichiatri l’hanno visitato per escludere una patologia mentale – ha raccontato un compagno di classe del liceo –. Le sue condizioni in questo momento sono critiche e cerca aiuto. Sia la sua famiglia che noi, i suoi amici, non sappiamo più cosa fare per aiutarlo. Abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno del “potere dei social”, ossia della condivisione, della possibilità che questo post diventi virale».
Due, in particolare, i profili che potrebbero determinare una svolta positiva nello stato di salute del 26enne, perlomeno dal punto di vista della riduzione della sofferenza (a questo link il nostro forum dedicato): «un medico che abbia l’idea giusta» oppure «una persona che come lui ha sofferto dello stesso dolore e che in qualche modo ne è uscita».
La cartella clinica a disposizione
Proprio a proposito di medici, piena è la disponibilità del ragazzo a fornire a chi ne farà richiesta la propria cartella clinica, «completa di ogni esame, operazione, i farmaci utilizzati in questi mesi, infiltrazioni, agopuntura, la terapia farmacologica che sta seguendo in questo periodo». L’indirizzo email di riferimento, autorizzato dallo stesso Antonio, è: jacoposalvatore.esposito@gmail.com.
«Mi dispiace dover rattristare le persone che mi sono affezionate condividendo la situazione tragica in cui mi trovo — ha scritto il diretto interessato tra i commenti del post — ma quella della condivisione, ammesso che esista qualcuno che possa aiutarmi anche solo a rendere il dolore sopportabile, è diventata la mia più grande speranza».
Per questo anche su Instagram sono state diffuse delle card in doppia lingua (italiano-inglese) pronte per essere rilanciate anche oltre i confini nazionali.
«Rientrare nei limiti della sopravvivenza»
«Perdere i miei anni migliori e accantonare i progetti che con tanto sacrificio stavo portando a termine è sicuramente un dramma – ci scrive Antonio, che non riesce più a parlare al telefono –. Queste cose però diventano molto piccole di fronte al fatto di chiedere solamente di poter sopportare il dolore. Non mi interessa la qualità della vita: mi basterebbe rientrare nei limiti della sopravvivenza, anche a letto o in qualsiasi posizione forzata».
Poi un messaggio di sensibilizzazione collettiva: «In Italia la Crps è ancora sconosciuta o quasi e viene mediamente diagnosticata con cinque anni di ritardo. Questo aumenta le probabilità non solo di rendere incurabile la nevralgia al pudendo, ma anche e soprattutto che insorgano, come nel mio caso, situazioni complesse apparentemente incurabili. Spero quindi che la mia esperienza possa fungere da monito per medici e familiari: occorre spingere le persone che sono all’inizio di questo calvario ad agire subito perché è tutta una questione di tempismo. Mai sottovalutare l’importanza di ascoltare e, parallelamente, di chiedere aiuto».
di Alessandro Vinci
7 settembre 2021
FONTE: Corriere della Sera
Laddove non sono arrivate medicine, terapie e perfino una delicata operazione chirurgica, Antonio Pizzarella spera possa giungere la viralità dei social network. È a Facebook che il 26enne padovano, studi classici e una laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna, ha affidato la sua storia affinché possa incrociare lo sguardo della persona giusta: qualcuno che sia in grado di offrirgli una via d’uscita dal patimento.
Già affetto per lungo tempo da nevralgia del pudendo, è costretto a letto da quasi un anno e mezzo a causa di una sindrome dolorosa regionale complessa (Crps) diagnosticatagli a settembre 2020: una condizione di dolore neuropatico cronico gradualmente peggiorato di ricovero in ricovero fino a rendergli pressoché impossibile permanere in qualsiasi posizione e svolgere ogni tipo di attività.
Il male ha ormai raggiunto un’intensità tale da rendergli insopportabile anche solo indossare dei vestiti o coprirsi con un lenzuolo.
Una luce in fondo al tunnel sembrava essersi accesa il 15 gennaio, quando un luminare della materia era appositamente sceso dal Belgio per un intervento che si auspicava potesse essere risolutivo. Al contrario, il dolore, fino a quel momento localizzato nell’area pelvica, si è poi esteso all’intera parte destra del corpo.
L'appello
«Mi fa tanto male la faccia, la nevralgia si estende fino ai denti — ha scritto sabato ai suoi più cari amici in un messaggio successivamente diffuso su Facebook —. Sono disperato, nonostante il dolore lancinante oggi ho macinato chilometri in casa perché non potevo più stare fermo ma ormai non posso né camminare né stare immobile. Ormai è troppo avanti. Mi hanno aumentato i farmaci al massimo ma niente, e questa volta non fanno più effetto i vari integratori. La carnitina non fa più effetto da quando il nervo si è reincastrato. Non posso più sentire alcun suono».
Da qui la necessità di un immediato appello sul web: «Durante questo anno e mezzo Antonio e i suoi genitori ne hanno provate tante: visite in molti ospedali italiani, medici esperti in materia che hanno dato le loro opinioni a riguardo, psicologi e psichiatri l’hanno visitato per escludere una patologia mentale – ha raccontato un compagno di classe del liceo –. Le sue condizioni in questo momento sono critiche e cerca aiuto. Sia la sua famiglia che noi, i suoi amici, non sappiamo più cosa fare per aiutarlo. Abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno del “potere dei social”, ossia della condivisione, della possibilità che questo post diventi virale».
Due, in particolare, i profili che potrebbero determinare una svolta positiva nello stato di salute del 26enne, perlomeno dal punto di vista della riduzione della sofferenza (a questo link il nostro forum dedicato): «un medico che abbia l’idea giusta» oppure «una persona che come lui ha sofferto dello stesso dolore e che in qualche modo ne è uscita».
La cartella clinica a disposizione
Proprio a proposito di medici, piena è la disponibilità del ragazzo a fornire a chi ne farà richiesta la propria cartella clinica, «completa di ogni esame, operazione, i farmaci utilizzati in questi mesi, infiltrazioni, agopuntura, la terapia farmacologica che sta seguendo in questo periodo». L’indirizzo email di riferimento, autorizzato dallo stesso Antonio, è: jacoposalvatore.esposito@gmail.com.
«Mi dispiace dover rattristare le persone che mi sono affezionate condividendo la situazione tragica in cui mi trovo — ha scritto il diretto interessato tra i commenti del post — ma quella della condivisione, ammesso che esista qualcuno che possa aiutarmi anche solo a rendere il dolore sopportabile, è diventata la mia più grande speranza».
Per questo anche su Instagram sono state diffuse delle card in doppia lingua (italiano-inglese) pronte per essere rilanciate anche oltre i confini nazionali.
«Rientrare nei limiti della sopravvivenza»
«Perdere i miei anni migliori e accantonare i progetti che con tanto sacrificio stavo portando a termine è sicuramente un dramma – ci scrive Antonio, che non riesce più a parlare al telefono –. Queste cose però diventano molto piccole di fronte al fatto di chiedere solamente di poter sopportare il dolore. Non mi interessa la qualità della vita: mi basterebbe rientrare nei limiti della sopravvivenza, anche a letto o in qualsiasi posizione forzata».
Poi un messaggio di sensibilizzazione collettiva: «In Italia la Crps è ancora sconosciuta o quasi e viene mediamente diagnosticata con cinque anni di ritardo. Questo aumenta le probabilità non solo di rendere incurabile la nevralgia al pudendo, ma anche e soprattutto che insorgano, come nel mio caso, situazioni complesse apparentemente incurabili. Spero quindi che la mia esperienza possa fungere da monito per medici e familiari: occorre spingere le persone che sono all’inizio di questo calvario ad agire subito perché è tutta una questione di tempismo. Mai sottovalutare l’importanza di ascoltare e, parallelamente, di chiedere aiuto».
di Alessandro Vinci
7 settembre 2021
FONTE: Corriere della Sera
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