Il racconto di Patrizia, affetta da fibromialgia, che ha ottenuto il riconoscimento del suo diritto ad avere limitazioni lavorative a causa della patologia
La sua è una storia di nicchia (vedi: http://marco-lavocedellaverita.blogspot.it/2013/09/noi-ammalati-di-fibromialgia-ci.html) Una malattia poco conosciuta, una sanità impreparata e vaga, dolori vissuti in solitudine, ignorati dalla gran parte della gente.
Il racconto di Patrizia Marchese parla di fibromialgia, malattia cronica, che crea stanchezza e dolorose contrazioni muscolari generalizzate. Ci sono terapie, soprattutto palliative, qualche medicina in fase sperimentale.
Così, in solitudine, Patrizia vive la sua vita quotidiana divisa tra lavoro, faccende domestiche, amicizie. A scandire, però, la sua quotidianità è spesso la grande stanchezza che la blocca, unita a dolori in diverse parti del corpo. Non è l'unica, e lei lo sa: grazie a internet ha trovato diverse testimonianze di persone che vivono il suo stesso incubo.
Il dolore, infatti, non è l'unico patimento che deve sopportare costantemente. A renderle l'esistenza più gravosa è anche la mancanza di riconoscimenti, la non legittimazione della sua sofferenza: «Lavorare diventa sempre più difficile: io occupo una posizione che non mi permette pause - racconta Patrizia - sto molto in piedi, ferma, sottoposta a tensioni e stress. Il mio corpo non riesce più a tollerare questo ritmo».
Nonostante due certificati che ne diagnostichino la fibromialgia, Patrizia non ha ottenuto considerazione da parte del medico del lavoro dell'azienda di cui è dipendente: «Nessuno sconto, nessuna concessione. Allora mi sono rivolta all'azienda sanitaria. La commissione che ha giudicato il mio caso ha capito la situazione e ha giudicato che la mia malattia richiede limitazioni nell'esercizio della professione».
Per Patrizia Marchese quella decisione dell'Asl corrisponde a una vittoria insperata: «È la prima volta che ottengo un riconoscimento. Per me è importantissimo vedere che qualcosa comincia a muoversi, che non sono più sola in questa lotta. Vorrei, quindi, parlare a tutte le persone affette da fibromialgia: l'Asl di Varese ha riconosciuto la patologia come limitante. Occorre, quindi, muoverci, far sentire la nostra voce, alzare la testa. È giunto il momento, i segnali ci sono e fanno ben sperare».
I dolori di Patrizia non sono passati, sono ancora lì ad accompagnare la sua vita quotidiana. Ma il giudizio dell'Asl ha avuto un effetto benerfico almeno sulla sua volontà e sulla voglia di continuare a lottare per la sua dignità.
A.T.
La sua è una storia di nicchia (vedi: http://marco-lavocedellaverita.blogspot.it/2013/09/noi-ammalati-di-fibromialgia-ci.html) Una malattia poco conosciuta, una sanità impreparata e vaga, dolori vissuti in solitudine, ignorati dalla gran parte della gente.
Il racconto di Patrizia Marchese parla di fibromialgia, malattia cronica, che crea stanchezza e dolorose contrazioni muscolari generalizzate. Ci sono terapie, soprattutto palliative, qualche medicina in fase sperimentale.
Così, in solitudine, Patrizia vive la sua vita quotidiana divisa tra lavoro, faccende domestiche, amicizie. A scandire, però, la sua quotidianità è spesso la grande stanchezza che la blocca, unita a dolori in diverse parti del corpo. Non è l'unica, e lei lo sa: grazie a internet ha trovato diverse testimonianze di persone che vivono il suo stesso incubo.
Il dolore, infatti, non è l'unico patimento che deve sopportare costantemente. A renderle l'esistenza più gravosa è anche la mancanza di riconoscimenti, la non legittimazione della sua sofferenza: «Lavorare diventa sempre più difficile: io occupo una posizione che non mi permette pause - racconta Patrizia - sto molto in piedi, ferma, sottoposta a tensioni e stress. Il mio corpo non riesce più a tollerare questo ritmo».
Nonostante due certificati che ne diagnostichino la fibromialgia, Patrizia non ha ottenuto considerazione da parte del medico del lavoro dell'azienda di cui è dipendente: «Nessuno sconto, nessuna concessione. Allora mi sono rivolta all'azienda sanitaria. La commissione che ha giudicato il mio caso ha capito la situazione e ha giudicato che la mia malattia richiede limitazioni nell'esercizio della professione».
Per Patrizia Marchese quella decisione dell'Asl corrisponde a una vittoria insperata: «È la prima volta che ottengo un riconoscimento. Per me è importantissimo vedere che qualcosa comincia a muoversi, che non sono più sola in questa lotta. Vorrei, quindi, parlare a tutte le persone affette da fibromialgia: l'Asl di Varese ha riconosciuto la patologia come limitante. Occorre, quindi, muoverci, far sentire la nostra voce, alzare la testa. È giunto il momento, i segnali ci sono e fanno ben sperare».
I dolori di Patrizia non sono passati, sono ancora lì ad accompagnare la sua vita quotidiana. Ma il giudizio dell'Asl ha avuto un effetto benerfico almeno sulla sua volontà e sulla voglia di continuare a lottare per la sua dignità.
A.T.
27 settembre 2013
FONTE: varesenews.it
http://www3.varesenews.it/salute/l-asl-mi-ha-dato-ragione-la-mia-malattia-e-invalidante-272165.html
Una bella notizia che riporto con piacere sul mio blog.... con la speranza che da questa vittoria si possa giungere presto a una Vittoria ancora più grande: quella del riconoscimento ufficiale della Fibromialgia come malattia vera, cronica e altamente invalidante da parte del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Ce lo auguriamo tutti !
Marco
Marco
anche a pagina 64 del recente IL MANUALE PRATICO DEL BENESSERE (ipertesto editore) patrocunato club UNESCO nella forma di "fibromiakgìa da stress", una patologia psicosomatica dove alimentazione e psicopatologia sono due importanti radici
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