martedì 30 luglio 2013

Sonia e Francesco sposi oltre la disabilità


Se vedi Sonia e Francesco insieme, ciò che balza all’occhio subito è che sono giovani, belli ed innamoratissimi. Nulla di nuovo sotto il sole, come ogni coppia, dopo un periodo di frequentazione, hanno deciso di sposarsi ed essere una famiglia.
E allora, direte voi, dov’è la notizia? La notizia è che la bellissima sposa Sonia, in chiesa ci va con vestito da sposa, velo, bouquet e un’insignificante carrozzina elettrica, ausilio necessario per potersi spostare, poiché ha una patologia neuromuscolare. Tutto qui direi, ma essendo una bellissima storia fatta di sentimenti sani e soprattutto positività, merita di esser raccontata.


Cara Sonia, ora sei la “Signora Consonni”, è una grande soddisfazione, oltre che, immagino, un’immensa gioia, ma andiamo per gradi. Come vi siete conosciuti tu e Francesco?

La storia con Francesco è nata per via di un amico in comune di Monza che, come me, ha una disabilità e gioca ad hockey in carrozzina. Francesco si è avvicinato a questo sport qualche anno fa tramite questo amico in comune e quindi ci siamo incontrati sia sui campi da gioco che in diverse occasioni, fino al fatidico primo appuntamento, avvenuto nell’estate di tre anni fa.

Cosa vi ha fatto decidere di convolare a nozze?

Per qualche anno, la nostra è stata una storia a distanza, io prendevo il treno il venerdì sera per andare a Monza, poi lui mi riaccompagnava la domenica sera e ripartiva lunedì mattina all’alba per andare al lavoro. Da subito è stata una storia importante ma, dopo due anni da pendolari, bisognava prendere una decisione.

Avete appunto vissuto per un po’ la vostra storia da pendolari, tra Monza e Genova, è stato complesso, avendo tu Sonia una disabilità fisica?

Per fortuna, da qualche anno, la linea Genova-Milano è abbastanza servita con alcune carrozze dei treni attrezzate per i disabili, anche se, qualche volta, è successo che spostassero gli orari dei treni o annullassero viaggi; purtroppo, in Italia, non si ha ancora la cultura del servizio perfetto, anche per chi ha un handicap; a volte ti senti dire “ringrazia che c’è questa soluzione”. Spero che il nostro paese sia in grado di fare un salto di qualità ed arrivi ai livelli della Germania o di altri paesi europei per quanto riguarda i servizi di trasporto (e non solo) nei confronti di chi ha un handicap.

Francesco non ha una dsabilità, mentre tu Sonia sì, come influisce o ha influito nella vostra storia? Avete incontrato molti pregiudizi? Se sì, come li affrontate?

Ci sono state difficoltà oggettive, soprattutto negli spostamenti; abbiamo trovato il modo di rendermi autonoma con il treno, perché, come ti dicevo prima, la linea Genova-Milano è diretta e abbastanza attrezzata. Poi abbiamo dovuto adattare un’auto nuova perché Francesco girava con una vecchia panda, ma non avevamo i soldi per acquistare un furgone attrezzato per la mia carrozzina elettrica. Così abbiamo preso una Fiat cubo usata e abbiamo inventato un modo per caricare la carrozzina con delle rampette, mentre Francesco, ogni volta, mi prendeva in bracco per farmi accomodare sul sedile anteriore. Finalmente, quest’anno, abbiamo preso un mezzo più grande! I problemi per una persona disabile ci sono sempre, perché i locali pubblici, i ristoranti e gli alberghi non sono sempre a norma, anche se a volte dicono di esserlo. Ci siamo armati di tanta pazienza e abbiamo superato tutto, anche se quelli più difficili da abbattere sono i pregiudizi delle persone. Una volta eravamo in partenza per Londra e ricordo che l’assistente per l’imbarco disabili all’aeroporto di Bergamo si è rivolto a me chiamando Francesco “tuo fratello”. La gente, talvolta, vede una coppia disabile e pensa che chi è con te sia un badante o un parente. Prima mi arrabbiavo, ora la metto sul ridere, in fondo è una questione di ignoranza.

Sonia, per seguire Francesco hai rinunciato ad un impiego a tempo indeterminato nella tua città. È stato difficile per te reinventare la tua vita altrove? Ha incontrato difficoltà? Ora di cosa ti occupi?

Ho avuto tantissime difficoltà perché lavoravo all’ospedale di Genova inserita grazie alla Legge 68/1999 e inquadrata come coadiutore amministrativo. Per trovare lavoro a Milano con un trasferimento avrei dovuto trovare vacante un posto da coadiutore amministrativo inserito tramite la Legge 68/1999, impossibile! Inoltre noi saremo andati a vivere a Milano Sud Est e non potevo trovare lavoro troppo lontano da casa perché non avrei saputo come arrivarci, non essendoci servizi di trasporto disabili, se non a pagamento e molto cari. Nonostante alcuni enti come il Comune di Segrate fossero interessati ad offrirmi un lavoro, mi sono sentita dire che, per farlo, i problemi burocratici sarebbero stati troppi. Un altro problema è stato il cambio di residenza, perché, cambiando residenza in un’altra regione, avrei perso da subito i servizi di assistenza nella mia città, e l’attivazione a Milano dei nuovi servizi non sarebbe avvenuta immediatamente, perciò ci sarebbe stato un periodo in cui non avrei avuto né l’assistenza a casa né la possibilità di richiedere il trasporto per andare al lavoro. Per fortuna, con il tempo, sono riuscita a sistemare le cose e mi è stata data la possibilità, tramite una cooperativa sociale, di lavorare part time al Centro Clinico Nemo, nell’ufficio accettazione. Il Centro si occupa di malattie del motoneurone e neuromuscolari come la mia.

Tornando all’aspetto più romantico, chi ha fatto per primo la fatidica proposta di matrimonio? Com’è avvenuto?

Abbiamo deciso di seguire un percorso cattolico perché entrambi credevamo nel valore del matrimonio, e quindi la prima cosa è stata cercare un corso matrimoniale. Francesco mi regalò l’anello di fidanzamento qualche mese prima di iniziare il corso, proprio dove ci saremmo sposati. Sapevamo entrambi che non sarebbe passato molto tempo dal momento in cui avrei dovuto cambiare città e dare una svolta alla nostra vita.

Lo scorso 27 aprile siete convolati appunto a nozze. È stato tutto come ve lo aspettavate?

Sì, a parte la pioggia. La festa all’aperto con un bel sole caldo sarebbe stata, per lo meno, oggettivamente più facile. Il resto è andato come previsto.

Che consigli vi sentite di dare a chi, avendo una disabilità, vive una storia d’amore?

Di non farsi mai condizionare da altri, né farsi tarpare le ali dalla società e dalle barriere culturali ed architettoniche che, purtroppo, ci sono ancora. Di seguire i propri sentimenti e i propri ideali, sempre.

di Valentina Boscolo

9 maggio 2013

FONTE: uildm.org
http://www.uildm.org/wp-content/uploads/2010/07/SoniaVeres.pdf


E' sempre bello pubblicare storie come queste..... e quella tra Sonia e Francesco è una di quelle storie che ci insegnano una volta di più come l'Amore, quello Vero, supera ogni barriera, ogni diversità e ogni pregiudizio.
E allora tantissimi Auguri da parte mia alla nuova coppia, per una vita insieme serena e Felice, fondata sui Valori più autentici e genuini. Certamente le difficoltà non mancheranno, ma il mio augurio è che queste difficoltà possano servire per accrescere ancor di più l'Amore e l'unione tra loro, come un solido cemento che resiste ad ogni prova della vita.

Marco

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