La storia di Antonia Burgio, morosa con l'affitto per pagare le medicine di sua figlia Melissa, 5 anni. E la solidarietà delle mamme del paese che hanno fatto una colletta
Senza lavoro, con una bimba malata da curare e un affitto da pagare, ha scelto di spendere i soldi rimasti per le medicine di sua figlia. E pazienza se ieri Antonia Burgio si è vista arrivare l'avviso di sfratto. E' riuscita a rinviarlo al 4 luglio. E nel frattempo ha ricevuto i soldi delle altre mamme del paese, che hanno fatto una colletta per aiutarla.
La storia di Antonia si svolge tutta a Volvera, paesino della provincia di Torino, di quel Piemonte industrioso e operaio che ha ceduto per ultimo alla crisi. 39 anni, Antonia lavora da quando ne aveva 24 nel panificio industriale del paese. Confeziona i grissi, sforna il pane, è addetta alla vendita. Ha anche un compagno, figlio del nuovo proprietario dell'azienda.
Nel 2007 dà alla luce Melissa, una bambina dai capelli castani e occhi marroni che però a due anni si ammala. Antonia sente pronunciare dal dottore quella parola terribile: è leucemia. Iniziano gli anni bui della famiglia. Antonia usufruisce della legge 104, che tutela i genitori che devono assistere i figli malati. Per un anno porta ogni giorno la bambina all'ospedale, per il ciclo di chemio. Nei due anni successivi la porta per due volte a settimana. «Adesso, se Dio vuole, Melissa è guarita», racconta a VanityFair.it.
Ma nel frattempo la malattia della bambina ha fatto franare il rapporto di Antonia con il compagno. Dopo un anno di sacrifici e di tensioni i due si lasciano. Finita la chemio e le trasfusioni, nel febbraio 2010 Antonia torna al panificio, di proprietà del suocero, ma viene messa in cassa integrazione per un anno e mezzo.
Nell'ottobre 2011 è pronta a rientrare, ma qualcosa va storto: «Mi hanno detto che non mi avrebbero fatto mettere più piede là dentro. Il giorno prima di rientrare mi hanno inviato la lettera di licenziamento». Crisi aziendale, è il motivo. Anche se Antonia la pensa diversamente e va dalla Cgil di Pinerolo. Insieme fanno ricorso contro il licenziamento ritenuto illegittimo e discriminatorio: «Come si fa a dire che l'azienda è in crisi se adesso al posto di Antonia c'è una nuova dipendente nel panificio?», si chiede Fedele Mandarano, segretario della Cgil di Pinerolo che ha impugnato il licenziamento davanti al Tribunale.
La vita va avanti. Antonia ottiene l'assegno di disoccupazione: 800 euro al mese fino al mese scorso. Poi 400 fino a giugno. Poi basta. Con quei soldi, in questi mesi Antonia ha dovuto pagare le bollette, gli alimenti e soprattutto le medicine per Melissa. Che è guarita, ma ha bisogno di continue cure.
L'affitto di 550 euro al mese va a farsi benedire: «Come faccio a pagare le medicine e gli alimenti con 250 euro al mese?», continua Antonia. La donna si rivolge agli assistenti sociali per l'aiuto casa, ma niente. Lei non rientra nella fascia di reddito che può beneficiare degli aiuti, visto che nella dichiarazione dell'anno precedente (sulla quale vengono basati i calcoli) percepiva 1.200 euro grazie alla legge 104.
Antonia non può andare a vivere neanche dalla madre: «E' vedova e sta vendendo la sua casa perché non ce la fa a mantenersi». Le telefonate del padrone di casa si fanno sempre più frequenti. L'affitto è in arretrato di quasi un anno: «Ha ragione, è la sua casa», continua la donna. «Ma gli ho detto: "Non può fare altro che sfrattarmi".».
Detto fatto. Mercoledì mattina Antonia si è vista arrivare a casa il fabbro e l'ufficiale giudiziario. Doveva andarsene da quella casa. Dopo ore di discussione, ha convinto l'ufficiale a prorogare lo sfratto al 4 luglio.
Intanto la sua storia si è sparsa nel paese. Le mamme di Volvera si sono informate, sono andate a parlare al Municipio. Alla fine hanno creato un conto aperto, dove chi vuole può versare dei soldi per aiutare Antonia e la figlia. In pochi giorni hanno raccolto 3 mila euro. Abbastanza per tirare avanti fino al 4 luglio. Quel giorno Antonia dovrà lasciare la casa, comunque. Poi? «Che le devo dire. Butterò giù una porta ed entrerò in qualche casa abbandonata». Intanto Antonia è in prova come donna delle pulizie in una cooperativa del posto. Guadagna 500 euro.
E cerca di non dire niente alla bimba. Melissa, cinque anni, sa soltanto che deve andare via da quella casa ed è preoccupata per la sua cameretta. Antonia la rassicura. Le dice che potrà portare con sé le sue cose nella nuova casa. I giocattoli, il letto, il pigiama. Pure le medicine.
17 maggio 2012
FONTE: vanityfair.it
http://www.vanityfair.it/news/italia/2012/05/17/antonia-burgio-melissa-malata-leucemia#?refresh=ce
Chi volesse inviare un contributo per aiutare Antonia e Melissa può farlo con un bonifico: il numero iban è IT47 F030 6930 6501 0000 0064 416
E questo è il gruppo Facebook creato per Antonia e Melissa che si chiama "Melissa non si tocca":
https://www.facebook.com/groups/235165196589153/
Senza lavoro, con una bimba malata da curare e un affitto da pagare, ha scelto di spendere i soldi rimasti per le medicine di sua figlia. E pazienza se ieri Antonia Burgio si è vista arrivare l'avviso di sfratto. E' riuscita a rinviarlo al 4 luglio. E nel frattempo ha ricevuto i soldi delle altre mamme del paese, che hanno fatto una colletta per aiutarla.
La storia di Antonia si svolge tutta a Volvera, paesino della provincia di Torino, di quel Piemonte industrioso e operaio che ha ceduto per ultimo alla crisi. 39 anni, Antonia lavora da quando ne aveva 24 nel panificio industriale del paese. Confeziona i grissi, sforna il pane, è addetta alla vendita. Ha anche un compagno, figlio del nuovo proprietario dell'azienda.
Nel 2007 dà alla luce Melissa, una bambina dai capelli castani e occhi marroni che però a due anni si ammala. Antonia sente pronunciare dal dottore quella parola terribile: è leucemia. Iniziano gli anni bui della famiglia. Antonia usufruisce della legge 104, che tutela i genitori che devono assistere i figli malati. Per un anno porta ogni giorno la bambina all'ospedale, per il ciclo di chemio. Nei due anni successivi la porta per due volte a settimana. «Adesso, se Dio vuole, Melissa è guarita», racconta a VanityFair.it.
Ma nel frattempo la malattia della bambina ha fatto franare il rapporto di Antonia con il compagno. Dopo un anno di sacrifici e di tensioni i due si lasciano. Finita la chemio e le trasfusioni, nel febbraio 2010 Antonia torna al panificio, di proprietà del suocero, ma viene messa in cassa integrazione per un anno e mezzo.
Nell'ottobre 2011 è pronta a rientrare, ma qualcosa va storto: «Mi hanno detto che non mi avrebbero fatto mettere più piede là dentro. Il giorno prima di rientrare mi hanno inviato la lettera di licenziamento». Crisi aziendale, è il motivo. Anche se Antonia la pensa diversamente e va dalla Cgil di Pinerolo. Insieme fanno ricorso contro il licenziamento ritenuto illegittimo e discriminatorio: «Come si fa a dire che l'azienda è in crisi se adesso al posto di Antonia c'è una nuova dipendente nel panificio?», si chiede Fedele Mandarano, segretario della Cgil di Pinerolo che ha impugnato il licenziamento davanti al Tribunale.
La vita va avanti. Antonia ottiene l'assegno di disoccupazione: 800 euro al mese fino al mese scorso. Poi 400 fino a giugno. Poi basta. Con quei soldi, in questi mesi Antonia ha dovuto pagare le bollette, gli alimenti e soprattutto le medicine per Melissa. Che è guarita, ma ha bisogno di continue cure.
L'affitto di 550 euro al mese va a farsi benedire: «Come faccio a pagare le medicine e gli alimenti con 250 euro al mese?», continua Antonia. La donna si rivolge agli assistenti sociali per l'aiuto casa, ma niente. Lei non rientra nella fascia di reddito che può beneficiare degli aiuti, visto che nella dichiarazione dell'anno precedente (sulla quale vengono basati i calcoli) percepiva 1.200 euro grazie alla legge 104.
Antonia non può andare a vivere neanche dalla madre: «E' vedova e sta vendendo la sua casa perché non ce la fa a mantenersi». Le telefonate del padrone di casa si fanno sempre più frequenti. L'affitto è in arretrato di quasi un anno: «Ha ragione, è la sua casa», continua la donna. «Ma gli ho detto: "Non può fare altro che sfrattarmi".».
Detto fatto. Mercoledì mattina Antonia si è vista arrivare a casa il fabbro e l'ufficiale giudiziario. Doveva andarsene da quella casa. Dopo ore di discussione, ha convinto l'ufficiale a prorogare lo sfratto al 4 luglio.
Intanto la sua storia si è sparsa nel paese. Le mamme di Volvera si sono informate, sono andate a parlare al Municipio. Alla fine hanno creato un conto aperto, dove chi vuole può versare dei soldi per aiutare Antonia e la figlia. In pochi giorni hanno raccolto 3 mila euro. Abbastanza per tirare avanti fino al 4 luglio. Quel giorno Antonia dovrà lasciare la casa, comunque. Poi? «Che le devo dire. Butterò giù una porta ed entrerò in qualche casa abbandonata». Intanto Antonia è in prova come donna delle pulizie in una cooperativa del posto. Guadagna 500 euro.
E cerca di non dire niente alla bimba. Melissa, cinque anni, sa soltanto che deve andare via da quella casa ed è preoccupata per la sua cameretta. Antonia la rassicura. Le dice che potrà portare con sé le sue cose nella nuova casa. I giocattoli, il letto, il pigiama. Pure le medicine.
17 maggio 2012
FONTE: vanityfair.it
http://www.vanityfair.it/news/italia/2012/05/17/antonia-burgio-melissa-malata-leucemia#?refresh=ce
Chi volesse inviare un contributo per aiutare Antonia e Melissa può farlo con un bonifico: il numero iban è IT47 F030 6930 6501 0000 0064 416
E questo è il gruppo Facebook creato per Antonia e Melissa che si chiama "Melissa non si tocca":
https://www.facebook.com/groups/235165196589153/
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