La vita di Mosana Cavalcanti, brasiliana di 48 anni, di Recife, è cambiata un giorno di dieci anni fa quando uno sparo in pieno giorno l’ha resa paraplegica. «Ero da pochi minuti uscita dalla banca dove avevo prelevato. Lavoravo al ristorante di mio fratello e avevo cambiato le banconote in tagli più piccoli per poter dare il resto ai clienti», racconta Mosana. «Improvvisamente sbuca un uomo armato di pistola che mi intima di consegnargli i soldi. Io stringo forte la borsa al petto e dopo qualche secondo lui mi spara. Ricorderò per sempre il rimbombo dei proiettili e la sensazione di non sentire più le gambe».
Niente più notti passate nel locale del fratello tra le risate di amici e conoscenti, niente più notti trascorse a ballare (Mosana come molti brasiliani era un’ottima ballerina), ma solo lunghe giornate scandite dalla riabilitazione per la lesione alla spina dorsale e dal recupero delle funzionalità respiratorie (uno dei proiettili le aveva trapassato il polmone). Oggi, a dieci anni da quell’evento, Mosana è il volto del Brasile che si apre al mondo della disabilità nella veste di Coordenadora do Programma turismo Acessivel del Pernambuco. Invece di chiudersi nel suo dolore, Mosana decide di portare avanti una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei disabili, incominciando dal suo Stato, il Pernambuco (nel Nord est del Brasile) che vanta tra le sue perle Recife con le sue lunghe spiagge, e ben due patrimoni dell’Umanità: la città coloniale di Olinda e l’isola di Fernando de Noronha.
È in questa isoletta che Mosana mi ha invitato attraverso Embratur, l’ente brasiliano del turismo. «Prima dell’incidente mi recavo spesso a Fernando de Noronha (collegata da Recife con voli giornalieri) per trascorrervi le vacanze e momenti di relax. Ho provato a tornarci con la carrozzina ma l’isola che tanto amavo era piena di ostacoli e barriere. Così ho combattuto per rendere questo paradiso naturalistico accessibile non solo a me ma a tutti i disabili». L’iniziativa di Mosana è stata sostenuta dal governo brasiliano, e da alcuni enti privati che hanno investito più di 3 milioni di euro, per abbattere barriere architettoniche, costruire rampe e percorsi, attrezzare l’isola di tutti i macchinari necessari a renderla fruibile a tutti.
Certo non è facile parlare di una realtà che dista 15 ore di volo e almeno un paio di scali: prima di partire mi sono chiesto quale persona con disabilità si sarebbe spinta fin là, in un’isoletta sperduta nell’Atlantico, a 400 km di mare dal lembo di terra più vicina, Natal. Perché fare un viaggio del genere per poi fare da spettatore, magari senza neanche avere la possibilità di fare una nuotata in mare?
E invece, gli sforzi e la caparbietà di questa donna brasiliana, dal sorriso sincero, si vedono e si toccano con mano. Chiudo gli occhi e torno, con i ricordi, alle ore passate alla spiaggia del Sueste: rivedo l’arena finissima che attraverso senza difficoltà grazie alla sedia da mare a disposizione degli ospiti con disabilità, il sole caldo che accarezza la pelle e poi le onde che lambiscono il mio corpo: l’acqua è a 28 gradi. Mi propongono di fare snorkeling e accetto. Pochi minuti, poche parole, e gli organizzatori mi trasportano con dolcezza nel regno sommerso. Gli operatori sanno come muoversi e gestire le disabilità, sanno essere presenti, ma non invasivi, sanno di essere lì per far vivere a pieno un’emozione – per alcuni la prima della loro vita – e per mano ti conducono tra gli scogli di questo golfo naturale dall’acqua trasparente e verde smeraldo.
Una maschera, un boccaglio, l’istruttore che ti guida… tu devi solo pensare a respirare, a goderti quel mondo fatto di tartarughe marine, razze, polpi che si confondono con la sabbia del fondale, pesci dai colori sgargianti o banchi di sardine che riflettono con le loro squame argento il sole che filtra dalla superficie. Fluttui senza fatica e per qualche minuto ti dimentichi della sedia a rotelle che ti attende in spiaggia. Sorprende la naturalezza con cui le cose avvengono: non si deve spiegare a chi ti accompagna come fare. Mosana ha già istruito il personale su come gestire ogni tipo di disabilità.
Che strano che la parola naturalezza assomigli a naturaleza (madre natura in portoghese) che straripa su quest’isola dove mare, spiagge e foreste si fondono in un unicum che riempie cuore e occhi. E anche lo stomaco. L’isola pullula di prelibatezze tutte naturalmente a base di pesce. Basta poco in realtà per rendere il mondo più vivibile: rampe in legno per entrare nei locali e nei ristoranti (quasi tutti ne erano dotati – mentre non erano presenti percorsi tattili per non vedenti) un bagno un po’ più grande del normale con un lavabo sospeso… e una persona con disabilità può pensare a gustarsi le specialità del luogo senza preoccupazioni per l’accessibilità.
Una normalità che in Italia, dove spesso si sceglie il ristorante per l’accessibilità e non per la cucina, può sorprendere. Eppure basta poco. Lo sa Mosana che per far vivere a tutti un’emozione che vale il viaggio, ha lottato per ottenere una passerella di legno, sostenibile e non invasiva dell’habitat, lunga poco meno di un chilometro. Un lungo ponticello che porta in un posto magico, un sentiero quello del Golfinho, che conduce in un angolo di paradiso. Mosana, che lo aveva visto in passato e poi mai più perché inaccessible, lo voleva aperto a tutti. Ha lottato e ha convinto il governatore dell’isola a costruire un lungo pontile in legno che si immerge in una fitta foresta e porta sulla cresta di un faraglione.
Sotto lo sprone di roccia, a un’ottantina di metri, due calette di spiaggia fine separate da qualche scoglio, in mare un gruppo di delfini che giocano a rincorrersi e qualche uccello che si getta in mare per procacciarsi la cena. Si rimane a bocca aperta. Mosana non trattiene le lacrime pensando di poter condividere questo luogo del cuore con altre persone con disabilità. Un’emozione nell’emozione poi quando si avvicina un guardia parco che allunga un binocolo e mostra due lunghe strisce sulla sabbia… Sono i solchi lasciati da una tartaruga che si è trascinata sulla riva per depositare le uova che tra due mesi si schiuderanno. Troppo in là nel tempo. È ora di tornare alla quotidianità, di salire su una jeep non attrezzata (ci sono solo alcuni pullman adattati), salire la scaletta dell’aereo con un cingolato e prepararsi al lungo volo di rientro.
di Simone Fanti
24 maggio 2013
FONTE: invisibili.corriere.it
Niente più notti passate nel locale del fratello tra le risate di amici e conoscenti, niente più notti trascorse a ballare (Mosana come molti brasiliani era un’ottima ballerina), ma solo lunghe giornate scandite dalla riabilitazione per la lesione alla spina dorsale e dal recupero delle funzionalità respiratorie (uno dei proiettili le aveva trapassato il polmone). Oggi, a dieci anni da quell’evento, Mosana è il volto del Brasile che si apre al mondo della disabilità nella veste di Coordenadora do Programma turismo Acessivel del Pernambuco. Invece di chiudersi nel suo dolore, Mosana decide di portare avanti una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei disabili, incominciando dal suo Stato, il Pernambuco (nel Nord est del Brasile) che vanta tra le sue perle Recife con le sue lunghe spiagge, e ben due patrimoni dell’Umanità: la città coloniale di Olinda e l’isola di Fernando de Noronha.
È in questa isoletta che Mosana mi ha invitato attraverso Embratur, l’ente brasiliano del turismo. «Prima dell’incidente mi recavo spesso a Fernando de Noronha (collegata da Recife con voli giornalieri) per trascorrervi le vacanze e momenti di relax. Ho provato a tornarci con la carrozzina ma l’isola che tanto amavo era piena di ostacoli e barriere. Così ho combattuto per rendere questo paradiso naturalistico accessibile non solo a me ma a tutti i disabili». L’iniziativa di Mosana è stata sostenuta dal governo brasiliano, e da alcuni enti privati che hanno investito più di 3 milioni di euro, per abbattere barriere architettoniche, costruire rampe e percorsi, attrezzare l’isola di tutti i macchinari necessari a renderla fruibile a tutti.
Certo non è facile parlare di una realtà che dista 15 ore di volo e almeno un paio di scali: prima di partire mi sono chiesto quale persona con disabilità si sarebbe spinta fin là, in un’isoletta sperduta nell’Atlantico, a 400 km di mare dal lembo di terra più vicina, Natal. Perché fare un viaggio del genere per poi fare da spettatore, magari senza neanche avere la possibilità di fare una nuotata in mare?
E invece, gli sforzi e la caparbietà di questa donna brasiliana, dal sorriso sincero, si vedono e si toccano con mano. Chiudo gli occhi e torno, con i ricordi, alle ore passate alla spiaggia del Sueste: rivedo l’arena finissima che attraverso senza difficoltà grazie alla sedia da mare a disposizione degli ospiti con disabilità, il sole caldo che accarezza la pelle e poi le onde che lambiscono il mio corpo: l’acqua è a 28 gradi. Mi propongono di fare snorkeling e accetto. Pochi minuti, poche parole, e gli organizzatori mi trasportano con dolcezza nel regno sommerso. Gli operatori sanno come muoversi e gestire le disabilità, sanno essere presenti, ma non invasivi, sanno di essere lì per far vivere a pieno un’emozione – per alcuni la prima della loro vita – e per mano ti conducono tra gli scogli di questo golfo naturale dall’acqua trasparente e verde smeraldo.
Una maschera, un boccaglio, l’istruttore che ti guida… tu devi solo pensare a respirare, a goderti quel mondo fatto di tartarughe marine, razze, polpi che si confondono con la sabbia del fondale, pesci dai colori sgargianti o banchi di sardine che riflettono con le loro squame argento il sole che filtra dalla superficie. Fluttui senza fatica e per qualche minuto ti dimentichi della sedia a rotelle che ti attende in spiaggia. Sorprende la naturalezza con cui le cose avvengono: non si deve spiegare a chi ti accompagna come fare. Mosana ha già istruito il personale su come gestire ogni tipo di disabilità.
Che strano che la parola naturalezza assomigli a naturaleza (madre natura in portoghese) che straripa su quest’isola dove mare, spiagge e foreste si fondono in un unicum che riempie cuore e occhi. E anche lo stomaco. L’isola pullula di prelibatezze tutte naturalmente a base di pesce. Basta poco in realtà per rendere il mondo più vivibile: rampe in legno per entrare nei locali e nei ristoranti (quasi tutti ne erano dotati – mentre non erano presenti percorsi tattili per non vedenti) un bagno un po’ più grande del normale con un lavabo sospeso… e una persona con disabilità può pensare a gustarsi le specialità del luogo senza preoccupazioni per l’accessibilità.
Una normalità che in Italia, dove spesso si sceglie il ristorante per l’accessibilità e non per la cucina, può sorprendere. Eppure basta poco. Lo sa Mosana che per far vivere a tutti un’emozione che vale il viaggio, ha lottato per ottenere una passerella di legno, sostenibile e non invasiva dell’habitat, lunga poco meno di un chilometro. Un lungo ponticello che porta in un posto magico, un sentiero quello del Golfinho, che conduce in un angolo di paradiso. Mosana, che lo aveva visto in passato e poi mai più perché inaccessible, lo voleva aperto a tutti. Ha lottato e ha convinto il governatore dell’isola a costruire un lungo pontile in legno che si immerge in una fitta foresta e porta sulla cresta di un faraglione.
Sotto lo sprone di roccia, a un’ottantina di metri, due calette di spiaggia fine separate da qualche scoglio, in mare un gruppo di delfini che giocano a rincorrersi e qualche uccello che si getta in mare per procacciarsi la cena. Si rimane a bocca aperta. Mosana non trattiene le lacrime pensando di poter condividere questo luogo del cuore con altre persone con disabilità. Un’emozione nell’emozione poi quando si avvicina un guardia parco che allunga un binocolo e mostra due lunghe strisce sulla sabbia… Sono i solchi lasciati da una tartaruga che si è trascinata sulla riva per depositare le uova che tra due mesi si schiuderanno. Troppo in là nel tempo. È ora di tornare alla quotidianità, di salire su una jeep non attrezzata (ci sono solo alcuni pullman adattati), salire la scaletta dell’aereo con un cingolato e prepararsi al lungo volo di rientro.
di Simone Fanti
24 maggio 2013
FONTE: invisibili.corriere.it
Questa è una di quelle storie per le quali provo sempre un piacere particolare nel venirne a conoscenza e nel riportarle sul mio blog. Provo piacere perchè è una vicenda intrisa di positività, intraprendenza, altruismo e anche coraggio. Provo piacere perchè Mosana, da una situazione di grande difficoltà come quella di rimanere improvvisamente invalida, ha saputo "ricostruirsi", ha saputo "convertire" il male che gli è accaduto in Bene, bene per sè stessa e per gli altri, creando in un oasi di pace e di bellezza come queste spiagge tropicali, dei luoghi dove anche le persone con disabilità possono vivere giorni indimenticabili, tra panorami meravigliosi e fondali incantati.
Grazie Mosana!
Marco
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