La storia di Gianna, donna di Montebello che soffre di Sensibilità Chimica Multipla, malattia che in Lombardia non viene ancora riconosciuta
Per intervistare Gianna S. nella sua casa di Montebello, ho evitato il profumo, il gel per capelli e di indossare vestiti appena usciti dalla lavanderia. Lei, impiegata di banca di 49 anni, soffre di Sensibilità Chimica Multipla (la sigla è MCS), una patologia rara che in Italia fa ancora fatica ad essere riconosciuta. La malattia comporta una forte intolleranza ad agenti e sostanze chimiche. Le è stata diagnosticata a Roma, un paio di mesi fa dal Professor Genovesi. “Nel Lazio MCS è riconosciuta a livello sanitario, in Lombardia no. Oggi in Italia ne esistono circa 500mila casi. I primi sintomi sono iniziati quando avevo 18 anni: il contatto con la vernice mi provocò una forte crisi respiratoria, che si è ripresentata negli anni successivi, sempre più spesso”. “I medici pensavano che fosse un problema psicologico, come depressione o ansia e mi prescrissero alcuni farmaci. In realtà, a furia di esami, si è scoperto che le sostanze tossiche cui sono stata esposta, mi hanno mangiato la cartilagine delle ginocchia”. Gianna va incontro a crisi respiratorie quotidiane. Per le più importanti, una decina all'anno, occorre l'intervento medico al fine di contrastare il blocco dei muscoli respiratori. “L'alto livello di metallo nel sangue fa in modo che possa entrare in contatto esclusivamente con sostanze naturali, per evitare scompensi di metabolismo”. Tanto che lei comincia, da qualche anno, a riscontrare problemi al cuore e al fegato per i continui crampi.
“Sono diventata celiaca a causa di MCS. Dovrei mangiare solo biologico”. Così come naturale dovrebbe essere tutto ciò che circonda chi soffre di MCS, dall'abitazione ai vestiti (prodotti per lavare compresi), tanto che Gianna riesce anche a coltivare la passione per l'equitazione, nata solo pochi anni fa. “Addirittura ho dovuto allontanarmi dai libri; carta e inchiostro sono derivati chimici. Non parliamo dei mobili il cui legno sia trattato chimicamente. Per i vestiti, solo tessuti naturali”. Tra l'altro la presenza consistente di metallo nel sangue dà luogo all'ipersensibilità magnetica.
“Posso stare poco al cellulare o davanti a Tv o computer, per cui, su consiglio medico, mi sono munita di uno speciale cuscino che devia il reticolato elettromagnetico che ci circonda”.
E' bene ricordare che MCS è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e fuori dai confini nazionali. Negli Stati Uniti viene studiata dagli anni 50, da noi la legge per il suo riconoscimento è bloccata in Parlamento.
“MCS è una malattia che tende ad isolare il malato, anche facendo un trattamento per depurare il sangue, che si fa a Londra e ha un costo non indifferente, ritornare alla solita vita provocherebbe altre intossicazioni”.
La soluzione? “Vivere a oltre 1500 metri dove l'aria è più pulita e la presenza di sostanze chimiche non è abituale”. Gianna non può chiedere l'invalidità, in quanto MCS non è malattia riconosciuta. Una sfida per l'Amnic provinciale. Intanto la FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) sta sensibilizzando l'opinione pubblica in merito a questa patologia.
Tommaso Montagna
FONTE: Il Settimanale Pavese
Per intervistare Gianna S. nella sua casa di Montebello, ho evitato il profumo, il gel per capelli e di indossare vestiti appena usciti dalla lavanderia. Lei, impiegata di banca di 49 anni, soffre di Sensibilità Chimica Multipla (la sigla è MCS), una patologia rara che in Italia fa ancora fatica ad essere riconosciuta. La malattia comporta una forte intolleranza ad agenti e sostanze chimiche. Le è stata diagnosticata a Roma, un paio di mesi fa dal Professor Genovesi. “Nel Lazio MCS è riconosciuta a livello sanitario, in Lombardia no. Oggi in Italia ne esistono circa 500mila casi. I primi sintomi sono iniziati quando avevo 18 anni: il contatto con la vernice mi provocò una forte crisi respiratoria, che si è ripresentata negli anni successivi, sempre più spesso”. “I medici pensavano che fosse un problema psicologico, come depressione o ansia e mi prescrissero alcuni farmaci. In realtà, a furia di esami, si è scoperto che le sostanze tossiche cui sono stata esposta, mi hanno mangiato la cartilagine delle ginocchia”. Gianna va incontro a crisi respiratorie quotidiane. Per le più importanti, una decina all'anno, occorre l'intervento medico al fine di contrastare il blocco dei muscoli respiratori. “L'alto livello di metallo nel sangue fa in modo che possa entrare in contatto esclusivamente con sostanze naturali, per evitare scompensi di metabolismo”. Tanto che lei comincia, da qualche anno, a riscontrare problemi al cuore e al fegato per i continui crampi.
“Sono diventata celiaca a causa di MCS. Dovrei mangiare solo biologico”. Così come naturale dovrebbe essere tutto ciò che circonda chi soffre di MCS, dall'abitazione ai vestiti (prodotti per lavare compresi), tanto che Gianna riesce anche a coltivare la passione per l'equitazione, nata solo pochi anni fa. “Addirittura ho dovuto allontanarmi dai libri; carta e inchiostro sono derivati chimici. Non parliamo dei mobili il cui legno sia trattato chimicamente. Per i vestiti, solo tessuti naturali”. Tra l'altro la presenza consistente di metallo nel sangue dà luogo all'ipersensibilità magnetica.
“Posso stare poco al cellulare o davanti a Tv o computer, per cui, su consiglio medico, mi sono munita di uno speciale cuscino che devia il reticolato elettromagnetico che ci circonda”.
E' bene ricordare che MCS è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e fuori dai confini nazionali. Negli Stati Uniti viene studiata dagli anni 50, da noi la legge per il suo riconoscimento è bloccata in Parlamento.
“MCS è una malattia che tende ad isolare il malato, anche facendo un trattamento per depurare il sangue, che si fa a Londra e ha un costo non indifferente, ritornare alla solita vita provocherebbe altre intossicazioni”.
La soluzione? “Vivere a oltre 1500 metri dove l'aria è più pulita e la presenza di sostanze chimiche non è abituale”. Gianna non può chiedere l'invalidità, in quanto MCS non è malattia riconosciuta. Una sfida per l'Amnic provinciale. Intanto la FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) sta sensibilizzando l'opinione pubblica in merito a questa patologia.
Tommaso Montagna
FONTE: Il Settimanale Pavese
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