Taranto, Rione Tamburi, la Dottoressa Marraffa maledice ogni giorno le ciminiere dell'ILVA, lo stabilimento che tanto sta facendo discutere.
La dottoressa Ivana Marraffa, che lavora come medico di base nel rione più vicino all’ILVA, parla di una vera e proprio carneficina, le malattie diventano sempre più frequenti tra i suoi pazienti e ogni giorno è costretta a fare i conti con la morte.
Pochi giorni fa un giovane operaio è morto a causa del male del secolo: il cancro; la patologia si era presentata dodici mesi fa, ma sembrava che il giovane, dopo un intervento chirurgico, fosse riuscito a salvarsi. In poco tempo la malattia l’ha letteralmente divorato, le continue emissioni che inquinano l’aria hanno fatto ripresentare il suo male e alla fine non ce l’ha fatta.
La dottoressa, nonostante la sua lunga carriera, non si è affatto abituata al cancro, dopo questa terribile tragedia ha voluto sfogare la sua rabbia e il suo dolore su facebook, la necessità di lavorare, dice, non può essere più importante della vita umana; il post è stato letto alla radio e ha riscosso profonda commozione, anche i più fermi sostenitori dell’azienda hanno avuto gli occhi lucidi.
Lo sfogo è chiaro e diretto, parla delle sue esperienze e descrive un popolo tarantino disposto a tutto pur di portare a casa quella maledetta pagnotta; quando è nel suo studio e parla con gli operai, questi le dicono che è meglio morire di cancro che di fame, sembra assurdo ma è la verità.
Insieme al marito, giorno dopo giorno, vede delle giovani vite che si spengono lentamente, ai microfoni della trasmissione locale sottolinea la necessità di cambiare rotta, di trovare un’alternativa a quella maledetta industria ormai diventata fonte di morte.
di Elisa Chiodi
Pochi giorni fa un giovane operaio è morto a causa del male del secolo: il cancro; la patologia si era presentata dodici mesi fa, ma sembrava che il giovane, dopo un intervento chirurgico, fosse riuscito a salvarsi. In poco tempo la malattia l’ha letteralmente divorato, le continue emissioni che inquinano l’aria hanno fatto ripresentare il suo male e alla fine non ce l’ha fatta.
La dottoressa, nonostante la sua lunga carriera, non si è affatto abituata al cancro, dopo questa terribile tragedia ha voluto sfogare la sua rabbia e il suo dolore su facebook, la necessità di lavorare, dice, non può essere più importante della vita umana; il post è stato letto alla radio e ha riscosso profonda commozione, anche i più fermi sostenitori dell’azienda hanno avuto gli occhi lucidi.
Lo sfogo è chiaro e diretto, parla delle sue esperienze e descrive un popolo tarantino disposto a tutto pur di portare a casa quella maledetta pagnotta; quando è nel suo studio e parla con gli operai, questi le dicono che è meglio morire di cancro che di fame, sembra assurdo ma è la verità.
Insieme al marito, giorno dopo giorno, vede delle giovani vite che si spengono lentamente, ai microfoni della trasmissione locale sottolinea la necessità di cambiare rotta, di trovare un’alternativa a quella maledetta industria ormai diventata fonte di morte.
di Elisa Chiodi
1 ottobre 2012
FONTE: befan.it
http://www.befan.it/ilva-di-taranto-io-medico-al-rione-tamburi-li-vedo-morire-uno-dopo-laltro-e-una-carneficina/
FONTE: befan.it
http://www.befan.it/ilva-di-taranto-io-medico-al-rione-tamburi-li-vedo-morire-uno-dopo-laltro-e-una-carneficina/
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