martedì 13 dicembre 2011

Studio scandinavo: Scoperti nuovi legami tra lavoro e tumori

Uno studio scandinavo indipendente esamina milioni di casi e svela inedite associazioni tra alcuni tipi di cancro non comuni e mansioni particolari. Le donne le più colpite dalle malattie professionali

Di Diego Alhaique

Il movimento sindacale ha sempre sostenuto che il numero di tumori professionali viene sistematicamente sottovalutato negli studi sulla materia. I modelli di esposizione utilizzati, la predominanza delle ricerche finanziate e controllate dall’industria e le omissioni sistematiche nel valutare i rischi per le donne, per i lavoratori temporanei e altri gruppi potenzialmente ad alto rischio, sopprimono cifre e ostacolano gli sforzi per una prevenzione efficace.

Se a questo si aggiunge il disinteresse e spesso l’ignoranza dei medici delle strutture sanitarie di ricovero e cura, che non esaminano la storia lavorativa del paziente affetto da tumore, si capisce perché in Italia il numero delle denunce all’Inail per patologie neoplastiche professionali è sempre molto basso (nel 2010 circa 1.300 casi) rispetto alle stime epidemiologiche attese, visto che queste ultime indicano una quota tra il 4 il 10 per cento di cause dovute a esposizioni lavorative tra tutte le morti per cancro che si verificano ogni anno (nel nostro paese circa 125.000).

A volte, però, è sufficiente uno studio approfondito e indipendente per venire a conoscenza di diversi tipi di cancro non normalmente associati con il lavoro.

Ci riferiamo al "Progetto nordico di analisi del cancro professionale", pubblicato in Acta Oncologica (vol. 48, n. 5: 646-790), che ha esaminato 2,8 milioni di casi tra 15 milioni di persone d’età compresa tra i 30 e i 64 anni, in Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. Le grandi dimensioni del campione hanno permesso di studiare rari tumori e di identificare anche i piccoli rischi per professione e per specifiche esposizioni professionali. Le informazioni sul lavoro sono state ottenute dai censimenti nazionali per oltre quattro decenni, dagli anni sessanta ai novanta.

Gli autori affermano che il gran numero di tumori disponibili per l’analisi ha fornito l’opportunità di valutare possibili associazioni tra tumori rari e professioni e si è scoperto che molte di queste riguardano donne. In un commento di accompagnamento allo studio, Aaron Blair, dell’Istituto nazionale Usa per il cancro, dice: "Sono state osservate un certo numero di associazioni attese. Per esempio, mesotelioma tra gli idraulici, i marinai e i meccanici esposti all’amianto, cancro del labbro tra i pescatori, i giardinieri e gli agricoltori impiegati in lavori all’aperto, cancro nasale tra falegnami e del polmone tra i minatori esposti al radon e alla silice".

Ma l’autentico valore dello studio, ha aggiunto Blair, è nelle nuove associazioni che esso ha dissotterrato. "Trovare associazioni conosciute è rassicurante, ma scoprire nuovi indizi per le indagini future è l’obiettivo principale di un progetto come questo", ha osservato.

"Alcuni dei risultati interessanti che meritano ulteriore attenzione sono il cancro della lingua e della vagina tra le lavoratrici nel settore chimico, melanoma e tumori della pelle, cancro della mammellasia per uomini che per donnee carcinoma ovarico tra gli stampatori, cancro delle tube di falloppio tra le addette all’imballaggio e le parrucchiere, cancro del pene tra i conducenti e cancro alla tiroide tra le lavoratrici dell’agricoltura".

L’importanza dello studio è quindi evidente. Si tratta di una risorsa preziosa per comprendere il ruolo delle esposizioni lavorative nel causare il cancro, per fare prevenzione e indennizzare le vittime. È lecito attendersi una reazione in Italia? La risposta è negativa, purtroppo. Lo strumento ci sarebbe, è il registro nazionale dei casi di neoplasia di sospetta origine professionale, già previsto per legge da molti anni, ma ancora nel limbo dei provvedimenti attuativi.

16 settembre 2011

FONTE: sirsrer.it
http://www.sirsrer.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1624

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