mercoledì 2 novembre 2011

Strategia Rifuti Zero. Che cos'è?



Nei paesi industrializzati, ognuno di noi in una sola giornata produce in media 1,5 kg di rifiuti, per un totale di tonnellate e tonnellate di materiale inutilizzato che quotidinamente finisce in discarica o peggio, in dannosissimi impianti d'incenerimento. Ma esistono alternative oppure siamo destinati per sempre a procedere con questo sistema dal gravosissimo impatto ambientale?

Albert Einstein diceva che “I problemi non possono essere risolti con gli stessi schemi mentali che li hanno generati”. La soluzione all’emergenza rifiuti va dunque cercata con nuove idee e con una crescita culturale di amministratori e cittadini.

Fortunatamente esistono una serie di azioni che, se adottate contemporaneamente, sono in grado di risolvere anche questo problema di cui noi uomini siamo direttamente responsabili. Un personaggio in particolare, vale a dire Paul Connet (Prof. emerito in chimica alla St. Lawrence University di New York) si è impegnato al fine di ideare una strategia mirata alla riduzione, al riciclaggio ed al riutilizzo dei prodotti in commercio. La cosidetta “Strategia Rifiuti Zero” o “Zero Waste Strategy”.

La "Strategia Rifiuti Zero” si propone di dare un valore e un’utilità agli oggetti che hanno esaurito la fase del consumo. In questo modo il concetto stesso di "rifiuto" non esiste più, in quanto tutto dovrebbe poter essere riutilizzato o riciclato.

La considerazione iniziale alla base di Rifiuti Zero è la seguente: il trattamento dei rifiuti non è un problema tecnologico (le soluzioni tecniche ci sono già o si possono trovare incentivando la ricerca e stimolando il mercato e le aziende), né di managerialità (i consulenti non sono quasi mai politici ma tecnici, esperti, e manager già ora e questo non evita lottizzazioni politiche, malaffare, sprechi), ma di strategia, organizzazione, educazione e progettazione industriale e, naturalmente, di corretta amministrazione pubblica.

Quando in una comunità il 75-80% del problema della gestione dei rifiuti è risolto, per mezzo della raccolta differenziata porta a porta, la parte che resta può essere considerata come causata da un “errore di progettazione” delle imprese. Cosa significa? Che per completare davvero il ciclo virtuoso dei rifiuti bisogna agire sulla produzione dei beni e impedire alle industrie di concepire e produrre materiali NON RICICLABILI. Solo così riusciremo ad arrivare davvero a Rifiuti Zero.
Per fare qualche esempio concreto, i piatti, i bicchieri, le posate, i tovaglioli, gli asciugamani e i fazzoletti usa e getta dovrebbero scomparire, per i primi tre si può al massimo optare per quelli biodegradabili, per gli ultimi tre si dovrebbero usare solo quelli in tessuto.

La politica deve fare la sua parte e promuovere iniziative legislative che obblighino le industrie ad interrompere la produzione dei materiali non riciclabili per arrivare ad una esclusiva produzione di materia facilmente riciclabile.
In questo modo tutto quello che arriva ai consumatori diventa facilmente recuperabile come materia prima seconda dalla quale ricavare nuovo prodotti.
E' la strada che da anni è stata intrapresa con il vetro, che può essere riciclato innumerevoli volte.
Chi butterebbe oggi del vetro nel cassonetto?
Perché ancora lo facciamo con la plastica?
Tutte le plastiche devono diventare completamente riciclabili e riutilizzabili “n” volte dall'industria di produzione.
Con vantaggi per tutti:

• Economici perché questi materiali costano meno della materia vergine.

• Ambientali perché riciclando i materiali si utilizza meno energia, si inquina di meno l'ambiente, non si brucia nulla.

• Sanitari perché la materia non viene trasformata dagli inceneritori in nanoparticelle che noi respireremmo nell'ambiente circostante.

• Culturali perché finalmente riusciremmo a trasmettere ai cittadini il concetto di risparmio delle energie e delle materie, il concetto di ambiente finito e fragile, il concetto della responsabilità sociale di tutti davanti al resto del mondo.

Naturalmente ognuno di noi deve fare la propria parte. I nostri piccoli gesti quotidiani possono veramente cambiare il mondo, è necessario solo impegnarsi un pò, cambiare la nostra cultura, la nostra mentalità e anche i nostri comodi modi di fare che purtroppo, troppo spesso, non vanno nella direzione della tutela dell'ambiente. Questo lo dobbiamo fare per il nostro pianeta, di cui noi uomini dovremmo tutti considerarci come i custodi (e non come scellerati padroni che possono permettersi di fare tutto quello che vogliono), per noi stessi e per le generazioni future.


DIECI MOSSE PER UNA STRATEGIA "RIFIUTI ZERO"

Il Progetto Rifiuti Zero si basa su 10 step o mosse, esposta più volte da Paul Connet, anche recentemente presso la Commissione per la sostenibilità ambientale dell’ONU. Vediamo quali sono i 10 punti chiave di questa strategia.

Prima mossa: organizzare la raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti non è un problema tecnologico, ma organizzativo dove il “valore aggiunto” non è quindi la tecnologia ma il coinvolgimento della comunità chiamata a collaborare.

Seconda mossa: organizzare una raccolta differenziata porta a porta. L’unico sistema efficace di raccolta differenziata in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. Il sistema migliore è quello dei ‘magnifici 4’. Quattro contenitori per quattro tipologie di flusso di scarti: organico, carta, multi materiale (vetro, metallo, lattine, plastiche), frazione non riciclabile. Il ritiro va previsto secondo un calendario prestabilito.

Terza mossa: realizzazione di un impianto di compostaggio da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori.
Compostaggio significa ottenere fertilizzanti naturali dalla frazione umida dei rifiuti solidi urbani (1/3 dei rifuti solidi giornalieri che noi produciamo) dagli scarti di produzione agricola e industriale biodegradabili.

Quarta mossa: realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio per recuperare e valorizzare i materiali cartacei, i metalli ferrosi e non ferrosi, il vetro, le plastiche.

Quinta mossa: iniziative per la riduzione alla fonte dei rifiuti con la diffusione dell’autocompostaggio familiare, con la sostituzioni delle stoviglie e bottiglie di plastica nelle mense pubbliche dove utilizzare acqua di rubinetto, con la sostituzione dei pannolini usa e getta con pannolini riutilizzabili, introduzione e diffusione di sistemi alla spina nella vendita di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione dei sacchetti di plastica con borse riutilizzabili per la spesa.

Sesta mossa: realizzazione di centri per la riparazione, il riutilizzo, la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, porte, finestre, materiali in legno, in ceramica e manufatti edilizi vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste un grande valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un'ottima resa occupazionale dimostrata da molte esperienze in Nord America e in Australia.

Settimana mossa: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva dei rifiuti non riciclabili inviati a raccolta/smaltimento. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti piu' consapevoli.

Ottava mossa: a ) realizzazione, possibilmente in fronte discarica, di un impianto di selezione e recupero dei rifiuti residui in modo da recuperare ancora materiali riciclabili sfuggiti alla raccolta differenziata, impedire che materiali tossici possano essere inviati nella discarica transitoria e per stabilizzare la frazione organica residua eventualmente sottoposta anche a recupero energetico attraverso la digestione anaerobica.
Con questa selezione se ne va, come recupero di materia, il 50% del rifiuti secco residuo, la prova che anche nell'indifferenziato residuo c'è ancora una quota importante di materia recuperabile.
Questo materiale può essere ulteriormente trattato dall'estrusore: un macchinario che omogeneizza per sfregamento il materiale residuo (che è composto in massima parte ancora da plastiche) per farne uscire una sabbia sintetica che viene poi venduta al comparto delle costruzioni e dei manufatti plastici: guadagnandoci.
b) realizzazione di un “Centro di ricerca Rifiuti Zero” situato tra l’impianto di recupero e selezione e la discarica con gli scopi di studio del residuo e di riprogettazione industriale.

Nona mossa: il “Centro di ricerca Rifiuti Zero” attiva una serie di sinergie con gli altri aspetti della sostenibilità ambientale quali il risparmio e il recupero energetico tramite digestione anaerobica, la promozione dell’agricoltura biologica attraverso l’impianto di produzione di compost e il ricorso ai prodotti derivanti dalla filiera corta, della bioarchitettura, attraverso le pratiche di risparmio energetico e del riutilizzo di manufatti derivanti dalla decostruzione degli edifici.

Decima mossa: raggiungimento entro il 2020 dell’azzeramento dei rifiuti, ricordando che la Strategia Rifiuti Zero si colloca oltre il riciclaggio dei rifiuti. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal "trampolino" del porta a porta, diviene a sua volta "trampolino" per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del pianeta.


Attraverso questi 10 mosse possiamo arrivare a una riduzione dei rifiuti prossima al 100%.
La piccolissima parte che rimane è una briciolina di materia stabile (non fa più reazioni nè odori) che, per questo, possiamo tranquillamente accantonare.
La differenza?
Questa minima parte è enormemente inferiore ai residui che produce un inceneritore, che oltre ad essere molti di più, non sono residui stabili ma instabili e tossici, per cui pericolosi e con un costo elevatissimo di smaltimento, e necessitano di discariche speciali perché talmente inquinanti che nessuno in Italia è in grado di trattare e devono prendere (a spese nostre) la via della Germania, della Cina o dei Balcani.


DOVE VIENE APPLICATA LA STRATEGIA RIFIUTI ZERO?

La strategia Rifiuti Zero è stata abbracciata da nazioni come la Nuova Zelanda, l'Australia, il Canada e la California. L'emblema di quest'ultima è San Francisco, una citta da 850mila abitanti, non ideale da un punto di vista territoriale per questa strategia, a causa dei tanti grattacieli, del poco spazio disponibile e delle tante etnie presenti, ma che nel corso di pochi anni è arrivata a un trattamento dei rifiuti del 75%, con l'obiettivo di arrivare vicini al 100% nel 2020.
Anche in Olanda, la società Van Gansewinkel Groep, il locale gestore dei rifiuti, ha abbracciato una filosofia simile, denominata “Dalla culla alla Culla”, che porterà, tra l'altro, allo smantellamento degli inceneritori in gestione.

In Italia, fino ad ora, sono 58 i Comuni (numero certamente destinato a salire) che hanno aderito alla Strategia Rifiuti Zero, per un totale di quasi 2 milioni di persone.
Ecco, di seguito, l'elenco di questi Comuni:

01. CAPANNORI (Lucca) 45.855 abitanti
02. CARBONIA (Carbonia Iglesias) 29.821
03. AVIANO (Pordenone) 9.277
04. GIFFONI SEI CASALI (Salerno) 5.271
05. VINCHIO (Asti) 677
06. COLORNO (Parma) 8.979
07. SERAVEZZA (Lucca) 13.449
08. CALCINAIA (Pisa) 11.396
09. MONSANO (Ancona) 3.223
10. MONTIGNOSO (Massa Carrara) 10.553
11. LA SPEZIA 95.641
12. VICO PISANO (Pisa) 8.417
13. CORCHIANO (Viterbo) 3.796
14. SOMMA VESUVIANA (Napoli) 35.097
15. BOSCOREALE (Napoli) 26.920
16. MONTE SAN PIETRO (Bologna) 10.976
17. MAIORI* (Salerno) 5.649
18. COLLESANO (Palermo) 4.254
19. FORTE DEI MARMI (Lucca) 7.760
20. SASSO MARCONI (Bologna) 14.719
21. MARINEO (Palermo) 6.814
22. VILLA BASILICA (Lucca) 1.789
23. PIETRASANTA (Lucca) 24.833
24. BORGO A MOZZANO (Lucca) 7.381
25. PORCARI (Lucca) 8.121
26. MASSAROSA (Lucca) 22.933
27. VILLA VERDE (Oristano) 384
28. ALESSANO (Lecce) 6.552
29. CORSANO (Lecce) 5.693
30. GAGLIANO DEL CAPO (Lecce) 5.485
31. MORCIANO DI LEUCA (Lecce) 3.460
32. PATU' (Lecce) 1.740
33. SALVE (Lecce) 4.708
34. TIGGIANO (Lecce) 2.931
35. MIRABELLO MONFERRATO (Alessandria) 1.399
36. CALATAFIMI SEGESTA (Trapani) 7.258
37. SAN SEBASTIANO AL VESUVIO (Napoli) 9.561
38. PORTICI (Napoli) 53.981
39. TRECASE (Napoli) 9.311
40. TORRE DEL GRECO (Napoli) 87.197
41. BOSCOTRECASE (Napoli) 10.645
42. UMBERTIDE (Perugia) 16.890
43. ALCAMO (Trapani) 45.835
44. BUSETO PALIZZOLO (Trapani) 3.095
45. CASTELNUOVO CILENTO (Salerno) 2.614
46. ANGUILLARA (Roma) 18.882
47. BRACCIANO (Roma) 18.889
48. CERVETERI (Roma) 36.229
49. LADISPOLI (Roma) 40.855
50. MANZIANA (Roma) 6.951
51. ORIOLO ROMANO (Roma) 3.759
52. TREVIGNANO ROMANO (Roma) 5.949
53. BIANCAVILLA (Catania) 23.947
54. SENIGALLIA (Ancona) 45.027
55. CARRARA (Massa-Carrara) 65.573
56. NAPOLI 959.574
57. VENAFRO (Isernia) 11.545
58. CASTELBUONO (Palermo) 9.301

Totale abitanti 1.945.271


ALCUNI CONSIGLI UTILI PER EVITARE DI FARE RIFIUTI

Per poter arrivare ad avere un mondo senza rifiuti e per risparmiare al massimo le risorse del nostro pianeta, che non sono certamente infinite, è necessario che ognuno faccia la propria parte, e questo non solo operando un attenta differenziazione dei nostri materiali di scarto, ma anche e sopratutto cercando di ridurli.
Questo è un elenco di consigli per ridurre la nostra produzione di rifiuti, che chiunque con un po' d'impegno e di attenzione può fare senza problemi.

Una delle cose più importanti da fare sarebbe quella di acquistare prodotti con il minor imballaggio possibile.
Il massimo ci sarebbe se gli imballaggi fossero del tutto evitati e questo si potrebbe fare evitando di portare con sé oltre le buste sopra citate, contenitori per mettere i prodotti del banco fresco, la macelleria e la pescheria, e con l'aiuto dei negozianti che dovrebbero installare dei distributori: contenitori per detersivi e prodotti per l'igiene personale, latte, ma anche pasta, cereali ecc. Insomma, si dovrebbe tornare a quella che in passato veniva definita: drogheria. D'altra parte i rifiuti sono un prodotto moderno e se vogliamo migliorare le cose non sarebbe male fare qualche passo indietro tornando alle sane abitudini di una volta.

Abbandoniamo sacchetti e contenitori usa e getta di plastica o di carta, sostituendoli con buste e contenitori riutilizzabili, possibilmente in tela o vetro.

Acquistiamo sempre frutta e verdura freschi, al posto di quella impacchettata con vaschette e pellicole varie. Oltre a risparmiare una notevole quantità di materiali si mangia anche più sano.

Se ci piacciono biscotti, snack o merendine, acquistiamo quelle sfuse contenute in un unica grande confezione, piuttosto che quelle che hanno ciascuna la propria confezione in plastica.

Per sigillare piatti e scodelle, utilizziamo coperchi o piatti al posto della pellicola trasparente, molto comoda ma poco sostenibile.

Utilizziamo piatti di ceramica, bicchieri di vetro e stoviglie di metallo (o di ceramica) al posto di piatti, bicchieri e stoviglie di plastica.


Prediligiamo attrezzi manuali come temperamatite, grattugie, apriscatole, spremiagrumi semplici al posto di quelli elettrici.

Utilizziamo tovaglie e tovaglioli in tessuto al posto di quelli di carta usa e getta. In questo modo si risparmia un enorme quantità di spazzatura.

Usiamo dei teli di cotone, lavabili e riutilizzabili al posto della carta assorbente.

A meno di un bruttissimo raffreddore, utilizziamo fazzolettini in tessuto al posto di quelli di carta usa e getta. Sono più delicati e sostenibili sia per il nostro naso che per l’ambiente.

Utilizziamo l'acqua del rubinetto al posto di quella venduta in bottiglie di plastica e vetro. Molti studi dimostrano che l'acqua in bottiglia non è migliore di quella di rubinetto, e se proprio non ci si fida, si può ricorrere ai depuratori da collegare al nostro rubinetto. Oltre ad evitare un enorme spreco di plastica e vetro (comunque riciclabile) si risparmieranno anche molti soldi.
Per gli amanti delle bottiglie, le bottiglie di vetro sono sicuramente migliori di quelle di plastica, in quanto non rilasciano sostanze nocive (sopratutto ftalati).
Ultimamente sono entrate in commercio bottiglie di materiale vegetale biodegradabile, non ottenuto ovviamente dall'utilizzo di petrolio, che possono essere una validissima ed ecologica alternativa alle bottiglie di plastica e possono essere conferite nell'organico.

Per le pulizie utilizziamo dei panni riutilizzabili in tessuto al posto di quelli usa e getta. Il panno usa e getta cattura la polvere e poi va dritto nel cestino dell’indifferenziata, semplificandoci la vita ma accrescendo, nello stesso tempo, la nostra produzione quotidiana di rifiuti. I panni riutilizzabili in tessuto invece si possono utilizzare un infinità di volte avendo soltanto la piccola necessità di essere lavati o sciacquati prima del loro riuso.

Acquistiamo sempre, quando possibile, batterie ricaricabili: sul lungo periodo, l’investimento iniziale verrà completamente compensato, con grande gioia sia dell’ambiente che del nostro portafoglio.

Evitiamo di ricevute le comunicazioni bancarie cartacee. Al giorno d'oggi, grazie all'internet banking si può consultare il proprio estratto conto direttamente on-line: tutte le banche si sono attrezzate per offrire questo tipo di servizio, che fà anche risparmiare tempo.

Alcuni esempi per l'igiene della persona

Utilizziamo rasoi che durano nel tempo, quelli in cui si devono sostituire solo le lame, al posto di quelli usa e getta.

Utilizziamo spazzolini da denti con la testina spazzolino intercambiabile al posto di quelli fissi.

Teniamo la scatolina del filo interdentale e compriamo solo il rotolino di filo.

Utilizziamo assorbenti e tamponi usa e getta organici, in cotone biologico, più rispettosi del corpo e molto meno inquinanti rispetto agli assorbenti e tamponi “tradizionali” oppure, meglio ancora, la coppetta mestruale in silicone, riutilizzabile e quindi più economica, oltre che più sostenibile.

Utilizziamo pannolini lavabili in tessuto al posto di quelli tradizionali usa e getta, poco sostenibili e che costituiscono una delle porzioni più importanti dei rifiuti che non possiamo riciclare. Si deve lavorare un pò per via dei lavaggi, ma sono anche più delicati e prevengono possibili allergie.

Non utilizziamo il cotton fioc che non serve a niente.

Se abbiamo un bisogno urgente di pulirci le mani e non si ha a disposizione un lavandino, non utilizziamo delle salviette igienizzanti usa e getta, ma piuttosto un gel igienizzante che è decisamente più sostenibile e produce meno rifiuti, anche se non bisogna abusarne.

Cosa fare in ufficio?

Utilizziamo i fogli sempre fronte e retro, sia quelli per scrivere, sia quelli da stampare, sia quelli da fotocopiare.
La carta, andrebbe utilizzata solo quella riciclata, senza sbiancanti ottici e senza cloro, da evitare soprattutto la carta chimica per registratori di cassa o calcolatrici e la carta plasticata che non sono riciclabili.


Altre considerazioni

Un cosa molto importante che bisognerebbe fare e che esige un piccolo cambio di mentalità, ma che si rende quanto mai necessaria in questi tempi di crisi e di ristrettezze economiche, è quella di tornare ad aggiustare oggetti o elettrodomestici guasti, ma ancora perfettamente recuperabili e riutilizzabili, anziché buttarli via per comprarne dei nuovi. Questo discorso vale soprattutto per i prodotti elettronici.

Infine, una mentalità che genera zero rifiuti, è anche una mentalità che non vuole utilizzare prodotti dannosi per l'ambiente, perciò è sempre meglio comprare prodotti alimentari biologici (se tutti lo facessero cesserebbero di esistere coltivazioni OGM e l'utilizzo di pesticidi altamente dannosi per l'uomo e per l'ambiente) e prodotti per l'igiene personale e delle cose che non inquinano e quindi rispettosi di noi stessi e dell'ambiente.

4 novembre 2011

FONTI: qualenergia.it, legambientepse.org, gestionecorrettarifiuti.it, zerosilenzio.splinder.com, greenme.it

Nessun commento:

Posta un commento